44. Sabbia

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[Questa poesia è stata ricopiata per la prima volta il 28 marzo 2001. In parte si ricollega ad una poesia di D'Annunzio che mi è capitato di commentare in un compito in classe, in parte si ricollega ad alcune riflessioni che mi è capitato di fare sulla memoria e sul suo funzionamento (forse ripensando a Forrest Gump che di recente hanno ritrasmesso in tv) e in parte (ma quante parti ci sono?) si ricollega ad alcune riflessioni che mi era capitato di fare per la prima volta –e lo ricordo bene- quando ero in prima superiore, durante un'uscita con i ragazzi che come me dovevano fare la comunione di maturità, più precisamente durante la messa che si tenne l'ultimo giorno in riva al mare. Durante la messa l'allora nostro cappellano, Don Stefano ci chiese di esprimere alcuni propositi/preghiere, ed io chiesi di non essere come la sabbia della spiaggia su cui tanti passano e lasciano il segno, ma che rapidamente lascia che quelle orme si cancellino. Bene, avete notato che sto cominciando a scrivere davvero troppo nelle note? Sarà che da quando sono all'Università non ho più materie letterarie ma solo matematica (d'oh!) mi è venuta una gran voglia di scrivere. Comunque, ecco la poesia:

Ultima modifica: 27 dicembre 2004. Modifiche marginali, s'intende]

 

 

-= Sabbia =-

 

Sabbia in una clessidra

In una trappola di vetro

Per scandire il tempo.

 

Sabbia di una spiaggia

Affollata

Su cui tanta gente passa

Su cui tutti lasciano un segno

Che poi il vento

O l'acqua del mare

Dolcemente cancella.

 

Così nella vita

Su cui le orme

della gente che incontro

svaniscono leggere

pronte  a tornare nella mente

quando meno lo desidero.

 

E' strana la memoria

Talvolta ha volontà propria;

 

L a memoria

E le strane associazioni

Della mente che non ha confini

Umani e terreni.

 

Io non voglio essere di sabbia

Eppure…

Eppure dimentico

Ciò che non vorrei dimenticare.

 

La sabbia come il tempo

Scandisce la vita

del nostro passato.

 

Leonardo Colombi

 

 

 

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