Tutti pazzi per lo yogurt
di

Ilaria Lopez

 


Ti-ti-ti-ti. Ti-ti-ti-ti. Ti-ti-ti-ti. Tlack. Ore 6.30 del mattino. 
Do un pugno in testa alla radio-sveglia e mi giro dall’altra parte, mugugnando. Buoooooooooooongioooornooooooooo mondooooo! Sono le sei e trenta del mattino di questa bellissima nuova giornata, oggi, quattro novembre duemilanove! Buongiorno? Bellissima nuova giornata? Mondo? Ma di che diavolo va blaterando ‘sto tizio? Siete pronti?? Vi aspetta il traffico, la pioggia battente! Ecco. Buona giornata de che? Magari il cane vi ha appena divorato il giornale nel dolcissimo tentativo di portarvelo a letto, magari riempiendovi anche il copriletto di bave! Cristo Santo. Ma questo tizio dove vive? Nell’Ohio? E forse non appena metterete il piede fuori dal letto scivolerete sulla saliva viscosa e superappiccicosa del vostro cucciolone ma ommioddio non è stato coooosì dolceee??Serro gli occhi con tutte le mie forze e mi ficco ancora più giù, sotto le coperte. Nella speranza di non sentirlo. Ma in fondo cosa importaaa??? La cosa importante è che oggi è un nuovo, meraviglioso giorno!! Magari mi spiaccico il cuscino attorno alla testa. Magari pezzettini della mia nuova federa blu mi entrano nelle orecchie. Magari mi tappano definitivamente i padiglioni auricolari e mi otturano irreversibilmente il cervello. Magari. Lo so lo so che fra di voi là fuori ci sono i soliti brontoloni nemici delle nuove albe! Ecco. Bravo. Taci. E so anche che magari questi brontoloni non hanno tutti i torti per esserlo! Si comincia a ragionare. Avranno cambiato idiota al microfono. In fondo li aspetta soltanto un’interminabile coda ai semafori sulla strada per il lavoro! Figlio di puttana. Ti odio. I loro stupidi patetici insulsi grigi lavori! Andiamoci piano. Il mio lavoro non è né stupido, né patetico, né insulso, né tantomeno grigio. Magari è di un beige chiaro chiaro. Ma che importa! La vita è così breve per essere sprecata in lamentele per tutto lo squallore che vi circonda! Riemergo dalle coperte, lasciando sbucare solo l’occhio destro. Fisso la radio. Si sente sempre di quei tizi che riescono a piegare i cucchiaini con il pensiero, solo fissandoli. Persino Giucas Casella ci riesce. Perché io non dovrei riuscire a polverizzare la radio-sveglia fissandola con un occhio un po’ sbilenco e appannato? Alzatevi, salutate per tre volte il Sole! Che sole? Di che sole vai cianciando, gran testa di cazzo? E ricordate! No. Ricordate sempre! Non dirlo. Fatevi accompagnare da questo pensiero per tutta la vostra inutile giornata! Non. Farlo. Ricordate che! Chiunque Tu sia lassù se ci sei lascia perdere i colpi e ascoltami giuro che nonfaròpiùsessooccasionaleperalmenoseimesivabbèfacciamotre- enonmangeròpiùcioc colatobiancoperalmenoduemesioccheifacciamoduesettimane ma ti prego. Fallo. Oggi! Star. È! Zitto. Un nuovo, meraviglioso giorno! Merda. Scatto come una molla e mi metto a sedere sul letto. Sradico la spina dalla presa nella parete. MERAVIGLIOSO GIORNOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!! Scaravento la radio-sveglia a terra. OOOOOooofgskzxzkzwsk!! Bye. Bye. Mi stiracchio, allungando ben bene braccia, gambe, dita delle mani e dei piedi. Guardo sorridendo i resti fumanti della mia ex-radiosveglia. Aaah. Adoro l’aria di prima mattina. Mentre mi gratto la testa e faccio uno sbadiglio degno del Gran Canyon, guardo l’orologio da polso. Le sei e quarantacinque. Merda. Merda merdissima. Anche oggi niente trucco, non c’è tempo. Sono troppo pignola e truccarmi per disegnarmi in faccia un quadro di Kandinskij proprio non lo tollero. Non so come facciano quelle che si infiorettano davanti agli specchietti delle auto. È snervante. Spengono definitivamente il cervello davanti al rosso dei semafori e dimenticano di mettere la prima e ripartire. Oppure caracollano a zigzag come camionisti ubriachi. Giuro. Ci sono tizie che pretendono di farlo anche MENTRE guidano. Una spruzzata di Moschino. Fsszz. Sono pronta. Afferro la borsa gigante al volo e mi lancio giù con una liana. Quest’anno mi tocca fare il doppio della fatica. Ho cambiato lavoro e diciamo che non è proprio vicino, l’ufficio. Cioè. Non è che ho proprio cambiato lavoro. Sarei una giornalista. Beh, una sottospecie di giornalista. Lavoro come free lance per un quotidiano, scrivo recensioni di libri per un giornale locale e collaboro con due programmi radiofonici. Come recensore di libri ed inviata. Che fantasia, eh? Non rende quasi niente – a malapena riesco a pagarci le bollette – però sono contenta. Mi piace da morire, sto in mezzo alla gente e ai libri. Le cose che più mi piacciono. Paradossali, ma le cose che amo di più al mondo. Le chiavi dell’auto strette fra i denti, strattono il portone, mentre frugo nella borsa alla ricerca dell’agenda. Hmm. Fantastico. Oggi ho anche il ragazzino delle ripetizioni. Ah già, dimenticavo. Per arrotondare do anche ripetizioni. Letteratura e grammatica greca e latina, letteratura e grammatica italiana, storia. Dopotutto il liceo m’è servito a qualcosa. E la laurea in lingue per dare ripetizioni di inglese, spagnolo e tedesco. Sto cominciando a prendere lezioni di francese, ma per il momento quello che riesco a dire è soltanto "Bonjour, je m'appelle Ilaria et j'aime les omelettes au fromage et les baguettes”. Con una pronuncia da bambino bulgaro malato e con problemi di dislessia. Uì. O era “oui”? Vabbè minchia sono solo alla terza lezione! E perché minchia questo fottuto sportello non si apre??? Forse dovrebbe mettere la chiave giusta nella toppa e non quella della cassetta della posta! Sì. Certo, che stupida. Grazie. Prego! Chi cazzo ha parlato? Buooooongiooooornoooooo! Sono sempre io! Ma porca miseria, ancora lei?? Saaaalveeeee! Ma non l’avevo già tolta di mezzo su a casa, fracassandola come un biscotto masticato? Ci vuole ben altro per farmi fuori signorina! Ah. Peccato. Perché io sono fermamente convinto che sia Sì sì lo sappiamo. Un fottuto nuovo meraviglioso giorno e tutto il resto della storia dello squallore. 
Eeeeeeeeeessssaaaattttooooooooo!! Quanto lo odio. Senta adesso non ho tempo, sono in ritardo al lavoro. Ci penserò più tardi ad arrotarla con la macchina. Fra un quarto d’ora devo essere alla mia scrivania e per di più sono affamata. Non ho neanche mangiato il mio yogurt. Io vado matta per lo yogurt. Quello greco, cremoso, bianco e un po’ acidulo. Mmmh. Mi viene l’acquolina in bocca solo a pensarci. E questa mattina l’ho saltato grazie a questo cretino alla Candy Candy che mi ha fatto alzare tardi. Guardi che io non c’entro niente! Non è colpa mia se per me ogni giorno è un nuovo meraviglioso giorno! Ma perché quando devi far fuori qualcuno non hai mai tempo? Non trova anche lei che questa strada sia meravigliosa? No. Che queste macchine siano armoniose e che quel signore con quel bel cagnolino sia a dir poco meraviglioso?? Queste macchine sono dei mostri urlanti, quel signore è il mio vicino rompicoglioni e quel maledetto cane piscia ogni mattina sul pianerottolo. E puzza anche di capra. Non so come ma ci riesce. Questo è quello che vede lei! In realtà tutti loro fanno parte di questo nuovo, meraviglioso giorno! Giuro che ora vado a sbattere. Faccio un incidente apposta. Almeno chiuderà il becco per sempre. Intanto una brevissima interruzione per il nostro spazio pubblicitario! Sentiamo che altra inutilità ci propongono stamattina. “Birignao! Lo yogurt che ti fa ciao!” Spalanco gli occhi, insieme al mio stomaco. Birignao? Ma è la marca del mio yogurt greco preferito! Ma non mi dica! “Lo yogurt che ti fa ciao”? Ma che razza di slogan è? L’avete ciulato alla sigla di Heidi? “Birignao! Lo yogurt meravigliao!” Se vabbè. A questo gli è partito la valvola. Io sono solo uno spicher signorina e lei non ha ancora capito che Sì, cazzo, ormai lo so a memoria come un mantra: questo è un nuovo, maledettissimo, meraviglioso giorno. No! Volevo finire lo slogan! Ah. Non è ancora finito? Ma no! Pensa un po’. Posso? Prego. Si accomodi. So che muore dalla voglia di saperlo! Guardi, dopo la temperatura delle acque del Gange, il suo slogan è la mia seconda fonte di grattacapi. “Birignao: lo yogurt che te gustao!” Ma mi prende per il culo? Ma che male ha fatto il mio adorato yogurt per meritarsi tutto questo. Scegliete “Birignao”! E la colazione vi sorriderà come non mao! Possiamo darci un taglio? Signorina, i pubblicitari hanno scelto questo slogan! Ambasciator non porta pena! Senta, signor “Rosso di sera bel tempo si spera”, ho una fame titanica e se lei continua a berciarmi lo slogan dello yogurt per cui ucciderei, non mi aiuta. Allora scelga “Birignao”! E dagli. “Che non ti fa mai maramao”! Non so come faccia a non passarmi la fame con tutti questi disgustosi miscugli di parole. Si ricordi signorina: “Birignao” “Birignao” “Birignao”
 “BIRIGNAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAOOOOOOOOOOOOOOOOO”!
Il santo protettore degli yogurt ha finalmente ascoltato le mie preghiere: trovo parcheggio. Scendo dall’auto che lo speaker sta ancora cianciando. “AAAAAOOOOAAAAAOOOOAAAOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!” Mentre salgo in ascensore, lo stomaco continua a brontolare come lo strano motivetto di una ballata. Per fortuna fra poco sarò alla mia scrivania, davanti al mio computer, con la bozza del mio articolo sotto mano. Niente slogan che possano solleticare il mio appetito insoddisfatto.

 

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Ok. Non ce la posso fare. Non posso, senza il mio yogurt. Cosa cazzo faccio, cosa cazzo sono senza di lui?? Sto cercando disperatamente di concentrarmi su “Acqua dal sole” di Bret Easton Ellis da più di un’ora. Devo recensirlo entro stasera e non ho ancora scritto una riga. Un riga? Una parola, neanche quella! Mi accontenterei, per quanto sono disperata. E invece quella maledetta sbarretta nera continua a lampeggiare sul foglio di Word, più bianco di Casper. Tic. Tic. Tic. Tic. O almeno, è il rumore che immagino farebbe la sbarretta. Continua a farmi blink come una prostituta che fa l’occhiolino ad un uomo sposato. Non la smette di ammiccare. Che cos’è “Acqua dal sole”? E questo Bret Iston Qualcosa chi diavolo è? Voglio il mio yogurt. Devo. Devo. Avere. Il. Mio. Yogurt. Buongiornooooooooooooooooooooooooooooo!!!!! La guancia destra appoggiata alla scrivania di legno cartonato, chiudo gli occhi. Devo contare fino a cento. Eccoci ancora in questo nuovo meraviglioso mondooooooo! Sono a trecentosettantasette. Se a trecentottanta se la mena ancora con questa maledetta storia del nuovo meraviglioso mondo faccio uno sproposito. La pioggia è sparita e da dietro le porte finestre dell’ufficio splende un bellissimo e caldissimo sole che lei può ammirare standosene seduta alla scrivania a sbattere la testa sull’articolo di Brit Iston Elliss! Trecentosettantotto. Non le viene neanche una parola ancora eh??? Trecentosettantanove. Può succedere che la concentrazione venga meno quando “non ci si vede più dalla fame”! Trecentottanta. Allora scelga “Birignao! Lo yogurt che comprao!”“Birignao! L’alimento più sanao che conosciao!” E adesso chi è che strilla? Ah. Gabriella. La mia collega di stanza. Niente paura. Ha urlato perché è entrata nella stanza e mi ha trovato con la testa appoggiata di lato sulla scrivania, gli occhi spalancati e persi nel vuoto, mentre con un sorriso da Stregatto digrigno i denti e strofino le unghie a ritmo sul legno del tavolo. Voglio lo yogurt. Voglio lo yogurt. Voglio Birignao. Lo yogurt che me gustao. Rimango paralizzata. “Lo yogurt che me gustao”? Madonna. Ho assolutamente bisogno di un vasetto di quella roba. Prima di divorarmi Gabriella e Cippi, il mio canarino. È un animaletto tanto carino. Un incardellato. Questo vuol dire che è metà cardellino e metà canarino. Quindi il suo piumaggio è una tavolozza di colori che vanno dal marroncino al giallognolo al nero. E ogni tanto cinguetta. Cip. Cipcip. Tiene compagnia a modo suo. Voglio Birignao. E dove potete trovarlo? Nei migliori supermercati o negozi di alimentari! “Birignao! Se non ce l’hao, cazzo stai ad aspettao??” Esatto. Che cazzo sto ad aspettao? Mi alzo dalla sedia di plastica verde e con un’aria da Sarah Kane alle 4.48 esco dalla stanza. La strada fino all’ascensore è più lunga del corridoio di Shining. Ed io sono pure senza triciclo. Come una formazione di rugby avversaria, mi si parano davanti almeno in dieci. “Birignao! Se la gente te lo impedao, passa sui loro cadaverao!” Sì. Devo correre da lui. Un hooligan si cagherebbe addosso se mi dovesse affrontare in questo momento. Spiacente. La mia meta è chiara e fra me e lei – lui, lui! Il mio Birignao! – si contrappongono soltanto dei piccoli ostacoli. Babbei. Ne placco due o tre, per poi tatuarne sulle pareti altri tre o quattro, infine pianto in un vaso da fiori al posto del ficus gli ultimi due energumeni della sicurezza che cercano di fermarmi. Addio, fessi. Vado dal mio yogurt. E ci farò l’amore fino a vomitare. “Birignao! Lo sao che lo desiderao!” Sfondo la portiera quasi a testate. Spacco un passaggio a livello un pelo prima che arrivi il treno. Investo due vecchiette e un gatto zoppo. Finalmente sono a casa. “Birignao! Ci sei quasao!” Salgo le scale a quattro a quattro, l’eccitazione crescente. Ci sono quasao. Birignao. Quasao. Che me gustao. Lo sao lo sao! “Birignao! Nel frigorao!” Frigorao. Birignao. Ao. Aoaoaoaoaoao. Spalanco il frigorifero. Un tristissimo polletto mezzo crudo mi fa ciao ciao con un’aletta. Vicino, una brocca contenente del latte con una leggerissima sfumatura verdastra. Una vaga puzza di aceto di mele. E tanti scaffali di purissima plastica bianca. Stop. Niente yogurt. Niente Birignao. Cazzo. Merda. Cazzocazzocazzocazzo. Cosa faccio? Cosa facciocosafacciooooooo???? Niente paura signorina! Quaggiù c’è un minimarket! Quale? Quello con le confezioni di sottilette sottomarca da dieci euro e novanta? Eeeeesssaaatttooooooo!! Ma mi spennano come un pollo. Lo vuole o non lo vuole il suo Birignao?? Lo voglio. E allora non perda tempo! “Birignao! Davvero magicao!” Magicao. Sì. Vado. Trivello il pavimento fino al negozio di alimentari. Dopo un minisafari attraverso mortadelle sudate, cascate di prosciutto crudo e forme di pane grandi quanto ruote di carri, eccolo. Finalmente. “Birignao! Il tuo yogurtao!” L’ultimo vasetto. Stringo le dita attorno alla fredda plastica di quella magica scatolina. Godo. “Birignao! Il più contesao!” E lei chi minchia è? E soprattutto che ci fanno i suoi tentacoli adesi al MIO Birignao? Mi guarda sogghignando. No senta. Non ha capito niente. Questo è il mio yogurt. Cosa cazzo scuote la testa non ha capito??? Questo è il MIO Birignao! Sì, lo so che è l’ultimo! E CHI CAZZO SE NE FREGA!! Venga fuori allora, maiale che non è altro! E cosa sgrana gli occhi?? Sono affamata, non mangio da stamattina e voglio il mio maledetto yogurt!! Occhei. Sono calma. Lei però venga fuori e noi due ne parliamo. A quattr’occhi. Da persone civili. E lei che vuole? Chi è? Ah. Il proprietario del negozio. E allora? Certo che glielo pago. Sì. Glielo pago IO. Perché lo yogurt è MIO. E lei giù le mani. Metta via i soldi. E lei, signore grasso con la pelata. Sì, lei. È o no il proprietario? Li vuole o no i suoi soldi? Tenga. Sì lo so che sono centocinquanta euro. Chi se ne frega delle bollette. Voglio Birignao. Sì. Saranno pur sempre affaracci miei, i soldi che spendo. Ecco, bravo. Vada a fare inc a servire i clienti. Ancora qua sta lei? Le ho già detto che lo yogurt è mio. L’ho pagato io e me lo prendo io. Sì. Andiamo fuori.

 

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Aaah. Finalmente a casa. Col mio Birignao. Si ma quanto mi sporca ‘sto cristiano però eh. Ho fatto ieri le pulizie. Forse sarà meglio togliergli il coltello da pane dalla schiena. Ecco. Occhei. Questo va lavato in lavastoviglie. A lui ci penso dopo. Spero solo che smetta di sanguinare presto. Che cacchio, lo avrò preso di spalle! E con il coltello che uso per farmi pane e Nutella. Mica con una mannaia. Uff. Che giornata stressante. Vediamo un po’ la posta. Hmm. Bolletta del gas. Pubblicità. E questa? Una busta con il nome del giornale dove lavoro. Vediamo un po’. Mi licenziano. Ma quante storie! Me ne sono andata solo un po’ prima! Non ho mica ammazzato nessuno. Bah. Bolletta della luce. Depliant. ‘N’altra busta? Un mandato di comparizione in tribunale? Ma quelle due vecchiette non sarebbero durate altri due mesi, che differenza faceva? Tanto. Due mesi prima. Due mesi dopo. Chi se ne frega. Faccio un mazzetto con tutte quelle scartoffie e lo scaravento sul tizio ai miei piedi. Mmmh. Che buono il mio Birignao. Così cremoso. E con quella punta acidula che…E tu smettila di lamentarti. C’è gente malata terminale e tu stai lì a lagnarti per un graffio dietro la schiena? Piantala. Non riesco a gustarmi in pace il mio yogurt. Mmmh. Gnam.

 

 

22 Maggio 2010

 

 

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Ilaria Lopez

Studentessa universitaria, conduttrice di un programma radiofonico, scrive articoli per  diverse riviste, Autrice di diversi racconti e poesie.
www.ilawiththefreaks.wordpress.com/
jan_89@hotmail.it

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