2002 anno di riflessioni planetarie sullo stato del pianeta e sulle condizini economiche dei Paesi poveri. Il parere esplicito di un illustre politologo sull'operato della FAO e i rimedi sbagliati
Da domani a mercoledì la FAO - Food Agricultural Organization - celebrera' a Roma i suoi fasti, e cioe' il suo vertice biennale (previsto per un anno fa ma rinviato, dopo i fattacci di Genova, a luogo o momento piu' tranquillo). L'evento FAO e' stato preceduto ieri dalla marcia ´Terra e Dignita' (io avrei proposto ´terra e scarsita', ma nessuno mi da' mai retta) dei no-global e fiancheggiatori. Poi il 12-13 seguiranno azioni dimostrative (speriamo soltanto dimostrative) contro i marchi multinazionali. Ma restiamo alla FAO. Il bilancio annuo della FAO e' di poco piu' di 1.200 milioni di dollari, meta' dei quali pagano le spese dell'organizzazione e dei suoi 3.500 impiegati e funzionari. Per gli aiuti diretti agli affamati restano così 600 milioni. Briciole. Ma briciole miracolose, perche' la FAO dichiara che il suo intervento riduce il numero degli affamati di 6 milioni l'anno (rispetto a un totale di 800 milioni). » vero? » proprio così? Non lo so, e sospetto che nessuno lo sappia.
Quando insegnavo queste cose insegnavo che una ricerca diventa credibile solo se e' replicabile, e cioe' se puo' essere rifatta con gli stessi criteri da altri ricercatori. Ma per la FAO questo controllo non c'e'.
Quali sono i criteri per separare chi soffre la fame da chi no? E ci possiamo fidare delle statistiche del grosso dei Paesi del Terzo mondo? Manipolando quei criteri io saprei includere o escludere dal novero degli affamati anche un miliardo di persone. Ed e' certo che molte delle suddette statistiche non sono attendibili.
Sia come sia, come e' che la FAO arriva al suo totale (di presunti sfamati) di 6 milioni? Il
computer della FAO e' forse l'unico che lo sa. E il punto e' che un valore assoluto (6 milioni)
non corredato da percentuali e da universi di riferimento e' un dato insufficiente per
definizione.
La FAO prevede che i terrestri aumentino dai 6 miliardi di oggi a 7 miliardi nel 2015, per poi salire a 8 miliardi nel 2030. Questi incrementi demografici sono colossali, e senza ombra di dubbio andranno a disastrare sempre piu', e in accelerazione esponenziale, il ´sistema Terra, con distruzione delle foreste, desertificazione del suolo, avvelenamento dell'aria, e quindi radicali modificazioni del clima e delle piogge. Eppure tutte queste variabili (e variazioni) non disturbano le proiezioni della FAO. L'anno scorso il suo presidente, il senegalese Diouf, dichiarava in una intervista al Corriere (6 settembre) che anche se ´non cambiera' nulla (nei finanziamenti) il numero delle persone che soffrono la fame sara' comunque dimezzato nel 2030. Che strana aritmetica. Nel 2030 saremo (proprio per la FAO) 2 miliardi in piu' di oggi. E siccome questa dissennata crescita avverra' soprattutto in Africa, e' plausibile che i moribondi di fame di oggi (800 milioni) saliranno complessivamente a 2 miliardi e passa. Leva i 128 milioni sfamati a colpi di 6 all'anno dalla FAO, siamo pur sempre al cospetto di un vertiginoso incremento. Altro che dimezzamento!
La semplice verita' e' che la fame (e ancor prima la sete) sta vincendo, e che vincera' sempre piu', perche' ci rifiutiamo di ammettere che la soluzione non e' di aumentare il cibo ma di diminuire le nascite, e cioe' le bocche da sfamare. La FAO, la Chiesa, e altri ancora, si ostinano a credere che 6-8 miliardi di persone costituiscano uno sviluppo ´sostenibile. Invece costituiscono uno sviluppo perverso e ´insostenibile. Oramai piu' mangianti si traducono automaticamente in piu' affamati. E in un ecosistema in collasso che non li puo' sostenere i bambini che muoiono li ha sulla coscienza chi li fa nascere.
Fonte: Corriere della Sera, del 9/06/2002