Tutti pazzi per lo yogurt
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* Ok.
Non ce la posso fare. Non posso, senza il mio yogurt. Cosa cazzo faccio,
cosa cazzo sono senza di lui?? Sto cercando disperatamente di
concentrarmi su “Acqua dal sole” di Bret Easton Ellis da più di
un’ora. Devo recensirlo entro stasera e non ho ancora scritto una
riga. Un riga? Una parola, neanche quella! Mi accontenterei, per quanto
sono disperata. E invece quella maledetta sbarretta nera continua a
lampeggiare sul foglio di Word, più bianco di Casper. Tic. Tic. Tic.
Tic. O almeno, è il rumore che immagino farebbe la sbarretta. Continua
a farmi blink come una prostituta che fa l’occhiolino ad un uomo
sposato. Non la smette di ammiccare. Che cos’è “Acqua dal sole”?
E questo Bret Iston Qualcosa chi diavolo è? Voglio il mio yogurt. Devo.
Devo. Avere. Il. Mio. Yogurt. Buongiornooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!
La guancia destra appoggiata alla scrivania di legno cartonato, chiudo
gli occhi. Devo contare fino a cento. Eccoci
ancora in questo nuovo meraviglioso mondooooooo! Sono a
trecentosettantasette. Se a trecentottanta se la mena ancora con questa
maledetta storia del nuovo meraviglioso mondo faccio uno sproposito. La
pioggia è sparita e da dietro le porte finestre dell’ufficio splende
un bellissimo e caldissimo sole che lei può ammirare standosene seduta
alla scrivania a sbattere la testa sull’articolo di Brit Iston Elliss!
Trecentosettantotto. Non le
viene neanche una parola ancora eh??? Trecentosettantanove. Può
succedere che la concentrazione venga meno quando “non ci si vede più
dalla fame”! Trecentottanta. Allora
scelga “Birignao! Lo yogurt che comprao!”…“Birignao!
L’alimento più sanao che conosciao!” E adesso chi è che
strilla? Ah. Gabriella. La mia collega di stanza. Niente paura. Ha
urlato perché è entrata nella stanza e mi ha trovato con la testa
appoggiata di lato sulla scrivania, gli occhi spalancati e persi nel
vuoto, mentre con un sorriso da Stregatto digrigno i denti e strofino le
unghie a ritmo sul legno del tavolo. Voglio lo yogurt. Voglio lo yogurt.
Voglio Birignao. Lo yogurt che me gustao. Rimango paralizzata. “Lo
yogurt che me gustao”? Madonna. Ho assolutamente bisogno di un vasetto
di quella roba. Prima di divorarmi Gabriella e Cippi, il mio canarino.
È un animaletto tanto carino. Un incardellato. Questo vuol dire che è
metà cardellino e metà canarino. Quindi il suo piumaggio è una
tavolozza di colori che vanno dal marroncino al giallognolo al nero. E
ogni tanto cinguetta. Cip. Cipcip. Tiene compagnia a modo suo. Voglio
Birignao. E dove potete trovarlo? Nei migliori supermercati o negozi di
alimentari! “Birignao! Se non ce l’hao, cazzo stai ad aspettao??”
Esatto. Che cazzo sto ad aspettao? Mi alzo dalla sedia di plastica verde
e con un’aria da Sarah Kane alle 4.48 esco dalla stanza. La strada
fino all’ascensore è più lunga del corridoio di Shining. Ed io sono
pure senza triciclo. Come una formazione di rugby avversaria, mi si
parano davanti almeno in dieci. “Birignao!
Se la gente te lo impedao, passa sui loro cadaverao!” Sì. Devo
correre da lui. Un hooligan si cagherebbe addosso se mi dovesse
affrontare in questo momento. Spiacente. La mia meta è chiara e fra me
e lei – lui, lui! Il mio Birignao! – si contrappongono soltanto dei
piccoli ostacoli. Babbei. Ne placco due o tre, per poi tatuarne sulle
pareti altri tre o quattro, infine pianto in un vaso da fiori al posto
del ficus gli ultimi due energumeni della sicurezza che cercano di
fermarmi. Addio, fessi. Vado dal mio yogurt. E ci farò l’amore fino a
vomitare. “Birignao! Lo sao che
lo desiderao!” Sfondo la portiera quasi a testate. Spacco un
passaggio a livello un pelo prima che arrivi il treno. Investo due
vecchiette e un gatto zoppo. Finalmente sono a casa. “Birignao!
Ci sei quasao!” Salgo le scale a quattro a quattro,
l’eccitazione crescente. Ci sono quasao. Birignao. Quasao. Che me
gustao. Lo sao lo sao! “Birignao! Nel frigorao!” Frigorao. Birignao. Ao. Aoaoaoaoaoao.
Spalanco il frigorifero. Un tristissimo polletto mezzo crudo mi fa ciao
ciao con un’aletta. Vicino, una brocca contenente del latte con una
leggerissima sfumatura verdastra. Una vaga puzza di aceto di mele. E
tanti scaffali di purissima plastica bianca. Stop. Niente yogurt. Niente
Birignao. Cazzo. Merda. Cazzocazzocazzocazzo. Cosa faccio? Cosa
facciocosafacciooooooo???? Niente
paura signorina! Quaggiù c’è un minimarket! Quale? Quello con le
confezioni di sottilette sottomarca da dieci euro e novanta? Eeeeesssaaatttooooooo!!
Ma mi spennano come un pollo. Lo
vuole o non lo vuole il suo Birignao?? Lo voglio. E allora non perda tempo! “Birignao! Davvero magicao!” Magicao.
Sì. Vado. Trivello il pavimento fino al negozio di alimentari. Dopo un
minisafari attraverso mortadelle sudate, cascate di prosciutto crudo e
forme di pane grandi quanto ruote di carri, eccolo. Finalmente. “Birignao! Il tuo yogurtao!” L’ultimo vasetto. Stringo le dita
attorno alla fredda plastica di quella magica scatolina. Godo. “Birignao!
Il più contesao!” E lei chi minchia è? E soprattutto che ci
fanno i suoi tentacoli adesi al MIO Birignao? Mi guarda sogghignando. No
senta. Non ha capito niente. Questo è il mio yogurt. Cosa cazzo scuote
la testa non ha capito??? Questo è il MIO Birignao! Sì, lo so che è
l’ultimo! E CHI CAZZO SE NE FREGA!! Venga fuori allora, maiale che non
è altro! E cosa sgrana gli occhi?? Sono affamata, non mangio da
stamattina e voglio il mio maledetto yogurt!! Occhei. Sono calma. Lei
però venga fuori e noi due ne parliamo. A quattr’occhi. Da persone
civili. E lei che vuole? Chi è? Ah. Il proprietario del negozio. E
allora? Certo che glielo pago. Sì. Glielo pago IO. Perché lo yogurt è
MIO. E lei giù le mani. Metta via i soldi. E lei, signore grasso con la
pelata. Sì, lei. È o no il proprietario? Li vuole o no i suoi soldi?
Tenga. Sì lo so che sono centocinquanta euro. Chi se ne frega delle
bollette. Voglio Birignao. Sì. Saranno pur sempre affaracci miei, i
soldi che spendo. Ecco, bravo. Vada a fare inc a servire i clienti.
Ancora qua sta lei? Le ho già detto che lo yogurt è mio. L’ho pagato
io e me lo prendo io. Sì. Andiamo fuori. *
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* * * * * * * * * Aaah.
Finalmente a casa. Col mio Birignao. Si ma quanto mi sporca ‘sto
cristiano però eh. Ho fatto ieri le pulizie. Forse sarà meglio
togliergli il coltello da pane dalla schiena. Ecco. Occhei. Questo va
lavato in lavastoviglie. A lui ci penso dopo. Spero solo che smetta di
sanguinare presto. Che cacchio, lo avrò preso di spalle! E con il
coltello che uso per farmi pane e Nutella. Mica con una mannaia. Uff.
Che giornata stressante. Vediamo un po’ la posta. Hmm. Bolletta del
gas. Pubblicità. E questa? Una busta con il nome del giornale dove
lavoro. Vediamo un po’. Mi licenziano. Ma quante storie! Me ne sono
andata solo un po’ prima! Non ho mica ammazzato nessuno. Bah. Bolletta
della luce. Depliant. ‘N’altra busta? Un mandato di comparizione in
tribunale? Ma quelle due vecchiette non sarebbero durate altri due mesi,
che differenza faceva? Tanto. Due mesi prima. Due mesi dopo. Chi se ne
frega. Faccio un mazzetto con tutte quelle scartoffie e lo scaravento
sul tizio ai miei piedi. Mmmh. Che buono il mio Birignao. Così cremoso.
E con quella punta acidula che…E tu smettila di lamentarti. C’è
gente malata terminale e tu stai lì a lagnarti per un graffio dietro la
schiena? Piantala. Non riesco a gustarmi in pace il mio yogurt. Mmmh.
Gnam. 22 Maggio 2010
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Nome autore Note sull'autore sito |
Ilaria
Lopez Studentessa universitaria, conduttrice di un programma radiofonico, scrive articoli per diverse riviste, Autrice di diversi racconti e poesie. www.ilawiththefreaks.wordpress.com/ jan_89@hotmail.it |