RIFLESSI |
La neve ad Augusta era un miracolo: eppure stava
accadendo . Affacciati dalla finestra , parlammo per l'ultima volta .Con le mani le sfiorai il volto: sapevo che doveva andare, che qualsiasi tentativo di trattenerla sarebbe stato vano. Guardammo la gente che stava sotto di noi : adesso tutto sembrava così piccolo, insignificante . C'era un uomo con uno sporco impermeabile bianco che cercava di vendere dei piccoli oggetti di quarzo. La gente, in un primo momento, non lo guardò nemmeno. Disse, con tono disperato e con un incerto italiano, che aveva una famiglia sulle spalle; che anche lui aveva diritto di vivere, ed anche i suoi figli. Ora, la gente gli stava alla larga, aveva paura . Quando mi voltai lei non c'era più. La trovai sulla soglia, con la vecchia valigia rossa in mano . "Cosa hai messo lì dentro ?", chiesi trattenendo il pianto . "Niente di pesante : c'è solo qualche ricordo tuo e dei tuoi fratelli ..." "Smetti di fare quella faccia " - aggiunse. "Muore un fiore e ne nasce un altro ". Il vento chiuse violentemente la porta e per un attimo credetti che il mio cuore si fosse fermato. Lo sperai. Rividi lo stesso folletto aligero, quel compagno di notti insonni che non poche volte aveva tentato di tirarmi su il morale, senza mai riuscirci. La nebbia ingoiò un angolo di casa e con esso anche il folletto; poi, in pochi istanti, si dileguò. L'eco del mio respiro in quella immensa casa all'improvviso vuota divenne insopportabile . Sentii la sirena della polizia : due poliziotti erano venuti per portare via l'uomo con l'impermeabile bianco ed i suoi inutili oggetti di quarzo; il terzo, un mio vecchio amico, per dirmi che ero diventato padre. Ma neanche così potevo gioire, non ci riuscivo e credo che il mio amico mi prese per pazzo quando mi sedetti a braccia conserte, con in volto tutta l'amarezza che avevo dentro, davanti al computer . Lo impostai a sedici milioni di colori e cominciai a scorrere le immagini: le nuvole, il mare e tutto quel che vidi erano solo parte del niente . Scrissi di un ragazzo senza lavoro senza mete apriche e salvai il file con il nome Disperazione . Feci le svolte ai miei jeans, all'improvviso troppo lunghi, come faceva sempre mia madre prima di mandarmi a scuola, poi decisi, dopo anni, di andare a messa nella chiesa dove ero cresciuto . Non so cosa dovrò inventare per credere di più in
me stesso e negli altri, quali
monti immaginari dovrò
ancora scalare , ma l'unica cosa certa è che non sono il solo ad
essere in questo buio angolo di mondo . Prima di entrare in chiesa pochi rami sfogliati e un passero con un'ala insanguinata si specchiavano nell'acqua che bagnava l'asfalto. |
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Carlo
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