MIMO |
Immobile sul marciapiede sorride a tutti. La gente gli da’ un’occhiata furtiva,scatta una foto, gli getta una moneta. Lui sorride sempre,a volte sembra triste,ovviamente tutti sanno che finge, e’ lì per divertire,non può piangere. Le labbra sono una buona maschera,ma gli occhi, fissi, tradiscono, due scie solcano e bruciano. Il bambino meravigliato tira la gonna della mamma,richiama l’attenzione su un volto che ha perso l’immobilità. Il mimo sta piangendo,si accascia al suolo in tutta la sua disperazione. I passanti non gli prestano più attenzione, ha smesso di essere ispiratore d’ottimismo. Sa di essersi sempre sognato tutto. Mistica paranoia su cui si specula da millenni. Ma nei sogni le cose si sanno e basta. Il mimo piange perché sa che tutto é finzione,che non ha mai conosciuto la realtà,che vive dentro un sogno suo o di qualcun’altro. Sa che nessuno eccetto lui é reale. Si alza,come uno spettro cammina tra la gente,curiosa in cerca di atti imprevedibili ma é inutile,sa già tutto,prevede,anticipa,decide ogni singolo movimento del viavai cittadino. Sono tutti sottoposti alla sua volontà. Piange. Sa che la realtà é un sogno, ma non sa di star sognando. Occhi aperti. Attento,i sogni sono reali. Il soffitto quasi verde,la sveglia fanatica,il letto duro,ancora qualche secondo e la nebulosa convinzione sorta nella notte striscia via rapida con il torpore del sonno interrotto. Come sempre resta una traccia. Il ricordo d’averci creduto veramente scuote,ma é compensato dalla constatazione del presente stato di veglia e realtà. Era solo un incubo,sú, comincia la giornata. Il mimo esce perplesso. Come spesso gli accade non ha potuto mangiare. Forse inscenerá qualche raritá per smuovere la compassione di un barista e riuscire a far colazione.Ma ora pensa ad altro. Quel sogno. Significa tutto e niente. É ció che vorrebbe o ció che teme? Non crede ai simbolismi,per lui i sogni sono espressioni incontrollate di associazioni immediate. Volontá o paura. La veritá é che non sa decidere. Perché mai dovrebbe volere che tutto esista solo nella sua fantasia? per consolazione della vita o per essere piú reale degli altri? e in tal caso,se lui é reale da dove viene? dal sogno di un altro(smettila di leggere Borges!) o non ha origine perché egli é dio? Forse é di questo che vuole illudersi o forse ha sognato perché teme,ha paura che le sue azioni svaniscano nell'inutilitá piú profonda.La solita ma intramontabile:esistiamo da un secondo e i nostri ricordi sono artifici programmati nei nostri cervelli. Per una frazione di secondo il mimo manda affanculo tutto,si dice cosa cambia,continuo a sentire il sapore del caffé e della fame,che differenza c'é tra credere di provar un orgasmo o provarlo veramente,ma torna subito sui suoi tortuosi ripensamenti,vi si invischia piú che mai e schiaffeggia il cliente del bar che ride della sua buffa posizione. Stronzo,non vedi che sono appoggiato ad un vetro invisibile,ti hanno mai raccontato favole quand'eri bambino? Altro bar,altro tentativo di far colazione. -Che ne pensi della realtá virtuale? I mimi sanno anche muoversi,e in fretta. Ora
passeggia in cerca di un luogo dove esibirsi,stanotte bisogna mangiare
e pagare il motel. Ecco,quest'angolo é perfetto. Avanti,indietro,avanti,indietro,avanti,avanti,avnti quanta fretta,quel tipo tarchiato col cappello chissá cosa penserá di me,della cittá,del mondo,avrá la sua visione del cielo e dell’universo,il cielo gli sta a cappella,il cielo chiede e lui esegue,spinto dalla sua personale impersonificazione del Gran Giudice lavora, consuma,accudisce i suoi figli cornuti con falso entusiasmo, regredisce con loro giusto dieci minuti al mese,il G.G. su questo é sempre indulgente,ma sul conformarsi no,é esigente!cazzo,guai a te se ti si macchia la camicia,c’é tutto l’iter formal-avasecc-nformarseria cui bisogna sotto-porci,se gli altri se n’accorgono fanno la spia con se stessi e con dio,certo,un’unico grande potente bisbiglio verticale che punta dritto al G.G. che c’é in tutti noi! piccolo borghese ribelle che porta i calzini spaiati,credi di poterti liberare con cosí poco?non sai che egli é te,in te,e devia i tuoi pensieri e le tue emozioni arginandoli e limitandoli sempre entro i confini di false implicite ferree regole che stavano nel padre e nel padre del padre del padre e che questa miope societá incorpora in sé per darti ma soprattutto darsi un ordine che non serve a nessuno se non a quelli che giá hanno smesso di esistere,pardon,esistono nel concetto del concetto del senso di colpa che il G.G. deve istigare,perché,chiaro,esiste solo per questo. per questo,per se stesso. Ma giá te ne vai nella tua effimera personalitá presa in prestito,scorgo un personaggio piú interessante,meno vissuto e di sicuro piú ossuto,vive ancora in quel periodo della vita in cui gli occhi sono piú grandi della bocca,luccicano di meraviglia perché ancora non hanno avuto il tempo di abituarsi a temere ció che non si conosce,non posso seguirli con lo sguardo,rovinerei la sorpresa d’incrociare occhi fissi che vivono per strada,il bimbo sí invece continua a fissarmi sorpreso,sento il suo stupore spontanemanete gettatomi addosso e percepisco il sapore d’emozioni che ancora non conoscono il G.G., sebbene una voce di genitore incompetente mi riveli che egli sta in agguato e questo stesso bimbo,cresciuto,mi guarderá con disprezzo("Carletto, smettila di fissare quel pagliaccio,é un accattone drogato!"). Il bambino scompare ma ecco un mio vecchio compare,non mi riconosce,ovvio,non conosce tutte le mie facce,piú decadente che mai lo vedo tirare le maniche,non le sue,quelle di chi potrebbe ma non vuole aiutarlo(grazie G.G.!),chiede alla gente di capire che non puó avere la colpa del suo accattonaggio perché la colpa non esiste,ma chi lo ascolta,solo un pazzo potrebbe credergli,solo qualcuno disposto a poter ammettere che non esiste nemmeno il merito(siamo logicamente simmetrici!),e questo é troppo,se la mia manica é piú pulita e tu estraneo la tiri,di sicuro é perché viviamo in un mondo giusto,dove chi sta al posto giusto sta nel giusto,esiste la colpa,esiste il merito e se vivo meglio non é fortuna ma giusta giustizia,tié,patetico inutile rozzo mendicante che implori perdono per le tue incapacitá! Mi ha stufato questo vedere senzaazione,cambio posizione:nuova sensazione,ohps,scusa dolce ragazzina,il mio movimento ti ha spaventato,la statua umana s’é mossa proprio mentre ci passavi davanti,perfida coincidenza,o hai finto di spaventarti? Sono io che l’ho fatto per raggiungere questo effetto o sei tu frivola ragazzina in cerca di gloria che da tempo preparavi quel sospiro per telecamere che ci controllano e che stanno anche nel tuo cuore? Forse che qualcuno si diverta a filmare le nostre vite per ricavarne sozzi monotoni show per microcefali? Occhi giudicanti che si pongono in ognuno di noi,nella nostra fantasia o occhi reali che arriveranno a punirci per i nostri cattivi pensieri;devo dirglielo a questa innocente e bianca creatura che il peccato é un peccato crederlo tale o é troppo tardi ed ella giá mi giudica come ha paura d'esser giudicata dai suoi vecchi dagli amici dagli insegnanti dagli estranei? Giudicare a cosa serve, a punire a premiare o a darsi un'opinione di cui si ha bisogno per resistere al dolore dell'eventuale giudizio altrui?sí,essi nel timore del mio giudizio mi giudicano per la mia immobilitá,qualche foto una moneta bastano a sentirsi tranquilli,a credere di non avermi immaginariamente punito,stupidi attori del film della vostra vita, credete ch'io non sappia?ogni vostra azione é il risultato della vostra interpretazione di fronte al G.G. che sta in voi,credete d'ingannarlo poi scoprite che se sta dentro di voi conosce i vostri pensieri e allora siete fregati,la sera prima di addormentarvi gli giurate che anche voi farete come lui,che porterete nuove vittime all'altare per farvi perdonare,ma dovete agire bene!le vostre azioni devono influire sui vostri pensieri,dovete entrare nella parte,assecondare i G.G. degli altri, lavorare,e mandare avanti questa ridicola commedia convenzionale; Quel film. Conferma e sovverte tutti i miei sospetti. Dove trovare piú mirabile ed elegante spiegazione dell'Inganno? Per lo stesso motivo tutto svanisce,si sottrae alla logica dei fatti. Quel film. Misera cinematografia sorretta solo da un'arguta idea o atto rivelatore,errore destinato a svelare il Grande Marchingegno? Un uomo scopre un giorno che la sua vita é un set per una serie televisiva. La sua vita é finta ma pubblicamente reale. Logica vorrebbe che a quest'uomo mai e poi mai permetterebbero di vedere un film che racconta una versione del mondo in cui egli potrebbe identificarsi e scoprire tutto. A meno che non si sentano tanto sicuri da permettersi di giocare sul filo del rasoio. A meno che non conoscano tanto bene quest'uomo da sapere che egli penserá che il fatto stesso d'aver visto tale film costuisce una prova dell'inesistenza dell'Inganno. Pensano quindi che non posso pensare che loro pensino pure a questo?o credono ch'io pensi che loro,se esistessero,non farebbero mai l'errore? Se davvero l'inganno esistesse io non verrei mai a saperlo. Questo é quello che credo io o ció che loro pensano inevitabilmente crederó? Arriva forse in tutte le prigionie il momento della rivelazione-liberazione? Forse invece il mio sospetto é la prova dell'infondatezza del medesimo,ma non mi credo; Il bambino col passeggino. La vecchia grasseggia. Le farei un massaggio ,solo un assaggio del mio turbamento,anche lei,sotto i suoi strati di lardo urbano la domenica pomeriggio fa la sua parte di comparsa. Oh,che ruolo caratteristico la comparsa! stare lá sullo sfondo a camminare nel ti vedo ma non ti noto tra i tanti, non sapere quando si é inquadrati,fingere di parlare,dire quello che si vuole,lá sullo sfondo nessuno ti puó udire!e tu magari sei lí che mandi messaggi ai sordomuti,questo film é uno scroto appeso alla chioma d'un pioppo marcescente in pieno deserto,ora vi anticipo pure il finale,giusto per rovinare tutto a chi sa leggere le labbra,il regista non saprá mai d'aver filmato anche le mute effimere parole di una tormentata comparsa ribelle che ha voluto far conoscere le sue poesie a sordomuti iperattenti!Voi lá fuori oltre la cinta del parco siete tutte comparse in coda sfilate finti indifferenti come uno sfondo di paesaggi stradali disegnato su vetro in quei vecchi film! ah,ma qui il vetro non c'é,é solo mentale,siete esseri in carne d'ossa che si prestano ad una sceneggiata colossale,un intreccio elaboratissimo fin nei piú minimi particolari,un teatro perfetto. Quasi. Perché il pa(l)(r)co non é vuoto? Ho contato le panchine!sono 28,sará la ventesima volta che vengo e ne ho sempre trovate almeno una o due occupate ma mai piú di quattro. Normale,no?molto normale,sospettosamente normale,statisticamente anormale,direi!il caso esige che una volta ogni tanto,almeno per qualche minuto,io sia l'unica persona seduta su una panchina,non é un parco molto frequentato,la metá delle volte che ci son stato c'era solo un'altra persona ma mai mi é successo d'essere l'unico dio del parco dalle mille piante cinguettanti esigo il mio diritto statistico ad essere l'unico panchinante per una volta almeno!ah,ah,l'errore di calcolare tutto sta proprio nel non lasciare spazio alle casualitá. Provo pietá per quei mistici che si fanno rapire come tronchi folgorati da una coincidenza imprevista(e osano pure darle un significato simbolico,coincidenza voluta!),da un caso che loro non potevano prevedere! Essi non sanno che il caso piú improbabile,l'unico che dovrebbe meravigliare,il piú sublime degli accidenti altro non é che la MANCANZA di coincidenze,essi non riescono a percepire l'infinitá delle variabili che costituiscono le nostre vite,l'interminabile presenza e assenza di tutti i mondi potenziali che si creano in ogni infinitesimale spostamento dello spazio e del tempo,il continuum in cui viviamo ESIGE miliardi di miliardi di casi che noi percepiamo fortuiti nel nostro sistema di simboli ma che sono solo il risultato della legge dei grandi numeri:non esiste compensazione ma prima o poi due fatti identici avverranno contemporaneamente e allora milioni di subcefali alzeranno gli occhi al cielo,apriranno la bocca per non parlare e i loro sguardi esprimeranno meraviglia per qualcosa che non poteva non succedere! l'unico alea che non puó avverarsi se non in un'universo dove le parallele non viaggiano abbastanza da incontrarsi,in un mondo potenziale,uno solo nell'infinito,il meno probabile,e´ appunto il caso impossibile dell'assenza di coincidenze.siamo abituati a stupirci per le improbabilitá che piú ci piacciono, convinti che quello che vediamo sia sempre la conseguenza di alte probabilitá! Presuntuoso ingenuo regista!la paura che le coincidenze possano assumere un qualche significato rivelatore ha creato la piú rivelatrice delle concidenze!! Ah,quella vecchia enorme,malefica comparsa che osa tornare sui suoi passi,me la ricordo bene,credeva non la notassi,eh,chissá forse ella ha un ruolo un po' meno marginale,nella borsetta magari nasconde la millesima microtelecamera, non posso tollerare tutti questi occhi indiscreti puntati sulla mia persona,tutta questa gente mi scruta,mi giudica,mi osserva,ma io non sono un animale in gabbia,i veri prigionieri siete voi che vivete per creare questo spettacolo,nell'illusione della libertá avete scelto catene che vi legano a me,ma io vi libereró tutti,e smettetela di osservarmi! Sandalino esce dal parco correndo,punta dritto sulla vecchia,la urta con forza ma lei non cade,scusi dice lui,ma subito alza la mano in modo teatrale lasciando prevedere un imminente schiaffo,il braccio cala invece sulla borsetta,l'afferra,la sottrae alla vecchia confusa e la sbatte a terra,rumore d'oggetti che si rompono crea soddisfazione sul viso di Sandalino che disinvolto se ne va camminando con le mani intrecciate dietro la schiena. La vecchia,piangendo,raccoglie la borsetta, ma il suo pianto di perdita materiale svanisce diluito nell'indifferenza del viavai urbano. Bene,l'ho fatto. É un atto simbolico,certo. Loro non lo sanno. Rideranno sbigottiti. Se avessi guardato dentro la borsetta mi sarei smascherato. Avrebbero saputo che so. L'ho fatto,l'ho gettata. Non serve a niente ,certo. Cos'é una telecamera su migliaia? Solo un atto simbolico di ribellione. Solo per me. Loro di certo non hanno capito. Penseranno sono un po' matto. Alzeró l'audience. E ho avuto la prova che cercavo:nessuno ha protestato,nessuno mi ha inseguito. C'é uno strano personaggio in cittá. Ogni giorno
mi diverto ad osservarlo nei suoi strani mascheramenti,nei suoi
bizzarri movimenti. La prima volta lo notai mentre stavo lavorando in
via delle Bizzeffe come tutti pomeriggi,perché era vestito da
pagliaccio,no,non scherzo,da pagliaccio,leggermente dissimulato peró,aveva
pantaloni da jogging e scarpe da ginnastica,ma per il resto non era
altro che un pagliaccio maratoneta che tutti per strada guardavano
stupefatti. Sul momento pensai che stesse scappando da un circo e
questo rallegró le mie monotone otto ore. Il giorno dopo lo rividi
vestito ancora da pagliaccio ma nero stavolta:naso nero,trucco
nero,parrucca nera,lo riconobbi dal giorno prima e pensai che stava
scappando da un manicomio,ció diede una mezz'ora di allegria
all'umore delle mie otto ore. Non passó per di qua per due giorni e
quando lo rividi era vestito da muratore,come me!e con baffi posticci!
Il giorno seguente da medico e sempre correndo,sempre con la serietá
dell'impegno dipinta in volto. Capii che stava scappando dalla vita.
Ormai era diventato lo svago mio e del mio collega,arrivammo a
chiederci ogni mattino se l'avremmo visto quel giorno. Col tempo
notammo che non passava mai alla stessa ora e comunque mai piú di
tre,quattro giorni di seguito. Costantissimo nella sua incostanza,mai
riuscimmo a scoprire se c'era una regola,un intervallo particolare che
seguisse. Quasi sempre era travestito da qualcosa di specifico,una
professione,un personaggio immaginario,ma a volte era abbigliato
normalmente,solo con un particolare o due fuori posto,ogni volta
differente ovviamente,un cappello verde,guanti spaiati,maglie
asimmetriche,un giorno lo vidi portare un sacco apparentemente pieno.
Mai lo vidi anche solo camminare,correva sempre,ripeto,secondo me non
era jogging come dice Curlo,ero sicuro che stesse scappando da
qualcuno o qualcosa. Ma che non stesse fuggendo da qualcosa di
concreto bensí da una metafora lo intuii quando mi accorsi che
alterava il suo modo di correre quasi ogni settimana. Non cambiava lo
stile,rimaneva sempre lui,a volte correva nel centro del marciapiede,a
volte sul bordo o perfino in strada,ricordo di un giorno che correva a
zigzag. Quest'uomo sulla cinquantina con un'espressione fissa e
impenetrabile(la stessa tutti i giorni!),la bocca larga e storta,il
mento lungo, allungato da una fitta barba,mi incuriosiva fino
all'eccitazione. Penso che la gente si fosse ormai abituata a lui come
al matto del quartiere e per questo,a parte i bambini,nessuno gli
faceva piú caso. Mi incuriosiva tanto che sentivo il forte bisogno di
parlargli e un giorno mi decisi a farlo. Notai in quel momento che era la prima volta che lo
vedevo con le gambe ferme. Riuscii solo a dire: E riprese a correre. Capii che non scappava da nulla,in realtá inseguiva. Credo che capii anche che cosa voleva dire e perció che era matto. Alla mia mente ingenua restava peró il mistero di come un matto del genere potesse avere conoscenze,seppur superficiali come le mie,sulla relativitá e i viaggi nel tempo. Piú ci si avvicina alla velocitá della luce,piú lentamente scorre il tempo. Letteralmente, ció vale a tutte le velocitá,solo che da zero fino alle astronavi piú veloci la dilatazione temporale é cosí bassa da essere assolutamente impercettibile. Tutto qui. Matto perché crede che serva a qualcosa. Matto per come corre e si veste. Da quel giorno prese a salutarmi quasi regolarmente al suo passaggio e questo mi diede l'opportunitá di fermarlo ancora qualche volta,non troppo,perché, anche se sembrava parlare volentieri,non si fermava mai spontaneamente e mi dava la sensazione d'infastidirlo. Curlo non mi ascolta. No,mi ascolta, ma sembra indifferente,mi chiedo se esista qualcosa in grado di stupirlo,da anni cerco d'infiltrarmi nel suo piucchesintetico esprimersi,di carpire ció che non nasconde. Ognuno a modo suo. Non so se é indifferente a tutto per saggezza o insensibilitá, probabilmente entrambe,apatico. Forse che egli in gioventú abbia visto o vissuto come regolare ció che quell'irregolare corridore fa regolarmente? Se provo a chiederglielo sicuro che non ci cavo niente,Curlo parla per enigmi,frasi fatte,il suo passato sembra estremamente insignificante attraverso le sue poche parole,magari neanche se lo ricorda,non lo vuole ricordare o non c'é niente da dire. É un robot e se parla troppo si smaschera. Questo spiegherebbe il suo stoicismo nel lavoro. E sua moglie?mai vista,o é una copertura o anche lei é un robot,figli non ne hanno,certo,non imparebbero a parlare prima di andare a scuola. Che incubo fu per me. Quella stronza della professofessa di storia che dava del cretino a chi non sapeva,le sue ramanzine duravano mezz'ore interminabili,come quel suo gesticolare del braccio mano destro che lo muoveva come per spiegarsi meglio mentre invece era la sua isteria che si manifestava,era capace di spaventarti con un'occhiata perché ella giudicava,diceva sempre misero studentello fannullone e porcamiseria e mai nessuno si ribelló,con la gente isterica é cosí,hanno diritto di umiliarti ma guai a rispondere,se la vedessi ora chissá quante gliene direi,di me non si ricorderebbe certo, ma del concetto di alunno castigato sí. Una vecchiettina smilza fatta di nervi e grida di nervi tira fuori quel poco di roca che le é rimasta in gola per ricordare al nipotino che cosí sbaglia sbaglia sbaglia non capirá mai nulla,occhi invidiosi e irosi puntano senza esito un bimbo che ancora non conosce i soprusi e il timore dell'autoritá,e che,sbuffando giocosamente,senza abbassarsi a rilanciare occhiate se ne va inseguito da un eco che sempre lo perseguiterá bagli agli agli agli gli... Chissá cosa direbbe quella troia su questo povero corridore,di sicuro non le sarebbe indifferente, avrebbe il suo bel giudizio confezionato secoli fa,consumato,grinzoso, severo come la sua pelle quando urlava. Il corridore!non gli ho nemmeno chiesto come si chiama! Probabilmente non me l'avrebbe detto,é matto,ma mi incuriosisce,parla come un matto che abbia qualcosa da dire ma non sa come,forse anche lui come Curlo non nasconde nulla,é solo un'esibizionista...eccolo!ma cosa fa,prende in giro il tizio immobile,lo provoca?gli corre intorno in cerchio,il m,il...,il tipo immobile non reagisce,chiaro,dev'essere diventata quasi una sfida,cerca forse di deconcentrarlo,peró anche lui con quel trucco bianco sembra un pagliaccio,beh,é un lavoro,non é come il matto,lavoro di esibizione,peró come si dice,non é pagliaccio,stan sempre fermi oppure si muovono come tirando una corda che non c'é,ah,mimo. Si,giusto,chissá se son poveri come sembrano. Sí,é un modo per provocarmi,costui mi vede per di qua tutti i giorni e si comporta in modo esattamente simmetricontrario al mio,vuole dimostrarmi che sbaglio tutto che,ma non mi frega inganna raggira io resisteró a questo clown finto misterioso,non me ne frega importa nulla,no!che dico,se sto prestando tanta attenzione a quel personaggio vuol dire significa che mi ha colpito in qualche modo,risveglia falsi e veri ricordi della mia infanzia,io correvo correvo sfrecciavo non mi stancavo nessuno mi batteva ma non serviva,mai mi diedero un premio verbale una conferma del valore della mia esistenza,un giorno il bimbo smise si fermó,decise che non ne valeva la pena,decisi allora di darmi un postmio auto-inaspettato,lessi Seneca quello che ruzzolava male peró diceva inutile cambiar cielo sempre lo stesso sarai,no,non era questo ah,si,diceva che la vita é lunga,basta concentrarla variarla sfruttarla berla tutta viverla continuamente ma non ripresi a correre subito,ah,il muratore timido filosofo incrocia sguardi,dev'essere gay,capii con gli anni che le idee,le immagini,le azioni ripetute sempre uguali si stereotipano si cancellano si annullano,un mazzo di carte uguali si riassume in una,continua a fissarmi sembra un mimo anche lui,mimo provocatore incosciente non vedi non t'accorgi che li contagi col tuo stupido appiattire,che fai?vivi la vita come fosse un unico momento ripetuto unico momento ripetuto non ti rendi conto che le dita sono insaponate gli anelli si sfilano gli anni filano via e vanno e scorrono, per questo corro io,la memoria madre emerita morde o ricorda iniziando a inibire rovescio ordine meno e meno,un giorno diciam buongiorno e un altro 'giorno,si han piú ricordi si ha piú passato si ha piú vissuto che due volte buongiorno,come un fottuto forno che appiattisce amalgama pareggia ogni adorno,la linea tortuosa é piú lunga della dritta per la fantasia aggiunta,mimo ingenuo é giunto il tempo che ti renda conto che hai buttato un milione di attimi nel cesso,io non ti aiuto fa lo stesso,ti do una scintilla perché non sia lo stesso,ci provo spesso,non come il sesso,non c'é molto nesso,sono cotto sono lesso devo prendere la pastiglia sto ricadendo in esso,accidenti!l'ho rifatto non riesco a uscirne sono un fesso,acci! Fermati prima del regresso alla spirale,no!ho avuto accesso,sto scoppiando dentro,fermati! Adesso! Riuscissi almeno a concentrare la mia attenzione dei tempi dei tempi di ieri di prima di domani in un unico istante accecante riverberante che mi dia l'insight della concezione di me stesso come sono e come vorrei ma soprattutto di come tutta questa gente a me esterna si concepisce al di fuori della mia volontá,che carcasso di macchina buona l'idea di verniciarla cosí,i loro attimi furtivi non devon sommare in me,indegno illuso deluso processatore d'informazioni da restringere,sono troppe le percezioni, tutti c'inventiamo un riassunto ma dev'essere il piú plausibile accettabile descrivente possibile,devo esser pronto a cambiare a cercare utili scartabili approssimati modelli di realtá da interpretare,cazzo che bel culo la tipa,ció che mi sta intorno e ció che é interno,chissá se c'é un confine,se é un'illusione,se si puó percepire,si puó se vogliamo,potere é volere,banale fuorviante sapere popolare che involontariamente descrive la malattia mentale,chi cazzo é quel tale,ecco perché il punto fissato di fissazione scompariva una frazione di secondo,credevo fossero i miei occhi,che sia nel bene come nel male,che faccia iperattiva,se mi corre intorno per sfottermi:nel male,se mi corre intorno per sfottersi:nel bene;naturalmente non esistono,egli corre perché gli occorre,peró scorgo che mi guarda, non posso distogliere lo sguardo dal punto fisso,non posso vederlo bene,movimento di torso e braccia,le gambe le lascio cosí,ecco,ora vedo meglio...brutto bastardo!sta girando una scena di quelle dove si vede il protagonista fermo ma la macchina da presa gli gira intorno,vigliacchi porci tritapensieri banali cameramen guidati dal piú turpe regista occulto fatti vedere una buona volta! e se fosse uno di loro? e se ci fosse piú di un regista?e se la regia fosse implicita in ció che faccio?e se fossi io? Questo tipo non smette di girare,le mie palle,bene,vogliono movimento,movimento avranno. La statua riprende vita(convinta d'esser ripresa)e roboticamente i piedi fan da rotondo piedistallo girante. I movimenti si sommano:uno corre in un verso,l'altro si gira nell'altro. Gli sguardi s'incrociano due volte ogni circolo completo. La gente é sbigottita,il piattino si riempie rapidamente. Sguardi furiosi partono dagli occhi del mimo e cadono sui passanti che osano fermarsi,non capiscono,a loro sembra tutto orchestrato. Al mimo pure,per questo le occhiatacce. Per questo cambia verso di rotazione e il suo viso segue il corridore. Continua,continua correndo,tanto ormai per me sei fermo. Corre,corre e d'improvviso spezza la magia e corre via,quasi sfiora il muratore. ...giorno dopo... Pensa correndo verso l'immobile personaggio. Te ne stai lí come l'eternitá,aspetti mediti rifletti ingarbugli connetti ti leggi il pensiero,ma un minuto dopo cosa ti rimane,hai pensato di pensare,hai pensato di fare,hai pensato a tutto e al suo contrario,hai pensato ai tuoi ricordi,i ricordi!la chiave di tutto,per avere misurare quantificare soppesare scandire il passato,lo guardi lo rigiri e cosa vedi?anni e attimi rigorosamente in fila, in uniforme, tutti uguali, ne basta uno ripetuto e hai riassunto preso nel sacco raccontato visto la tua vita intera,il passato lo schiacci lo abbrevi lo vedi lo rivivi in poche azioni pochi pensieri ripetuti,anch'io lo feci,solo una volta,certo, si puó fare solo una volta,se uno piú uno uguale uno allora n sará sempre lo stesso,esci dal tuo Osserva,osservali tutti. Sembrano presi da problemi importanti da questioni vitali. Per questo si muovono,per questo hanno sempre qualcosa da fare,si danno obiettivi. Ma anche reciprocamente,questo é bello. Dove vanno?inseguono gratificazioni per soddisfarsi,certo,scappano da punizioni interiori sociali divine,ma sono organismi in cerca dell'ambiente perfetto che per fortuna non possono trovare,sennó niente filiazione,troppi geni facilmente trasmessi,l'azionefilia é essenziale. per questo possono e vogliono muoversi. Ma devono?l'azione vuole la sua soddisfazione,che non possono avere,che per fortuna non possono trovare sennó niente. Il depresso non si muove per insoddisfazione,pensa sia inutile tanto le sue azioni non avranno risultato. L'uomo veramente felice non muove un dito perché nulla gli serve,la felicitá sta nella testa,oddio!la felicitá ideale porterebbe a vegetare... -corpo,cambia!non appiattirti! Il vecchio barbuto é stanco di parlare,ha piú anni del documento,ma ora la degenerazione dell'etá li sta cancellando(sforzi che si stan vanificando,altra storia),sta perdendo la voglia di mandare il suo messaggio,al mondo diceva "variate,cangiate" ma ora é stufo,forse smetterá di parlare,a chi,non si sa. Con un'occhiata fredda e comprensiva osserva per l'ultima volta chi ha scelto di vivere nella cassettina craneale,ci riflette,capisce che anche lui. Ora é tardi per tutto,vissuto cent'anni,domani chissá. Con gli occhi saluta il mimo,dopotutto qualcosa deve averla capita anche lui nel suo muto mondo. Agitato immobile rimugina. Ebbene,inutile,muro di gomma silenzioso indifferente,sbatterci non serve,prende la forma,si rende ininterazionabile camaleontico sadico telespettatore,son caduto nelle liscissime grinfie d'un orditoregista meticoloso scrupoloso senza scrupoli creatore d'un ambiente le cui mascherazioni si spercepiscono,i cui inganni stan dietro panni ben stesi,i cui fili tesi sono calcolati alla perfezione,e se pure lui fosse manovrato raggirato illuso imbrogliato spaventato umiliato triste marionetta d'uno show più importante?a me a lui cosa cambia?se da questo palcoscenico non si può uscire,che modo avrá l'attore di liberarsi del personaggio,o meglio,come può il personaggio rendersi conto...vive in una gabbia fatta mondo...ciò che non é mondo non esiste soggettivamente parlando pensando contorcendo riflettendo ahic!vecchio barbuto maledetto contagiattore!che differenza c'é dopotutto tra una finzione perfettamente reale e la sua controparte naturale?che cambia tra l'essere cieco e perder il sole,tra una prateria e un recinto che arriva più in là dei tuoi sensi,se ci pensi... Deglutente immobile continua. Sempre ne passano,poco mi guardano,certo,così é scritto da qualche parte,cosa cambierebbe se non ci fosse sotto finta volontà,al mio cuore sembra una resa,agire come se nulla fosse,se nulla importasse,ma il cuore muore, le idee no,girano, sempre tornano, indaffarate colorate viziate costrette amate... |
Nome autore Note sull'autore
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Stefano
Genocchio 24 anni, nato a Treviso, studente di psicologia. Ha al suo novero altri racconti. Probabilmente, lo vedremo prossimamente in queste pagine. stefano_io@virgilio.it |