GLI INUTILI PARCHI L' INUTILE MOZART...

di Antonio Cederna

Lo sgomento per i morti di Bruxelles (strage di tifosi soprattutto italiani accorsi per vedere la partita della Juventus - n.d.r.) induce a riflettere sui modi in cui la violenza dilaga in ogni campo del vivere associato e a prendere in considerazione quei casi di distruttività umana tanto frequenti negli ultimi anni, quanto sottovalutati dalla stampa e dall' opinione pubblica.

Mi riferisco a quella piaga tipica del nostro tempo che è l' aggressività contro il nostro stesso ambiente di vita, ambiente naturale, territorio, fauna, vegetazione, per cui tanto spesso il dibattito sulla salvaguardia ambientale s' identifica con la cronaca nera. Basterà ricordare la guardia del parco nazionale dello Stelvio accecata dalla fucilata dei bracconieri, l' esplosione al plastico contro gli uffici del parco regionale della Maremma, gli attentati contro i giovani naturalisti che cercano di impedire lo sterminio dei migratori nello stretto di Messina, il traliccio dell' alta tensione fatto saltare giorni fa in Val d' Aosta per intimidire chi vuol far rispettare la legge del parco del Gran Paradiso.

"Viva la muerte", scrive Erich Fromm, minaccia di diventare il principio segreto di una società in cui l' uomo, in nome di un illimitato dominio sulla natura, mette in forse, per la prima volta nella storia, la propria sopravvivenza.

E' violenza l' abusivismo edilizio, la privatizzazione dei litorali, il disboscamento, l' inquinamento in nome del profitto industriale, l' urbanizzazione selvaggia che distrugge il terreno agricolo al ritmo di 130.000 ettari all' anno, la speculazione edilizia che sadicamente costruisce quartieri inumani, autentico attentato alla salute pubblica, che fanno esplodere vandalismo e criminalità. In questi giorni si parla molto del parco del Gran Paradiso e di quello dello Stelvio.

Nel primo, l' attentato dinamitardo è stato un avvertimento mafioso contro la messa in opera delle tabelle che ripristinavano dopo sessant' anni i confini legali: un attentato che sorprendentemente ha avuto una specie d' indiretta legittimazione con la rimozione delle tabelle stesse ("a tutela dell' ordine pubblico"!) per ordine del presidente della giunta regionale valdostana, a sua volta denunciato per furto (di tabelle) dal presidente del parco.

Una riunione al Viminale tra le parti contrapposte ha lasciato le cose come prima. Nel parco nazionale dello Stelvio, il più grande d' Italia, la situazione è ancora, se possibile, peggiore. La provincia di Bolzano l' ha sempre visto come fumo negli occhi, e ha presentato al governo una legge che riduce praticamente a zero la tutela ecologica nei cinquantamila ettari che rientrano nel suo territorio, per consentire la caccia e svariate malversazioni edilizie e sciistiche. In dieci anni sono stati abbattuti 3.700 capi, tra caprioli cervi camosci, e c' è voluto un ricorso al Consiglio di Stato del WWF per far sospendere almeno provvisoriamente la carneficina. Gli attentati alle guardie non si contano, ultimo in ordine di tempo il tentativo di investirne una con l' auto: non si contano le gomme tagliate, il rovesciamento delle auto di servizio, c' è anche chi decapita animali e depone la testa sul sedile delle auto delle guardie. L' ostilità dei valdostani contro il Gran Paradiso e degli altoatesini contro il parco dello Stelvio è di lunga data, in quanto considerati imposizioni centralistiche, offensive dell' autonomia locale (sempre rivendicata quando si tratta di fare peggio dello Stato).

Gli attentati, le violenze verbali, le istigazioni alla violenza, osserva l' Ente protezione animali, possono essere considerati "un vero incitamento all' insurrezione separatista". Gli altoatesini considerano il parco dello Stelvio come una prevaricazione fascista (fu istituito nel ' 35, quest' anno ricorre il malinconico cinquantenario): ma il loro oltranzismo si è risolto in un boomerang, con il successo dell' oltranzismo opposto, quello dei neofascisti. Hanno scempiato il parco e adesso lo vogliono abolire, e il governo e il ministero Agricoltura e Foreste stanno a guardare: osserva Franco Tassi che sembra la sceneggiata di quel tale che dopo aver chiesto alla sua bella la prova d' amore, rifiuta di sposarla non riscontrando più in lei il requisito dell'illibatezza.

Nell' abominevole "Mondo Nuovo" previsto da Aldous Huxley, l' amore per la natura è ovviamente considerato una deplorevole debolezza, un ostacolo all' efficienza della produzione. Per estirparlo si comincia dalla più tenera età. Ai bambini dell' asilo vengono mostrati vasi con bellissimi fiori, e libri con illustrazioni di animali; i bambini si avvicinano entusiasti, ma appena toccano fiori e libri, una violenta scossa elettrica li fa urlare e scappare. Il trattamento si chiama "condizionamento antinatura", e l' odio per la natura è assicurato per l' avvenire. Senza saperlo, qualche esperimento del genere dobbiamo averlo subìto anche noi italiani, visto quel che succede. Non c' è proposta statale o regionale di fondare un parco o una riserva che non susciti l' opposizione della gente, astutamente sobillata dai demagoghi, e ogni partito politico è attraversato dall' incertezza. Come Gargantua, quando sua moglie morì nel dare alla luce il florido Pantagruele, rimase a lungo penosamente incerto se disperarsi per il grave lutto o esultare per il lieto evento, i partiti non sanno ancora se proteggere la natura porti voti o li faccia perdere.

E del resto, a cosa servono i castori vivi?, chiese una volta una signora impellicciata a un naturalista. E la risposta fu: a niente, come Mozart.

(Tratto da "La Repubblica" - Venerdì, 31 maggio 1985 - pagina 8)

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