FUMO
di

Lorenzo De Marco

 

   Apparve in maniera strana, imprevedibile: cominciò a filtrare all’improvviso dalle crepe stradali, da ogni fessura dei muri o della terra. Lo chiamarono fumo. In realtà era vapore: un vapore  tiepido, bianco e denso.

  Comparve verso le dieci antimeridiane, quasi contemporaneamente in tutta la città di New York. Migliaia di automobilisti spaventati abbandonarono le autovetture per strada, alcune ancora in moto. La gente cominciò a scappare in tutte le direzioni. Chi aveva il telefono portatile lo utilizzò per rintracciare i propri familiari e rassicurarli  o rassicurarsi. Com’era prevedibile, le linee telefoniche si sovraccaricarono nel giro di pochissimi minuti. I centralini della polizia e dei vigili del fuoco furono letteralmente sommersi da richieste di intervento.

  Intanto molti curiosi, passato il primo momento di paura si avvicinarono alle fessure fumanti e cautamente osservarono il fenomeno. Si accorsero che il fumo era inodore e insapore come l’aria, che era spesso e lattiginoso e leggermente tiepido e umido. Poi furono allontanati dai poliziotti di quartiere che cercavano di disperdere gli assembramenti e di lasciare libere le strade per i mezzi pubblici.

  Il vero pandemonio fu provocato dall’ondata di panico generale che esplose quando migliaia di sirene cominciarono a urlare per farsi strada nel traffico impazzito e tra le auto abbandonate. Polizia, pompieri, addetti alla manutenzione stradale e alle tubazioni del gas, autoambulanze, insomma: tutti coloro che avevano a disposizione una sirena, la fecero suonare per aprirsi un varco. Il risultato fu quello di terrorizzare ulteriormente la cittadinanza e di spaventare anche quelli che fino a quel momento avevano cercato di mantenere la calma o che avevano sottovalutato quanto stava accadendo.

  Passarono parecchie ore prima che la situazione ritornasse relativamente sotto controllo. La Squadra Speciale Anticrisi per la gestione delle emergenze e delle calamità naturali si riunì quasi subito. Formato da un validissimo pool di esperti in ogni settore della sicurezza, preparati ad affrontare di tutto, dai terremoti alle guerre atomiche, capaci di pianificare qualsiasi tipo di crisi, assunsero il controllo e il coordinamento dei vari corpi operativi. Per prima cosa le sirene furono fatte tacere. Poi fu preparato in fretta e furia un annuncio televisivo del Sindaco alla cittadinanza con l’invito a mantenere la calma, a rientrare nelle proprie case o restare ai propri posti di lavoro con la solita assicurazione che tutto ormai era completamente sotto controllo e che nel giro di pochissime ore si sarebbe tornati alla normalità.

  Le squadre di poliziotti intervenute per mantenere l’ordine ebbero un gran bel daffare. Scoppiarono tafferugli un po’ dappertutto. Gli atti di vandalismo e di sciacallaggio si contarono a centinaia. Vi furono rapine ai negozi, alle case, agli uffici e alle auto lasciate incustodite. Un centinaio di persone tra delinquenti, forze dell’ordine e cittadini restarono gravemente ferite nelle colluttazioni. Sei persone persero la vita negli scontri a fuoco. Un bilancio di vittime tutto sommato incredibilmente basso, se si pensa a una città grande come New York.

  Intanto il Fumo continuava ad addensarsi di minuto in minuto. Essendo più pesante dell’aria, si concentrava verso il suolo.

  Il team anticrisi, prima ancora di avere la conferma che non si trattava di perdite nelle condutture sotterranee, contattarono Sismologhi, geologi, vulcanologi. Da un elenco delle segnalazioni più importanti, dai filmati ottenuti grazie agli elicotteri della polizia, dalle carte stradali e topografiche tracciarono nel più breve tempo possibile un reticolo sulla mappa della città e inviarono laboratori mobili attrezzati per l’analisi chimica, fisica  e batteriologica del gas.

  Poche ore dopo, col Fumo che ormai arrivava alle ginocchia, si ritenne opportuno calmare la popolazione, anche perché le analisi avevano rilevato che non c’era alcun elemento tossico o peggio ancora mortale. Solo le cause rimanevano un mistero, sebbene tante ipotesi, teorie ed equazioni pretendessero di poter dimostrare l’origine del fenomeno. Il Sindaco informò la popolazione dei seri e immediati provvedimenti adottati, e assicurò loro che il fumo era  stato analizzato e a quanto pareva era assolutamente innocuo. Aggiunse quindi che non c’era motivo di preoccuparsi e che presto sarebbe stato ben lieto di comunicare che tutto poteva tornare come prima. Non andò così. Quello era solo l’inizio.

  La situazione precipitò infatti nelle ore successive, quando giunse notizia che il Fumo stava invadendo altri paesi e non solo americani. In ogni zona d’Europa, in Asia, in Africa, in Oceania si verificarono gli stessi identici problemi. Ciò che poteva sembrare sulle prime una faccenda fastidiosa, si era trasformata in un incubo. Il peggio era che mentre nelle città il vapore filtrava attraverso le spaccature o le crepe del manto stradale, fatto da strati di cemento ed asfalto, in campagna o nelle zone boschive fuoriusciva praticamente dappertutto. Da ogni zolla di terreno si sprigionava quello strano, inspiegabile vapore lattiginoso che non solo non si dissipava ma anzi continuava ad addensarsi e a ispessirsi.

  Camminare col Fumo che arrivava fin quasi alla vita, poteva anche essere divertente. Per un po’. Ma quando alle auto fu vietato di circolare, con esclusione dei mezzi di trasporto pubblici, quelli di emergenza e i camion necessari per gli approvvigionamenti di viveri , combustibili e carburanti, allora le cose cambiarono sul serio. Divenne imperativo fare qualcosa per dissipare il Fumo.

  Fu proposto praticamente di tutto. Si arrivò a ipotizzare perfino una forte corrente di aria artificiale che respingesse queste nubi. Ma la corrente d’aria doveva essere permanente perché il fumo non accennava a diminuire. Fu proposto di coprire le strade con pensiline, trasformarle in vere e proprie gallerie e con aspiratori abbassare la soglia di concentrazione del fumo. Altro problema, oltre quello di escogitare un mezzo artificiale per produrre risultati degni di rilievo, era il tempo. Doveva essere fatto nel più breve tempo possibile. Ormai non si poteva quasi più circolare per le strade. I bambini al di sotto di un metro dovevano essere portati in braccio dai genitori. Camminare nel Fumo era come camminare attraverso una parete assolutamente bianca. Girare con le auto era impensabile. Equivaleva a un suicidio.

  Assurdamente, la lega antinquinamento si dichiarò più che soddisfatta di quanto stava accadendo perché il monossido di carbonio scaricato dalle auto non avrebbe più inquinato l’atmosfera e si augurò che la coltre non si esaurisse mai. Poco dopo, i sostenitori di questa tesi in luogo pubblico vennero arrestati.

  Ogni parte del globo era ormai invasa dal Fumo e New York non era peggio di tante altre città. Erano passati solo tre giorni e il livello del banco di vapore era arrivato al torace di un uomo di media statura.

  Gli scienziati di tutto il mondo in collegamento via internet si scambiarono dati, risultati di test e analisi effettuati su campioni di fumo in loco o in laboratori ultra-attrezzati ma non cavarono un ragno dal buco. Mentre alcuni si stavano arrovellando per scoprire le cause del fenomeno, altri sperimentavano sostanze chimiche-fisiche capaci di  reagire al vapore e neutralizzarlo.

  Si arrivò sull’orlo dell’isterismo collettivo. Molti fumatori smisero di fumare in pubblico per non essere linciati. In privato, lo facevano di nascosto dai familiari per non sentirsi addosso i loro sguardi accusatori.

  Ognuno era consapevole ormai che sarebbe arrivato il momento in cui tutte le città o meglio, tutta la Terra sarebbe stata sommersa dal Fumo. Ma se pure quella specie di vapore era respirabile, presentava un drammatico ostacolo al movimento. In breve tempo ci si sarebbe chiusi in casa per evitare di perdersi.

  Il Fumo avrebbe regnato dunque, avrebbe influito sull’umanità da quel momento in poi, quindi, l’unica via di uscita era quella di organizzarsi in tempo.

  Le grandi industrie automobilistiche subirono un tracollo che li portò quasi sull’orlo del fallimento. Ma la tecnologia che nell’ultimo ventennio aveva fatto passi da gigante venne fortunatamente in loro aiuto. Tutte le nuove auto furono dotate di sistema di navigazione satellitare di serie. Furono poi prodotti speciali occhiali a rilevamento termico e sonar portatili, già in dotazione a speciali reparti dell’esercito. In agricoltura, furono costruite serre gigantesche e poi, con aspiratori di fumo e lampade  UV si ovviò all’assenza della luce diretta del sole. Va anche detto che la biogenetica contribuì non poco ad adattare le colture alla nuova situazione. Per il problema degli animali da allevamento ci volle un po’ più di tempo, per via delle varie leggi promulgate contro la sperimentazione genetica e la clonazione nel corso degli ultimi anni ma data la situazione di emergenza, non si andò tanto per il sottile.

  E’ inutile dire che tutto questo costò parecchio, in termini di sforzi politici, sociali e soprattutto economici. E tutto questo avvenne nell’arco di un mese o poco più. Nessuno avrebbe mai giudicato possibile un così straordinario e repentino cambiamento e adattamento ma la voglia di vivere fu più forte dell’improvviso ostacolo che il Fumo costituiva. Il governo degli Usa e degli altri stati si misero per la prima volta d’accordo e decisero di affrontare obiettivamente ed efficacemente la situazione gravissima in cui si era caduti, sacrificando almeno per il momento i propri interessi per il benessere dell’umanità.

  Naturalmente si ignorò quasi del tutto l’esistenza dei paesi sottosviluppati africani, asiatici e oceanici e delle numerosissime tribù primordiali che vivevano ancora in ogni parte del mondo. Il muto pensiero riguardo a loro fu quello di “doversi arrangiare da soli”.

  Molte specie animali si estinsero. Altre nel giro di pochi anni svilupparono geneticamente le loro capacità sensoriali adattandosi alla nuova condizione. Alcune specie di scimmie svilupparono addirittura una capacità sensitiva molto simile alla telepatia e attualmente sono attento oggetto di studio.

  Passò del tempo, non molto, rispetto a quello che riesce facile immaginare e la situazione migliorò sempre più fino a stabilizzarsi del tutto adattandosi pienamente al cambiamento.

  Naturalmente ci furono milioni di casi di suicidio e di incidenti mortali per colpa del fumo. Migliaia di persone impazzirono, altre scomparvero letteralmente ma la nuova civiltà del Fumo si era affermata. I capitali spesi dai vari paesi per affrontare il problema furono recuperati del tutto con un altissimo margine di guadagno. Molte industrie nel giro di pochi anni, durante i quali il livello del fumo raggiunse l’Empire State Building, fecero o moltiplicarono la loro fortuna e oggi tutto sembra essersi sistemato nel migliore dei modi. Perfino l’agricoltura è stata incrementata. I mezzi di trasporto usufruiscono tutti di speciali radar e piloti automatici, diventati cosa di tutti i giorni. Insomma, se non proprio felice, la Società è riuscita a superare la Prova e va avanti come nella civiltà prefumo. Anzi, forse leggermente migliorata.

  Solo, i colori dei fiori non sono più gli stessi. Sono più pallidi. Le foglie sono giallognole o verde chiaro, hanno comunque un aspetto malaticcio. Il sole e l’azzurro del cielo, così come la notte stellata e un chiaro di luna sono soltanto un ricordo. A volte, solo un anno fa, quando tirava molto vento, era  possibile per pochi secondi  vedere uno sprazzo di cielo tra il Fumo. Adesso non più. C’è qualche pazzo che insegue i tornado e le trombe d’aria rischiando ogni volta la vita per riuscire a vedere il cielo ancora una volta. Per un certo periodo di tempo gli attici o gli ultimi piani dei grattacieli più alti delle metropoli furono presi d’assalto dai più ricchi e facoltosi possidenti. Un attico anche di appena sessanta metri quadrati poteva costare da un milione a tre milioni di dollari. Le magnifiche ville e residenze dei vip furono vendute a prezzi stracciati o abbandonate a se stesse. Poi anche gli attici furono coperti. I più lungimiranti si accaparrarono per primi abitazioni in paesi di montagna. Alcuni, fiutando in anticipo l’enorme affare comprarono interi paesi montani, altri comprarono intere montagne e vi costruirono città. I loro investimenti si sono in brevissimo tempo centuplicati. Ma svaniranno nel fumo anche quelle città, E’ solo questione di tempo.

  Ma gli scienziati non sono ancora riusciti a trovare la causa di quanto è accaduto. Da dove proviene quel fumo e perché? Stanno ancora studiando per scoprirlo. Quello che il mondo non sa è che la spiegazione del fenomeno è stata trovata. E l’ho trovata io..

  E’ successo un paio di anni fa. Avevo quasi finito di cenare a casa mia e mentre guardavo distrattamente la tivù, rigiravo tra le mani una mela, indeciso se mangiarla o meno. Era ammaccata da una parte e stava marcendo. Sul tavolo erano posati gli occhiali a rilevamento termico appena comprati. D’istinto li inforcai e mi misi ad osservare la mela. Vidi dalla parte marcia sprigionarsi un tenue gas. Mi risuonò in testa una specie di campanello. Tenni la mela sul tavolo per alcuni giorni e ogni giorno ne controllavo lo stato. Con l’estendersi della zona marcia, aumentava la velocità di decomposizione e la fuoriuscita del gas. La mela diventò dopo poco tempo una massa informe e repellente.

  Ho tentato di parlare di questa teoria a qualche scienziato ma non si sono neanche degnati di ascoltarmi. Ho cercato di insistere senza risultato. Allora ho cominciato a fare il diavolo a quattro nell’ufficio del Sindaco col risultato di essere stato internato. E’ ovvio che pensano sia pazzo. Ma non è forse vero che in questi anni è aumentato considerevolmente il numero dei terremoti? Ventiquattro in due anni, otto dei quali al massimo grado della scala Richter. Sono decisamente un po’ troppi. Ancora non siete convinti? Allora la prossima volta che uscite fateci caso e ditemi: non vi sembra, quando camminate, che il suolo sia diventato più molle?

 

 

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