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PARLANO DI SCOMUNICA TROPPI FALSI GALILEI

di Grazia Francescato

Caro direttore,

con buona pace dei nuovi Galilei, che si pretendono scomunicati da «Papa» Alfonso Pecorario Scanio e bollano noi Verdi come oscurantisti, vorrei fare un ragionamento laico. La scienza è un’attività umana e gli scienziati, esseri umani, possono sbagliare. E sbagliano: basti pensare a «mucca pazza» o il ritardo con cui hanno ammesso l’esistenza dell’effetto serra.

Eppure questa società ipersecolarizzata tende paradossalmente a circondarli di un’aura sacrale, a considerarli una casta di intoccabili bramini. «Non si può fermare la scienza» è il più robusto dei luoghi comuni. «Pure se t’ammazza?», mi ha chiesto ieri mattina il mio vicino di casa trasteverino. Giro la domanda a chi di dovere.

Da parte nostra diciamo che non solo si può, ma a volte si deve.

 Sia ben chiaro non la scienza e la ricerca intese come progresso della conoscenza: queste non devono avere limiti. Ma le applicazioni della scienza, che toccano la vita di ognuno di noi e disegnano il nostro futuro, vanno scrutinate e governate nel nome dell’interesse collettivo. Governo complesso e controverso, data la natura sempre più intricata della scienza e la velocità con cui galoppa. Ma governo cui la società e la classe politica in primis non può sottrarsi: anzi, è una delle responsabilità primarie che occorre assumere in quest’epoca di sicure incertezze.

Da qui l’esigenza di adottare il principio di precauzione per difendere la salute dei cittadini e dell’ambiente da eventuali ricadute negative degli avanzamenti scientifici. Principio di precauzione che non è una privata ossessione dei Verdi, ma che è stato adottato dal governo Amato e che rientra nella nuova formulazione delle direttive europee degli Ogm. Il ministro Pecorario Scanio si è limitato a osservarlo con rigore, dati gli interrogativi (sostanziati già da migliaia di studi) sugli effetti inquietanti degli Ogm in campo agricolo per l’ambiente e la salute. Ma ha anche aumentato gli stanziamenti per la ricerca compreso il biotech in laboratorio, limitandosi a non indirizzarli verso le sperimentazioni in campo aperto.

Allora perché tanto scandalo? Appunto perché, e qui casca l’asino di Garattini e company, noi vogliamo una ricerca davvero libera, dunque anche dai condizionamenti oggi pesantissimi delle multinazionali, nei cui laboratori e campi aperti, si svolge la stragrande maggioranza delle ricerche sul transgenico. Per liberare davvero la ricerca che ci battiamo contro i brevetti sulla vita, contro il tentativo da parte delle grandi multinazionali di privatizzare la materia vivente, il codice genetico di piante, animali e uomini che deve rimanere invece patrimonio comune dell’umanità. Ci battiamo perché i «padroni dei geni» non si impossessino del mercato agro-alimentare mondiale, danneggiando la biodiversità naturale e milioni di contadini indigeni costretti a non usare più i loro semi e a comprare quelli transgenici dalla Monsanto e sorelle.

E' tempo di tracciare confini precisi tra ciò che serve ad aumentare solo i profitti delle aziende e ciò che è utile al benessere dell’umanità, tra ciò che è tecnicamente possibile e ciò che è eticamente lecito. Compito assai arduo: per affrontarlo scienziati responsabili e ambientalisti consapevoli dovrebbero unire i propri sforzi e già lo stanno facendo. Perché di fronte ai più di mille firmatari che ci lanciano l’anatema di oscurantisti, ve ne sono per fortuna altre migliaia che, insieme a noi, scelgono il laico dubbio degli umani rispetto alle certezze degli integralisti scientifici. Ci fa piacere che ieri il ministro Pecoraro Scanio abbia incontrato il premio Nobel Rita Levi Montalcini (che ha avuto così anche l’occasione di ottenere informazioni più precise sull’operato del ministro) e che insieme abbiano concordato il varo di un rigoroso protocollo di sicurezza per consentire un’indagine sui rischi della sperimentazione in campo aperto. Ci pare questa la strada da seguire.

L’autrice è portavoce dei Verdi.

(tratto da La Repubblica del 14.02.2001)

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