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Se per gli italiani, generalmente, settembre è il mese che segna definitivamente la fine dei periodi feriali e l’inizio dell’anno lavorativo, se per gli agricoltori settembre è il mese della vendemmia, per i vallecorsani settembre è soprattutto il mese di San Michele Arcangelo patrono principale del paese la cui splendida effigie è conservata entro le antiche mura dell’omonima chiesa sita in piazza Sant’Angelo. Si è svolta domenica 29 settembre la festa patronale in onore del principe degli Arcangeli. Il pellegrinaggio sul monte Gargano, le Sante messe mattutine delle ore 05:15 celebrate durante tutto il mese di settembre, sempre molto partecipate poiché è grande in paese la devozione per il Santo, sono state la consueta cornice mistico-religiosa di preparazione. La celebrazione della solenne messa, con la presenza del vescovo diocesano Salvatore Boccaccio e l’omaggio del vitello a cura della Confraternita di San Michele hanno, hanno letteralmente catturato la curiosità e l’attenzione dei tantissimi gruppi di persone non di Vallecorsa all’uopo arrivate in paese ad assistere all’evento religioso. Uno dei simboli davvero peculiari ed antichi di questa festa è proprio la donazione del vitello alla Curia vescovile, un’antica tradizione legata all’apparizione dell’Arcangelo sul monte Gargano (luogo simbolo della cristianità) nell’anno 490. L’animale esce dal cosiddetto “Bajo”, un antico portale che si apre sulla piazza, e condotto in chiesa. Un considerevole flusso di persone, sin dalle prime ore del mattino, ha riempito piazza Sant’Angelo, le strade ed i vicoli del paese. Non è stato possibile ammirare la chiesa in tutto il suo splendore poiché le impalcature dei lavori di restauro coprivano la facciata che è in rifacimento. Unica nota stonata della giornata, anzi di questi tre giorni di festa, è stato il clima dato che le temperature, salvo le ore centrali, sono state davvero basse. Alle ore 12, al termine della Messa, dopo l’uscita dal portone in bronzo della prorompente effigie, colma di oro donato in segno di devozione dai fedeli, con la bilancia simbolo di equità, ha avuto inizio la lunga e bella processione con i fedeli che portavano a spalla la statua del Santo accompagnati dalle melodie del complesso bandistico “G. Verdi” diretto dal M° Agresta. A far da contorno, anzi ad omaggiare l’evento religioso, la tradizionale fiera delle merci, che si è snodata lungo gran parte del tratto interno di via Roma. Ad intrattenere i cittadini vi ha pensato il comitato per le feste patronali che ha portato a cantare in piazza, nella serata di sabato, il noto cantante Drupi mentre domenica sera c’è stato il concerto di musica classica eseguito dal complesso bandistico “Città di Lanciano”. Michele
non è un Santo vissuto in una determinata epoca ma è il principe degli
Arcangeli, colui che secondo l’antica tradizione biblica sconfisse Lucifero
nella superba rivolta di alcuni angeli contro Dio. Al grido micaelico “Chi
come Dio?” tanti angeli mossero contro i ribelli, sconfiggendoli e relegando
Lucifero negli inferi. Da qui la scritta sulla facciata della chiesa “Quis ut
Deus”. Il culto verso l’Arcangelo non è solo proprio della civiltà e della
tradizione occidentale e cattolica. Per quanto riguarda la statua del santo, gelosamente
custodita e venerata dal popolo vallecorsano, sembra che non sia noto l’autore
ma si sa solo che con molta probabilità risalga al finire del 1600 e la sua
prima esposizione pubblica data il 29 settembre 1709. Fatta in legno di leccio (lucino)
ispira grande fascino, soggezione, ammirazione ma nello stesso tempo tanto amore
e sono tanti, tantissimi coloro che nei secoli hanno raccomandato la loro anima,
chiesto conforto e protezione al Santo protettore. Sopravvissuta al bombardamento che flagellò
Vallecorsa il 23 gennaio 1944, nonostante la chiesa fosse stata più volte
colpita, i fedeli avrebbero voluto che la statua fosse portata in luoghi più
sicuri ma l’allora parroco, don Paolo Ricci, grande curatore e geloso custode
del culto micaelico per oltre 65 anni (alla cui memoria è legato il
pellegrinaggio di fine agosto sul monte Gargano in coincidenza dell’arrivo di
settembre) volle che restasse nella sua usuale ubicazione. Al termine del
conflitto, tra cumuli di macerie sgomberate dalle truppe alleate, la sacra
effigie ricompariva in tutto il suo splendore al popolo vallecorsano e seguiva
una solenne Messa in segno di ringraziamento.
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