Resistenza nel feltrino

Dopo la caduta del fascismo con l'insediamento del Governo Badoglio anche a Feltre vengono riallacciati tutti quei contatti degli antifascisti rimasti per molti anni nella penombra.

Un ruolo fondamentale nel movimento viene giocato da Don Giulio Gaio segretario del Partito Popolare al termine della I° guerra mondiale.

Il primo nucleo di resistenza si crea infatti al Santuario di San Vittore che durante quegli anni diventerà anche un nascondiglio per i ricercati dai Tedeschi.

A Feltre si viene a costituire un Comitato Antifascista a cui aderiscono una trentina di persone alcune anche membri influenti della Comunità cittadina. Il Comitato, che si autofinanzia, ha lo scopo di prepararsi, organizzarsi, occultare armi e materiali ed agire solo quando il fronte alleato sarà vicino. Azioni di sabotaggio e di tipo terroristico non vengono considerate in quanto sarebbe elevatissimo il rischio di rappresaglia nei confronti della popolazione inerme.

Il Comitato Civico, che dopo l'incontro di Bavaria muta nome in CLN locale, per la sua composizione e cultura ha una marcata avversione per il Partito Comunista. Tale diffidenza è dovuta anche al fatto che i partigiani garibaldini sono convinti assertori d'una immediata ed ampia linea d'azione contro l'invasore.

Nel novembre '43 si ha un incontro tra i feltrini Pat, Centeleghe, VIgne e Don Giulio Gaio con due esponenti del Boscarin tra cui Eliseo Dal Pont. Secondo Eliseo ci fu una netta divergenza d'opinione sulla modalità di contrastare il nemico.

Chi osteggiava senza remore l'operato dei garibaldini era Angelo Zancanaro dall'alto della sua autorità riconosciuta da tutti.

I comunisti hanno sempre espresso riserve sull'operato di Zancanaro tanto da non essere rappresentati nel CLN feltrino fino all'agosto del '44.

Dopo la morte di Zancanaro tutti i suoi uomini confluiranno nella Brigata garibaldina Gramsci che si trovava sulle Vette feltrine ed il movimento di resistenza anche nel feltrino subisce una drastica svolta estremistica.

 

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