"
Le carogne del Rio Bravo"
Non si poteva affermare che fosse già notte,
ma la pioggia violenta e le basse nuvole scure avvolgevano ogni cosa
in un velenoso manto nero. Il grande fiume che segnava il confine tra
Messico e America si era ingrossato spaventosamente, rendendo il guado
difficoltoso anche in quel punto dove di solito era consentito.
Riparati da tempo dietro le rocce, i banditi
Messicani comandati del terribile Pedro Blanco, conosciuto anche come
"El Petenado", attendevano la carovana proveniente da Paso
del Norte, che quella notte avrebbe guadato il fiume per entrare in
territorio Americano.
La carovana era composta da venti carri, tra
cui ve ne era uno carico di pepite d’oro che alcuni rinnegati dell’esercito
regolare avevano sottratto al Governatore del Chihuahua Rodrigo
Karkassa, e che ora viaggiavano mischiandosi innocentemente alle
persone comuni nel tentativo di farla franca e sconfinare. Blanco
aveva avuto giorni prima una soffiata e ora stava per diventare un
uomo ricco.
" Scrivi che piove!"- Ordinò
il bandito ad un omuncolo fradicio che stava al suo fianco, e che
munito di carta e penna descriveva ogni particolare.
Blanco, invece, era protetto da un telone
sorretto da quattro pali piantati frettolosamente nel terreno
pietroso, non poteva sciupare il completo bianco che indossava
perennemente e che doveva restare sempre immacolato. Lo sapevano
tutti: chi sporcava El Petenado pagava con la vita. Quel nomignolo
circolava ormai da anni in tutto il Messico, temuto peggio di un virus
letale. El Petenado. Blanco era chiamato così perché rifiutava
qualsiasi copricapo e sfoggiava una nera chioma di capelli oliati e
brillantinati, sempre vanitosamente in ordine e in netto contrasto coi
suoi bianchi abiti.
"Pensa che ci saranno dei morti?…"
- Chiese il giornalista tentando invano di
riparare i fogli dalla pioggia battente.
"Ah! Ah! Ah!…."
- Fu la risposta del bandito, mentre
controllava che nessuna goccia d’acqua avesse imbrattato il suo
immacolato completo.
Finalmente la lunga attesa fu ripagata,
perché dall’oscurità che avvolgeva la sponda opposta del Rio Bravo
apparve la colonna della carovana. Tra urla d’incitamento, spari e
schizzi d’acqua, i primi carri iniziarono il pericoloso guado.
"Lasciamoli attraversare!.."
- Ordinò Blanco ai suoi uomini.
E così fecero. Quando tutti i carri della carovana furono sulla
sponda opposta del fiume con gli uomini stanchi e indifesi, i banditi
Messicani tolsero i teloni che proteggevano alcune mitragliatrici
Gatling a canne rotanti e munite di manovella.
"RAT-TAT-TAT-TAT-TAT-RAT-TAT-TAT-TAT…."
Fu una strage totale. Furono crivellati carri, cavalli, e nessun
componente della carovana rimase in vita.
"Sono costernato!… Avete ucciso anche donne e bambini!…"
Esclamò il giornalista con le orecchie fumanti e le lacrime agli
occhi.
"Si!…"
- Rispose fiero Blanco. - "… E
vedi di scriverlo!…
Mentre i Messicani si aggiravano tra i carri
depredandoli, e derubando i cadaveri prima di gettarli nel fiume
salutandoli con battute oscene, arrivarono al galoppo alcuni loro
compagni, inviati da Blanco per sequestrare un ingegnere che lavorava
per la ferrovia. Il pover uomo era trascinato dietro un cavallo e
ormai in fin di vita.
"Idioti!… Vi sembra il modo di trattare un uomo così prezioso
per noi?…"
Tuonò Pedro.
"Capo!… Iosè voleva addirittura tagliarli una mano perché non
stava fermo e io l’ho fermato!…"
"Dov’è quello sciagurato?…"
"Per fermarlo ho dovuto ucciderlo!…"
"Bravo, hai fatto bene!… Iosè valeva meno delle zecche del mio
cavallo!… E ora aiutate quell’uomo! Prima di morire deve cantare,
poi non m’interessa……."
"Urrah!… Ippeee!…"
- Esultò in quel momento uno degli
uomini: aveva trovato il carro dell’oro. Un ghigno trionfale si
disegnò sul viso ben curato di Blanco.
"Questo non scriverlo giornalista!…"
- Ordinò raggiante all’omuncolo.
El Petenado eruttò subito dopo una valanga di comandi decisi, un
carro vuoto fu portato fino a lui ed egli vi balzò sopra
preoccupandosi di non sporcare i suoi bianchi stivaletti.
"Chiamatemi Bestiadero ora!…"
Immediatamente si avvicinò un poderoso Messicano inzuppato di
pioggia. Ramon Bestiadero era come un fratello per Blanco, l’unico
di cui il bandito si fidasse ciecamente.
"Vediamo di darci da fare my amigo!… Vamos a El Paso!…"
Bestiadero pose gli occhi sul piccolo giornalista che si stava
strizzando la giacca dopo essersi sistemato sul carro al fianco del
capo.
"Perché non lo facciamo fuori Pedro?… Non mi piace…."
- Ed estratta la pistola gliela
puntò addosso.
"Decido io chi si deve ammazzare Ramon! E adesso muoviamoci, non
vorrei che malgrado questo tempo ci sia in giro qualche pattuglia di
gringos… Filiamo!…"
Dopo aver sistemato le mitragliatrici sul carro dell’oro, i banditi
si avviarono al galoppo abbandonando il resto della carovana alla
pioggia e alla furia del fiume…
Intanto, in un Ranch vicino a El Paso, il
proprietario era minacciato da alcuni loschi individui.
"Se tra due giorni ti trovo ancora qui, il signor Bovars
prenderà tua figlia, che ora tiene prigioniera con ogni riguardo, e
la userà come cibo per i suoi cani!… Sono stato abbastanza chiaro
uomo?…"- Minacciò nei suoi
neri abiti da killer Jeff Leck, il tirapiedi di Jiulius Bovars,
soprannominato in tutta El Paso: "Il bastardo dalle basette
lunghe", termine che nessuno avrebbe mai osato pronunciare
davanti ai suoi uomini, e in paese erano tanti.
"Facciamola finita! Domani all’alba parto e vi cedo tutto….
Basta che mi ridiate mia figlia sana e salva…"
Jeff Leck assunse un’espressione di trionfo.
"Ero sicuro che avresti ceduto!… Anche tu sei un vero
vigliacco, come tutti quelli della tua razza!… Deboli omuncoli
legati agli affetti!…"
E sputò un denso getto di catarro scuro nella polvere. Leck richiamò
i suoi uomini, che prima di andarsene non mancarono di sparare a
qualche vitello del povero malcapitato lasciandoli agonizzanti nel
recinto…..
Più tardi, nell’enorme tenuta di Bovars,
lo spietato e potente allevatore stava esultando.
"Anche questa terra è nostra!…"
Sentenziò infilzando un pugnale nella cartina topografica spiegata
sul tavolo.
"Bravo Leck!… Se continuiamo così, nel giro di un altro mese
saremo i proprietari di tutte quelle terre su cui passerà la ferrovia…
Farò costruire una moderna stazione e tutt’intorno sorgerà la mia
città!… Di El Paso non resterà nemmeno il nome!…."
"Alla salute!…"
- Brindò Leck, alzando al cielo un
bicchierino pieno di whisky.
"… Cosa ne facciamo della figlia del vecchio Hansen?…"
- Domandò poi al capo.
"Assicurati che il contratto di vendita sia regolarmente firmato,
poi ammazzali come meglio credi…. Divertiti mio buon Leck… Te lo
sei meritato…."
"Grazie Mister Bovars, col suo permesso faccio un salto in paese….
Torno alle mie mansioni abituali: bere e pestare tutti!…"
Prima di uscire dall’edificio, Jeff Leck
ricevette dal suo capo diverse banconote da mille dollari da dividere
coi suoi uomini e che, invece, il farabutto si tenne per se.
Come capitava sempre, all’arrivo degli uomini di Bovars, il saloon
di El Paso si svuotò completamente. L’impaurito barman iniziò a
versare da bere, e ad ogni bicchiere svuotato era lui a pagare la
consumazione ai terribili clienti.
"Buono il tuo whisky barman!…"
- Commentò soddisfatto Leck.
"… Ma noi siamo qui anche per pestare, come mai il tuo saloon
è sempre così deserto?…"
A quelle minacce, il barista che già si stava preparando al peggio,
posò gli occhi alle spalle del bandito: aveva notato un cliente che
si era attardato nei lerci bagni del locale e che ne usciva solo in
quel pericoloso momento.
"Uno ci sarebbe ancora!…"
E lo indicò per salvarsi dalle inevitabili botte.
"E’ vero!… Acciuffatelo ragazzi, non ci scappa più!…"
"Aaaah!…"
- Urlò il pover uomo subito sommerso
dall’intera banda e impietosamente massacrato. Fu spogliato
completamente dei vestiti e dei pochi spiccioli che possedeva, poi, a
cose finite, il suo corpo irriconoscibile fu gettato fuori dal locale
proprio mentre faceva il suo ingresso Blanco seguito dai suoi uomini.
"Sangre y Muerte!… Che razza di Maldidos siete voi!… Cabron!…"
Esplose El Petenado notando alcune gocce di sangue imbrattare il suo
immacolato completo. Si fece allora avanti Jeff Leck.
"Ehi sporco Messicano!… Se non ti piace qui puoi anche tornare
nella lurida fogna da cui sei uscito!…"
Leck si ritrovò la gelida canna di una pistola puntata ai genitali.
"Ti avverto che tra poco smetterai di essere un uomo!…"
La minacciò Bestiadero, che poi domandò:
"Cosa devo fare capo?… Sparo?…"
"E me lo chiedi?… Fuoco!…"
"Un momento… Ragioniamo!…"
Implorò Leck, ma…
BANG!!…
Il tirapiedi di Bovars era già stato
ridimensionato. Leck si accasciò al suolo in una pozza di sangue e i
suoi uomini, tra minacce e imprecazioni contro i Messicani, lo
portarono immediatamente dal medico che gli salvò la vita dopo
avergli asportato entrambi i testicoli.
"Il paziente dovrà stare qui per riprendersi. Lo curerò con un
preparato di mia invenzione a base di whisky e tequila, vedrete!…
Tornerà come nuovo!…"
"Grazie dottore…."
Si congedò Bill Murray, che da tempo sognava di prendere il posto di
Leck.
"Avvertiamo il Signor Bovars?…"- Gli
domandò uno degli uomini appena fu uscito dall’edificio.
"No!… Jeff Leck è uno sbruffone e un idiota, merita solo di
essere fregato. Eliminiamo i Messicani e ci prendiamo tutto il merito,
poi andiamo da Mister Bovars…."
- I due si scambiarono un’astuta
occhiata d’intesa.
Intanto nel saloon, il barista stava
osservando il vestito di Blanco con un’espressione indescrivibile
dipinta sul volto.
"Che hai da guardare tu?!… Sei stanco di vivere?…"
"Qui a El Paso c’è uno che odia il bianco senor!…"
"E chi sarebbe?…"
- Chiese l’incuriosito giornalista appena
entrato. Quella domanda provocò un fremito di terrore al barman.
"Per me è troppo!… Me ne vado!…"
Gettò via il grembiule, e dopo essere corso all’esterno, balzò su
un cavallo e fuggì veloce verso il deserto.
"Lo faccio fuori al volo capo?…" - Propose Bestiadero
prendendolo di mira col suo winchester.
"Non c’è tempo!… Portate dentro l’ingegnere, è ora di
farlo cantare!…"
Il giovanotto ricoperto di graffi e lividi venne sbattuto davanti a
Blanco.
"Allora ingegnere!… Devi sapere che ormai io sono pieno di
dinero e devo investire"
Mentre parlava srotolò sul lercio pavimento una cartina topografica.
"Ecco la cartina di questo merdaio di posto, tutto quello che
devi fare è indicarci dove passerà la ferrovia!…."
"Mi dispiace moltissimo, sono informazioni riservate…."
Un urlo disumano attraversò El Paso ma nessuno vi badò, erano cose
normali.
"Parlaaa!!!…" - Comandò Blanco con un orecchio
sanguinante stretto fra i denti.
"Mai!…"
"A si!… Ramon dammi il tuo coltello"
El Petenado si chinò sull’ingegnere e gli tagliò la camicia.
"Allora mio caro giornalista, stai scrivendo?… Ora voglio che
descrivi come si sventra un uomo. Guarda, il coltello va tenuto così…."
"Bastaa!!…"
- Gridò l’ingegnere salvando il
debole cronista da uno svenimento imminente.
"… Dannate carogne, portatemi qui la cartina!…. Anche se so
che poi mi ammazzerete…."
"Non farti troppe illusioni hombre, per te il sollievo della
morte è ancora lontano. Prima dobbiamo accertarci che non hai mentito…."
Il giovane ingegnere indicò un punto preciso nel deserto dove era
segnata una vasta tenuta.
"Caramba!…" - Esclamò
Blanco.
"…. Di chi sarà tutta quella terra? Saranno almeno 400 acri!…"
"400 acri di sabbia e vento!…"
Puntualizzò uno dei messicani.
"Io sono stato parecchio da queste parti ultimamente capo, quella
è la terra di Mister Bovars. A El paso lo chiamano il bastardo dalle
basette lunghe ed è un maldito serpiente! Tempo fa era un pericoloso
pistoleros, poi ha iniziato a costruirsi un vero impero qui intorno
assoldando sciacalli come quello che abbiamo sistemato poco fa,
e scacciando tutti i legittimi
proprietari terrieri. Io penso che sappia della ferrovia e che le sue
intenzioni non siano poi tanto diverse dalle nostre…."
"Uhm!…"
El Petenado divenne pensieroso.
"Sei in gamba hombre, come ti chiami?…"
"Rico Benedicto"
"Bien!.. Per ottenere una concessione governativa occorrono
regolari documenti di vendita, quindi questo Bovars dovrà firmare a
tutti i costi, claro?…."
Detto questo, Blanco organizzò il piano d’azione e l’intera banda
s’attivò.
El Petenado volle lo spaesato giornalista al suo fianco.
"Tra poco vivrai esperienze inaudite…."
Bestiadero osservava l’omuncolo con la bava alla bocca.
"Capo, perché lo portiamo sempre dietro?… Lascia che lo
ammazzi!…"
"So io chi va ammazzato Ramon, andiamo adesso!…."
Dopo aver riagganciato i cavalli ai carri, i banditi messicani si
avviarono verso il Ranch di Mister Bovars per sistemare
definitivamente la questione. Appena fuori dal paese, un sospettoso
Blanco bloccò la breve carovana.
"Mi sembra strano che non ci abbia attaccato nessuno!… Questa
quiete mi preoccupa, mah!… Berrò!…"
E portandosi alla bocca una speciale borraccia dotata di rubinetto, si
dissetò facendo attenzione a non macchiarsi.
"Bestiadero!!.." - Chiamò
poi a gran voce. Quando l’omone dalla forma di una grossa botte lo
raggiunse, gli spiegò: "Non
mi va di correre inutili rischi. Nascondi l’oro nel cimitero su quel
colle e poi resta di guardia in zona con Rico e Giordano, di loro mi
fido. Chiunque ti vede mentre nascondi el dinero fallo fuori!…
Claro?…"
"Ma capo!… Questa responsabilità mi pesa!…"
"So che di te mi posso fidare!.."
"Si però!…"
"Vai!!!…"
Dopo aver spostato le preziose mitragliatrici dal carro dell’oro a
quello di Blanco, i tre Messicani si avviarono verso il cimitero.
Prima di ripartire, El Petenado distribuì altri ordini: - "Caricate
le Gatling con speciali pallottole esplosive e tenetevi pronti….
Temo agguati!…"
Verso il tramonto arrivarono nei pressi del
Canyon Negro e l’astuto Benedicto vide scintillare qualcosa tra le
rocce.
"Eccoli là Capo!…" - Gridò
tra lo sferragliare del carro.
"Come ci comportiamo?…"
"Avviciniamoci il più possibile dopo di che aprite il fuoco…
Li sotterreremo sotto una montagna di piombo!…"
Nascosti sulle irte montagne, Bill
Murray e i suoi uomini, attendevano eccitati il passaggio delle loro
vittime.
"Non ho mai visto simili somari!…" - Esclamò
ridendo il bandito, assistendo alla spregiudicata avanzata dei
Messicani.
"Avevi proprio ragione Bill, quelli non sospettano nulla. Sarà
un massacro!…"
"Adesso mettiti in posizione Treddy, tra poco si balla!"
E infatti, il carro dei Messicani si scoperchiò e le Gatling
entrarono in azione.
RAT-TAT-TAT-TAT-TAT-TAT-TAT-RAT-TAT-TAT-TAT-TAT-
L’ultima cosa che Bill Murray e i suoi uomini videro, fu l’intera
montagna che l’inghiottì franandogli addosso.
"Hai scritto tutto amigo giornalista?…."
"Un’altra carneficina!… Che Dio vi perdoni!…"
"Ah! Ah! Ah!…"
Rise El Petenado, smontando dal carro facendo attenzione a non
sporcarsi.
Mentre i suoi uomini si aggiravano tra le
rocce franate derubando i leccapiedi di Bovars caduti, Blancò si mise
ad escogitare uno stratagemma per entrare nel Ranch del temuto rivale
senza l’uso della violenza. Assorto nei suoi pensieri, pose gli
occhi sul povero ingegnere legato e imbavagliato, subito il suo volto
preoccupato s’illuminò di un trionfale sorriso: finalmente aveva
avuto la grande idea che cercava.
A notte inoltrata, Bestiadero e i suoi due
compari, con reverenziale cautela, s’addentrarono nel lugubre
cimitero di El Paso a quell’ora deserto. I tre si misero ad
aggirarsi tra le tombe in cerca di quella adatta al loro scopo.
"Questa mi piace!…"
Sentenziò Bestiadero davanti ad una decrepita lapide senza nome che
sembrava antica quanto il mondo.
"Datevi da fare con le pale, io tengo d’occhio il carro!…"
Detto questo, il gigante Messicano lasciò Rico e Giordano al loro
lavoro manuale e si allontanò per fumarsi in pace un sigaro cubano.
"Maldicion!…" - Esclamò Giordano, adirato tra un colpo di
pala e l’altro.
"Perché toccano sempre a noi i lavori più rognosi?!…"
"Non farti sentire Giordano!… Bestiadero potrebbe diventare una
belva!…"
"Non ho paura di quel pallone gonfiato!… Io sono Giordano
Imenez della Paloma!.."
"Continua a scavare che è meglio!…"
TUD!!
Il suono sordo del legno a contatto con la pala annunciò che erano
arrivati alla bara.
"Chiamiamo Bestiadero, che almeno lo sollevi lui il coperchio!…"
- Propose l’impaurito Rico.
"Giordano Imenez della Paloma non ha paura delle bare e dei
cimiteri!…"
Deciso, Giordano sollevò il coperchio della bara e il suo volto si
deformò per il terrore che lo invase: dentro c’era il becchino.
"Avete osssato sssvegliarmi!…"
"Scappiamo Rico!… Lì dentro c’è la morte in persona!…"
"Giordano de mierda!!!…" - Esplose Rico, volando a gambe
in aria urtato dal compare in fuga…
Dopo essersi fumato con tutta calma il suo sigaro, Bestiadero tornò
sul posto trovandolo deserto.
"Cosa diavolo combinano quei due?…"
Si domandò mentalmente avvicinandosi alla tomba profanata.
"Ooooh!!…" - Esclamò arretrando di un passo. Rico e
Giordano erano dentro, galleggiavano nel loro stesso sangue.
Istintivamente, Bestiadero estrasse la pistola ed iniziò a guardarsi
intorno.
"Sagre y muerte!… Chi c’è?!…"
"Sssono qui Ramon…" - Sibilò
il becchino alle sue spalle…..
"Mister Bovars, mi dispiace disturbarla durante la cena, ma fuori
ci sono tre persone che vorrebbero discutere con lei di questioni
urgentissime…"
"Chi diavolo sono?…" - Domandò
lo scorbutico allevatore mentre dilaniava avidamente un cosciotto d’agnello
al forno.
"Uno di loro è un ingegnere della ferrovia. Ecco i suoi
documenti, ha controllato anche Crimenson, è tutto in ordine. Ha
detto d’esser qui per la concessione governativa riguardo alla
stazione. Cosa ne pensa lei?…"
SCIACK!…
Il domestico fu raggiunto da un sonoro ceffone.
"Falli entrare subito idiota!…"
"Non mancherò signore…"
"Sei ancora qui?!…"
SCIACK!…
"…Scattare!!!…."
"Vado…" - Riuscì
finalmente a rispondere il gracile servitore, che sfoggiava due occhi
gonfi e cerchiati. L’allevatore si alzò deciso, e sbattendo forte
le mani cacciò via tutti i sui leccapiedi che sedevano a tavola con
lui.
"Fuori!!… Questa è una questione privata!…"
I rozzi pistoleri si alzarono impettiti e uscirono guardando in
cagnesco i tre uomini che entravano scortati dal domestico di Bovars,
che con gli occhi pesti a stento vedeva davanti a sè.
"Accomodatevi signori!.. Non badate al mio domestico, è un
incapace, ma io ho buon cuore e lo tratto quasi come uno dei miei cani…"
Poi si rivolse ancora all’omuncolo: -"Fuori dai piedi adesso!…
Vai a pulire le stalle!…"
Malgrado il tono autoritario usato per impressionare i suoi ospiti,
Bovars era raggiante, già s’immaginava la sua città: Bovars city.
Le case da gioco, i Saloon, le banche, tutto suo.
"Sedetevi prego, whisky?…"
I tre si accomodarono e finalmente Jiulius notò che il giovane
ingegnere era malconcio e perfino mutilato in alcune parti.
"Santo cielo ingegnere!… Cosa le è capitato?…"
Blanco puntò la sua Colt al fianco del giovane.
"Ho fatto un brutto incontro nel deserto purtroppo, ma quest’uomo…."
- E indicò El Petenado. - "… Mi ha salvato…"
"Ben fatto!…" - Si
congratulò Bovars senza nemmeno degnarsi delle presentazioni.
"… Questo sporco paese e pieno di carogne luride e va ripulito
per Dio!…"
L’ingegnere indicò il gracile giornalista.
"Questo è l’avvocato della compagnia. Tratterà con lui per la
concessione…."
"Magnifico!…"
Il giornalista non perse tempo e sottopose a Bovars i documenti da
firmare.
L’allevatore gli diede una veloce ripassata e subito divenne
paonazzo.
"Qui c’è un equivoco signori!… Questo è un contratto di
vendita!…"
CLICK!
"Esatto!…" - Esclamò Blanco puntando la pistola contro il
naso bufalino di Bovars.
"Non firmerò mai!…"
SCIACK!
"Ci vuol ben altro per convincermi!…"
CRASCH!!!
Blanco gli ruppe una sedia in testa.
"Mi dispiace solo che non posso ancora ammazzarti gringo!…
Firma!!!.."
Bovars allora gonfiò il petto e gridò a pieni polmoni. -
"William!… Aiutoo!!…"
SCIACK!
"Maledetto bastardo!… Chiamare i tuoi uomini non ti salverà!…"
- Lo minacciò ancora Pedro.
"Lascia che arrivi William Crimenson e ne riparleremo!…"
Improvvisamente il vetro di una finestra s’infranse e la testa di
Crimenson rotolò ai loro piedi.
Il giornalista fu il primo a svenire, seguito quasi subito dall’ingegnere.
Blanco e Bovars si guardarono in faccia alibiti.
"Che diavolo significa?…" - Domandò
un confuso Pedro a Bovars indicando la testa con la Colt.
"Questo era Crimenson!…"
TOC! TOC!…
"Bussano alla porta!…" - Fece
notare Blanco per niente tranquillo.
"Vai ad aprire Bovars e non fare scherzi!… In questi casi io
non guardo in faccia a nessuno. Claro?…"
L’allevatore aprì la porta e comparve davanti a loro la gigantesca
sagoma di Bestiadero, con gli occhi cavati e l’impronta di una mano
insanguinata stampata sul volto.
"Lui è qui!…" - E detto questo, il gigante Messicano
cadde in avanti, svelando così una falce conficcata nella schiena.
"Chiudi subito la porta idiota!…"
Ordinò El Petenado allo stordito Bovars. Proprio in quei convulsi
istanti si riprese l’ingegnere.
"Che cos’è successo?…" - Domandò
frastornato. Blanco lo rimise in piedi con la forza e poi iniziò a
spingerlo verso l’ingresso.
"Qui tira un’aria grama!… Vai fuori a controllare!…"
"Perché proprio io?!…"
"Fuori ho detto!!!…"
SLAM!!
Il terribile Messicano, dopo averlo spinto all’esterno richiuse con
violenza la porta alle sue spalle.
"Quello fugge di sicuro…."
Commentò Bovars che sembrava essersi calmato.
"Temo proprio di no!…"
E mentre Blanco rispondeva, qualcosa urtò con una furia inaudita la
porta che andò in mille pezzi. Il corpo devastato dell’ingegnere
rotolò nella stanza finendo contro i bianchi stivaletti di Pedro.
"Fuori sono tutti morti…."
Disse il giovane utilizzando il suo ultimo, sofferto, respiro.
"Bastaaa!!!…" - Urlò isterico Bovars. - "… I miei
nervi non ce la fanno più!…Lo voglio vedere in faccia questo
maldito poerco!…" - Sbraitò
inferocito Blanco sventolando le sue pistole. Si rivolse poi allo
sfinito allevatore.
"Procurati tutte le armi che puoi, almeno la smetterai di
frignare come una bambina viziata!…."
Bovars si diresse deciso verso la cassapanca in cui teneva i suoi
fucili, ma appena sollevato il coperchio, ne fuoriuscì un potente
colpo a bruciapelo che gli fece scoppiare la testa come una zucca.
BOUM!!!!
Dalla cassapanca si sollevò rigido e spettrale il becchino con le
mani incrociate sul petto e gli occhi luccicanti. A quell’infernale
visione, Blanco lasciò cadere a terra le sue pistole. Il becchino gli
porse una latta di vernice.
"Devi diventare nero!…"
"Ma il bianco è…. è tutta la mia vita…."
Trovò la forza di protestare il Messicano.
"Lo ssso Pedro… Ma adesssso ubbidisci, devi prepararti per
morire…."
Mentre lo sconfitto Messicano si dipingeva penosamente di nero, fece
il suo ingresso in quel luogo di dolore Jeff Leck.
"Hey amico!… Lascia che lo tolga di mezzo io quello sporco
Messicano!…"
Disse con la sua voce da castrato facendo volteggiare abilmente la
pistola.
"… Ho un conto in sospeso con lui!…"
BANG!…
Il becchino lo spazzò via.
Quando Blanco ebbe terminato il rito funebre, il becchino gli girò
più volte attorno per controllare il risultato.
"Bene Pedro… Ora sssei pronto per morire…. Bevi!…"
Con il volto rigato da nere e dense lacrime, El Petenado si portò
alla bocca la latta di vernice e bevve ciò che rimaneva all’interno.
Fu una morte atroce. Blanco finì a terra con la gola e i polmoni
saturi di vernice nera, aggredito da terribili spasmi si contorse per
alcuni secondi con le mani spalancate verso il becchino.
"Spara!…"
Farfugliò. Ma il becchino gli voltò le spalle e lo lasciò entrare
all’inferno più lentamente possibile.
"Piazza pulita!…" - Sentenziò
poi in mezzo a tutti quei cadaveri.
"Ehm!… Mi scusi signore!…" - Intervenne servizievole il
giornalista, che aveva assistito agli ultimi eventi continuando a
fingere d’essere svenuto.
"Lei è un tipo straordinario, il migliore in cui mi sia
imbattuto…. Non le farebbe piacere avere qualcuno che racconti le
sue gesta… Diventare una leggenda…."
Il becchino inclinò leggermente il suo nero collo mentre lo studiava.
"… Ad esempio…" - Continuò
il giornalista a ruota libera.
"… Lei in tutta questa vicenda da che parte stava?…"
"Dalla parte della morte!!!…" - E
lo decapitò lanciandogli contro il tagliente vassoio d’argento che
conteneva il paté di bufala prodotto da Bovars.
Più tardi, mentre nel cielo mattutino di El Paso iniziava ad
albeggiare, il becchino chiudeva dietro di se il cigolante cancello
del cimitero.
"Quesssta ssstoria finisce qui…. Sssolo la morte non ha fine!…."
E avviandosi fra le spettrali lapidi, scomparve in quel poco che
ancora rimaneva della notte.
Fine!
"
L’uomo di Washington "
Quel giorno a El Paso, degli
stonati tromboni stavano martoriando le orecchie dei pochi presenti.
Su di un palchetto tappezzato di bandiere Americane e vari ritratti
raffiguranti uno sconosciuto politico del Nord, prese la parola un
uomo distinto dal tono garbato.
"Cittadini di El Paso!…Uomini e donne del Texas!… Noi del
partito Repubblicano non amiamo dilungarci in chiacchiere, perciò
sarò breve. L’uomo che rappresento, il Senatore Abramo Lincoln,
vuol diventare il nuovo Presidente degli Stati Uniti anche per voi!..
Prima di partire da Washington mi ha detto: Charles!.. Di a tutto il
popolo del Texas che io sono qui!… Che cuore signori, che cuore!…
Questo è il Senatore Abramo Lincoln…"
- E indicò in modo solenne uno dei tanti
ritratti tutti uguali, per poi proseguire dopo una breve pausa
studiata.
"… Un tempo abbiamo gridato tutti insieme: L’America agli
Americani!… Oggi, noi del partito Repubblicano urliamo: L’America
a tutti gli uomini liberi!… Cosa rispondete voi… Cittadini di El
Paso?…"
Nella polverosa strada
principale, tra i pochi straccioni presenti, calò un imbarazzante
silenzio rotto dalla domanda di un vecchio sdentato.
"Sì, ma quand’è che si beve?…."
L’oratore rimase di stucco e in suo soccorso intervenne una
personalità locale.
"Bene signori!… Potete tornare alle vostre attività. Per oggi
abbiamo terminato!…"
Un mormorio di disapprovazione si levò dallo scarso pubblico che si
disperdeva.
"E’ un oltraggio!.. Il mio discorso non era ancora terminato!…"
- Protestò l’oratore visibilmente
contrariato.
"Deve capire, Senatore Burdolking, che questa è una città di
frontiera. I discorsi troppo lunghi sono inutili…."
"Ma io avevo appena iniziato e…"
"Venga con me Senatore, gli mostrerò dove passerà la notte, lì
potrà finalmente riposarsi dopo il lungo e faticoso viaggio…"
"Lungo e inutile mio caro Delegato Simson. Io glielo detto a quel
sognatore di Lincoln…" - Sbuffò scoraggiato Burdolking.
"Ne parliamo dopo Senatore, venga…."
Seguendo il Delegato e scuro in volto, l’uomo arrivato da Washington
si perse nei suoi pensieri.
"So io come agire!… C’è una sola lingua che capiscono
quaggiù!…"
"Ha detto qualcosa Senatore?…"
- Domandò il Delegato udendo alcuni
sconnessi mugugni.
"Procediamo per favore… Non perdiamo tempo!…"
-Rispose seccato Burdolking, che poi
si allontanò per unirsi agli uomini della scorta.
Dopo che la locanda fu
scrupolosamente controllata, la delegazione delle autorità politiche
fece il suo ingresso. Il Senatore Burdolking volle tenere una breve
riunione con i suoi più stretti collaboratori prima di ritirarsi.
Sedendosi attorno ad uno spartano tavolo del salone d’ingresso, si
accomodarono insieme al Senatore di Washington, anche il sindaco Bill
Marshall, il Delegato Simson e il Colonnello Johnson, comandante della
scorta armata.
"Sono deluso Signori!… Qui la politica non interessa a nessuno.
Ho affrontato un pericoloso viaggio di miglia e miglia per raccogliere
al massimo un risibile numero di consensi…"
"Questo è il Sud mio caro Senatore!…"
- Gli rispose, quasi divertito, il Delegato
Simson.
"Uhmm!…"
Burdolking divenne pensieroso e fissò tutti assumendo un
atteggiamento indecifrabile.
"Voi siete orgogliosi del vostro selvaggio Paese, non è vero?…
Ma io vengo da Washington, e lì a volte si deve essere più cinici e
spietati che su un campo di battaglia. Proprio così!… Per essere
eletto Presidente degli Stati Uniti, Lincoln ha bisogno d’essere
sostenuto dai vostri straccioni… E lo sosterranno…. Vedrete!…"
"Come intendete convincerli Senatore?…" - Chiese
innocentemente Bill Marshall, per l’occasione vestito come se si
celebrasse il suo matrimonio.
"Mio carissimo sindaco. Sapevo che avrei incontrato problemi e
così ho portato con me l’arma più antica ed efficace del mondo….
Infallibile!…"
Ed estrasse un mazzo di banconote tale, da far scintillare gli occhi
di tutti coloro che lo circondavano.
"Vuole corrompere l’intera città!!…"
- Esclamò sbalordito il Delegato
Simson.
"Non sia ridicolo!… Ho solo bisogno di studiare la situazione…
Ogni uomo, così come ogni città, ha il suo punto debole…"
"Ma il Senatore Lincoln appoggia questi suoi sistemi?…" -Volle
sapere ancora il Delegato Simson, sempre più scioccato.
"Come vi ho già detto, Lincoln è un sognatore, un idealista!..
Non sospetta neppure dei miei propositi e come potrebbe, non saprebbe
distinguere un crotalo da una lucertola. Quell’uomo è un ingenuo ve
lo dico io!… Lui e tutti i suoi stupidi leccapiedi dalle mani
immacolate. Per fortuna ci sono io ha sistemare le faccende sporche…."
Poi si concentrò sullo sguardo frastornato dei suoi interlocutori.
"A proposito di questo denaro… Sarà meglio che non vi facciate
venire strane idee. Questa non è che una misera fetta di una torta
assai più grossa. Non createmi problemi e diventeremo tutti molto
più ricchi!…"
Detto questo s’alzò.
"Ora, se permettete, mi ritiro nella mia stanza…"
"Capitano Mac Steppers!…"
- Ordinò il Colonnello Johnson.
- "Scortate il Senatore al suo
alloggio!…"
"Non importa signori…"
- Disse Burdolking sistemandosi l’abito
sgualcito.
"… E’ vero che sono un viziato uomo di città, ma so ancora
distinguere la mia stanza dalle altre. Grazie…."
E si avviò col suo passo elegante mentre al tavolo volavano occhiate
perplesse.
Raggiunto il piano superiore,
il Senatore di Washington si ritrovò avvolto dalla penombra e dal
maleodorante fumo che saliva dal locale sottostante. Colto da
fastidiosi colpi di tosse, affrettò il passo sbagliando
clamorosamente alloggio ed entrando in quello di Matilda Lopez De
Coimbra, nota prostituta, alcolizzata e giocatrice d’azzardo.
Ormai era calata la notte, nera e impenetrabile come il volto del
demonio. Burdolking avanzava alla cieca nella stanza completamente
buia, respirando il pestilenziale fetore che l’impregnava.
"Ma qui è peggio dell’inferno!…"
Pensò sconvolto. Ad un tratto, con le mani sfiorò il bordo di una
vasca da bagno.
"Ah!.. Quello che ci voleva. Non mi sembra vero che in questo
porcile ci si possa lavare…."
Senza nemmeno preoccuparsi di accendere una lampada si tolse i vestiti
e si lasciò cadere nell’acqua. Una volta dentro, fu immediatamente
avvolto da un tanfo disumano che lo fece scattare fuori come una
molla.
"Quest’acqua è putrida!!!…"
- Disse notando uno stivale da vaquero che
galleggiava in superficie.
"Protesterò immediatamente!.. Questo è lo scolo dei lavaggi di
tutto il mese!… Che schifo!!…"
- Esclamò sputando peli estranei che
gli si erano infilati in bocca.
Proprio in quel momento entrò un pistolero completamente nudo ma col
cinturone allacciato in vita.
"Matilda sei qui?…"
- Domandò mentre i suoi occhi si
abituavano all’oscurità. Impaurito, il Senatore si nascose sotto il
letto senza avere il tempo di ricoprirsi e il pistolero non si accorse
di nulla, rilassato, si lasciò cadere in quell’acqua fetida senza
il minimo fastidio.
Poco dopo entrò Matilda, una volgare donna dai seni smisurati e più
pesante di un bisonte, che gettatasi sul letto lo deformò arcuandolo
verso il pavimento e facendo scempio del povero Burdolking. Il
Senatore si ritrovò il fegato in gola e la milza compressa fra due
costole.
"Aurg!…"
- Si lasciò sfuggire tappandosi la
bocca con una mano.
"Sbrigati che ho un altro cliente da soddisfare!…" -
Comandò intanto Matilda all’uomo, che dopo
averla raggiunta sull’alcova del peccato, stava ora soffocando sotto
quel peso insostenibile.
"Mi fai male!…"
- Riuscì a rispondere il pistolero
con i polmoni svuotati.
Dopo alcuni minuti di quell’accoppiamento
al limite del bestiale, la porta della stanza cigolò lasciando
entrare un sottile raggio di luce malata. Burdolking non sentì più
nulla, intorno a lui era calato un silenzio angosciante.
"Ma che succede ancora?…"
Si domandò, sorpreso da quell’improvvisa quiete. Dopo aver
aspettato parecchio tempo in timorosa attesa, il Senatore rischiò una
sortita all’esterno e, nonostante il buio assoluto, gli parve che il
luogo fosse deserto. Istintivamente aprì gli impolverati tendoni e la
luce della luna illuminò il letto vuoto.
"Ma è impossibile!…
Erano qui!.."
Burdolkig fu tentato di
lanciare un grido d’allarme, ma poi riacquistò la sua dignità e si
mise ad indagare accendendo finalmente una lampada.
"Oooh!!!…"
La luce svelò una mano
mozzata al centro del letto, che saltellando nel suo stesso sangue,
stringeva ancora la pistola, tentando con le ultime forze di tirare il
grilletto. Un vero incubo.
"Non c’è dubbio!… E’
opera del becchino!…" - Sentenziò poco dopo lo
sceriffo Winkler, chiamato ad esaminare la macabra scoperta.
"E chi sarebbe questo
becchino?…"
Chiese Burdolking mentre si
riprendeva dallo spavento, attorniato dai domestici personali che lo
rassettavano.
"Ha presente il demonio?…"
"Non mi faccia ridere!…"
"Non mi sembra che poco
fa aveva troppa voglia di ridere!…"
"Si calmi sceriffo
Winkler!…"
- Intervenne il Sindaco Marshall.
"Siamo tutti tesi, ma
non possiamo dimenticare che ci troviamo tra gentiluomini, e che non
dobbiamo essere scortesi col signor Senatore…"
Poi si rivolse a Burdolking,
ormai perfettamente ripresosi.
"Mi segua prego,
continueremo questa discussione in un luogo più consono…"
I due uomini, insieme al
Delegato Simson e al Colonnello Johnson, si ritirarono nella stanza
precedentemente predisposta per il Senatore di Washington. Lì, il
Sindaco Marshall, stringendo tra le sue esili dita un bicchierino di
whisky, riprese la parola.
"Lo sceriffo non ha
esagerato descrivendo il becchino… E’ qualcosa d’ultraterreno.."
"Addirittura!!…"
- Esplose Burdolking.
"Come potete pensare che
un uomo come me, arrivato da Washington, possa credere a simili
favole?!…"
"Ma Senatore!.. Queste
non sono favole!… Il becchino è realtà purtroppo!!.. Non si
contano nemmeno le persone che sono scomparse da queste parti,
barbaramente uccise da quell’essere!…"
"Mi viene un’idea
signori…."
- Esclamò il Senatore
lisciandosi i capelli corvini.
"E se il vostro spettro
inneggiasse insieme a me ad Abramo Lincoln?!… Sono sicuro che qui,
tutti i vostri caproni di peones lo seguirebbero….."
"Ah! Ah! Ah!…"
- Rise senza ritegno Marshall.
"Mi scusi Senatore ma
non ho proprio potuto trattenermi…."
"Lei sottovaluta il
potere del mio denaro Sindaco Marshall!… Mi dica solamente dove
posso incontrare questo bandito e vedrà!… Si accorgerà che tutti
hanno un prezzo, anche il suo demonio da strapazzo!!…"
Il magro Sindacò posò il
bicchiere vuoto e scosse il capo.
"Faccia come crede, ma
quando si tratta del becchino io mi tolgo di mezzo. E’ per questo
che sono ancora qui!…"
"Molto bene Sindaco
Marshall, come preferisce…. Ma si consideri fuori da quest’affare…
La sua fetta di torta se l’è giocata!…"
L’uomo lasciò la stanza
indignato e il Delegato Simson lo seguì senza fiatare.
"Codardi!…"
- Sentenziò Burdolking
lanciando una furbesca occhiata a Johnson.
"Bene Colonnello, a
quanto pare siamo rimasti soltanto noi due. L’ideale per certe
faccende, non crede?…"
Il titubante militare si
limitò ad annuire senza rispondere. Più tardi, il Colonnello ordinò
ad alcuni fidati subalterni d’informarsi per la città sulle
abitudini di quel misterioso personaggio che volevano incontrare.
Malgrado la barriera d’omertà sollevata, il denaro che fluiva a
fiumi sortì qualche risultato, e Burdolking poté conoscere il luogo
in cui il becchino compariva con maggior frequenza: il cimitero…
Nonostante l’alba fosse
ancora lontana, la debole luce lunare illuminava le tombe e la
visibilità era buona. Johnson e il politico di Washington si
aggiravano impazienti tra le lapidi e le tante anonime croci di legno.
"Senatore, quello non
viene… Lasciamo stare!…"
"Paura è!… So io
quello che bisogna fare!…"
- E rovesciò un sacchetto di
tintinnanti monete d’oro su una tomba.
"Vieni fuori amico!….
Ho una proposta da farti…. Ci sono in gioco tanti di quei soldi che
tu nemmeno ti sogni!…"
Ma il silenzio di quella
notte immobile aumentò ancor più. Burdolking attese ancora
pazientemente, poi strinse i pugni sconfitto e adirato.
"Il fatto è che non
esiste!!… Che umiliazione!.. Ingannato da un branco di bovari
ignoranti senza la minima istruzione!!…"
In preda alla rabbia, il
Senatore colpì con un calcio la prima croce che gli capitò a tiro,
sradicandola e facendola volare in aria.
"Andiamocene Johnson, il
pericolo più grave che corriamo in questo cimitero da quattro soldi,
è quello di prenderci un raffreddore!…"
Ormai era quasi l’alba e
Burdolking si sentiva stanco e depresso per tutti i suoi continui
fallimenti.
"Dannato Lincoln!… Che
se ne venga lui, la prossima volta, qua al sud, a respirare la polvere
del deserto e a lavarsi dove sono rimasti a mollo gli uomini più
sporchi e pidocchiosi che siano mai esistiti!!…."
Rientrati in paese, il
Senatore si chiuse nella sua stanza e riposò malamente fino a tardo
pomeriggio, quando diede il via al piano che da sempre aveva portato i
frutti migliori.
In piedi sul solito palco,
con le braccia pigiate contro i fianchi, attendeva d’essere
annunciato dal Colonnello Johnson. Il sindaco Marshall e il Delegato
Simson erano presenti per pura formalità.
"Signori di El Paso!…"
- Esordì Johnson.
"Vi presento l’onorevole
Senatore Charles Burdolking!… Membro del congresso e ufficialmente
autorizzato a rappresentare il Partito Repubblicano in tutto il Sud,
inoltre… Ehm!… Bene!… Eccolo a voi!…"
In un silenzio mortificante,
Burdolking si schiarì la voce davanti ai soliti distratti straccioni
e poi parlò, incurante dello squallore che aveva di fronte.
"Ieri ho finalmente
capito dove si nasconde il cuore di questa formidabile città!… La
sua forza sta nella pragmaticità…."
Udendo quella parola
sconosciuta, i presenti si scambiarono occhiate sospettose, ma ci
pensò Burdolking a sistemare tutto, annunciando:
"Così vi dico!… Chi
di voi sosterrà il Senatore Abramo Lincoln berrà gratis a mie spese
per tutta la notte!…"
L’intera strada esultò e
nel giro di pochi minuti quella promessa si diffuse in tutta
El Paso producendo una vera e
propria valanga umana verso il saloon.
"Evviva Abramo Lincoln!!…"
- Urlavano e inneggiavano
tutti.
"Evviva!… Ippe!!…"
Il saloon fu invaso a tal
punto che le persone trasbordavano da porte e finestre, furono
composte canzoni epiche, e l’immagine dello sconosciuto politico di
Washington venne affissa ad ogni abitazione e all’ingresso del
paese.
Nel suo alloggio, Burdolking
osservava tutto il fermento causato, fiero di se e dei suoi sistemi.
"Allora, Colonnello
Johnson…. Avete visto come si fa?…."
Johnson, che smaniava di
lasciare quei luoghi desolati, ne approfittò.
"Come sempre, avete
dimostrato di avere ragione Senatore… Ora possiamo riprendere il
nostro viaggio…."
"Certamente!…
Allertate gli uomini e raccogliete tutto ciò che è necessario, il
nostro lavoro qui è concluso… Domattina all’alba ci leveremo da
questo letamaio!…"
Johnson, visibilmente
sollevato, lasciò la stanza di Burdolking ignaro di ciò che stava
per accadere….
"Sono talmente ubriaco
Steve, che potrei addirittura uccidere il becchino a mani nude!..
Questa notte mi sento una tigre!…"
Si vantava il vecchio Jacky
Jacksonville, appoggiato al cancello del cimitero di El Paso, mentre
altri suoi due compari armati di piccone, deturpavano alcune tombe.
I tre, completamente sbronzi,
avevano lasciato il saloon, e sospinti dall’alcool, erano
intenzionati a sfogare i loro istinti più regressi, in atti di
violenza ed esaltazione estrema.
"Ho voglia di spaccare
la faccia a qualcuno e fargli ingoiare tutti i denti!…"
Borbottò Steve prima di
ritrovarsi a terra, nel fango, e di avanzare carponi senza riuscire a
rialzarsi. I suoi amici continuavano a bere sorreggendosi a vicenda.
"Ragazzi!… Erano anni
che non prendevo una sbornia simile, sia benedetto Abramo Lincoln!…"
Esclamò Riddle intonando una
canzone sconcia.
"Bene!… Ora andrò ad
urinare su quella tomba, ne sento il bisogno…" - Disse Steve una volta
rimessosi in piedi. Oscillando come un pupazzo molleggiato, si
avvicinò ad una lapide senza nome tentando invano di slacciarsi i
pantaloni, e salutando la vita accasciandosi con una falce conficcata
in un occhio.
"Come osssate mancare di
rissspetto alla morte!…"
Sibilò il becchino, sorto
come il più terribile degli spettri, dalla notte.
I due amici di Steve
rinsavirono immediatamente ma il loro destino era segnato. Riddle fu
raggiunto da una lampada, che a contatto col suo alito saturo d’alcool
esplose, trasformandolo in una torcia umana.
Jacky Jacksonville tentò la
disperata fuga ma il becchino lo catturò.
"Chi vi ha mandato?…"
"Nessuno!!… L’uomo
di Washington ci ha fatto bere… E’ tutta colpa sua!…"
Terminata la frase, la sua
testa mozzata volò a conficcarsi su una delle tante arrugginite punte
del cancello. Lì sarebbe rimasta a consumarsi come cibo per gli
avvoltoi. Quella testa apparteneva al becchino e nessuno mai, in tutta
El Paso, avrebbe osato toccarla.
Intanto, nella sua stanza,
Burdolking aveva ricevuto la visita del sindaco Marshall.
"Allora Sindaco!… Cosa
può dire adesso?…"
Domandò ironico mostrando al
suo interlocutore la città vista dalla finestra, tappezzata di
manifesti raffiguranti Abramo Lincoln e popolata da una folla ebbra e
ormai profondamente corrotta.
"Non saprei Senatore…
La notte non è ancora finita…."
"Ah! Ah! Ah!…"
- Rise sinceramente divertito l’uomo
di Washington.
"Sciocchezze!!… Lei
non sa accettare le sconfitte, mio caro!… E mi saluti il suo
becchino quando lo vede…"
Dopo quell’ultima stoccata,
Burdolking congedò il suo ospite, ormai era stufo di quelle rozze e
provinciali persone che vivevano all’ombra di miti e leggende da
strapazzo. Finalmente solo, il Senatore si crogiolò ripensando ai
suoi recenti successi.
"Non ce niente da fare:
un uomo istruito che sa usare il cervello non ha limiti…"
Si disse specchiandosi fiero.
"Eccolo là il loro
stupido cimitero…. Questi paesi di frontiera sembrano così
pericolosi a prima vista, ma alla fine basta poco per addolcirli…
Quel posto mi mette di buon umore solo a guardarlo…."
E si avvicinò alla finestra
per osservarlo meglio, appoggiato sull’ombrosa collina lontana,
confuso e misterioso alleato della notte, e dei suoi più neri incubi.
"Alla tua salute
becchino, che tu esista o no, poco importa!…"
CRASH!!!…
"Ooooh!!!…"
Una nera mano rinsecchita
sbucò dalla notte trascinandolo fuori dalla finestra e facendolo
ruzzolare fino giù in strada, dove un carro funebre trainato da
dodici neri stalloni imbizzarriti, lo travolse maciullandolo.
Trovandosi per caso ancora
sul posto, il Sindaco Marshall scosse il capo sussurrando.
"Era inevitabile!…"
E se ne andò a dormire.
Quando la notizia della morte
del Senatore Burdolking arrivò a Washington, Lincoln commentò così:
"Meno male!… Ci siamo
tolti un peso Signori… Quell’uomo non mi era mai piaciuto e tanto
meno i suoi sistemi…."
Fine!
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