( 1° episodio: "Il Conte Macula")
Sforzatevi di immaginare l’angolo più oscuro di tutto l’universo: ci siete? Ecco, quella notte era buia così….Bon si rigirava nel letto in preda a terribili incubi "marini" ….. Sognava le grandi onde che lo inghiottivano come orche feroci e grondante di sudore urlava nel sonno appiccicoso:
Intanto fuori imperversava la tempesta ed il vento fischiava come un vagabondo felice attraverso le finestre. IL cielo era rischiarato dai fulmini e terrificanti tuoni squarciavano il silenzio e il sonno di tutti gli abitanti di New York. Ad un tratto, nella camera di Bon, la finestra che dava sul minuscolo balcone cedette al vento e si spalancò. La stanza venne invasa dalla pioggia e dalle foglie e Billy di colpo si svegliò tossendo e imprecando:
Dopo la figuraccia fatta con Lilly Monroe sulle coste del Pacifico, l’acqua non la poteva proprio più sopportare. Nelle sue orecchie echeggiavano ancora le risate della"gazza ladra", mentre lo lasciava alle sue disavventure acquatiche e se ne andava in compagnia di Sem, il bagnino più bello di tutta S.Francisco. Non era mai stato scaricato da una donna, anche perché non ne aveva mai avuta una….e neanche più ne voleva….Chiuse la finestra con un gesto di stizza e poi, tremante per il freddo, si rifugiò al tepore delle coperte. Quando fu finalmente al calduccio si rilassò e accese la lampada, la sua famosa lampada all’olio di balena, regalatagli da suo nonno il Capitano Berrett, che nel ‘875 aveva addirittura circumnavigato l’isola di Manatthan….Accesa la luce esclamò:
Davanti a lui stava un vecchio fradicio, malvestito e con il volto triste, che ricordava molto il"pescatore" di De Andrè…..Aveva due occhi grandi e spenti, che da tempo avevano deposto le armi, sconfitti da una vita troppo crudele per loro. Dopo essersi ripreso dallo shock, Bon si mise seduto e gli disse:
Rispose arrendevolmente il vecchio. Afflitto e con la schiena piegata, si diresse nella stanza attigua con un fare da cane bastonato. Bon provò una grande pena per il suo ospite clandestino e così lo raggiunse carico di amorevoli intenzioni.
Gli domandò.
Bon rimase ammutolito. Quel vecchio era peggio di quanto pensasse.
A quella domanda il vecchio gli si avvicinò, porgendogli la mano callosa e usurata dal tempo.
Domandò Bon pensieroso.
Petrescu si lasciò cadere sfinito sul bordo della vasca da bagno.
Gli rispose Petrescu mentre mangiava.
Rispose Bon perplesso.
Bon si sedette, distrutto dagli eventi.
Bon spalancò gli occhi sbalordito. Aveva voglia di scaraventare quello strano personaggio dalla finestra da cui era entrato.
Bon scoppiò a ridere di gusto.
Bon pensò seriamente di telefonare a Cooper. Era chiaro che quell’uomo soffriva di seri problemi mentali. Si domandava se poteva essere anche pericoloso. Decise di assecondarlo.
Bon aveva sonno ed era stufo di sentire quegli inverosimili discorsi. Così decise di congedare il suo nuovo amico.
Petrescu si avviò verso la porta.
Mentre così diceva, raccolse dal fianco del letto una piccola custodia di sax, a cui Bon non aveva mai fatto caso. La custodia era logora e rovinata.
Disse Bon trattenendo a stento nuove risate.
In quel momento, dalla custodia uscì come un sussurro appena udibile ma dal tono tagliente e gelido come il ghiaccio.
Bon rimase immobilizzato dal terrore: altro che ridere….Guardò in silenzio Petrescu uscire dalla porta e portare con sé il misterioso ed inquietante oggetto.
Gli disse prima di uscire e svanire nella notte. Sorse il sole ed illuminò Bon, il quale era nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato Petrescu. Era praticamente paralizzato ed era in preda a un grande dubbio: ma quella voce l’aveva sentita davvero o no? Sentiva di essere in pericolo. Quel Petrescu avrebbe potuto essere uno psicopatico assassino ma….non se la sentiva di telefonare a Cooper: cosa gli avrebbe detto? Finalmente lo squillare improvviso del telefono lo riportò come in vita: era di nuovo un essere deambulante…..Era proprio Cooper che lo stava chiamando, per sapere le ultime novità.
Bon titubava: tenersi tutto dentro o aprirsi?
E riattaccò. IL trucco di Bon era perfettamente riuscito. Aveva preso tempo con Cooper. Ora stava facendo il numero di un altro suo vecchio amico: il dentista Mentadent Peter, conosciuto in tutta Brooklin, soprattutto nella zona del ponte… Gli propose un incontro per quella stessa sera, per fare quattro chiacchiere e bere qualcosa. Mentadent accettò e così s’incontrarono. Quella sera erano in un localaccio sul porto, il famoso"Old Max Prak River", noto per la buona birra scura e per le trote di mare al limone.
Esclamò Mentadent tra una lisca di trota e l’altra.
Bon era raggiante e dall’euforia inghiottì una trota intera.
La trota gli andò di traverso e Billy diventò viola, sotto gli occhi esterrefatti di Mentadent. Afferrò d’istinto la prima cosa che gli capitò sotto mano, come per aggrapparsi alla vita……Ma era il testone pelato di Luciano Brutus, un gigantesco scaricatore di origine Italiana, che subito saltò in piedi e colpì Bon con un terrificante pugno allo stomaco, facendogli rigettare la trota all’istante… ….Ma questa finì proprio sul faccione di Brutus, il quale andò su tutte le furie…
Urlava felice Bon.
Voleva stringere la mano all’omone ma questi gliela stritolò. A quel punto intervenne Mentadent, estraendo dalla tasca il suo trapanino portatile…..
Solo a sentire il rumore, l’omone rabbrividì e scappò fuori dal locale. L’applauso di tutti i presenti rinvigorì Bon ed il gestore, Max Prak, riconoscendolo gli offrì la cena. Quella notte Bon precipitò nei suoi soliti incubi, le trote al limone lo inseguivano e gli sembrava di sentire la presenza di Brutus nella stanza. Si svegliò sudato, deciso a bersi un buon digestivo ma…venne letteralmente sorpreso da una figura terrificante che si ergeva proprio di fianco al suo letto. Un omone in nero, alto quanto il Sergente Coyote e dallo sguardo maligno e profondo lo stava fissando…
Disse gelido. Bon ebbe il tempo di vedere per bene il nudo canino solitario che faceva capolino dalla sua bocca….
Disse Bon, fingendo una sicurezza che sicuramente non aveva…….
( 2° episodio: "Donna barbuta, sempre piaciuta")
Bon con tutta calma bevve il suo digestivo. Poi incontrò lo sguardo di Macula e cominciò a tremare. Il vampiro gli si stava avvicinando come un felino sulla preda. Spiegò il suo nero mantello ed aprì la bocca.
Bon realizzò finalmente di essere in grave pericolo. Si rammentò delle vecchie leggende ed afferrò una testa d’aglio dalla vaschetta delle verdure. La scagliò verso Macula, il quale la divorò in un sol boccone.
Esclamò Bon.
Il vampiro ormai era praticamente addosso a Bon….Appoggiò il dente affilato sul suo collo ma…..quando fece per mordere, ecco che si levò un urlo straziante:
Quell’unico suo dente era anche cariato, gravemente cariato e…..il colletto inamidato di Bon lo aveva letteralmente martoriato. Ora Macula era seduto sul pavimento, col volto tra le mani e straziato dalle lacrime. Bon si sentiva vivo per miracolo: a volte la carie può salvarti la vita….In quel mentre entrò Petrescu, con in mano il sacchetto della spesa. Vide Macula per terra in quello stato pietoso e subito si preoccupò.
Bon si impietosì nel sentire quelle parole. Si alzò in piedi e disse deciso:
Telefonò a Mentadent sulla linea d’emergenza. L’amico rispose con voce assonnata:
Bon riattaccò. Dato che la Ford"rallenty"era ancora sotto sequestro, dovettero prendere un taxi. L’abile taxista sfrecciava veloce sotto le precise indicazioni di Bon. Arrivati a destinazione, al momento di pagare la corsa, l’autista fece notare che andava pagato un supplemento per la custodia di sax. Ne nacque una concitata discussione, che venne interrotta dalla perentoria uscita del Conte Macula dalla custodia stessa. Si accanì sullo sventurato taxista, il quale nemmeno si rese conto di ciò che gli stava capitando. Finì a terra quasi dissanguato, con gli occhi persi nel vuoto e uno sguardo di terrore dipinto sul volto. Terrorizzato lo era anche Bon. Macula lo guardò gelido e gli disse:
I tre entrarono nel palazzo di Mentadent, mentre il taxista strisciava verso il centro della strada implorando aiuto ed il suo taxi veniva rubato da due barboni di passaggio. Poco più tardi, entrarono nello studio di un assonnato Mentadent. Macula col suo portamento distinto si guardò intorno.
Disse osservando un portaombrelli d’ottone. Mentadent lanciò mentalmente improperi a Bon, che gli aveva procurato clienti così stupidi.
Disse Mentadent indicandola a Macula. IL vampiro però, aveva notato un altro particolare nello studio che lo attirava non poco.
Domandò prendendo tra le mani il"Gazzettino NewYorkese" del giorno.
Chiese Bon.
Esclamò Mentadent. Macula allora sorrise lievemente, mostrando il nudo e solitario canino.
Intervenne Bon annoiato.
Affermò strappandogli di mano il giornale.
Intervenne Petrescu per calmare gli animi.
…..Ma Bon volle tirare un’ultima stoccata.
Rispose freddamente Macula. Intanto Mentadent era pronto.
Macula si accomodò sulla poltrona e Mentadent gli applicò il "crick da bocca". Ora il vampiro non poteva più parlare ed era visibilmente preoccupato. Intanto il dentista iniziò l’ispezione orale, al fine di decidere come comportarsi.
Rispose Macula a bocca aperta. Da un esame più attento, Mentadent notò i due piccoli condotti per il sangue che partivano dai canini.
Subito mise in azione un terrificante trapanino e Macula sentendone il rumore sbiancò in un istante, iniziando così ad agitarsi.
Grugnì Mentadent. In quell’istante però, i vestiti del vampiro si afflosciarono, perché si era trasformato in un minuscolo pipistrello. Volò a nascondersi dentro il confortevole riparo del lampadario. Mentadent e Bon si guardarono negli occhi increduli, mentre invece Petrescu, portatosi sotto il lampadario, gridava preoccupato:
Rispose Macula.
Esclamò Mentadent, riponendo il trapanino.
Gli fece eco Bon.
Li implorò Petrescu.
Mentadent procurò la scala a Bon e questi salì fino al lampadario, dopo aver ritagliato dal giornale la foto di Assuntina Lupara. Arrivato in cima, la mostrò al piccolo pipistrello.
Il pipistrello reagì strappando la foto dalle mani di Bon e iniziò a svolazzare per tutta la stanza, tenendo in bocca l’immagine della sua amata.
Gridò Mentadent.
Disse Bon mentre a testa in giù scendeva dalla scala. Mentadent corse a prendere il suo retino da pesca e si mise ad inseguire l’animale per tutto il laboratorio.
Seguitava a ripetere un imbarazzato Petrescu.
Dopo un lungo inseguimento, il vampiro cadde sulla poltrona esausto: era ormai troppo vecchio per questa cose….Ritornò vampiro e si addormentò.
Esclamò Mentadent infuriato.
Sussurrò Macula al limite delle sue forze.
Disse Mentadent.
Gli porse una camera d’aria di camion, riempita con albumina gellosa per uso dentistico. Macula la morse svogliatamente, lasciando però una perfetta impronta.
Petrescu aiutò uno stanchissimo Macula a rialzarsi e a quel punto Bon e Mentadent, provarono una gran pena per questi due relitti della società. Bon si domandò quanto effettivamente potevano essere pericolosi due disgraziati simili. Chi stava aiutando? Un fenomeno da baraccone oppure una reale minaccia per il genere umano? Quando uscirono, Mentadent neanche li salutò. Passarono i giorni e Bon quasi si era dimenticato di tutta questa faccenda. Capitò però, che lesse sulla prima pagina del"Gazzettino NewYorkese" la tragica notizia della morte del suo amico Mentadent Peter. Ne rimase sconvolto, impugnò la cornetta e telefonò immediatamente a Cooper.
Bon uscì dall’ufficio senza neanche riattaccare il ricevitore e nel giro di tre minuti era già alla centrale. Raccontò l’intera storia a Cooper, il quale gli credette solo per la stima che aveva in lui. In quel mentre entrò Coyote, che aveva recentemente riacquistato un aspetto più umano. Bon era felice di rivederlo.
Bon tornò serio e si rivolse di nuovo a Cooper.
Domandò Coyote. I due raccontarono anche a Coyote la storia del vampiro Macula. A quel punto il Sergente ebbe come un’illuminazione.
Cooper si sedette pensieroso alla scrivania, lucidandosi il distintivo.
Disse a Bon.
Rientrando a casa, Bon vide un macchinone smisurato parcheggiato davanti all’ingresso ma non se ne preoccupò più di tanto e salì. La porta del suo appartamento era stranamente aperta. Entrato, si trovò di fronte un uomo mingherlino, seduto sulla poltrona tra due"gorilla", che fumava con tutta calma. Uno dei due giganti, Bon lo riconobbe subito dalla pelata, altri non era che Luciano Brutus….
Gli disse Salvatore Rollini, il braccio destro di Tony Lupara. Bon provò un brivido che gli percorse tutta quanta la spina dorsale. Sentiva le gambe pesanti come tronchi e….già si vedeva impilastrato in una colonna di cemento. Ostentò comunque grande tranquillità.
Bon si accomodò sull’altra poltrona del salotto.
Continuò Rollini.
Rispose Bon.
Bon continuava a non capire ed era letteralmente pietrificato. Le parole di Rollini erano per lui come Aramaico antico.
Esclamò Bon leggermente risollevato.
Rispose Bon, che già covava dentro di sé desiderio di vendetta.
Domandò poi.
Fu la risposta di Rollini. Intervenne allora l’altro"gorilla", Jack Museruola di Harlem.
Rollini lo azzittì subito.
Chiese Bon preoccupato.
Disse Rollini alzandosi in piedi e svelando così la sua altezza più che ridotta di 135 cm o poco più….. - Andiamo ragazzi, il capo ci aspetta…..e mi raccomando….la Polizia niente deve sapere…..se no!…..Lasciamolo tranquillo il nostro Cap.Cooper, ci siamo capiti? Salutammo…… …..E uscirono. Prima però Brutus, ricordandosi dell’affronto subito giorni prima all’"Old Max Prak River", strappò dal muro la foto del nonno di Bon, il Cap.Berrett, scagliandola per terra ridendo….
( 3° episodio: "Jamaican Pyrss" )
Appena usciti i tre tirapiedi di Lupara, Bon si ritrovò solo e sconvolto. Per la seconda volta nella sua vita aveva a che fare con il famoso boss e la sua banda. Questa volta però sarebbero stati loro a pagare: ne era certo. Dunque era stato Lupara ad ordinare la morte di Mentadent.
Si chiedeva inoltre se Mentadent fosse riuscito a guarire Macula, prima di incontrare gli scagnozzi di Lupara. Forse sì, forse ci era riuscito e così aveva segnato la sua fine. Sentiva un grande vuoto allo stomaco e così mangiò una decina di babà al whisky. Ora stava meglio, anche se però le cose gli giravano attorno velocemente. Pensava confuso:
Squillò il telefono. Era Cooper, che gli chiese di raggiungerlo alla centrale. C’era un’importante notizia sul conto di Macula.
Rispose con voce impastata. Quei babà al whisky erano davvero troppo inzuppati. Crollò al suolo, cantando felice la canzone che gli aveva insegnato suo nonno il Cap.Berrett:"Navi, birra e sogni di gloria". Si addormento beato, navigando col pensiero in mari lontani. Quando ormai le stelle, brillavano fiere nel cielo di New York, Cooper entrò timidamente nell’appartamento di Bon. Avanzava cauto nell’oscurità, fino a che non trovò una lampada. Dato che l’ambiente era stra- saturo d’alcool, appena l’accese questa esplose in una fiammata che gli scottò una mano.
Ben presto scoprì la fonte delle esalazioni alcoliche: era Bon, rovesciato sul tappeto, che a bocca aperta russava e cantava contemporaneamente.
Cooper lo guardava schifato e incredulo. Pensava:
Si tolse il cappello per grattarsi la testa confuso e in quel momento venne colpito violentemente al capo. Così si ritrovò anche lui a navigare nel mare lontano del mondo dei sogni. La prima cosa che Bon vide al suo risveglio, fu il faccino antipatico di Salvatore Rollini.
Bon si guardò attorno confuso e vide Cooper imbavagliato e legato ad una sedia, ancora nel mondo dei sogni. Stava in una stanza a lui sconosciuta.
Urlò.
Gli fece cenno con la pistola che teneva in mano. Lo condusse in una stanza enorme, dove seduto su un trono in noce massiccio, lavorato a mano in perfetto stile dell’isola di S.Salvador, stava Tony Lupara, il boss dei boss. Tale stanza, era colma di scaffali pieni di fascicoli e bottiglie di liquori: un "mix" tra un archivio e una taverna….
Esclamò Bon alla vista di tutte quelle bottiglie.
Gli ordinò Rollini dandogli uno scappellotto. Assuntina Lupara, si aggirava per il locale ricoperta di veli semi trasparenti, bianca come un cadavere, volteggiando leggiadra e trasportata come da una musica che solo lei riusciva ad udire. Sul suo volto pallido, risaltava ancor di più la vistosa peluria incolta….A quella terrificante visione, Bon ancora debole, cadde pesantemente a terra svenuto. Si risvegliò tra le braccia di Luciano Brutus, che lo stava stritolando con tutta la sua forza.
Gridò Bon.
Ordinò Rollini.
Disse severo Lupara alzandosi in piedi. Luciano Brutus prese la foto dalla scrivania del boss e la schiaffò di fronte alla faccia di Bon.
Brutus lo colpì violentemente con un pugno al naso e Bon perse di nuovo conoscenza.
Ordinò il boss.
Assuntina Lupara intanto, continuava a volteggiare sempre come in "trance".
Rispose Assuntina.
Intanto Bon riprendeva lentamente i sensi, massaggiandosi il naso diventato enorme.
Sussurrò mentre tornava a sedersi.
Lupara scoppiò in una fragorosa risata.
Si affrettò a puntualizzare Billy, rivangando quel lontano episodio, nel tentativo di salvaguardare il suo futuro. Lupara intanto versò da bere al suo ospite forzato.
Intanto nei suoi volteggi, Assuntina finì col cadere tra le braccia di Bon.
La sgridò il nonno.
Disse la giovane a Bon. L’investigatore si rivolse a Lupara.
Incuriosito e ammirato, il boss si sedette sul suo trono per ascoltare comodamente l’interrogatorio.
Lupara esplose in un applauso.
Bon domandò ancora:
Domandò Lupara .
….Ma Bon fece purtroppo un’ultima domanda che rovinò tutto.
Lupara diede un forte pugno al bracciolo del suo trono ed urlò:
Brutus sfondò la porta, credendo il suo boss in pericolo. Appena fu nella stanza, Lupara gli ordinò:
Reagendo d’istinto, Bon afferrò Assuntina e la scagliò fra le braccia di Brutus, il quale con grande sorpresa di Lupara, rimase profondamente schifato.
Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, che il boss lo freddò con un colpo di pistola in mezzo agli occhi. Subito Lupara prese poi di mira Bon, il quale si sentì finito.
….Ma in quel mentre squillò il telefono. Lupara si stizzì, visto che nessuno rispondeva.
Gli suggerì Bon.
Alzò il ricevitore.
Lupara abbassò il ricevitore e si rivolse di nuovo a Bon.
Lupara scoppiò di nuovo a ridere.
Quella notte alla stazione, imperversava un forte temporale: era una classica notte da vampiri. Bon se ne stava seduto su una panca, nel tentativo di riposarsi un po’. Frank Museruola leggeva il"Gazzettino NewYorkese", su cui davano la notizia della scomparsa di Cooper. Rollini era al baretto della stazione, dove stava tentando di conquistare qualche tenero cuore femminile. A quell’ora di notte però, nel locale c’erano solo barboni e qualche alcolizzato. Le sue imprecazioni alla sfortuna giungevano nitide fino a Bon. Sconsolato uscì dal baretto, portando qualcosa di caldo da bere ai compari.
Disse Frank Museruola.
Rollini si sedette accanto a Bon.
In quel mentre, il treno provvidenzialmente entrò in stazione, placando così la rabbia che Rollini stava cominciando a covare. Dal treno scese un solo passeggero: Jamaican Pyrss. I tre vedendolo rimasero a bocca aperta. Era così vestito: giacca verde metallizzata sgargiante, camicia gialla, cravattino di cuoio, calzoni in pelle di boa, stivali a punta, una smussata e l’altra aguzza, occhiali rotondi con le lenti arancio, bombetta Inglese dalla quale, come una cascata, sbucavano un’infinità di treccine bionde stile"rasta". Questa specie di Arlecchino si diresse verso di loro, portando in una mano una valigia in pelle di coccodrillo e nell’altra un cronometro.. Rollini si fece avanti.
Rollini allargò le braccia sconsolato.
Intervenne allora Bon.
Rispose irritato Pyrss.
Chiese Bon interessato.
Esclamò Bon. Rollini era già stufo di questo strano tipo.
Lo azzittì immediatamente Rollini, che poi raccolse la valigia e la diede a Museruola.
Arrivati alla vettura, Pyrss si rifiutò di salire.
Rollini lo spinse dentro bruscamente.
Strada facendo, Rollini e Bon spiegarono a Pyrss la situazione. Egli però, scontento commentò:
Rollini si rivolse a Frank Museruola.
Arrivati a destinazione, dalla vettura scese un Jamaican Pyrss inzuppato e stracciato: il segno di un pneumatico era stampato sul suo viso…. Lupara, che nel frattempo era sceso ad aspettarli, dopo aver accolto lo specialista gli domandò:
( 4° episodio: " Chi dorme piglia botte " )
Jamaican Pyrss sfrecciò veloce verso la casa e Lupara rivolgendosi a Rollini disse:
Rispose fiero Rollini. Una volta dentro, Jamaican volle subito visitare la paziente e dopo essersi ripulito si mise all’opera. La ragazza venne fatta sdraiare sul divano del salotto, alla presenza di Lupara e di Bon. Pyrss ordinò di chiudere tutte le tende.
Osservò Bon.
Gli ribatté contrariato Lupara.
Affermò Bon.
Bon si zittì imbronciato.
Esplose Lupara.
Avendo sentito le urla del loro capo, subito entrarono Rollini e Museruola con le armi spianate.
Jamaican Pyrss prese la sua lente d’ingrandimento dalla borsa ed osservò le ferite.
Sussurrò tra sé.
Gli rispose Bon.
Anche Lupara era rimasto ammirato dalla diagnosi del Dott.Pyrss e quindi domandò:
Pyrss si sistemò gli occhiali e poi rispose:
Lupara era confuso.
Afferrò dalla borsa un bicchiere vuoto e lo posò sul petto di Assuntina. Dopo averci messo sopra l’orecchio, si mise a scandire ad alta voce i battiti, confrontandoli coi secondi del suo cronometro.
Infilò l’indice in un orecchio della paziente e poi accese un fiammifero.
Esclamò Lupara di nuovo contrariato.
Mentre Rollini perquisiva in modo rude Jamaican Pyrss, questi ribatté indignato:
Lupara si rivolse a Bon.
Lupara si adirò ancor di più. Intanto Rollini aveva trovato i documenti.
Lupara li lesse freneticamente e poi li riconsegnò al Dottore.
Pyrss richiuse la borsa e si rivolse ai presenti molto preoccupato.
Bon intervenne.
Jamaican si rivolse a Lupara.
La casa si riempì di attività. Per gli scagnozzi di Lupara il lavoro era una cosa totalmente nuova e sconosciuta e in più per niente gradita. Bon dirigeva tutto ma…. nessuno lo ascoltava. I lavori vennero ultimati in tempo per la mezzanotte. Assuntina era completamente sigillata nella sua camera. Nemmeno un fantasma sarebbe potuto entrare e di conseguenza nella villa torno la quiete, che conciliò il pacifico sonno di tutti. Incaricati della guardia alla stanza, furono sorteggiati col sistema della pagliuzza, Frank Museruola e Arnold Tirapugni.
La mattina seguente fu Lupara in persona, l’unico ad avere la chiave della camera, ad accorgersi della scomparsa della nipote. Diventò una belva.
Li trovarono addormentati sul divano del salotto. La lavorata del giorno prima li aveva sfiancati. Frank aveva in mano un cannolo siciliano mangiato per metà…. Il primo a svegliarsi fu proprio lui.
Sbadigliò soddisfatto.
Gli disse Lupara, che poi lo freddò con un colpo di pistola in mezzo agli occhi. Lo sparo svegliò anche Arnold Tirapugni, che vedendo il corpo inerme dell’amico esclamò:
La stanza si riempì di scagnozzi e Lupara ordinò:
Tirapugni venne talmente riempito di botte che la sua faccia si gonfiò come un pallone. In pochi attimi divenne talmente grande, che Arnold iniziò a sollevarsi dal pavimento, dopodiché volò fuori dalla finestra, perdendosi nel cielo albeggiante…
Ruggì Rollini vedendolo scomparire. Bon, che si era appena svegliato, entrò nella stanza gremita di persone e piena di sangue.
Chiese innocentemente.
Ruggì Lupara come un leone ferito. Bon venne letteralmente trascinato fuori.
Domandò mentre strisciava.
Quel giorno, la casa di Lupara sembrava essere più un formicaio che la normale dimora di un boss. Gli scagnozzi entravano ed uscivano freneticamente dalla villa ma di Assuntina non vi era proprio traccia. Bon intravide in quel caos una concreta possibilità di fuga. Infatti, verso il tardo pomeriggio, si presentò al cancello d’uscita sorridente e tranquillo e si rivolse al guardiano.
In un lampo raccolse un enorme sasso e lo scagliò verso la guardia, colpendola in pieno viso…..Ma il sasso si ruppe ed il volto della guardia rimase imperturbabile. Dalla guardiola uscì fuori " Muscolone " Taylor, un omone che aveva iniziato ad andare in palestra a soli due anni e che aveva vinto i concorsi di " Mister Muscolo " dell’ultimo decennio. In meno di un secondo lo agguantò e Bon si ritrovò sollevato come una piuma.
Gli fece un favore, perché era proprio lì che si trovava il suo ufficio. Volò per circa cinque minuti e poi atterrò sul tetto della sua Ford " Rallenty ". La solita vecchietta, che di lì passava, gli domandò:
La donna corse via spaventata e confusa. Bon non salì nemmeno nel suo ufficio ma corse subito alla centrale. Lì chiese subito di parlare con Bonner. Entrato nell’ufficio del grassissimo capo della Polizia, questi lo accolse a braccia aperte stritolandolo.
Bon rifiutò ma Bonner ugualmente lo ingozzò a forza.
Terminata quella tortura, Bon poté finalmente raccontare la storia di Macula, del rapimento di Cooper e delle sue disavventure con Lupara e Jamaican Pyrss. Bonner, mentre mangiava una coscia di pollo, gli rispose:
A quelle parole Bon ebbe un’intuizione e si alzò di scatto.
….Ed uscì di corsa.
( 5° episodio: " IL cimitero di S.Cristobal " ) I due arrivarono sul posto poco prima del tramonto e Bon condusse Coyote in un vecchio teatro abbandonato. IL portone scricchiolante era socchiuso e con una leggera spinta l’investigatore lo aprì.
Chiese Coyote preoccupato.
I due avanzarono su di un pavimento completamente polveroso, sul quale risaltavano le impronte forse dell’unica persona che era entrata lì negli ultimi anni. Raggiunsero la zona del retropalco, dove vi erano decine di custodie di strumenti accatastate l’una sull’altra.
Confidò Bon a Coyote. Il sergente, che era di origine Navajos, era un esperto lettore di impronte e così si mise subito ad esaminare quelle sul pavimento.
Chiese con ansia Bon.
Usciti dall’edificio, Coyote continuò a seguire a carponi le impronte di Petrescu anche sull’asfalto, mentre Bon poco più dietro, si mangiava invece un pacchetto di pop – corn. Quando il buio della notte, cominciò ad impedire la lettura delle orme, i due si trovarono di fronte ad un cancello di ferro. Bon lo aprì. La falce della luna illuminò un piccolo ed ombroso cimitero. Sembrava quasi che il vento lo avesse soffiato in quel luogo dalla lontana New Orleans, visto che era costruito secondo le usanze tipiche della Louisiana. Le lapidi screpolate e ricoperte di umido muschio mettevano i brividi ai nostri due eroi e in quell’atmosfera surreale, Bon si mise a fischiettare " Gloomy Sunday ", canzone della sua amata Billie Holiday.
Gli domandò perplesso Coyote.
….E si rimise a fischiettare tranquillo. Improvvisamente, una tomba si aprì e….. uscì fuori un bianco cadavere. Coyote rimase paralizzato dal terrore. Bon continuò invece a fischiare. Il morto domandò:
Bon rispose rilassato.
Coyote, tremante, nemmeno gli rispose. Bon si rivolse allora al morto.
Bon si rivolse ancora a Coyote.
Coyote era talmente spaventato che i denti gli picchiettavano come se fossero provvisti di vita propria. Dopo aver salutato, il morto rientrò nella tomba. Bon fece sedere Coyote sotto shock e si diresse verso il luogo indicatogli. Raggiunse una cappelletta e si mise a scendere le scale che portavano verso il basso. Raggiunto il fondo, venne completamente avvolto dal buio. Udì però chiaramente i mugugni di cui aveva parlato il morto. Accese un fiammifero e vide Petrescu legato con un fil di ferro, imbavagliato e gettato in un angolo di quell’inquietante luogo. Notò che su una tomba era posta una lampada e così si affrettò ad accenderla, dopo di che tolse il bavaglio a Petrescu e lo liberò. IL vecchio cadde a terra sfinito.
Petrescu glielo strappò di mano e mangiò anche la carta.
All’improvviso si udirono dei passi sulle scale. Petrescu si nascose dietro a Bon.
Era invece Coyote, che aveva i denti ancora picchiettanti e lo sguardo allucinato. I due tirarono un sospiro di sollievo. Petrescu prese Bon per una mano e lo trascinò verso una tomba aperta.
Ripeté Bon tra sé.
Si udirono altri passi leggeri ed i tre si abbracciarono impauriti.
Sussurrò terrorizzato Petrescu. Apparve invece il volto barbuto di Assuntina. IL già iperteso Coyote a quella vista si lasciò sfuggire un urlo tremendo.
…..E fuggì via nella notte. La giovane ragazza, ricoperta di veli, si mise a danzare in quel loculo di morte. Per assecondarla Bon danzò con lei ed a quella vista Petrescu, già molto debole, svenne del tutto. I due danzarono per alcuni minuti, dopo di che vennero d’improvviso sorpresi dalla mostruosa apparizione di Macula, che li fissava dalla scala coi suoi gelidi occhi e la bocca gocciolante di sangue.
Ringhiò Macula. Bon spinse via Assuntina come se fosse un sacco vuoto e contemporaneamente sfoderò la sua 38 a tripla canna, facendo fuoco a raffica. IL vampiro si trasformò in pipistrello e volò fuori, mentre i calcinacci dal soffitto cadevano e rotolavano per le scale. Bon lo inseguì nel fumo, ritornando così nel cimitero. Una volta fuori, iniziò la caccia al pipistrello. Bon sparava saltando da una tomba all’altra ma il pipistrello schivava le pallottole con grande agilità. Continuarono così per alcuni minuti, fino a quando Bon stramazzò a terra sfinito ed ansimante. IL pipistrello gli planò accanto, riacquistando sembianze da vampiro.
Disse gelidamente Macula.
Rispose Bon. Afferrò il vaso di fiori di una tomba e ne bevve avidamente il contenuto. Macula restò letteralmente disgustato.
Intanto Bon si era dissetato.
Al cimitero intanto, erano arrivati i primi curiosi attirati dagli spari e le sirene della Polizia si udivano in lontananza.
Dopo aver lanciato a Bon un’occhiataccia infernale, Macula mutò in pipistrello e volò via. Con arroganza Bon si mise a cacciar via i curiosi.
Sopraggiunsero in quel mentre due volanti della Polizia, dalle quali scesero alcuni agenti indaffarati.
Urlò Bon. Sulla seconda volante, c’era disteso Coyote, impaurito e coi denti che ancora gli picchiettavano. Bon condusse alcuni poliziotti nella cripta e lì trovarono Petrescu che giaceva a terra svenuto. Di Assuntina però non vi era traccia….
Gli agenti si guardarono in faccia increduli. Nel frattempo uno di loro, aveva trovato un piccolo sentiero che portava fuori dal cimitero. Ora Assuntina poteva essere ovunque. Gli era sfuggita di nuovo. Installarono allora dei riflettori, che illuminarono un cimitero completamente devastato dai colpi di Bon. A quel punto i curiosi, vedendo i riflettori, pensarono che stesse per iniziare uno spettacolo di musica macabro – jazz…..Alcuni cominciarono ad applaudire, invocando l’uscita della star. I poliziotti cercarono di placare quell’improvvisato pubblico con urla e colpi sparati in aria ma…..la folla aumentava e prendeva sempre più entusiasmo.
Stava urlando una vecchietta di origine Senegalese.
Gridavano tutti gli altri.
Gridavano gli agenti. In questo caos improvvisato, dalla solita tomba uscì fuori il bianco cadavere incollerito.
Seguì un silenzio di…tomba. Dopo alcuni secondi, sia il " pubblico " che i poliziotti, si misero ad urlare terrorizzati, fuggendo via a gambe levate.
In un attimo il cimitero fu deserto.
Sentenziò il bianco cadavere prima di rientrare nella sua tomba. Bon era lì, solo e col vento che gli fischiava attraverso il cappello. Raccolse un crisantemo da un vaso e lo posò sulla tomba del bianco cadavere.
Sentendosi braccato dagli uomini di Lupara, Bon decise di non tornare a casa ma di andare a dormire dal suo carissimo amico, l’avvocato Mortimer Mars. Infatti si presentò, alla bellezza delle tre di notte, al cancello dell’amico, sicuro della sua ospitalità. Suonò sei volte il campanello, dopo di che stufatosi, decise di scavalcare il muro di cinta.
Pensò.
Una volta nel cortile, notò la luce del soggiorno accesa.
Pensò di nuovo.
Sfoderò allora la 38 a tripla canna e fece irruzione sfasciando la porta. Nel salottino c’era un sorpreso Mortimer, inginocchiato davanti alla sua ex ragazza, la quale finalmente era da lui tornata. Stava dichiarandole tutto il suo amore ma…..in quel momento si bloccò, colto da una semi paralisi facciale.
Urlò Bon rotolando sul pavimento secondo la tecnica d’incursione dei Marines.
Urlò la ragazza terrorizzata, che subito fuggì infrangendo una vetrata e poi, dopo essere caduta per un piano, una volta atterrata sul prato sottostante corse via zoppicando.
Nella stanza intanto, Mortimer emetteva con la sua bocca storta e semi chiusa, solo dei suoni gutturali ed incomprensibili. Bon si rialzò fiero.
Gli occhi di Mortimer lanciavano fiammate d’odio. La collera era talmente forte che le sue mascelle vinsero la paralisi e si sbloccarono.
Gli rispose un assonnato Bon.
Con un balzo felino, Mortimer salì sulla scala ed aggredì Bon. I due rotolarono di sotto e subito dopo la casa piombò nel silenzio più assoluto. IL mattino seguente, Bon si svegliò con la faccia sotto l’ascella di Mortimer…..
Si scrollò Mortimer di dosso e questi svegliandosi sussurrò:
Bon raccolse il cappello tra le macerie del salottino e poi guardò con pena il suo amico.
Esclamò. Poi uscì, cercando di riconcentrarsi su quanto era accaduto quella notte al cimitero. Decise che la cosa prioritaria, per ora, era di farsi un buon whisky…..
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Nomi autori | Paolo Accorsi e Fabrizio Tesini |
Note sugli autori | Paolo Accorsi e Fabrizio Tesini, dai più conosciuti come " Paolino " e " Bisso ", scrivono insieme da circa due anni. Sono coetanei ( 35 ) e si conoscono dai tempi delle scuole elementari. Abitano entrambi a Binasco ( Mi ) e di professione sono operai. Hanno al loro attivo due copioni teatrali, non ancora messi in scena, e vari racconti di genere comico. La loro "perla" è senz' altro Billy Bon, investigatore privato che agisce nella lontana America degli anni '40, e che nonostante la sua " imbranataggine " riesce sempre a risolvere i vari casi in cui si trova coinvolto. |
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