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Pitagora e l'origine della scala musicale
Produrre musica significa produrre suoni che si succedono secondo certe regole. E' evidente che la successione deve essere costituita necessariamente da suoni diversi e che teoricamente se ne potrebbero utilizzare infiniti, ma ciò sarebbe molto complicato. L'uomo, infatti, fin dall'antichità ne ha utilizzato solo alcuni, ordinati in una successione di suoni ascendenti ( la scala musicale ). In Occidente, le prime teorie musicali sono state elaborate da Pitagora e dai suoi discepoli. "Tutte le cose che si conoscono hanno numero", affermavano i pitagorici, intendendo che tutto si può descrivere attraverso i numeri e che, perciò, anche la musica doveva avere una stretta corrispondenza con i numeri: essi sicuramente avevano notato che era possibile confrontare i suoni misurando la lunghezza delle corde che li producevano. Corde di lunghezza diversa, producono suoni diversi; corde di uguale lunghezza producono gli stessi suoni. I pitagorici sapevano anche che due corde, l'una lunga il doppio dell'altra, producevano lo stesso suono e che la differenza consisteva soltanto nel fatto che il suono della più grande risultava più grave. Tutti gli altri suoni, quindi, dovevano essere compresi fra di essi. Cioè, i due suoni costituivano il limite inferiore e il limite superiore dell'intervallo in cui inserire i suoni intermedi prodotti da corde con lunghezza compresa fra quelle prime due ( oggi il primo suono lo chiamiamo tonica della scala ). Teoricamente i suoni intermedi sono infiniti, ma, per poterli distinguere e per produrli facilmente con gli strumenti, essi pensarono che doveva essere necessario prenderne in considerazione soltanto un numero limitato. In definitiva, con rudimentali strumenti a corda, l'intervallo più comune è l'ottava ( cioè la distanza acustica che separa ad esempio un do grave da un successivo do più acuto prodotto da una corda che sia lunga la metà di quella del do precedente ).
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