07. Africa

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-=Introduzione=-

 

[Trascritta per la prima volta il 26 aprile, questa poesia riporta la data precisa in cui è stata scritta: il 3 febbraio 2001. E' riportata anche una breve introduzione:”Ho scritto questa poesia dopo aver riflettuto sulle parole di un missionario che questa mattina, a scuola, ci ha parlato della sua esperienza e di ciò che succede in Congo. Dopo aver ascoltato, ho capito molte cose, cose che non mi erano mai state dette. Ho provato rabbia per il destino del Congo e per tutta la mattinata due pensieri hanno continuato a ronzarmi per la testa, pensieri sull'ipocrisia della nostra società e sulla cecità del mercato di fronte alla dignità e al valore della vita. Inoltre ho eliminato ogni dubbio riguardo ai media e alla loro funzione: ingannare e vendere fama e informazioni pilotate”. Ora, non mi ricordo il nome del missionario che venne quel giorno a parlare di fronte alle quinte del nostro liceo, però dedico questa poesia a tutti i missionari, al loro coraggio e ai loro sforzi (con un pensiero anche a Padre Piero, missionario della nostra parrocchia, che circa due mesi fa è morto in Africa). E la dedico inoltre a tutti gli Africani e a tutti i Paesi del Terzo Mondo.]

 

 

-=Africa =-

 

Io ho tutto e vivo nel lusso.

La mia gioia è il riflesso del tuo dolore.

La mia moneta è coniata nel tuo soffrire.

La mia vita è la tua sofferenza.

Vivi e lavori perché io sia ricco.

Io sono l'angelo dalle ali nere

Che ti ha gettato nel baratro della morte.

La tua morte è la mia ricchezza.

E la mia vita rifugge la mia vergogna.

I miei pensieri rifuggono te, Africa.

Inferno reale e costruito da angeli bianchi,

custodi della civiltà,

sovrani del tuo destino.

La tua povertà è una sciocchezza.

Nella mia opulenza, IO muoio di fame.

I tuoi morti non sono niente.

Nel mio lusso, IO muoio di noia.

Il mio sorriso, è un sorriso di gioia,

il sorriso sadico di chi ama

far soffrire.

Io sono cieco. Io sono sordo.

Io vedo i miei bisogni. Io sento i miei desideri.

Le urla forti del tuo dolore

Possono tacere alle mie orecchie.

La tua parola non vale nulla.

Tu sei la mia ricchezza.

I miei ideali sono giusti:

devo garantire una vita

dignitosa

ai miei simili. Alla mia società.

Tu non conti nulla, Africa.

Io sono il lume del progresso.

Ti brucerò finché sarai estinta.

Io sono il vento forte dell'economia.

Ti prosciugherò di ogni goccia di dignità.

Io sono falso. E mi faccio schifo.

Io sono il mondo dell'uomo bianco.

Cacciato dall'Eden, ora,

ne capisco il perché.

Non merito onore: merito punizione.

E la punizione che non arriva,

è quella più tremenda.

E' una questione di tempo: pagherò.

Ma fino a quel giorno

Sarò cieco e sarò sordo.

Mi sei inferiore, Africa, ora

E per sempre.

Nessuno può farci niente.

Io padrone.

Tu schiava.

Io vivo

Della tua morte.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti via mail:

da daniele (11 maggio 2008):

Mi trovo a leggere per la prima volta una poesia che hai scritto più di 7 anni fa molto probabilmente..ma 7 anni sembrano essere niente perché il problema che sollevavi non solo è ancora presente, ma sembra non poter essere risolto..o meglio, non vogliamo risolverlo..non sono certo esperto di filosofia, poesia, retorica o materie umanistiche ma questa poesia va molto al di la di quello che le parole vogliono e possono dire..gli ideali e le verità espresse sono davvero forti e veri..davvero complimenti!!

 

 

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