Commenti, valutazioni, discussioni dalla/sulla/per la società del XXI° secolo

IL PIAVE POSSIBILE: COSTRUIRE UNA NUOVA CIVILTA' DEL FIUME
a cura del Centro Internazionale Civilta' dell'acqua

Quando abbiamo deciso di impegnarci per il 2001 intorno al Piave, per arricchire il già complesso confronto che su questo argomento è in corso, abbiamo immaginato il nostro lavoro soprattutto come un contributo dall'esito aperto e dal metodo innovativo. Siamo partiti dalla consapevolezza che il Piave ci offre un'occasione storica per riformulare alcuni principi di etica della coesistenza uomo-natura, come solo speciali segni nella geografia delle vicende umane a volte consentono. Non è casuale che tutta la nostra civiltà centroeuropea, padana, veneta, con particolari accenti, abbia mosso dall'acqua le fasi più creative delle proprie trasformazioni. E' ben presente a tutti che questi obiettivi esigono il concorso di più soggetti, dai ricercatori ai tecnici, dai professionisti agli educatori, dai semplici cittadini ai politici e che, in questa direzione, un Centro come il nostro può dare un contributo essenzialmente culturale. In questi mesi abbiamo lavorato, a partire dal seminario iniziale del marzo scorso, proseguendo nella costruzione di un laboratorio aperto sino alla tappa ulteriore di questi giorni, per garantire a tutti i partecipanti il primato delle idee anziché quello degli interessi senza tuttavia negare che dall'esistenza e dalla conoscenza di questi bisogna partire per riconsiderare il nostro rapporto col fiume e immaginare la concretezza di "buone pratiche" che lo riconquistino a una presenza positiva nella nostra quotidianità.

Il fiume, corpo unico e vivo

Il fiume Piave è un ecosistema complesso, condizionato da una forte dinamica evolutiva, dovuta all'azione di modellamento delle acque correnti, dal bilancio idrico, dal regime idraulico e pluviometeoreologico della regione che attraversa e fortemente interagito dalle attività produttive e residenziali che si sono, via via, addensate intorno all'asta fluviale e nelle sue pertinenze. Un bacino fittamente antropizzato, dalle aree limitrofe all'asta principale ad alto rischio alluvionale e idrogeologico fino a quelle più estese di natura interfluviale che si allargano a comprendere il bacino del Sile e, lungo la parte finale del fiume, il braccio della Piave Vecchia e il reticolo idraulico minore della vasta regione del Basso Piave, governata dalle acque attraverso un sistema di scolo meccanico. Ne consegue che il Piave, per la varietà geografica del suo corso e del suo bacino allargato, è da considerarsi un ecomosaico dove numerosi e differenti microambienti determinano l'habitat idoneo a moltissime specie e, contemporaneamente, un esempio di rete residenziale e produttiva esemplare per la complessità delle persistenze storiche e indispensabile all'economia regionale. Attualmente, però il patrimonio naturale del Piave è seriamente compromesso per una serie di cause complesse tutte comunque ricollegabili all'espandersi poco razionale che lo sviluppo delle attività residenziali ed economiche ha raggiunto in questi ultimi decenni e rischia di peggiorare ulteriormente. Un'azione prioritaria di tutela e salvaguardia della biodiversità esistente costituisce la condizione indispensabile per una inversione di marcia anche nei rapporti più complessi tra comunità/territorio e fiume, economia e fiume, che possono essere ridefiniti attraverso strumenti e piani specifici per giungere ad una sensibile riduzione dei rischi idrogeologico e idraulico, ad una equilibrata politica d'uso del bene acqua a fini produttivi, agricoli e al coordinamento/snellimento del contesto normativo e istituzionale da cui il Piave, come altri fiumi, è (pluri) governato

La soglia oltre la quale "non si può"

Il Piave è uno dei fiumi più artificializzati d'Europa, la sua acqua viene ripetutamente usata attraverso un sistema integrato di captazioni, tubazioni forzate, turbine per la produzione idroelettrica; derivata per gli usi irrigui; pompata dalle falde dell'acquifero collegato per le attività industriali e civili. Lungo il suo corso si sviluppa un'intensa attività di escavazione degli inerti e nelle aree sottoposte al vincolo idraulico per motivi di sicurezza, sono state costruite aree produttive, si è consentito l'edificazione e la realizzazione di infrastrutture di collegamento sul greto del fiume. E' riconosciuto da tutti, dalle comunità dislocate lungo il suo corso, dalle categorie imprenditoriali e agricole, dalle istituzioni pubbliche delegate alla gestione idraulica e territoriale, dagli specialisti e dalle associazioni culturali e scientifiche, che questo modello d'uso ha raggiunto una pressione insopportabile per gli equilibri del bacino fluviale considerato nella sua integrità, complessità e interdipendenza e un rischio altissimo per la stessa sicurezza delle attività e dei cittadini residenti.

Pensare e fare il Piave possibile

Il Centro non intende suggerire alcun modello d'uso delle risorse alternativo a quello attuale o mediare gli interessi e i conflitti emersi storicamente negli ambiti del bacino del fiume. Il suo impegno in questo anno di studio, di confronto e di riflessione, si è concentrato nel tentativo di ridefinire l'intera questione, proponendosi di trasformare concretamente parametri, criteri e fondamenti sui quali è venuta a consolidarsi l'idea del fiume inteso quasi esclusivamente come risorsa; e di rendere operante un'idea diversa in cui il fiume e le sue pertinenze siano luogo della natura, della cultura (memoria), della vita umana (antropologia), in un futuro possibile. Una visione multidimensionale e integrata del governo del fiume richiede una trasformazione importante nel modo di affrontare i problemi e di cercare le loro possibili soluzioni. In discussione è, innanzitutto, la tendenza scientifica ad intervenire in modo settoriale e frammentato, trascurando il fatto che ogni problema appartiene ad un contesto più ampio. In campo ambientale e territoriale la visione dei problemi e la ricerca delle soluzioni non può mai soddisfare un solo aspetto a scapito del raggiungimento dell'obiettivo complessivo, nel nostro caso la salvaguardia del fiume e la valorizzazione del territorio circostante. Questo approccio richiede una profonda trasformazione della cultura scientifica tradizionalmente dominante. La visione integrata e multidimensionale delle contraddizioni sarà scarsamente incisiva e operante se non trova modi per allargarsi ed informare il senso comune e la cultura diffusa del territorio e dell'ambiente. La necessità di una visione diversa del fiume e del suo bacino, dunque, rimette in discussione molte delle convinzioni e delle pratiche di tutti i soggetti che sono variamente collegati alla percezione, alla descrizione scientifica e culturale e alla gestione del fiume, in particolare:

• gli enti e le categorie impegnati nella produzione dell'energia idroelettrica, nelle attività turistiche, nell'irrigazione, nell'escavo:ecc.;

• le istituzioni e le amministrazioni pubbliche pertinenti all'ambito del bacino fluviale : l'Autorità di Bacino, la Regione e le Province;

• gli enti locali, in particolare i comuni, impegnati nella definizione dei criteri e delle regole che attengono alla sicurezza e alla qualità della vita delle comunità;

• le strutture della ricerca scientifica e della formazione di ricercatori e tecnici: le università, gli istituti scientifici, le fondazioni e le associazioni culturali;

• la scuola in relazione alle attività didattiche e alla formazione dei docenti;

• la società civile attraverso una partecipazione ai processi di conoscenza e di governo del proprio territorio.

AZIONI DI TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ NEL BACINO FLUVIALE DEL PIAVE

Soggetti

Regione (per l'individuazione delle aree protette), Parco Nazionale delle Dolomiti, Province, Comuni e Associazioni (per i programmi di gestione della fruibilità scientifica e turistico-didattica delle aree protette)

Obiettivi

La tutela naturalistica dei seguenti siti: Val Visdende, Monte Peralba ed area delle sorgenti (testata della Val di Sesis); Orrido dell'Acquatona; Altipiano di Razzo-Val Ferron; Piani di Danta; Marmarole; Gruppo dolomitico del Bosconero; Foresta di Cajada-Monte Serva; Dorsale M. Faverghera-M. Cesen; Laghi di Revine e di Lago; Grave della Val Belluna e Vincheto di Cellarda; Torbiera di Lipoi; Monte Tomatico-M. Tomba; Grave di Bigolino; Sistema dei Campi Chiusi del Quartier del Piave; Fontane Bianche; Grave di Ciano; Grave di Papadopoil; Grave di Maserada e Negrisia; Fosso Negrisia; Anse di Noventa e Fossalta di Piave; Piave Vecchia; Pineta di Cortellazzo; Pineta e laguna del Mort di Eraclea.

AZIONI PER LA RIDUZIONE DEI RISCHI IDROGEOLOGICO E IDRAULICO E PER LO SVILUPPO DELLA RETE DI PROTEZIONE CIVILE

Soggetti

Autorità di Bacino (Piano stralcio per il rischio idraulico), Regione, Province, Comuni (indirizzi e piani di protezione civile), Consorzi di Bonifica (gestione dell'idraulica minore e dello scolo meccanico nei territori s.l.m.)

Obiettivi

• prevedere, lungo tutto il corso del fiume, interventi di difesa dall'erosione quali il consolidamento di versanti instabili, la riduzione dei processi erosivi superficiali dei suoli e il consolidamento di alcune tipologie di fenomeni franosi, gli interventi di drenaggio delle acque sotto-superficiali, le difese elastiche delle sponde dei corpi d'acqua corrente e stagnanti, le opere legate alla dinamica idraulica;

• individuare, nel medio e basso corso del fiume, le aree idonee a realizzare una serie di interventi con funzione di casse d'espansione, utili all'abbattimento dei picchi di piena;

• potenziare i sistemi di previsione e prevenzione degli eventi alluvionali, individuando attraverso l'applicazione di modelli matematici, le aree di esondazione soggette a danni limitati;

• attivare su tutte le aree del bacino allargato, misure per l'aumento dell'infiltrazione naturale, la forestazione e di ogni altro provvedimento utile individuato nei piani presentati nel 1991 alla Regione Veneto dai Consorzi di Bonifica competenti per territorio;

• vietare lungo l'intero corso del fiume, nuovi impianti di coltivazioni se non compatibili con gli equilibri idrogeologici e le dinamiche del fiume.

AZIONI DI RINATURAZIONE DELLE PARTI DI PERTINENZA FLUVIALE: L'ALVEO INCISO E L'AREA DI ESONDAZIONE

Soggetti

Regione e Autorità di Bacino (stesura di un Piano coordinato di rinaturazione) Province (individuazione delle aree soggette a intervento di ripristino e progettazione esecutiva), Genio Civile e altri (esecuzione degli interventi)

Obiettivi

• favorire, lungo l'intero corso del fiume, nella porzione non attiva dell'alveo inciso, gli interventi finalizzati al mantenimento ed ampliamento delle aree di esondazione, anche attraverso l'acquisizione di terreni da destinare ai demani;

• programmare, nelle stesse aree, il mancato rinnovo delle concessioni in atto non compatibili con le finalità dei piani di rinaturazione locali, il divieto di nuove costruzioni, e l'allontanamento progressivo delle altre;

• prevedere la riattivazione o la ricostituzione di ambienti umidi, il ripristino e l'ampliamento delle aree a vegetazione spontanea, il mantenimento e la tutela delle specie di flora e fauna d'interesse rilevante come indicato dalla Direttiva CEE 92/43, attraverso l'individuazione dei Siti d'Interesse Comunitario (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS);

• vietare, lungo l'intero corso del fiume, l'apertura di discariche pubbliche e private, il deposito di sostanze pericolose e di materiali a cielo aperto, nonché di impianti di smaltimento dei rifiuti, compresi gli stoccaggi provvisori, con esclusione di quelli temporanei conseguenti ad attività estrattive autorizzate;

• individuare gli interventi di ripristino di ambiti territoriali degradati quali cave, discariche, sistemazioni temporanee o permanenti di cantieri, tratte di aste torrentizie e fluviali, casse di espansione seminaturali, bacini di deposito.

AZIONI DI GESTIONE DELL'IDRAULICA DERIVATA E DELLA RETE IDRAULICA MINORE PRESENTE IN AREE URBANE E AGRICOLE, NEL BACINO DEL PIAVE

Soggetti

Ministero dell'Agricoltura e Regione (definizione delle norme di riferimento, finanziamenti), Consorzi di Bonifica (gestione manutenzione e controllo), Comuni (applicazione degli incentivi), produttori agricoli (gestione tecniche agronomiche compatibili).

Obiettivi

• ammodernare la rete irrigua alimentata dalle derivazioni dal Piave (con priorità ai circa 42.000 ha di area montelliana) con il passaggio dalla tecnica dello scorrimento a quella degli impianti a pioggia o a goccia, con conseguente risparmio idrico;

• sfruttare il sistema delle cave esistenti nell'area dell'alta pianura trevigiana, a sud-ovest del Montello, per lo stoccaggio dell'acqua nei periodi di sovrabbondanza e la sua redistribuzione a fini irrigui in stagione estiva nei momenti di punta;

• trasformare da consultivi a vincolanti i pareri del Genio Civile e/o dei Consorzi di Bonifica operanti nel territorio del Bacino, sui piani d'area e regolatori comunali, in relazione ai flussi e alle dinamiche della rete idraulica;
• sostenere con opportuni finanziamenti o sgravi fiscali il ripristino e l'adeguamento della sistemazione idraulico-agraria in pianura e bassa collina, in particolare dove sono presenti in forma intensiva le coltivazioni a seminativo e l'allevamento a stabulazione fissa, attraverso la manutenzione, il rifacimento o l'esecuzione ex-novo di affossature, baulature, capezzagne, scoline, canali collettori e di siepi campestri (v. C.M. 9 luglio 2001, n. 56)

AZIONI DI RICOMPRENSIONE DEL PIAVE E DELLE SUE PERTINENZE NEL SISTEMA DI RELAZIONI DEL TERRITORIO

Soggetti

Province (individuazione dei percorsi fluviali), Consorzi di Bonifica, Comuni e professionisti (individuazione, progettazione e realizzazione degli approdi e dei nuovi spazi urbani) e le Aziende locali di trasporto (per la sperimentazione di sistemi integrati di trasporto)

Obiettivi

• ridisegnare le aree poste fra centri storici e figure d'acqua (fiumi, canali, paleoalvei ecc.) come spazi aperti urbani, anche eventualmente rivedendo gli strumenti di piano e ricorrendo a concorsi d'idee;

• individuare la rete dei percorsi d'accesso ai corsi d'acqua e le aree perifluviali e spondali da utilizzare per le attività del tempo libero, attraverso la revisione della dislocazione delle superfici a verde pubblico nei comuni compresi nell'area del Bacino del Piave allargato al sistemi idrici collegati (Sile, Piave Vecchia, ecc);

• riattivare la navigazione fluviale nella tratta Zenson di Piave- Cortellazzo (circa 35 km), per il trasporto di merce e per il trasporto turistico verso i lidi adriatici, in alternativa all'auto;

• provvedere al completamento degli interventi di collegamento delle aste fluviali della Piave Nuova, del Sile e della Piave Vecchia al sistema al sistema di navigazione endolagunare e litoranea;

AZIONI PER LA CONOSCENZA DEL FIUME, DEL SUO TERRITORIO, PER LA RIEMERSIONE DELLE CULTURE LOCALI, DEI MESTIERI, DELLE ECONOMIE, DEGLI SCAMBI E DELLE RELAZIONI COLLEGATE ALL'ACQUA E AI TERRITORI LIMITROFI DEL PIAVE

Soggetti

Regione (leggi, coordinamento e finanziamenti); Province, Comuni (gestione degli spazi e delle strutture di supporto), scuole (progettazione didattica), università, fondazioni, Consorzi di Bonifica, musei, associazioni culturali e ambientali (ricerca e promozione)

Obiettivi

• indicare il Piave come fiume alpino esemplare per lo studio della geografia, dell'ecologia, della storia, dell'economia e delle culture di relazione formatesi nell'asse nord-sud, Alpi/Mediterraneo, da proporre, attraverso una traccia di progetto didattico alle scuole del Veneto, con l'obiettivo di raccogliere in maniera sistematica i materiali prodotti, promovendone una selezione ragionata da distribuire su supporto cartaceo e informatico;

• raccogliere in alcuni luoghi individuati lungo il percorso del fiume [il Museo di Cesiomaggiore (Belluno), la Biblioteca del Piave a San Polo (Treviso)e il Centro di Documentazione del Museo della Bonifica a San Donà di Piave (Venezia)], attraverso l'applicazione di criteri espositivi, archivistici e documentali, le risorse di conoscenza e gli strumenti a disposizione su grandi aree di ricerca intorno al fiume;

• istituire una banca dati centralizzata, di dimensione regionale, sul bacino del Piave, che serva a studiosi, ricercatori, docenti, studenti, istituzioni del governo e della gestione del fiume, comunità locali, associazioni, fondazioni e università, come base di studio e di lavoro al fine di produrre divulgazione della conoscenza sulla complessità dell'area in questione; acquisire ulteriori risultati scientifici nel definirne i caratteri e l'evoluzione; sostenere attraverso la piena applicazione del metodo interdisciplinare qualsiasi piano o programma di intervento.

Un nuovo modo di prendere decisioni

Concepire il fiume come bene comune significa che ognuno dei soggetti interessati al suo uso è disposto a rivedere i propri comportamenti in accordo con una visione di lungo periodo e solo se l'obiettivo futuro al quale si tende è definito in maniera orizzontale e condivisa è possibile aspettarsi che i soggetti modifichino i propri comportamenti e il modo di perseguire i propri interessi di parte. Dunque, se si vuole che la concezione del fiume come bene comune non resti solo un'affermazione astratta o idealistica, il suo governo deve essere il risultato di un processo decisionale il più possibile orizzontale e condiviso, perché le procedure istituzionalizzate di partecipazione alla conoscenza degli atti e dei documenti di piano - osservazioni, deduzioni ecc. - sono insoddisfacenti da molti punti di vista, escludono chi non è possesso delle competenze tecniche necessarie ad inserirsi nella procedura e sono inefficaci per il superamento del conflitto e la costruzione di visioni condivise. A questo fine è indispensabile far prevalere un'idea di responsabilità diffusa, cioè di valorizzazione del ruolo che ogni soggetto può assumere, indipendentemente dalla propria posizione istituzionale, gerarchica e di potere; uno stile di trattamento dei problemi e di progettazione che guarda al territorio, ai patrimoni e alle risorse in esso diffusi per metterli in rete, integrarli e valorizzare al massimo le cooperazioni possibili.

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