Commenti, valutazioni, discussioni dalla/sulla/per la società del XXI° secolo

IL WWF DICE NO ALL'AUTOSTRADA PEDEMONTANA TRA LE PROVINCE DI VI-PD-TV
di Stefano Gazzola

Le motivazioni del WWF sono molteplici, ci preoccupa soprattutto però, da parte di chi guida queste decisioni, l'incapacità di fare delle vere scelte per il futuro, la continuità di una politica miopissima, che continua a riconoscere, in una situazione già totalmente degradata dal punto di vista infrastrutturale come la nostra, come unico sistema di trasporto possibile, per oggi come per domani, l'auto e il camion.

1) Dove sono gli studi sui flussi di traffico?

Occorre innanzitutto fare chiarezza a questo proposito: tutte queste grandi opere infrastrutturali, nessuna esclusa, sono dichiarate necessarie per risolvere i grandi problemi della mobilità delle persone e delle merci.

Finora però non si è visto uno studio serio sui flussi di traffico, e sulle sue origini all'interno o all'esterno del sistema dei trasporti del Veneto, ne tantomemo c'è uno studio di previsione su come sarà nel futuro il sistema dei trasporti in relazione con lo sviluppo urbano, le tendenze alla mobilità delle popolazioni residenti e la tendenze degli scambi commerciali, in entrata ed in uscita.

Ma se non rispondiamo a queste domande, se non comprendiamo i meccanismi dei flussi di traffico, ad esempio se sono a breve o a lungo tragitto, come possiamo sapere se l'autostrada risolverà o meno il problema della scorrevolezza o se magari invece non ne aumenterà il disagio richiamando nuovo traffico dall'est o dall'ovest europeo ? Neppure dobbiamo dimenticare a questo proposito, che la politica dei paesi a nord delle Alpi é quella di limitare il passaggio dei camion di attraversamento su strada e di incentivare il transito degli stessi su treno: continuiamo a fare finta di niente spendendo i soldi della collettività?

2) L'auto nel Veneto

Bisogna anche cercare di comprendere cosa c'è dietro questo "bisogno di mobilità". L'auto si è imposta storicamente rispondendo a (ed anche creando) necessità lavorative ma anche di utilizzo del tempo libero.

La fuga collettiva domenicale dai nostri paesi che tanti problemi crea nelle direttrici città/montagna/mare nasce anche dalla mancanza di alternative nel territorio, rese possibili solo preservando e valorizzando le isole di natura che pure vi sono anche in pianura, a poca distanza dai centri abitati, promuovendone la fruizione nel tempo libero, come dimostra ampiamente l'esperienza di molte altre nazioni.

Un discorso analogo vale anche per la mobilità feriale lavorativa, e la perenne incapacità di affrontare il nodo del trasporto pubblico nel suo complesso. Solo all'interno di queste conoscenze e dell'analisi di questi problemi si può pensare ad un sistema di trasporto e della mobilità che ci proietti nel futuro. Prima di dare per scontata l'equazione magica: "ci sono troppe auto quindi c'è bisogno di nuove strade", dovremmo meditare anche sulla sempre più limitata disponibilità di spazio libero che oramai stiamo toccando con mano tutti i giorni.

In questi ultimi cinquant'anni abbiamo asfaltato tutto e di più: ognuno di noi può verificare nella propria esperienza la possibilità di recarsi in auto in un punto qualsiasi potendo scegliere, senza grandi variazioni di tragitto, due o più alternative. Tutto questo conferma molto concretamente che le nostre strade non sono nate e non si sono moltiplicate sulla base di un progetto, o almeno di una visione complessiva, ma che si sono accumulate nel tempo sulla base di necessità spessissimo, come ben sappiamo, molto "contingenti", con tutti i problemi che questa mancanza di progettualità ha inevitabilmente comportato, ad esempio la linea ininterrotta di edificato lungo i bordi che ne hanno ovviamente compromesso la viabilità.

Tutto questo diventa ancora più chiaro confrontando la nostra media di strade "pro capite" con quella degli altri paesi europei: pur avendo una superficie più limitata abbiamo un maggior numero di strade, mentre esiste una chiara controtendenza per quanto riguarda le linee ferroviarie. Infatti ogni 10.000 abitanti il confronto è:

GRAN BRETAGNA GERMANIA FRANCIA ITALIA
2,7 Km di strade 6,6 Km di strade 6,4 Km di strade 9 Km di strade
2,9 Km di ferrovia 5 Km di ferrovia 5,7 Km di ferrovia 2,8 Km di ferrovia

3) Pedemontana: quando la soluzione è peggiore del problema

Il problema della mobilità non può quindi più essere affrontato riempiendo di nuove strade il territorio, come anche la nascita di comitati locali "anti-autostrada" che raccolgono un grande consenso dimostra. Bisogna quindi pensare a delle soluzioni che investano la globalità dei sistemi di trasporto ad esempio: ferrovia, cabotaggio, ecc., e inserirle anche nel contesto della struttura urbanistica della regione.

Non possiamo continuare a costruire circonvallazioni per facilitare lo scorrimento, per poi intasarle con zone industriali e residenziali lungo gli assi stradali, trasformando nel tempo queste strade in vie interne di lottizzazione, che poi saranno a chiedere altre strade.

Un caso per tutti: quella della Pontebbana nella zona di Conegliano, in provincia di Treviso, che da strada di scorrimento si è trasformata in una zona industriale lineare dove ogni edificio tende ad avere due accessi. Le difficoltà di scorrimento portano quindi industriali (che pensano, a ragione, di velocizzare il trasporto di merci da e per l'est europeo), cittadini esasperati (che pensano, a torto, di veder diminuire così il traffico veicolare) e amministrazioni, attente al voto di domani, a chiedere la costruzione della parallela autostrada A28.

A questo proposito è emblematico il caso dell'autostrada A 27 Venezia-Vittorio Veneto: ora che, contro il volere degli ambientalisti e delle popolazioni locali, l'opera è stata compiuta, tutti possono verificare come non abbia risolto affatto il problema del traffico della statale a cui corre parallela. Rimane invece un monumento allo scempio della natura con i suoi alti viadotti che deturpano una intera vallata oltre che una dimostrazione tangibile di come una autostrada invece di portare lo sviluppo del territorio ne decreti la morte, privando i paesi attraversati della loro identità e di alcuna possibilità di sviluppo futuro: solo un nome in un cartello stradale.

Ma lo stesso discorso si potrebbe fare per innumerevoli altri esempi sparsi in tutto il Veneto.

Le proposte del WWF

Il Veneto è un territorio costituito da numerose città di media grandezza con una rete viaria estremamante ramificata. Su questa realtà noi dobbiamo organizzare le nostre scelte, scelte che data la complessità e la molteplicità delle situazioni, non possono che essere molteplici e complesse; non può esistere quale unica soluzione per tutti i problemi: l'autostrada.

1) Di chi è il territorio?

Per noi il territorio non é uno spazio generico fatto di nomi, di tempi di percorrenza di strade veloci, ma un ambiente fatto di persone, di storia, di tradizioni, di agricoltura, di risorse e di natura, ognuna di queste realtà con una importanza propria e un proprio diritto all'esistenza, senza che questa debba essere sconvolta da un nastro d'asfalto, d'auto, di rumore, di gas di scarico, di inquinamenti vari, che spesso creano una spaccatura insormontabile tra i due territori limitrofi, dividendo persone, animali, ambiente e paesaggio, ponendo quindi le basi per altri grandi alterazioni ambientali e sociali.

2) Cominciamo dal trasporto ferroviario

Per il WWF Veneto è fondamentale rifondare il trasporto ferroviario (basato su un sistema creato ancora dagli austriaci nel secolo scorso) sui treni a lunga percorrenza per i TIR, sul miglioramento della gestione delle stazioni , sulla metropolitana di superficie per le persone; integrando i vari tipi di trasporto collettivo (coincidenze autobus con treni) uscendo quindi dall'anarchia e dallo scollamento più totale che ha sempre governato fino ad ora, dove persino le stazioni dei treni e quelle degli autobus sono spesso distanti tra loro nella stessa città.

3) Cambiare la legge sulle autostrade

C'è da dire che fino a pochi anni fa nessuno parlava di autostrada pedemontana, bensì si parlava di migliorare la statale tuttora esistente, integrandola magari con la rete delle altre strade, creando dei percorsi preferenziali a seconda dei tipi di trasporto. Non vorremmo che per il meccanismo del rinnovo delle concessioni autostradali che costringe le società gestrici a investire gli utili nella costruzione di altre opere (e i risultati si vedono dai progetti che nascono come funghi: nuova romea, A31, A28 ecc.) fossimo per l'eternità (fino a che rimarrà un metro di verde non asfaltato) costretti all'autostrada forzata. Occorre quindi modificare la normativa e investire questi capitali in altri sistemi di mobilità che non siano necessariamente autostradali.

Per tutte queste ragioni siamo contrari alla pedemontana (che sia dunque autostrada o superstrada), in primo luogo comunque perché viene proposta come l'unica soluzione possibile ai problemi della mobilità.

Consigliere di delegazione del WWF Veneto per il Territorio

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