Ripropongo all'attenzione dei visitatori di passaggio in questa pagina il manifesto "SCIENZA E AMBIENTE 2002", per ribadire l'importanza e l'urgenza di molte questioni ambientali, dai cambiamenti climatici al dibattito sulle biotecnologie, contro le ipotesi "riduzioniste". Lo hanno redatto e sottoscritto illustri esponenti della comunita' scientifica. Negli ultimi tempi si e' andato diffondendo sempre piu' un pensiero scientifico che tende a negare o a sottovalutare i problemi ambientali, come se i cambiamenti climatici o la perdita della biodiversita' fossero invenzioni del mondo ambientalista. Alcuni lo fanno in buona fede, seguendo il "dubbio" che la scienza deve sempre alimentare, altri lo fanno anche per motivi politici ed economici e prestano il fianco a chi, nell'establishment, ha tutto l'interesse a screditare significative prese di posizione scientifica, per poter "intervenire liberamente" nelle attivita' contro l'ambiente. Si tratta di una tendenza che cerca di avvalorare scelte politiche ed economiche quali le grandi infrastrutture, il possibile rilancio del nucleare, la sottovalutazione del ruolo umano nei mutamenti climatici o dell'azione distruttiva dell'uomo sugli ecosistemi.
Da questi presupposti e' maturata l'idea di un documento che coinvolgesse in particolare la Societa' Italiana di Ecologia (S.It.E.) che raccoglie gli studiosi di ecologia del nostro paese e le associazioni scientifiche italiane con i loro presidenti. E' nato cosi' il documento "SCIENZA E AMBIENTE 2002", che tratta con competenza, lucidita' e chiarezza il ruolo delle responsabilita' umane nel fenomeno dei cambiamenti climatici, nei rischi dell'introduzione degli OGM sull'ambiente, nell'importanza dell'applicazione del principio di precauzione. E mette in guardia contro il mito delle infrastrutture come panacea per lo sviluppo economico, ribadisce il legame fra ambiente e salute. Il documento e' stato firmato dall'intero Comitato Direttivo della S.It.E. (Societa' Italiana di Ecologia) e da tantissimi altri studiosi. (Chi volesse leggerlo direttamente alla fonte puo' raggiungere il sito: http://www.dsa.unipr.it/SITE.)
La sottoscrizione, che e' preferibilmente rivolta a scienziati e ricercatori, si fa con messaggio alla SItE, indirizzo mail: site@dsa.unipr.it oppure al fax 0521-905402).
Come
reazione ad alcune esagerazioni di taluni movimenti ambientalisti si va diffondendo
la nuova moda di negare l'esistenza di alcuni gravi problemi ambientali per
il nostro pianeta. Si afferma inoltre che le politiche di conservazione della
natura sono di impedimento allo sviluppo civile ed economico e ostacolano
il progresso scientifico. Come scienziati che hanno a cuore la protezione
dell'ambiente al di là di ogni credo politico vogliamo invece ribadire,
senza allarmismi, ma anche senza ottimismi fideistici, che i problemi che
affliggono la nostra Terra sono davvero ingenti. Purtroppo non possiamo non
rilevare che anche alcuni colleghi scienziati, facendosi paladini di una visione
scientifica parziale e di una tendenza alla semplificazione di problemi intrinsecamente
complessi, tendono ad avvalorare la nuova moda "negazionista". Essi
inoltre ripropongono l'idea che i problemi dell'umanità, quali la fame
e il degrado ambientale, possano essere risolti dal solo progresso scientifico
e tecnologico, anzi dal solo progresso in alcune specifiche aree scientifiche.
Siamo invece convinti che solo un progresso equilibrato in tutti i settori
scientifici e tecnici e solo la parallela adozione di adeguate politiche sociali
ed economiche e di conservazione della natura potranno portare ad un reale
miglioramento delle condizioni di vita del nostro pianeta.
Più specificatamente vogliamo fare chiarezza su alcuni temi di attualità
portando, come scienziati, precise osservazioni ad alcune affermazioni che
vengono proposte all'opinione pubblica.
- Riscaldamento globale: secondo taluni non ci sarebbero prove scientifiche
del graduale riscaldamento dell'atmosfera della Terra; i cambiamenti climatici
ci sono sempre stati e l'eventuale riscaldamento non può essere imputato
all'attività dell'uomo.
Nei 160.000 anni precedenti il 1850 la concentrazione di biossido di carbonio
in atmosfera è sempre rimasta compresa tra 190 e 290 parti per milione
con lente variazioni; dal 1850 ad oggi è aumentata continuamente, passando
da 280 a 370 parti per milione. In base alle conoscenze scientifiche attuali,
un aumento di tale portata in un tempo così breve non era mai stato
registrato prima nella storia della Terra. Non v'è dubbio che tale
continua crescita sia dovuta alle emissioni da combustibili fossili e alla
deforestazione. Inoltre esiste da centinaia di migliaia di anni una correlazione
fortissima tra le concentrazioni di biossido di carbonio e la temperatura
media della terra, come scientificamente provato al di là di ogni dubbio
negli ultimi anni. Le previsioni più recenti, basate sui modelli di
illustri colleghi climatologi, perlopiù provenienti da scuole di fisica,
scienziati degni di fede e non fondamentalisti ambientali, sono che la temperatura
della terra aumenterà di almeno un grado entro il 2040 se non verranno
presi provvedimenti di limitazione delle emissioni.
- Biotecnologie: secondo taluni non si dovrebbero porre limitazioni alla ricerca
biotecnologica che ha un ruolo fondamentale per alleviare i problemi dell'umanità.
Sotto il termine "biotecnologie" vengono in realtà indicati
settori scientifici e tecnologici diversi: dallo sviluppo di nuovi farmaci
(a volte, ma non sempre, basati sull'utilizzo dell'ingegneria genetica), alla
clonazione di organi e organismi, all'introduzione di organismi geneticamente
modificati per scopo agricolo o zootecnico. Ognuna di queste tecnologie pone
problemi diversi dal punto di vista scientifico, etico e sociale e non si
può quindi parlarne in maniera generica. Per quanto riguarda l'aspetto
di maggiore impatto sull'ambiente, ovvero l'introduzione di organismi geneticamente
modificati (OGM), vogliamo osservare che, se è vero che gli effetti
sulla salute umana dell'ingestione di cibo proveniente da OGM sono stati grandemente
esagerati da alcuni movimenti ambientalisti, è anche vero che alcuni
scienziati hanno grandemente esagerato i benefici che possono derivare dall'utilizzo
degli OGM per combattere la fame nel mondo e ne hanno minimizzato i pericoli
per il mantenimento dell'ambiente naturale di cui l'uomo è parte. Va
infatti ricordato che attualmente il 70% dell'area coltivata ad OGM è
destinata a specie modificate per resistere all'azione degli erbicidi. L'aumento
di produzione agricola dovuto a questi OGM è minimo, se non inesistente,
l'unico cosiddetto "vantaggio" essendo la possibilità di
utilizzare indiscriminatamente grandi quantità di erbicida senza danneggiare
la specie coltivata. Ma gli OGM possono anche costituire un pericolo per il
funzionamento degli ecosistemi, poichè la loro introduzione è
del tutto analoga al rilascio di specie esotiche, una pratica che ha portato
nel recente e lontano passato a qualche beneficio, ma anche a molti danni,
di natura sia biologica che economica. L'introduzione di OGM ha già
contribuito in alcuni casi al declino di specie e razze naturali e, se effettuata
su larga scala, può contribuire a una drastica diminuzione della biodiversità
dei nostri ecosistemi. Vogliamo ricordare con forza che a medio e lungo termine
la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti dipende dal mantenimento del
funzionamento degli attuali sistemi naturali che forniscono gratuitamente
non solo cibo, legname, fibre tessili, medicinali, ma anche servizi fondamentali
per la nostra sopravvivenza quali la purificazione naturale di aria e acqua,
il riciclo dei sali nutritivi, la stabilità dei versanti montagnosi,
la protezione delle coste dall'erosione.
- Principio di precauzione: secondo taluni esso viene ingiustamente invocato
per ritardare il progresso scientifico e tecnologico.
Precisiamo che con principio di precauzione intendiamo questo: "quando
ci si propone di introdurre nuove sostanze o nuove tecnologie nell'uso quotidiano
bisogna partire dalla presunzione che esse possano avere un effetto nocivo
sull'uomo; perciò, prima di commercializzarle e utilizzarle su larga
scala, bisogna sottoporle ad un'analisi preventiva dei danni e dei benefici
che possono procurare alla salute dell'uomo e dell'ambiente in cui l'uomo
vive". Facciamo notare che il principio di precauzione è normalmente
adottato per i nuovi farmaci: solo dopo lunghi anni di sperimentazione e di
analisi dei possibili effetti negativi e dei comprovati benefici per la salute
dell'uomo un nuovo farmaco può venire utilizzato e commercializzato.
Simili precauzioni vengono ora adottate anche per i pesticidi. Non è
razionale pensare che il principio di precauzione non debba valere anche per
altre sostanze con cui l'uomo viene a contatto o che vengono immesse in natura.
Finora è invece sostanzialmente invalso il principio opposto, ovvero
si parte dalla presunzione che una sostanza non sia nociva e la si ritira
dal commercio quando ne vengono comprovati i danni al di là di ogni
dubbio. Gli esempi abbondano: basti citare l'esempio dei clorofluorocarburi,
la cui immissione in atmosfera ha portato all'assottigliamento dello strato
di ozono stratosferico fondamentale per la sopravvivenza degli organismi viventi.
Dopo la seconda guerra mondiale sono stati sintetizzati milioni di nuove molecole,
di cui alcune migliaia sono poi state commercializzate e quindi portate a
contatto con vaste popolazioni di uomini, animali e piante. Solo una piccolissima
percentuale di queste nuove sostanze è stata sottoposta ad analisi
tossicologica. Pur senza indulgere a ingiustificati allarmismi, riteniamo
del tutto corretto che questa prassi venga cambiata e resa simile a quella
per i farmaci. Riteniamo inoltre che il principio di precauzione vada applicato
anche agli OGM.
- Nuove infrastrutture: secondo taluni non bisogna assolutamente ostacolare
i tentativi di dotare il Paese di infrastrutture vitali per lo sviluppo economico
e per il miglioramento della qualità della vita della popolazione.
Il nostro paese ha sicuramente bisogno di investire in infrastrutture. Va
però precisato che i miglioramenti infrastrutturali necessari per lo
sviluppo del paese non sono costituiti solo dalla costruzione di nuove strade
o ponti. L'adeguamento dei finanziamenti alla ricerca scientifica di base
alle percentuali di PIL degli altri Paesi avanzati, la costruzione di laboratori
scientifici per gli studenti, l'apprestamento di efficienti reti informatiche
e di biblioteche, la costruzione di impianti di depurazione delle acque reflue
e di reti di approvvigionamento idrico, il miglioramento dei servizi tecnici
di sorveglianza contro gli incendi e dei servizi idrogeologici e meteorologici
sono anch'essi fondamentali investimenti infrastrutturali. Secondo noi vale
il principio che le cattedrali nel deserto non servono a nessuno e quindi
che gli investimenti devono essere equilibrati e andare a rafforzare tutti
i settori carenti del nostro paese. Riteniamo inoltre che una nuova infrastruttura
debba soddisfare a tre requisiti: a) non essere fine a se stessa, ma fornire
la soluzione di una ben precisa esigenza pubblica; b) venire valutata in termini
sia di costi e benefici economici che di impatto per la salute dell'uomo e
dell'ambiente; c) non avere alcuna ragionevole alternativa che abbia minore
costo economico e minore impatto sull'ambiente. Le valutazioni economiche,
sanitarie e ambientali vanno condotte da organi indipendenti da pressioni
di parte.
E' importante anche notare come il prepotente emergere negli ultimi trent'anni
di una maggiore coscienza delle problematiche ambientali non sia andata a
scapito del progresso scientifico, ma anzi abbia dato un enorme impulso al
miglioramento tecnologico. Ad esempio i "Clean Air Act Amendments"
introdotti dal parlamento statunitense nel 1990 per migliorare la qualità
dell'aria non hanno affatto portato ai disastri economici previsti da alcuni
critici e sono costati molto meno di quanto predetto inizialmente dalle industrie.
In particolare, per quanto riguarda il programma sulle precipitazioni acide
dovute al biossido di zolfo, uno studio industriale del 1989 aveva predetto
un costo annuale tra 4 e 7 miliardi di dollari, ma le stime più recenti
dell' US Accounting Office sono di circa due miliardi di dollari. Il costo
della riformulazione del carburante a minore contenuto di benzene era stato
valutato dall'industria petrolifera nel 1993 in circa 16 centesimi di dollaro
al gallone, ma nel 1999 tale costo è stato valutato essere di solo
un centesimo al gallone. Nel 1990 i portavoce di alcune industrie chimiche
avevano predetto severi problemi economici e sociali se si fosse accelerata
la dismissione dei clorofluorocarburi come refrigeranti. In realtà
le industrie chimiche hanno rapidissimamente sviluppato prodotti alternativi
ai clorofluorocarburi. E' confortante osservare come recentemente l'atteggiamento
del mondo delle imprese verso i problemi ambientali sia cambiato radicalmente.
E'sempre maggiore il numero di aziende che adotta strumenti per la gestione
ambientale di impresa come i marchi verdi, l'analisi del ciclo di vita dei
beni di produzione e lo schema EMAS (management e audit ambientale). Molte
imprese hanno infatti scoperto che l'analisi accurata del ciclo produttivo
per contenere i danni ambientali ha anche consentito loro di riorganizzare
in maniera più razionale l'azienda, realizzando così importanti
risparmi sui costi di produzione.
Tutti i medici riconoscono che è meglio prevenire l'insorgenza delle
malattie con semplici precauzioni piuttosto che curarle con costosi medicinali
quando sono insorte. Siamo convinti che anche per l'ambiente sia meglio investire
nella prevenzione del degrado piuttosto che sperare nella cura a posteriori,
fidando nell'onnipotenza dello sviluppo scientifico e tecnologico per la soluzione
di tutti i guasti provocati dall'incuria e dalla disattenzione. Siamo perciò
dell'opinione che i corsi di studio scientifici, sia quelli tradizionali sia
quelli di nuova istituzione, non debbano ripiegarsi su di un sapere estremamente
specializzato, ma aprirsi all'insegnamento anche di altre discipline scientifiche
e di discipline socio-economiche. Solo così creeremo degli scienziati
coscienti della realtà sociale in cui operano e della loro influenza
sulla salute del nostro ambiente naturale. Siamo convinti che in questa maniera
l'Italia non farebbe altro che continuare la sua grande tradizione umanistica
nel solco di personaggi come Leonardo, che fu grande scienziato, ingegnere,
osservatore della natura e al contempo grande artista.
Per concludere non possiamo infine non ricordare che la libertà di
ricerca scientifica non può essere assoluta, perchè anche la
ricerca scientifica e tecnologica è soggetta a limitazioni di ordine
morale, come qualsiasi altra attività umana. Tra questi limiti etici
c'è anche quello di non nuocere alla meravigliosa Natura che ci circonda,
formatasi in miliardi di anni di evoluzione biologica.
Il Consiglio Direttivo della Societa' Italiana di Ecologia
Amalia Virzo, Presidente, Professore di Ecologia, Università di Napoli
Federico II
Marino Gatto, Vicepresidente, Professore di Ecologia Applicata, Politecnico
di Milano
Ferdinando Boero, Segretario, Professore di Zoologia e Biologia Marina, Università
di Lecce
Alberto Castelli, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di
Pisa
Almo Farina, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Urbino
Carlo Gaggi, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Siena
Silvana Galassi, Consigliere, Professore di Ecologia, Università dell'Insubria
Pier Francesco Ghetti, Consigliere, Professore di Ecologia, Università
di Venezia
Pierluigi Viaroli, Consigliere, Professore di Ecologia, Università
di Parma
Ireneo Ferrari, Professore di Ecologia, Università di Parma, ex Presidente
della Società Italiana di Ecologia
Hanno sottoscritto:
Gian Carlo Albertelli, Professore di Biologia, Presidente dell'Associazione
Italiana di Oceanografia e Limnologia
Carlo Blasi, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse,
Presidente della Società Botanica Italiana
Massimo Capaccioli, Professore di Astronomia, Direttore dell'Osservatorio
Astronomico di Capodimonte, Presidente della Società Nazionale di Scienze,
Lettere e Arti
Orazio Ciancio, Professore di Assestamento Forestale, Segretario Generale
dell'Accademia di Scienze Forestali
Salvatore Fasulo, Professore di Citologia e Istologia, Presidente dell'Unione
Zoologica Italiana
Gerardo Marotta, Presidente dell'Istituto Italiano di Studi Filosofici
Giovanni Sburlino, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse,
Presidente della Società Italiana di Fitosociologia
Giulio Relini, Professore di Ecologia Animale, Presidente della Società
Italiana di Biologia Marina
Luciano Bullini, Professore di Ecologia, Accademico dei Lincei
Ernesto Capanna, Professore di Anatomia Comparata, Accademico dei Lincei
Gian Carlo Carrada, Professore di Biologia marina, Università di Napoli
Federico II
Roberto Cenci, Institute for Environment and Sustainability, Joint Research
Centre, Ispra
Gabriella Cundari, Professore di Politica dell'Ambiente, Università
di Napoli Federico II, Consigliere della Regione Campania
Stefano Guerzoni, Primo Ricercatore, CNR, Istituto di Biologia del Mare, Venezia
Donato Marino, Dirigente, Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica
A. Dohrn, Napoli
Paolo Menozzi, Professore di Ecologia, Università di Parma
Sandro Pignatti, Professore di Fondamenti di Valutazione di Impatto Ambientale,
Accademico dei Lincei
Andrea Pugliese, Professore di Biomatematica, Universita' di Trento
Aristeo Renzoni, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse,
Università di Siena
Sergio Rinaldi, Professore di Teoria dei Sistemi, Politecnico di Milano, Premio
ITALGAS per le Scienze Ambientali
Andrea Rinaldo, Professore di Costruzioni Idrauliche e Marittime, Universita'
di Padova
Remigio Rossi, Professore di Ecologia, Preside della Facoltà di Scienze
Matematiche, Fisiche e Naturali, Università di Ferrara
Renzo Rosso, Professore di Infrastrutture Idrauliche, Politecnico di Milano
Rodolfo Soncini Sessa, Professore di Modellistica e Gestione delle Risorse
Naturali, Politecnico di Milano
L'elenco aggiornato delle adesioni è consultabile al sito della Societa' Italiana di Ecologia