TOGLIERE LE PARENTESI AL VIRUS:
CAMERE SEPARATE, AIDS E IDENTITÀ GAY.
Whatever is unnamed, undepicted in images,
whatever is omitted from biography,
censored in collections of letters,
whatever is misnamed as something else, made difficult-to-come-by,
whatever
is buried in the memory by the collapse of
meaning under an inadequate or lying
language - this will become, not merely
unspoken, but unspeakable.
- Adrienne Rich, "It Is the Lesbian in Us …."
Una delle prime voci nel volume enciclopedico The Gay and Lesbian
Literary Heritage (1995), ci offre una dettagliata ricognizione
della rappresentazione dell'AIDS in letteratura. Joseph Cady,
l'autore della voce, individua il costante pericolo che la malattia
venga confinata nella sfera degli argomenti innominabili. L'AIDS
rischia sempre di essere omessa come dato biografico, di essere
passata sotto silenzio e sostituita dalle numerose infe
zioni e malattie opportunistiche causate
dal virus, che, in qualche modo, sono ritenute molto più rispettabili
del virus stesso. Morire di polmonite è molto più accettabile
che morire di AIDS. Quando questo processo di sostituzione e
definizione eufemistica diventa sistematico, l'AIDS rischia
di diventare non soltanto un argomento passato sotto silenzio,
ma anche, e con conseguenze più gravi, un qualcosa di cui non
si può e non si deve parlare. Se è vero che ormai di AIDS si
parla, è altrettanto vero che numerosi settori della nostra
società rimangono comunque indifferenti al virus e tentano di
ignorarlo come un fenomeno di cui possono non curarsi. Abolito
ufficialmente dal gergo scientifico, il concetto di "categorie
a rischio" rimane ben vivo nell'immaginario sociale. Come esempio
in microcosmo di questa tensione tra silenzio e parola, Cady
cita quanto è successo nella giornata mondiale dell'AIDS del
1993. Se le poste americane lanciarono per l'occasione un francobollo
commemorativo con il red ribbon (riuscite ad immaginarvi il
nostro Ministro delle Poste e Telecomunicazioni Gasparri fare
altrettanto nel 2002?), l'allora presidente Clinton nel suo
discorso citò preoccupato un saggio apparso sul New York Times
Magazine dell'attivista Jeffrey Schmalz dal titolo rivelatorio
"Whatever Happened to AIDS" ("Che fine ha fatto l'AIDS?").
La ricostruzione della biografia umana ed intellettuale di Tondelli
è percorsa dalla stessa tensione fra silenzio e parola riguardo
all' AIDS, ad iniziare dallo stesso atteggiamento dello scrittore
e della sua famiglia che scelsero con forza il silenzio. Nella
cronologia che precede le opere di Tondelli in formato "classico"
pubblicate da Bompiani si sottolinea questa scelta. Paradossalmente,
la malattia viene negata e messa tra parentesi proprio contemporaneamente
alla sua irruzione improvvisa nella narrazione della vita di
Tondelli: "Dopo un viaggio in Tunisia, alla fine dell'estate
viene ricoverato all'ospedale di Reggio Emilia. Sceglie il silenzio
rispetto alla malattia (AIDS)." È arrivato il momento di togliere
l'AIDS dalle parentesi e di ritrovarla come motore dell'ultima
opera narrativa di Tondelli: Camere Separate. Se lo scrittore
sceglie il silenzio nel 1991, tale silenzio sulla malattia era
già stato sciolto nel 1989 con l'ultimo romanzo. Ben pochi critici
italiani hanno analizzato le caratteristiche narrative che inseriscono
Camere Separate nel genere della letteratura sull'AIDS. Eppure,
nella già citata voce "AIDS Literature" del volume The Gay and
Lesbian Literary Heritage (1995), Joseph Cady definisce Camere
Separate come un "romanzo di lutto" che ricostruisce la ricerca
interiore di Leo per tornare a vivere e a riaprirsi all'esperienza
dopo la morte per AIDS di Thomas. Significativamente, questo
giudizio è stato pubblicato nel 1995 e precede quindi gli influenti
contributi italiani su Tondelli degli ultimi anni che però non
ne fanno menzione. Nessun critico italiano si è preso il disturbo
di capire come mai, agli occhi di un critico straniero, la morte
di Thomas appaia causata dall'AIDS che nel romanzo non è mai
nominata. Alle motivazioni dietro questo errore apparente, invece,
Derek Duncan ha dedicato un interessante saggio che speriamo
di poter pubblicare sul nostro sito in autunno.
Data questa mancanza di materiale italiano sull'argomento, siamo
molto contenti di poter mettere on-line sul nostro sito la tesi
di laurea di Pierantonio Toto "Identità e Scrittura nella Narrativa
Gay dell'Era dell'AIDS: Ready To Catch Him Should He Fall di
Neil Bartlett e Camere Separate di Pier Vittorio Tondelli",
sostenuta all'Università degli Studi di Bari. Nella sua tesi,
Toto analizza due romanzi che, pur non nominando mai esplicitamente
la malattia, sono decisamente il frutto di una coscienza post-crisis
e il prodotto di "due artisti immersi nel flusso delle dinamiche
omosessuali di più recente formazioni", dinamiche che la critica
italiana di Tondelli ha felicemente ignorato. Toto è interessato
all'evidente impatto della malattia sull'identità gay nella
società moderna, identità che dice di non aver certo dovuto
cercare fra le righe nel romanzo di Tondelli: "Ad una prima
lettura ho pensato che avrei dovuto leggere fra le righe forse,
avrei dovuto interpretare liberamente il testo per trovarci
riferimenti o indicazioni di natura gay. Invece era tutto scritto
nero su bianco, non fra le righe ma nelle righe stesse, intrise
di sensualità, di ruvido stridore sessuale; la parola gay, l'identità
sofferta e tarpata dello scrittore/protagonista mi si offriva
senza forzature, senza compromessi, lì, affannata e dura". Toto
presenta Camere Separate e Tondelli in un'ottica diversa da
quelle adottate da altri critici italiani, "sotto l'ottica di
partenza imprescindibile, ovvero il suo essere gay, a modo suo,
nonostante l'Italia".
Nel suo polemico intervento "Lesbian and Gay Studies in the
Age of AIDS", Simon Watney denuncia la scarsa attenzione degli
studi gay e lesbici verso l'AIDS: l'urgenza della malattia e
il conseguente bisogno di attivismo sono stati negati da una
tendenza che ha trattato il virus in termini astratti e teorici.
Secondo Watney, che forse liquida un po' troppo velocemente
come snob e sterile la Queer Theory di Judith Butler e di Eve
Sedgwick, è profondamente significativo che la maggior parte
di gay e lesbiche che si occupano di AIDS lo facciano al di
fuori del campo degli studi gay e lesbici o, addirittura, al
di fuori dell'Università. La tesi di Pierantonio Toto è un accorato
appello per l'unione di critica e militanza, per una lettura
critica delle opera letterarie che non trascuri il contesto
storico-sociale in cui vengono prodotte. Siamo felici di poterla
pubblicare e ringraziamo l'autore per la sua disponibilità.
Bibliografia.
Cady, Joseph. "AIDS Literature." The Gay and Lesbian Literary
Heritage. Ed. Claude J. Summers. New Yok: Holt, 1995. 16-20.
Watney, Simon. "Lesbian and Gay Studies in the Age of AIDS."
Lesbian and Gay Studies - A Critical Introduction. Ed. Andy
Medhurst e Sally R. Munt. London: Cassell. 368-384.