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( 6° episodio: " Ipnosi ")
Quella mattina Bon si recò alla centrale. Cercò Bonner ma questi non c’era, visto che aveva avuto un’indigestione durante la notte. Comunque lo informarono che sia Coyote che Petrescu erano ricoverati all’ospedale di Manatthan e così decise di andarli a trovare. I due erano ricoverati in reparti differenti. Preferì andare prima da Coyote, visto che era il più grave. Arrivato nella sua stanza, subito notò le profonde occhiaie del primario Dott.Scott e della giovane infermiera Jennifer. Subito al suo orecchio giunse il forte picchiettio dei denti di Coyote…..
Disse preoccupato il Dott. Scott. Bon però, era con lo sguardo fisso sulla bella Jennifer. IL dottore accortosi lo redarguì.
Lei lo ricambiò lanciando un dolce sguardo, rovesciando però una bottiglia d’acqua minerale ghiacciata su Coyote, il quale urlò:
Miracolosamente, forse a causa dello shock, smise di picchiettare i denti.
Disse Bon ad uno stupito Dott.Scott.
Disse il dottore sconsolato uscendo dalla stanza. L’infermiera Jennifer era ammirata, avrebbe voluto chiedere il suo nome a Bon ma riuscì solo a diventare rossa e impacciata. Se ne andò rovesciando il carrello delle vivande, un po’per terra e un po’addosso a Coyote, il quale riprese anche a parlare.
Bon intervenne per difendere la fanciulla.
Fiera la ragazza uscì, con in testa l’ambizione di diventare un giorno una grande dottoressa. Coyote era dunque completamente guarito e accompagnò Bon a trovare Petrescu. Lo trovarono quasi del tutto ristabilito. Aveva mangiato per tutta la notte ed aveva così ripreso qualche chilo. Mentre Bon rispondeva ad alcune domande di Petrescu, d’improvviso si udì del trambusto nel corridoio. La porta della camera si spalancò ed entro un medico, con tanto di mascherina, che però invece del bisturi teneva in mano una rivoltella.
Coyote, veloce come un fulmine, gli tolse la pistola e poi con un forte pugno lo atterrò. Bon gli tolse il bavaglio e poi lo interrogò.
L’uomo era un po’intontito, pensò un attimo e poi svenne.
Disse Bon a Coyote.
Domandò Coyote.
Coyote strinse la mano a Bon e gli disse serio:
Gli strizzò l’occhio ed uscì. Bon e Petrescu fecero rinvenire il tirapiedi e poi puntandogli la sua pistola alla schiena, lo costrinsero a scortarli fino da Lupara. Mentre uscivano dall’ospedale, sentirono più volte l’altoparlante chiamare il Dott.Scott in sala operatoria….ma questi non poteva di certo sentire, visto che già era sulle rive del lago Victorino che allegramente pescava….. Verso sera, i tre entravano nella villa di Lupara. Rollini fu sorpreso, nel vedere il suo sicario entrare con le braccia alzate e dietro Bon e Petrescu che lo comandavano a bacchetta. Poco dopo, venne convocata d’urgenza una riunione, al fine di organizzare il salvataggio di Assuntina. Petrescu dovette raccontare a Lupara come Bon aveva salvato Assuntina dal morso letale di Macula, in quell’agitata notte al cimitero di S.Cristobal. Dopo di che, raccontò a tutti i presenti curiosi, l’episodio del famoso rigore fallito. Lupara mise una pietra sopra alla fuga di Bon e volle dare all’investigatore un’ultima possibilità. Qui arrivava il punto critico: dove poteva nascondersi Assuntina? Come poteva fare per rintracciare Macula? Intervenne Pyrss.
Chiese ansioso Lupara.
Lupara si alzò picchiando i pugni sul tavolo.
Pyrss divenne serio e guardo tutti con solennità.
Lupara ormai aveva la bava alla bocca.
Jamaican allora, iniziò a passeggiare avanti e indietro tenendo le mani dietro la schiena, con l’aria tipica del luminare della scienza.
Petrescu ci pensò un po’.
Urlò di nuovo Lupara.
Pyrss dopo un attimo di silenzio sentenziò:
Tutti si guardarono in faccia allibiti.
Ed uscì. - Riportate qui quel pazzo! Urlò Lupara. Pyrss venne riportato di peso nella stanza da due gorilla.
Pyrss tirò fuori il cronometro e sentenziò:
Fecero accomodare Petrescu sul trono di Lupara, per farlo stare comodo. Pyrss si sedette davanti a lui. Si fece quindi portare un catino d’acqua bollente e poi ci mise dentro i piedi.
Intervenne timidamente Bon.
Pyrss s’interruppe per guardare le facce allucinate dei presenti.
Di tutti.
Sostenne Lupara.
Lo interruppe Lupara.
Pyrss cercò subito di rilassare un agitato Petrescu. Poi, tirò fuori dalla sua borsa da medico un cioccolatino e se lo mise in bocca.
Disse a Petrescu.
Pyrss si mise a masticare molto lentamente, azionando contemporaneamente il cronometro. Intervenne un ingolosito Bon.
Subito dopo Pyrss bloccò il cronometro, mentre Petrescu rigido e con gli occhi sbarrati fissava il vuoto: c’era riuscito…
Domandò al paziente.
Sbuffò Lupara.
Rispose irritatissimo Pyrss.
Petrescu s’illuminò di un sorriso beato.
Esclamò Pyrss rivolto ai presenti.
Bon si avvicinò a Pyrss e gli sussurrò nell’orecchio:
Bon tirò fuori l’armonica e si mise a suonare l’inno della Romania. L’espressione di Petrescu cambiò rapidamente. Commosso esclamò:
Ribadì Pyrss.
Disse Petrescu.
A quelle parole a Lupara venne un attacco di tosse.
Implorò ancora Pyrss.
Continuò Petrescu.
Urlò Lupara.
Lo redarguì Bon.
Lupara si alzò gettando a terra lo sgabello su cui era seduto.
Intervenne Rollini.
Lupara uscì sbattendo la porta. Si fecero dire da Petrescu l’indirizzo della suite, il quale li avvertì anche che Macula era appena uscito e che dunque la giovane era in casa da sola. Rollini scattò immediatamente in piedi e si rivolse ad alcuni suoi sicari.
Intanto Jamaican Pyrss era alle prese con il risveglio di Petrescu. Si verificò un effetto collaterale non contemplato in quelli precedentemente elencati. Infatti, il Romeno iniziò di colpo a ringiovanire, sotto gli occhi esterrefatti del Dottore e di Bon. Jamaican continuava ad urlare:
Petrescu però, continuava a dormire ed a ringiovanire. A quel punto Bon tirò fuori la sua 38 a tripla canna e sparò una raffica di colpi sul soffitto. Un giovane e vigoroso Petrescu si risvegliò urlando:
Intanto, dai fori del soffitto sbucarono gli occhi infuocati di Lupara.
Bon non perse tempo e prese Lupara alla lettera.
( 7° episodio: " Due sposi e una sparatoria " )
Giunse la notte, una notte di lampi e tuoni. Uno di questi illuminò Macula, accovacciato sul muro di cinta di villa Lupara. Intanto dal cancello principale stava uscendo la macchina di Salvatore Rollini, in partenza per la missione di recupero della povera Assuntina. Anche Macula però era in missione. Stava infatti capitando qualcosa di inconsueto. Assuntina non si trasformava. Di solito, dopo pochi morsi, le persone iniziavano a subire la mutazione vampiresca ma ciò pareva non riguardare Assuntina, la quale era ancora perfettamente umana. Gli serviva allora il parere proprio di Jamaican Pyrss, data la sua cultura in materia. Attese per circa un’ora e quando la villa piombò nel silenzio, ecco che entrò in azione. Si trasformò in pipistrello e poi entrò da una finestra socchiusa. Era nella stanza di uno dei tirapiedi del grande boss: Jack " la carogna "…..Camminò verso il letto di quel bue russante e lo toccò più volte per svegliarlo, senza però ottenere alcun risultato….Ma Jack " la carogna " era veramente una carogna…..e infatti stava fingendo….In un lampo accese una lampada e poi puntò una mitraglietta sul volto stupito di Macula….
Disse gelido Macula. Jack " la carogna " finse di aver paura.
Jack " la carogna " aveva ancora una volta confermato il suo nome. Per salvare sé stesso, gli aveva indicato la stanza del Cinese, suo acerrimo nemico…..
Con il solo movimento del mantello disarmò Jack ma…." la carogna " tirò fuori dai mutandoni un lungo coltellaccio. Quando lo puntò verso Macula, il vampiro era sparito. Nello stesso istante percepì i gelidi denti penetrargli nel collo. Era infatti balzato alle sue spalle ed ora lo stava finendo. Cadendo a terra rovesciò il comodino di fianco al letto. Dal cassetto di questo saltarono fuori tutti i suoi mazzi di carte truccate, nonché i vari assegni falsi e a vuoto, contocorrenti di denaro riciclato e persino il suo falso diploma delle elementari….: insomma tutta la sua vita da carogna…..In seguito, Macula col suo passo felpato si recò nella camera del Cinese, il quale secondo l’usanza di Pechino dormiva disteso sotto il letto…..tenendo in mano due bastoncini di legno. Macula, che conosceva Pyrss come una persona stravagante, proprio vedendo quella sagoma in penombra sotto il letto si convinse di essere nel posto giusto…..Accese una lampada e poi disse:
Esclamò il Cinese con voce sottile ed antipatica. Macula restò sorpreso.
Ma mentre diceva questo, due bastoncini gli si conficcarono nelle caviglie.
Gridò il vampiro. IL minuscolo Cinese gli si arrampicò su per le gambe e poi iniziò a mordergli la schiena e a graffiargli il collo con finte unghie metalliche.
Macula era stordito.IL Cinese era velocissimo. Ora si era arrampicato sul letto a castello e lo stava colpendo con un bastone di legno morbido di Shangai…
Gli gettò poi una manciata di puntine negli occhi e gli graffettò le dita dei piedi. Macula riuscì a salvarsi da quella furia trasformandosi in pipistrello e volando via. Planò nel prato del parco, ansimante e pieno di lividi. Si rifocillò con l’acqua della fontana e si bagnò le ferite. Mentre faceva ciò, venne visto da uno scagnozzo di ronda che gli si avvicinò.
Macula doveva assolutamente sapere dov’era il Dottore e quindi subito aggredì lo sventurato di turno. Tenendogli la testa sotto l’acqua della fontana lo interrogava. Questi gli disse di aver visto Pyrss passeggiare qualche minuto prima nel parco. Dopodiché Macula lo addentò, lasciandolo lì come uno straccio senza vita. Infatti Jamaican Pyrss stava seduto sotto il pergolato della villa. Sul tavolino che stava davanti a lui c’era un fico, illuminato da una lampada all’olio d’oliva. Macula lo vide e si fece avanti con prudenza.
Gli disse Macula squadrando i suoi pantaloni in pelle di boa.
Disse Pyrss indicando il frutto sul tavolo.
Macula raccolse il fico dal tavolo stritolandolo senza pietà.
Disse Pyrss abbassando il capo, quasi raccogliendosi in preghiera.
Macula dopo aver ribaltato il tavolo afferrò Pyrss per il collo.
Jamaican non tentò nemmeno di fare resistenza alla potente stretta del vampiro. Mentre soffocava riuscì a sussurrare:
Jamaican scivolò a terra e Macula lasciò la presa. Lo fissò poi con disprezzo.
Disse Bon che stava alle spalle del vampiro e stava puntando la sua 38 a tripla canna al collo di Assuntina.
Macula esplose in una vibrante risata divertita.
Lo interruppe Bon.
Urlò Bon. Rollini ed altri quattro scagnozzi si tuffarono su Macula, catturandolo con una rete molto fine. Questi si trasformò in pipistrello ma restò comunque intrappolato.
Disse Bon in un’esplosione di gioia.
Detto questo, Bon si precipitò a soccorrere Jamaican Pyrss.
Se lo caricò sulle spalle e lo portò in casa. Macula venne rinchiuso in una cella senza finestre e sbarre e poco più tardi Lupara volle incontrarlo. Entrarono nella cella lui, Bon e Rollini. Macula se ne stava in un angolo accovacciato, come un leone umiliato e sconfitto.
Gli chiese con fermezza Lupara. Macula lo guardò ma non rispose.
Chiese a Bon.
Domandò allora il vampiro.
Rollini sgomitò leggermente Bon e poi gli sussurrò:
Domandò Lupara che non aveva sentito bene.
Intervenne allora Bon pensieroso.
Disse mesto Macula.
Continuò. Fece poi una pausa e sussurrò tra sé:
Volle sapere Rollini. Macula sembrò non sentire neppure.
Chiese.
Gli rispose Bon.
Continuò, assorto nei suoi pensieri, il conte.
Chiese Lupara.
Concluse il vampiro, lasciandosi al contempo sfuggire un timido sorriso.
Cominciò a sperare Bon. IL nostro eroe però si sbagliava…..ed anche di grosso…. Usciti dalla cella del vampiro, Lupara congedò Rollini e Bon e poi si allontanò per prepararsi all’imminente cerimonia nuziale.
Disse scandalizzato Rollini a Bon una volta rimasti soli.
Bon era sorpreso. - …..Ma di che parli Rollini?! Disse Bon con accento Catanese ormai acquisito….
Sentenziò Bon sempre più sicilianizzato….
Sollevò la camicia e mostrò i lividi a Bon.
Rollini afferrò per il braccio Bon e lo guardò quasi implorandolo.
I due si lasciarono e si diressero ognuno alle proprie stanze, nell’attesa di conoscere il giorno della cerimonia. Dopo pochi giorni, arrivò il momento tanto atteso. La cerimonia sarebbe stata officiata dal sindaco David Marcomains secondo il rito civile, assistito nell’occasione dal suo aiutante e vice sindaco Andrew Zurling. IL giardino di villa Lupara era adornato con vari festoni e ghirlande di fiori e inoltre gli scagnozzi di Tony avevano allestito una specie di piccolo altare, anch’esso adornato e ricoperto di uno sgargiante velluto rosso. Su un lato del giardino stesso era posto un lungo tavolone, imbandito con ogni ben di Dio per il rinfresco degli oltre 250 invitati. Proprio al centro spiccava la gigantesca torta nuziale: tre metri di altezza per quasi due di larghezza…. Dentro vi era nascosto, viste le sue ridotte dimensioni, Salvatore Rollini, che ad un certo punto del banchetto sarebbe dovuto uscire per augurare immense fortune agli sposi, sparando in aria alcuni colpi di pistola. C’era anche una piccola orchestra…. …e che orchestra…Si trattava della band del grande Duke La Pera, che avrebbe dovuto allietare tutti i presenti con la sua musica. Per la verità, la sua presenza fu un atto dovuto, perché proprio Tony Lupara gli aveva fatto fare carriera corrompendo non pochi tra impresari e discografici. Tra i vari invitati, vi erano anche alcuni illustri personaggi tra cui: il Sen. Mc Harty, il famosissimo attore Frank Bello detto " sguardo di gatto ", lo scrittore premio Nobel Adam La Penna, biografo di Lupara, da Chicago il cugino di Al Capone, Al Paccone e il suo braccio destro Jimmy Pacchettino, la cantante lirica Eva Pavarotta……e per finire l’ospite più illustre, addirittura dalla lontana Europa il Principe Braccobaldo…..Uno scroscio di applausi sottolineò l’arrivo del Sindaco Marcomains, al quale Lupara fece pubblicamente dono del gagliardetto della Reggina e della gigantografia del suo tecnico Franco Colomba, idolo di Marcomains quando era calciatore.
Sussurrò al suo aiutante e vice sindaco.
Disse Zurling sempre sussurrando.
Prima dell’inizio della cerimonia Lupara volle scusarsi con tutti gli invitati, per il mancato arrivo dall’Italia del presidente del Palermo, cosa che lo aveva non poco seccato. Appena dopo il tramonto la musica si fermò. Fece il suo ingresso Macula, vestito di un elegantissimo abito scuro e completamente avvolto nel suo classico mantello, che gli conferiva un’aria sinistra ed al contempo signorile. Si diresse lentamente verso l’altare, completando la parte finale del tragitto sottoforma di pipistrello, per poi riacquistare sembianze umane una volta raggiunto l’altare stesso.
Esclamarono tutti i presenti. IL " clou " fu però l’apparizione della sposa. Assuntina era vestita con uno spettacolare abito bianco, adornato con mandorle e noccioli di olive siciliane. Una veletta scendeva fino all’altezza del naso, coprendo solo parzialmente il suo orribile volto. Anche se per l’occasione si era fatta la barba, si poteva notare un aguzzo pizzetto far capolino da sotto il suo mento. Probabilmente faceva parte di uno studiato e provocante " look " sexy. Subito il nonno Tony la prese sotto braccio e la accompagnò all’altare. La cerimonia ebbe così inizio. Tutto sembrò procedere per il meglio ma….quando Marcomains pronunciò le classiche parole:
Qualcuno esclamò per tutta risposta una frase che proprio non doveva pronunciare.
Era Billy Bon…….che fino a quel momento se ne era stato mischiato tra gli invitati e che ora aveva deciso di intervenire. Iniziò a camminare calmo, avvicinandosi pian piano all’altare e calpestando, forse senza nemmeno accorgersene, il lungo strascico di Assuntina. Si mise a parlare, rivolto proprio a Tony Lupara, con la tipica calma e decisione di chi si sente sicuro di sé e pensa di avere in pugno la situazione.
A quelle parole, la vecchia madre ultranovantenne di Tony, che fino a quel momento aveva dormito, improvvisamente si risvegliò e con inattesa vitalità esclamò:
A quel punto, ancora una volta, l’emozione attanagliò Bon, il quale iniziò a farfugliare parole quasi senza senso e frasi scoordinate.
Sapeva che la sua vita era praticamente giunta al termine: Lupara lo avrebbe subito fatto crivellare di colpi. Infatti, nel giro di pochi secondi, si ritrovò circondato da circa cento canne di pistola. Aveva perfino un candelotto di dinamite che gli sbucava da sotto il cappello…Ma improvvisamente…
Una voce tonante ed amplificata da un megafono atterrì tutti quanti. Era il capo della Polizia Bill Bonner, che con un manipolo di agenti ben armati aveva fatto irruzione nella villa. In un attimo si scatenò una violenta sparatoria e Bon ne approfittò per scappare all’interno dell’abitazione. Dopo mezz’ora di guerriglia, Bill Bonner si era annoiato e concentrò la sua attenzione sull’immensa torta nuziale, dentro la quale vi era ancora chiuso Salvatore Rollini, che non era ancora potuto uscire a causa di un difetto del congegno di apertura. Di lì a poco sarebbe stato ingurgitato da Bonner con tutta quanta la torta….E così fu….Dopo qualche minuto, Bonner si sentiva come un terribile peso sullo stomaco e…..digerì così forte, da perdere l’equilibrio e cadere sul tavolo, sfasciandolo e schiacciando il vice procuratore Thompson, che si era infilato sotto alla ricerca di una lente a contatto perduta….
(8° episodio: "Notte di fuoco e fiamme" )
Vista la situazione di pericolo, il sindaco Marcomains abbandonò il piccolo altare e a gambe levate, seguito da Zurling, cercò di mettersi in salvo nella sua macchina ma….non poterono nemmeno entrare, perché all’interno c’era Eva Pavarotta appartata con Jimmy Pacchettino, che stava cantando un’aria d’amore tratta dal Tristano di Wagner versione " mix "…….Furono così costretti a ripiegare all’interno della villa. Appena dentro, il silenzio della casa, in contrasto col fracasso esterno, li sbigottì.
Chiese Marcomains a Zurling. Zurling si guardò attorno.
Rispose il " non vedente " sindaco. Contemporaneamente, anche Bon si aggirava nei corridoi dell’immensa villa. Dalle finestre giungeva nitido il frastuono esterno, un miscuglio di spari, grida, urla di dolore ed imprecazioni varie.
Urlava Bonner. Intanto Bon si ricordò di Jamaican Pyrss e decise di andare a vedere come stava. Si avviò guardandosi le spalle, temendo sempre qualche colpo di scena. Dinnanzi alla porta, proprio mentre stava per aprire con naturalezza, sentì nitida provenire dall’interno la voce singhiozzante di Assuntina.
Pensò Bon tra sé. Le stesse cose le stava pensando anche Macula, che sottoforma di pipistrello stava appeso sopra la testa dell’investigatore.
Urlava isterica Assuntina nella stanza di Pyrss.
…Ma un’altra donna stava urlando nello stesso momento. Era Eva Pavarotta, perché Jimmy Pacchettino le aveva incastrato le dita nel cruscotto della macchina…
Urlò eseguendo una perfetta scala di do. In un’altra stanza della villa anche David Marcomains stava urlando dal dolore. Aveva urtato il ginocchio contro un’antica armatura.
Improvvisamente, udirono il rumore di un pallone da calcio che rimbalzava. Infatti proprio un pallone rotolò nella stanza dove si trovavano, seguito da un giovanotto vestito con la divisa ufficiale della nazionale Romena, che portava sulla schiena il numero 2 . Era il ringiovanito Petrescu, che subito si rivolse ai due.
Gli rispose Zurling. Marcomains però, che era esperto di calcio, riconobbe quella voce e subito si illuminò di gioia.
Disse Marcomains a Zurling.
Petrescu li spinse via e corse fuori dalla stanza palleggiando.
Commentò Marcomains.
Intanto fuori, la sparatoria imperversava più cruenta di prima e Bonner col megafono dirigeva le operazioni.
Nella villa invece, la viziata Assuntina se la stava prendendo con Jamaican Pyrss.
Assuntina afferrò la lampada che stava sul comodino e poi si avvicinò a Pyrss.
Bon entrò nella stanza come un treno impazzito, spinse via Assuntina e questa fece cadere la lampada. Le fiamme divamparono violente e subito il nostro eroe pensò a salvare Pyrss. Assuntina fuggì dalla stanza urlando:
Esclamò Pyrss.
Aggiunse Bon mentre lo soccorreva. Anche Assuntina imboccò il corridoio velocemente ma una mano possente la bloccò, trattenendola per la spalla.
Disse Macula furioso.
Esclamò la giovane voltandosi.
Gli disse la ragazza graffiandolo.
Le disse lui, fulminandola con un’occhiataccia talmente infernale da staccarle il pizzetto da sotto il mento…Dopodiché la catturò sollevandola come una piuma, dileguandosi nella notte.
Stava dicendo Marcomains a Zurling in un’altra stanza.
Gli ribatté l’aiutante, che poi imprecando disse:
Fuori intanto non si sparava più, visto che le due parti avevano esaurito le munizioni. Mentre si attendevano i rifornimenti, i componenti delle due fazioni si scambiavano complimenti e commenti sull’andamento della sparatoria. Si potevano vedere strette di mano, abbracci, pacche sulle spalle ecc….
Stava dicendo un poliziotto ad un mafioso.
Da un’altra parte, un agente che stava piangendo un compagno caduto, veniva consolato da un gangster e precisamente da Nick La Morte.
Nick La Morte si allontanò calmo e ridente. Lupara intanto stava cercando di convincere Bonner a mangiare una fetta d’anguria.
In quell’istante qualcuno gridò:
Ormai tutti gli invitati illustri si erano da tempo dileguati, tranne Eva Pavarotta, che aveva ancora le dita incastrate nel cruscotto e che era stata abbandonata dall’esausto Pacchettino, letteralmente stufo di sentire urla e assordanti scale di do. Bonner stava avvisando i pompieri, mentre invece Lupara aveva incaricato il Cinese di trovare assolutamente sua nipote. IL Cinese era meglio di uno scimpanzé e nel giro di pochi secondi si erse sul piccolo grattacielo che confinava con villa Lupara. Da quella posizione riuscì a vedere Macula, che si allontanava con Assuntina sulle spalle. Lo seguì saltando agilmente da un tetto all’altro. Sul retro della villa, Bon aveva sfondato con un calcio una piccola porta ed era così riuscito ad uscire, mettendo in salvo Pyrss, il quale era sempre più debole.
Bon lasciò Pyrss sotto il pergolato del parco e poi si diresse da Bonner e i suoi agenti. Intanto i poliziotti, approfittando dell’incendio, erano riusciti a circondare gli uomini di Lupara, che si erano arresi col loro boss. Un agente si avvicinò al gruppo dei prigionieri e schiaffeggiò davanti a tutti Nick La Morte.
Nick restò imperturbabile e si slacciò la camicia…..
Mostrò un orrendo teschio tatuato sul suo petto.
L’agente scappò via terrorizzato e….non lo trovarono mai più…. Intanto stavano arrivando a sirene spiegate le prime camionette dei pompieri, i quali subito entrarono in azione. IL loro capo, John Water, ormai alle soglie della pensione ed un po’rimbambito, ordinò:
I potenti idranti vennero indirizzati sia sui poliziotti che sui prigionieri e questi ultimi ne approfittarono per fuggire. Bonner impazzì dalla rabbia.
Non c’erano rimasti però più agenti per effettuare l’arresto, tutti stavano nuotando nell’acqua e nel fango del parco, mentre Bonner continuava a gridare….
Finalmente Water tornò in sé e fece dirigere gli idranti sulla villa. Bon raggiunse Bonner proprio mentre questi stava andando a redarguire John Water.
Urlò Bon per farsi sentire nel caos che li circondava.
Chiese Water lucidandosi gli occhiali.
Intervenne timidamente Bon a difesa del pompiere.
Mentre i tre discutevano animatamente, nella villa Marcomains e Zurling si sentivano ormai perduti. IL fumo ed il calore erano insopportabili e non trovavano vie d’uscita. Quand’ecco che rispuntò ancora quello strano tipo col pallone.
Disse loro.
Esclamò Marcomains singhiozzante. I due pur non fidandosi, vedendo in lui l’unica via di salvezza lo seguirono, penetrando in una fitta cortina di fumo.
Chiedeva intanto Bon a Bonner nel parco.
Bonner afferrò Bon per un braccio, stritolandolo come al solito.
Prima di allontanarsi, Bon scortò alcuni agenti da Jamaican Pyrss.
Ordinò loro. Si mise poi alla ricerca del Serg.Coyote ma…..non si allontanò di molto, perché una voce lo bloccò.
Bon si fermò e vide arrivare davanti a sé il giovane Petrescu, ricoperto di fuliggine.
Gli chiese.
Pensò Bon. Poi Petrescu continuò:
Bon si precipitò in loro soccorso. Arrivò però troppo tardi. Lupara infatti teneva sotto tiro Marcomains e Zurling giaceva a terra svenuto. Bon estrasse la 38 a tripla canna e la puntò contro il boss.
Chiese ironicamente Lupara.
Volle sapere Marcomains.
Rispose Bon con fierezza, mentre però si rendeva conto che la situazione volgeva decisamente a favore del suo avversario. I secondi passavano inesorabili, scanditi dai rumori degli idranti e dalle grida dei pompieri. Bon non sapeva proprio che pesci pigliare ma…..ecco come d’incanto spuntare alle spalle di Lupara il Serg.Coyote. Avanzava nel tipico modo Navajos, senza fare il minimo rumore. Vedendolo Bon finse allora di collaborare con Lupara e posò la sua 38 su un vaso di fiori.
Gli ordinò il boss. Contento di poterlo distrarre ulteriormente, prese l’arma e la gettò nell’erba alle sue spalle. Coyote era ormai sulla preda, gli mancava solo un metro ma….ecco che Marcomains, che come tutti i ciechi era dotato di un udito finissimo, domandò candidamente:
Lupara si voltò di scatto e puntò la pistola sul naso di Coyote.
Coyote non poté che indietreggiare, maledicendo l’ingenuità del sindaco. Anche Bon era a corto di argomenti ormai e imprecava a bassa voce.
Lupara diede uno scappellotto a Marcomains.
Intervenne Bon.
Poco lontano però, il giovane Petrescu aveva assistito a tutta la scena. Aveva già sistemato con cura il suo pallone per terra ed era ora intento a prendere una decisa rincorsa. Era la seconda occasione della sua vita. Proprio come Bon gli aveva profeticamente annunciato qualche giorno prima, la vita gli stava offrendo un’altra possibilità. La fronte del Romeno era ricoperta di piccole gocce di sudore e nelle sue orecchie echeggiavano le voci incitanti di uno stadio intero, uno stadio che esisteva solo nella sua immaginazione.
Partì come un treno ma…..prima di calciare ebbe una breve esitazione: il giovane Hitler, mischiato alla folla, lo stava fissando con occhi infuocati…. Con uno sforzo di volontà, Petrescu mandò in frantumi quell’immagine e calciò. La sfera si alzò in direzione di Lupara, sibilando come un missile terra – aria. Questi la vide sbucare dal nero della notte e rimase come ipnotizzato ed immobile. In meno di un secondo, il pallone lo colpì, staccandogli di netto la testa dal collo. IL corpo di Lupara si posò sul terreno come una rossa foglia d’autunno. Bon e Coyote rimasero come impietriti. Marcomains nella sua oscurità era sconvolto. - Allora cosa succede accidenti! Esclamò. Coyote subito lo soccorse.
Gli disse. - Ma cos’è successo?! Ho udito passare qualcosa ad una velocità mostruosa…. …..cos’è stato…..un meteorite forse? Contemporaneamente Bon, era corso nella direzione da cui era sbucato il pallone. Dietro ad alcune felci, avvolto dal buio della notte, trovò Petrescu.
Disse Bon aspettandosi di trovare il giovane Petrescu.
Rispose Petrescu, che come per incanto era tornato ad essere il vecchio di un tempo. Ritrovando il Petrescu che conosceva, Bon non ci capì più niente. Evidentemente gli effetti collaterali dell’ipnotismo di Pyrss erano svaniti. I due raggiunsero Coyote e Marcomains.
Chiese il sindaco a Bon.
Rispose Bon strizzando l’occhio a Petrescu. Aiutarono Zurling a riprendersi e poi tutti si diressero verso Bonner. L’incendio era ormai domato, grazie all’intervento di una seconda squadra di pompieri che aveva sostituito completamente quella di John Water. Bonner adesso era più sollevato ed accolse i cinque a braccia aperte stritolandoli.
Urlò Marcomains. Zurling svenne di nuovo.
Disse ancora Bonner.
Lo redarguì il sindaco.
Rispose Bonner mangiando un salatino. IL sindaco e Zurling vennero fatti accomodare sulla macchina di Bonner, pronti per essere scortati finalmente alle loro case. Anche lo stesso Bonner si congedò da Bon e Coyote, lasciandoli alla villa col compito di tenere d’occhio la situazione. Infatti, la prima cosa che fecero fu di mandare alcuni agenti a recuperare il corpo di Lupara. Mentre ispezionavano il parco, udirono grida e spari nella direzione dove erano andati gli agenti e così accorsero sul posto. Là trovarono il Cinese scatenato. Era tornato per fare rapporto a Lupara ma vedendo il corpo senza vita del suo boss era diventato una furia. Già due agenti erano morti, uno era gravemente ferito ed un altro gli stava sparando con due pistole senza nemmeno sfiorarlo. Veloce come un fulmine, il Cinese gli fu addosso e lo colpì con un calcio volante in faccia, facendolo finire sopra ad un albero. A quel punto l’orientale vide Coyote e Bon ed al Sergente, ancora una volta, iniziarono a picchiettare i denti.
Esclamò Bon deluso dall’amico. IL nostro eroe non aveva tempo da perdere, tiro fuori la 38 a tripla canna e fece fuoco a raffica. Non lo colpì nemmeno di striscio…..ed il denso fumo che sollevò la potente arma tramortì entrambi. Fu Bon il primo riprendersi. Subito si catapultò sul piccolo Cinese, ammanettandolo con le sue famose manette a chiusura vocale. Pian piano si era ripreso anche Coyote, anche lui precedentemente svenuto a causa del fumo.
Gli disse tra un colpo di tosse e l’altro.
Coyote si avvicinò barcollando.
Intanto il Cinese si stava riprendendo. Vedendosi ammanettato, la prima cosa che fece fu tentare di spaccare le manette. I muscoli delle sue braccia si gonfiavano e lui era paonazzo per lo sforzo. Tutto fu inutile, anzi Bon ordinò:
IL Cinese urlò dal dolore ed iniziò a scalciare. Coyote allora si sedette sulle sue gambe immobilizzandolo.
Chiese Bon.
Coyote ebbe compassione di questo piccolo guerriero. Si rivolse a Bon.
Bon e Coyote erano profondamente commossi.
Gli chiese Bon asciugandosi le lacrime.
Scandì ad alta voce Bon, mentre Coyote si alzava dalle gambe del Cinese. Appena la piccola belva fu liberata, i due vennero letteralmente massacrati. IL Cinese non li uccise solo per riconoscenza. Poi però, accadde l’imprevedibile. Nello scavalcare il muro di cinta, scivolò su uno dei tanti fichi di Jamaican Pyrss e cadde da un’altezza di tre metri, ferendosi in più punti e slogandosi una caviglia. Malgrado tutto, Bon era ancora cosciente e vedendo quella scena commentò:
( 9° episodio: " La zona delle colline pazze " ) Una volta ripresosi, Bon si precipitò a svegliare Coyote.
Dato che erano malconci, scavalcarono a fatica il muro di cinta, lanciando urla di dolore. Seguirono le tracce di sangue lasciate dal piccolo orientale e poco più avanti lo videro che saliva su un autobus. Bloccarono un taxi, che guarda caso era guidato da una bellissima donna. Bon si rivolse con fare deciso alla conducente:
Coyote però, non gli lasciò finire la frase.
Ritentò Bon invano.
Bon infuriato spinse il Sergente sui sedili posteriori.
Disse la taxista.
La donna pigiò sull’acceleratore e intanto sussurrò:
Intanto Bon, guardava in cagnesco Coyote, il quale gli sorrise ingenuamente e gli disse:
Improvvisamente il taxi frenò bruscamente.
La ragazza si voltò verso i due dicendo decisa:
Bon non capiva.
Infatti, come per sottolineare le parole appena pronunciate dalla donna, l’autobus si sollevò su due ruote e continuò così la sua marcia, fino a scomparire dietro ad una collina. Alla vista di ciò, Bon non ebbe esitazioni e disse:
Prima di lasciare Coyote, la donna gli diede il suo indirizzo. IL Sergente ricambiò e le donò un vecchio medaglione raffigurante il mitico " Toro seduto ". IL taxi si allontanò, lasciando ai due l’impresa di una lunga camminata. Dopo circa un’ora di fatica e di desolazione, i nostri due eroi incontrarono un contadino, intento a tagliare l’erba con una grossa falce. Bon gli si rivolse col fiatone.
Rispose docilmente il contadino, asciugandosi la fronte dal sudore.
Bon e Coyote si scambiarono un occhiata sospettosa.
Aggiunse Coyote.
Chiese spazientito Coyote.
Filò dietro ai due, facendo roteare in aria la grossa falce.
Urlò Bon mentre fuggiva disperato e terrorizzato. Forse la leggenda delle " colline pazze " non era del tutto falsa. Riuscirono a salvarsi per miracolo tuffandosi in un torrente, dal quale ne uscirono gelati e malconci, dopo ben due ore di discesa.
Disse Bon strizzando il cappello.
Aggiunse Coyote massaggiandosi dappertutto. Mentre si stavano riprendendo tranquilli, si videro all’improvviso arrivare addosso una grossa rete da pesca.
Esclamò uno strano tipo vestito da pescatore. Bon estrasse la sua 38 ma…..dalle canne sbucarono dei guizzanti " pesci sughero ".
Gli suggerì Coyote.
Coyote esplose come una furia impazzita. Fece a brandelli la rete e si scaraventò sul minuscolo pescatore pazzo.
Urlò il pescatore, mentre per difendersi lanciava in faccia a Coyote una manciata di vermi.
Coyote lasciò la presa e si rituffò nel fiume per lavarsi. Bon raccolse allora una grossa pietra e con essa minacciò il pescatore.
Intanto Coyote, si era ripulito e si stava avvicinando.
Chiese allegramente il pescatore. Coyote sollevò allora un enorme masso.
IL pescatore fuggì via, cantando la famosa canzone " fiumi volanti " di Perry Grant. Coyote rigettò l’enorme masso nel fiume e gli schizzi bagnarono completamente Bon.
Urlò il Sergente.
Gli fece eco Bon, mentre strizzava per l’ennesima volta il cappello. Ripresero il cammino, illuminati dall’ultimo debole sole di quella giornata. Ormai erano esausti e sperduti in quella specie di manicomio a cielo aperto. Dopo una delle tante curve, videro in lontananza la sagoma di un castello, arroccato sulla guglia di un alta collina.
Scandì deciso Bon.
I due proseguirono e Coyote seguiva Bon trascinandosi come uno zombie dalle pile scariche. Dopo un’altra ora e mezza di faticosa camminata, arrivarono al castello ormai a notte fonda. Avevano le scarpe ridotte a brandelli e camminavano appoggiandosi l’uno all’altro.
Stava ripetendo da circa un quarto d’ora Coyote.
Gli rispose isterico Bon.
In quel mentre un grosso gufo, gli svolazzò davanti facendoli cadere entrambi.
Urlarono. Appena toccato il suolo, subito Coyote si addormentò. Bon invece, proprio in quel momento riuscì a vedere nitidamente il Cinese varcare la soglia del castello.
Gli rispose Coyote russando nel tipico modo Navajos.
Urlò Bon, rifilandogli un calcio negli stinchi.
Urlò Coyote, risollevandosi barcollante. I due si portarono sotto le mura del castello e in quell’istante un violento fulmine illuminò la sinistra e lugubre costruzione.
Urlò terrorizzato il Sergente, che di colpo ritrovò tutte le sue energie e si mise a fuggire come un disperato. Bon si ritrovò solo e allibito.
Gli urlò.
….E si perse tra le colline pazze. Bon si prodigò per alcuni minuti nel tentativo di aprire il pesante portone ma questo proprio non cedeva. Eppure aveva visto chiaramente il piccolo Cinese aprire con facilità. Si mise a spingere con più forza ma…..niente da fare. Cercò allora qualche congegno segreto, non trovando però nulla. Si mise allora ad imprecare contro la sfortuna. Dubitò di ciò che aveva visto: forse il Cinese era stato solo un miraggio provocato dalla sua mente esausta. ….Ma ecco arrivare un tenero gattino, che gli passò sui piedi e poi, appoggiando delicatamente una zampina anteriore al massiccio portone, lo aprì con disinvoltura. Bon non perse altro tempo e si buttò all’interno. IL portone subito si richiuse dietro di lui, lasciandolo solo e nel buio più completo. Accese allora un fiammifero e vide un provvidenziale candelabro poco distante da lui. Accese le candele ed illuminò il grande salone d’ingresso. Fece per incamminarsi sulla grande scala principale, quando ironicamente si rivolse ad un’antica armatura chiedendogli:
Rispose enigmaticamente l’armatura.
Bon iniziò a salire la scala con rinnovato entusiasmo. Appena fu al piano superiore udì gli strilli di Assuntina. La vide correre verso di lui ed allora si nascose dietro ad una colonna. Anche lei teneva in mano un candelabro acceso e stava fuggendo da qualcosa che le stava svolazzando tra i capelli.
La donna sfrecciò proprio davanti a Bon, il quale vide nitidamente il pipistrello Macula che si aggrappava ai suoi capelli.
Disse Assuntina fermandosi bruscamente.
Cercò di colpire il pipistrello col candelabro ma finì con l’incendiarsi i capelli. - Hiiiiii hiiiiiii hiiiiiii Diceva Macula svolazzandole sopra.
Gridò Assuntina, che lasciò cadere a terra il candelabro e poi, disperata e accecata dalle fiamme, si lanciò nel vuoto gettandosi dalla finestra della torre, terminando la sua caduta proprio su un carro di fieno, che però prese fuoco bruciandola viva. Macula si materializzò e subito guardò, respirando con affanno, giù dalla finestra, per vedere la sua ultima opera.
Bon uscì allo scoperto, con in mano la sua 38 a tripla canna, ormai asciutta e pronta all’uso.
Macula soppesò con la mano la pistola di Bon e poi gliela restituì.
Ed aprì la bocca.
Bon sparò a raffica, distruggendo un paio di colonne e crivellando i muri del salone. Quando il fumo si diradò, Macula era ancora tranquillo al suo posto.
Bon fuggì per le scale, cadendo però malamente. Macula in un attimo gli fu addosso ma proprio quando stava per conficcargli i denti nel collo….
A quelle parole Macula restò come paralizzato. Jamaican Pyrss stava ritto come un imperatore Romano sulla porta d’ingresso. Accanto a lui stavano Petrescu e Coyote, che aveva la lingua fuori, la bava alla bocca e le scarpe fumanti. IL Sergente stramazzò a terra sfinito, mentre Pyrss si avvicinava al vampiro citando frasi in Babilonese e Latino della prima dinastia dei Cesari, dal significato oscuro. Ad ogni frase il vampiro perdeva sempre più vigore, fino a sedersi su di un gradino avvilito e in balia del suo potente avversario. Bon abbracciò Pyrss.
Chiese ancora Bon.
Bon e Petrescu non poterono che applaudire quelle parole. IL vecchio poi aggiunse:
Puntualizzò Bon. Mentre i tre erano distratti, Macula inaspettatamente si lanciò come una belva infuriata su Pyrss. I suoi denti erano a pochi centimetri dal collo del Dottore ma Bon tenendolo per il collo gli impediva di avanzare. Purtroppo però, la forza del vampiro era nettamente superiore: altro che indebolito e soggiogato…..Anche Pyrss si opponeva e contemplando il suo cronometro disse:
Infatti intervenne Petrescu, che aveva frequentato Macula per diverso tempo e conosceva alcuni suoi punti deboli, come per esempio il fatto che soffriva il solletico. Iniziò quindi a solleticarlo sotto le ascelle e sui fianchi. IL vampiro iniziò a ridere e a divincolarsi, fino ad urlare:
Stramazzò esausto. Pyrss si rialzò controllando il suo cronometro.
Bon esplose.
Strappò il cronometro dalle mani del Dottore e se lo ingoiò.
Petrescu e Pyrss si guardarono in faccia allibiti.
Pyrss tirò fuori dalla sua borsa un vecchio libro di medicina e stregoneria. Lo sfogliò per alcuni istanti e poi sentenziò:
Esclamò Petrescu.
Sentenziò Billy.
Propose Petrescu.
Intanto Macula iniziava a riprendersi.
Disse Bon. Pyrss iniziò allora a sfogliare velocemente le pagine del libro, finché ad un tratto si fermò esclamando:
Esclamò Bon strappando di mano il libro a Pyrss. Dopo averlo osservato per bene affermò:
Esclamò Bon.
Si unì Petrescu. Macula intanto si era quasi ripreso del tutto.
Fece notare impaurito Petrescu. Bon si avvicino a Macula e lo colpì violentemente col libro sulla testa.
IL vampiro ritornò in un attimo nel mondo dei sogni.
Disse Bon gettando il libro stesso alle sue spalle. Pyrss infuriato si rimboccò le maniche e poi si avvicinò anch’egli al vampiro.
Si fece poi prestare un fiammifero da Bon. Lo accese strofinandolo sulla giacca di Petrescu e poi subito dopo lo spense con le dita.
Disse guardando il fiammifero fumante. Fece allineare due sedie a breve distanza fra loro e poi sopra vi posero Macula. Gli tolse le scarpe e poi, con due mollette, anche le vetuste calze, cucite a mano addirittura dal sarto del Re Sole… Dopodiché staccò una piuma da un fagiano imbalsamato ed iniziò a strofinarla sotto i piedi di Macula, pronunciando al contempo strane parole in Assiro.
Dai piedi di Macula iniziò ad alzarsi del fumo.
Commentò Bon.
Infatti Macula d’improvviso scattò e con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata si scagliò su Petrescu. Bon però gli sferrò un calcio e lo fece cadere su Coyote, che stava dormendo sul pavimento. Proprio in quel momento Pyrss terminò la sua formula. Sfortunatamente anche Coyote venne coinvolto nell’incantesimo ed i due mutarono in due pipistrelli praticamente simili.
Esclamò Petrescu.
Disse Bon arrabbiatissimo.
I pipistrelli svolazzarono entrambi sul soffitto. Pyrss spiegò che era a conoscenza di un secondo incantesimo, che però era in grado di riportare alla forma umana solo uno dei due animali e quindi, in caso di errore, Coyote sarebbe stato condannato a rimanere per sempre pipistrello. IL problema era che i due pipistrelli non stavano fermi e quindi essi erano praticamente irriconoscibili.
Esclamò Bon dispiaciuto.
Affermò convinto Pyrss.
Pyrss iniziò a sfasciare sedie per procurarsi legna da ardere, mentre Bon e Petrescu assistevano ammutoliti alle follie di quell’Austriaco treccioluto. Intanto, appena sotto il soffitto, i due volatili stavano ingaggiando un acceso combattimento aereo. - Hiiiiii hiiiiiii hiiiiiii - Hiiiiiii Augh hiiiiiiii Pyrss aveva appena acceso il fuoco, quand’ecco che uno dei due pipistrelli cadde a terra ferito.
Esclamò teneramente Bon mentre si avvicinava per soccorrerlo. Allungò la mano per accarezzarlo ma questi inaspettatamente lo morse.
Stava per schiacciarlo col suo stivale ma Pyrss lo fermò.
Urlò Bon inviperito.
Prese una coperta ed iniziò ad invasare di fumo il locale.
Bon tirò fuori la sua 38 a tripla canna e la puntò contro il Dottore.
In quel momento, il pipistrello ferito si avvicinò al camino e facendo uso di un’ala, sfruttò il fumo uscente dallo stesso per rispondere al messaggio del Dottore.
Urlò di gioia Petrescu.
Pyrss aspirò un po’di fumo e poi lo soffiò sul pipistrello. Come per incanto, riapparve il Serg.Coyote, che subito sferrò un potente destro a Pyrss.
Contemporaneamente Macula attaccò Bon di sorpresa, infilandosi sotto il suo cappello e strappandogli i capelli con le zampine. Fu allora che Petrescu mostrò un’agilità imprevedibile. Raccolse il librone di Jamaican Pyrss da terra e lo spaccò sulla testa di Bon. Così, nel giro di pochi secondi, distesi per terra svenuti c’erano: il Dott.Pyrss atterrato da Coyote, il Sergente Coyote di nuovo esausto e ferito, Bon più morto che vivo e il pipistrello Macula semi spiaccicato. Alla fine l’unico rimasto sano era Petrescu, il quale trovata una robusta gabbia ci ficcò dentro il vampiro. Quando tutti ebbero ripreso i sensi, anche questa storia sembrò giungere alla fine. Macula si agitava disperato all’interno della gabbia ma le robuste sbarre della stessa lo imprigionavano senza scampo.
Commentò Bon.
Aggiunse Coyote.
Si lamentò Pyrss. Mentre stavano uscendo, Bon fu preda di un dubbio di quelli proprio grossi…. Tornò a razzo nel salone del castello, domandandosi:
Quando fu proprio davanti all’armatura, alzò la visiera dell’elmo e….si trovò davanti la faccia tumefatta del Cinese.
Bon stavolta era molto diffidente.
IL gruppetto si avviò. IL giorno dopo alla centrale della Polizia, c’erano tutti tranne il Cinese. Era rimasto nella " zona delle coline pazze ", catturato da uno strambo fabbro, che era stato ammaliato dallo splendore di quell’uomo ferroso, che pareva essere uscito dalla notte dei tempi. Qualche ora dopo, Jamaican Pyrss, era alla stazione in procinto di partire, con in mano la gabbietta che imprigionava Macula.
Chiese Petrescu.
Ci furono abbracci, strette di mano e qualche lacrima d’addio, dopodiché il capo stazione ordinò:
IL Dott.Pyrss salì sul treno, lanciando un ultimo saluto e preoccupandosi di far partire stavolta esattamente il cronometro.
Disse malinconicamente Bon.
Aggiunse Petrescu.
Disse Bon sorpreso. Dopo quel secondo addio, Bon e Coyote raggiunsero Bonner alla semi distrutta villa Lupara. Appena arrivati, Bon fece un rapporto completo al capo della Polizia, il quale si complimentò coi due offrendo loro una fetta di lesso…. …E così un’altra vicenda si era risolta nel migliore dei modi e….un momento…: che ne era del Cap.Cooper? Nessuno aveva più pensato a lui, visto che Bon era stato impegnato anima e corpo da Macula e che la Polizia aveva dovuto impiegare tutte le sue forze per sgominare la gang di Lupara. Subito Billy si precipitò nello scantinato della villa. Quando raggiunse il locale dove Cooper era stato imprigionato, restò di stucco nel vedere che la sedia a cui era stato legato era rovesciata per terra e che il suo adorato distintivo giaceva sul pavimento. Istintivamente pensò al peggio. Raccolse mesto lo stemma ed andò di sopra. Quando fu in giardino, illuminato dai raggi di quel sole ormai al tramonto, il distintivo prese a luccicare e sembrò quasi parlare a Bon. Ne era sicuro: Cooper era ancora vivo….là fuori…da qualche parte….La Polizia invece, dopo giorni di accurate ricerche, archiviò il caso concludendo che il buon Cap.Cooper era deceduto eroicamente nell’esercizio delle sue funzioni. IL corpo non venne mai ritrovato, perché quasi sicuramente era bruciato nell’incendio. Si programmò un funerale di stato.
Pensò tra sé Bon.
Nei giorni successivi, tutti gli uomini di Lupara vennero nuovamente catturati ed arrestati. L’unico che mancò all’appello finale fu proprio Nick La Morte. Si seppe poi che era fuggito nientemeno che con Eva Pavarotta…… Anni dopo sarebbe diventato un eccellente baritono. Le notti che seguirono, Bon le passò a passeggiare per le vie di New York. Non riusciva a dormire. Pensava continuamente a Cooper, era in ansia per Jamaican Pyrss e soprattutto non era del tutto convinto di avere sconfitto definitivamente Macula. A suo parere, l’incantesimo di Pyrss era stato troppo superficiale ed improvvisato ed anzi…..addirittura quasi ridicolo….Se ne stava seduto su di un muretto di Central Park, a fumarsi una sigaretta, mentre nelle sua mente si accavallavano tutti questi pensieri. La luna quella notte era grandissima e le stelle parevano tante piccole perle brillanti. Quella forse era la prima notte in cui, nonostante tutto, si sentiva un po’più tranquillo. S’incamminò verso casa, ormai deciso a buttarsi alle spalle tutta la vicenda ma…..in quel mentre un’ombra gigantesca lo avvolse. IL sangue gli si bloccò, quando una mano possente gli si posò pesantemente sulla spalla…..
Si girò di scatto, puntando la 38 a tripla canna sul naso di…..Coyote…..
Bon ripose l’arma.
…..Ma qualche giorno prima, sul treno Parigi – Vienna.
Urlava il controllore, che rimase letteralmente inorridito quando, entrato nello scompartimento di Pyrss, lo trovò riverso sul pavimento con un nitido morso sul collo e lo sguardo allucinato. Accanto a lui giaceva la gabbia, distrutta e vuota. Un vento gelido entrava dal finestrino semi abbassato, accompagnato da alcuni fiocchi neve….
Stava dicendo Bon a sé stesso sul balcone di casa sua. …. E mentre pensava a questo, un uomo…..anzi…..Arnold Tirapugni, volava nel cielo azzurro di quella lontana America, che ancora tante ne doveva vedere, soprattutto da parte di Bon…..
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Nomi autori | Paolo Accorsi e Fabrizio Tesini |
Note sugli autori | Paolo Accorsi e Fabrizio Tesini, dai più conosciuti come " Paolino " e " Bisso ", scrivono insieme da circa due anni. Sono coetanei ( 35 ) e si conoscono dai tempi delle scuole elementari. Abitano entrambi a Binasco ( Mi ) e di professione sono operai. Hanno al loro attivo due copioni teatrali, non ancora messi in scena, e vari racconti di genere comico. La loro "perla" è senz' altro Billy Bon, investigatore privato che agisce nella lontana America degli anni '40, e che nonostante la sua " imbranataggine " riesce sempre a risolvere i vari casi in cui si trova coinvolto. |
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