Commenti, valutazioni, discussioni dalla/sulla/per la società del XXI° secolo

UN PASSO (CAMPALTO) VERO IL PARCO DELLA LAGUNA DI VENEZIA

Intervento di Pino Sartori al Convegno
"PROPOSTE PER LA TERRAFERMA: RIQUALIFICAZIONE URBANA DI MESTRE E MARGHERA"
Municipio di Mestre, Sabato, 7 febbraio 1998.

Non aspettatevi da questo mio intervento un contributo di carattere disciplinare, ma quello che farò sarà semplicemente un’analisi degli esiti concreti e visibili del vecchio modo di pianificare e di (non-) gestire il territorio presentandovi la "grave" situazione dal punto di vista urbanistico e ambientale di quell’area che si chiama "Passo Campalto".

Ringrazio quindi gli organizzatori e il dott. Diego Cestaro - che ha condiviso con me il suo tempo - per avermi dato l’opportunità di richiamare l’attenzione degli Amministratori presenti, ricordando loro che, anche se i lavori per la realizzazione del Parco di San Giuliano stanno per iniziare, non si possono dimenticare situazioni scomode ed socialmente anche scabrose che si registrano in zone come questa!

La storia dei luoghi e la loro marginalità rispetto i centri del potere, hanno fatto si che qui per il disinteresse delle Autorità (che sono più di una), perdurassero situazioni non solo di italiana furbizia, ma anche di abusivismo, illegalità e di soprusi.

Scusatemi pertanto se sarò costretto a premettere un elenco delle principali questioni emerse alla cronaca politica, ma esse sono la necessaria condizione per comprendere e motivare la proposta finale che, credo rispetti pienamente i termini del concetto di sostenibilità, richiamato nella presentazione da Grazia Francescato.

[GLI ELEMENTI DI CRISI] [LE RISORSE] [LA PROPOSTA] [LE CONCLUSIONI]

Osellino-Marzenego

GLI ELEMENTI DI CRISI

[IL FIUME E LE ACQUE] [IL CANTIERE NAUTICO] [IL PORTICCIOLO] [L’ABUSIVISMO EDILIZIO]
[
LE ANTENNE RAI] [LA DISCARICA DI R.S.U. E INDUSTRIALI] [L’ACCESSO ALLA LAGUNA]
[
GLI INTERRAMENTI ABUSIVI] [IL TIRO AL PIATTELLO] [GLI SCARICHI FOGNARI] [IL CANALE DI CAMPALTO]
[
IL COLLETTORE DELLE ACQUE BASSE] [LA VETRITAL DITTA DI RICICLAGGIO DEL VETRO]

IL FIUME: l’interesse della cronaca per Il Marzenego - Osellino fu conseguente ad un mio lavoro concluso nel 1977 che evidenziò lo stato di degrado del fiume e di inquinamento delle acque ridotte a mezzo diluente di ogni tipo di scarico (nel 1978 fu accertato un avvelenamento delle acque addirittura da cianuro). Sarebbero interessanti alcuni confronti con dati attuali, ma non sono ancora riuscito ad otternerli dal Comune di Venezia. Oggi l’ecosistema fluviale nel tratto urbano fino a Campalto è ormai collassato, invivibile per forme superiori; l’enorme quantità di materia organica putrescibile che riempie letteralmente il fondo del fiume, soprattutto in prossimità dello scarico del depuratore a Campalto, impedisce ogni tentativo di recupero biologico. La realizzazione dello scolmatore, ricordata pocanzi dal Presidente del Consorzio Dese - Sile, probabilmente per gli aspetti di salvaguardia idraulica ha consentito di raggiungere gli scopi prefissati, ma anche ha infierito un colpo mortale all’idrologia e all’ecologia del fiume. Spero che il risanamento del Marzenego non sia affidato ancora a quegli stessi ingegneri idraulici che progettando in quel modo lo scolmatore non volevano sentir parlare di valutazione dell’impatto ambientale.

Dal punto di vista paesaggistico l’aspetto del Marzenego non migliora: argini e golene del fiume sono ormai occupati da ormeggi e "cavane" spesso indecorosi per la loro provvisorietà o l’abbandono, e da numerosi orti "impropri", per accedere ai quali la gente paga anche un affitto a chi ne vanta illegalmente la proprietà!

IL CANTIERE NAUTICO: nasce su terreni demaniali e comunali ottenuti in concessione: di licenze edilizie regolari neanche l’ombra ovviamente, solo autorizzazioni temporanee, disdette dal Comune, appellate al T.A.R. che ha dato ragione, a suo tempo, alla ditta proprietaria (Marchi) in difesa della realtà occupazionale (~20 unità di allora); nessuna autorizzazione ambientale per due grandi capannoni adibiti alla costruzione di barche di lusso: sono un reato edilizio manifesto oltre che una bruttura inconciliabile con il paesaggio circostante! Inoltre nessuna precauzione ambientale contro spandimenti di vernici, solventi e prodotti chimici!

IL PORTICCIOLO: L’azienda di cui sopra nel 1984-85 ottiene una concessione acquea per realizzare il piccolo porto che ospita prevalentemente imbarcazioni turistiche e da diporto; costruisce un molo abusivo segnalato dagli ambientalisti al Comune che intima la demolizione; all’ingiunzione si risponde con un ricorso al T.A.R., con controricorso del Comune che questa volta ottiene giustizia sulla carta, ma il pontile alla fine viene sanato e rimane dove lo potete vedere ancor oggi.

L’ABUSIVISMO EDILIZIO E LE IRREGOLARITA’ CATASTALI: molti edifici sono pervenuti a noi quale eredità di un passato tragico di fame e stenti del dopo guerra, trasformati da precedenti abitazioni provvisorie ( "baracche" ) o ricostruiti come moltissimi altri in pochi giorni in attesa della legge ponte o del primo famigerato "condono edilizio"; ma altri fra cui alcune vere e proprie case sono sorte impunemente in aree demaniali addirittura a condono scaduto. Nonostante gli esposti alla magistratura non sono state ancora aperte indagini sui rogiti quantomeno impropri che hanno avuto oggetto beni demaniali non alienabili!

LE ANTENNE RAI: anche se l’U.S.S.L. ha "certificato" qualche tempo fa che non sussistono rischi di inquinamento elettromagnetico in prossimità degli impianti di ripetizione del segnale radiotelevisivo, i dubbi nelle persone che ci vivono a ridosso rimangono (1) e di certo non sono un'attestazione di bellezza o architettura né di compatibilità nel caretteristico piatto paesaggio lagunare.

LA DISCARICA R.S.U. (... E CHISSÀ COSA ALTRO ANCORA:) eredità della disastrosa ubriacatura consumistico - urbanistico - industriale veneziana degli anni ‘60 - ‘70 rimane ancora lì incustodita (2) e all’occorrenza ancora accessibile e agibile e utile ai soliti ignoti "predoni dell’ambiente" che per piccoli e grandi profitti scaricano il loro pattume ovunque si trovino senza preoccuparsi della natura di ciò di cui si disfano (ricordo ben 3 bidoni di PCB policloruro di bifenile poi recuperati dalle guardie ai fuochi) come decine e decine di lastre di eternit (amianto) frantumate e disseminate sulla discarica a poche decine di metri in linea d’aria dalle residenze del Villaggio laguna.

L’ACCESSO ALLA LAGUNA: una delle questioni più datate, riconosciuta addirittura a livello istituzionale con un voto del Consiglio di Quartiere di Favaro Veneto, è quella dell’accesso alla laguna per tramite delle strade arginali lungo l’Osellino in fregio alla laguna. Per questi accessi si arriva fino alla discarica che spesso si tramuta in un ideale campo da moto-cross; questo uso fa si che i fanghi gessosi si sbriciolino facilmente e vengano erosi e trasportati sulle barene circostanti che trasformano in una compatta e sterile distesa gessosa. Nel versante laguna del fiume in entrambe le direzioni ci si imbatte in una enciclopedia di nefandezze: dagli usuali rifiuti inerti, ingombranti, ecc. fino all’immondezzaio del meretricio e dello spaccio che disincentivano, anzi precludono la frequentazione della gente civile che vorrebbe fare sport all’aria aperta, o semplicemente una salutare passeggiata.

GLI INTERRAMENTI ABUSIVI: in prossimità del "ghebo" Morosini e in adiacenza del campo di "tiro al piattello" rinveniamo episodi di innalzamento del suolo barenicolo per riporto di terreno con conseguente completo stravolgimento: ovviamente il Magistrato alle acque si è ben guardato di denunciare i responsabili del deturpamento del territorio imbonito!

IL TIRO AL PIATTELLO: zona off-limits entro ed intorno alla quale le norme di convivenza civile non esistono! e nessuna iniziativa penale può intaccare le protezioni accordate al gestore dell’impianto che è privo di autorizzazioni comunali e del Magistrato alle acque, realizza abusi edilizi, e in pieno dispregio alle normative ambientali può sia disturbare con il rumore ossessivo delle gare di tiro i residenti, e poi inquinare la laguna con il piombo sparato e i resti di piattelli disseminati a milioni sulle barene circostanti (3).

GLI SCARICHI FOGNARI: gli edifici che si rinvengono all’interno della conterminazione lagunare (oltre l’Osellino) recapitano nel ghebo Morosini i loro scarichi fognari, come fossero edifici del centro storico di Venezia! Ovviamente questo contrasta con la necessità di qualificare gli utilizzi del Ghebo. Poiché questi edifici dispongono di congrui spazi verdi d’intorno, vanno fatte applicare le norme di disinquinamento delle fogne disposte per gli edifici isolati non collegati a sistemi di depurazione collettivi.

IL CANALE DI CAMPALTO: sul finire degli anni ‘80 "qualcuno" (Il Consorzio Venezia Nuova o il Magistrato alle acque? - Fate voi è lo stesso), che si vantava di conoscere bene la dinamica delle acque lagunari, ha ritenuto vitale proporne l’ escavo per vivificare la laguna che lambisce le barene di Campalto che spesso ha sofferto di intensissimi stress di anossia (la causa era ed è davanti agli occhi di tutti: le discariche di S. Giuliano e Campalto). L’idea in realtà nascondeva l’obiettivo vero che era quello di facilitare l’accesso al porticciolo turistico "marina di Campalto"; se ripercorrete oggi il canale, o chiedete a chi conosce il suo fondale se sono stati utili e in che misura gli interventi di escavo e di marginamento (realizzato addirittura con i geotessuti), scoprirete che il canale di Campalto è nella condizione in cui si trovava prima dell’intervento, cioè con le rive franate e il fondale ripieno: miliardi buttati per un’opera inutile e non appropriata per combattere l’inquinamento.

IL COLLETTORE DELLE ACQUE BASSE: Nasce da una precedente idrografia quale opera terminale per la gestione dell’idraulica dei terreni compresi fra i centri residenziali della Bissuola e di Campalto, ma ben presto diventa l’intercettore principale delle acque di sfioro afferenti al vecchio depuratore della "Bissuola" fungendo in realtà da capiente ricettore integrativo della rete fognaria mista comunale; ovviamente il suo stato è causa di fermentazioni anaerobiche incontrollabili e incompatibili con la residenza che attraversa;

VETRITAL: ultima questione ambientale e urbanistica, ma non certo per importanza. Attività economica ed ecologica vitale per l’ecosistema urbano, soffre (e fa soffrire!) una condizione urbanistica di ristrettezza ed inadeguatezza territoriale per la contiguità con il centro abitato e per la carenza, o meglio, mancanza di copertura dei cicli di lavorazione del vetro recuperato che ovviamente immettono nell’atmosfera invisibili particelle di silicati (vetro) che ai polmoni non fanno certo bene! (4)

LE RISORSE , LE POTENZIALITÀ

Dunque, in questa ristretta area si registrano tantissimi problemi, soprattutto di carattere ambientale, che sono l’effetto degli interessi di cerchie esclusive di furbi che agiscono a discapito della legalità, anche per l’incapacità delle amministrazioni preposte a governare il territorio, per la sovrapposizione, talvolta conflittuale fra poteri, e/o per l’effetto scaricabarile.

Esito di questa situazione è un evidente degrado che provoca nella gente un distacco nella memoria dai luoghi e dalle consuetudini (ricordiamo che la stragrande maggioranza della gente del "Villaggio laguna" è rappresentata da veneziani "esiliati" dal centro storico).

Nonostante tutto però questi luoghi conservano anche preziose risorse, che motivano funzioni, e vocazioni forti in grado di riabilitare il complesso urbanistico-territoriale gravitante sul Passo Campalto.

Qui abbiamo: il parcheggio delle auto, l’ormeggio, il ricovero e l’alaggio dei natanti, il ristorante, l’accesso alla laguna, la disponibilità di edifici e spazi demaniali e comunali, in aggiunta ad ancora considerevoli spazi naturali nei quali sopravvivono importanti forme di vita sia vegetali che animali, che rappresentano parti dell’ecosistema lagunare altrove irrimediabilmente scomparse per i ben noti fenomeni erosivi.

Questi sono gli elementi potenziali di richiamo per un’utenza - direi mondiale - di amanti e cultori della natura che potrebbero avere sotto mano e a tiro di binocolo un valido campionario ambientale e naturalistico della laguna, con, sullo sfondo, una delle più quotate skyline al mondo: Venezia.

Gli elementi perché il "Passo Campalto" diventi una delle porte del Parco della Laguna di Venezia ci sono tutti, occorre metterli "a sistema".

LA PROPOSTA

Ovviamente risposte agli innumerevoli elementi critici che hanno degradato questa parte della gronda lagunare le abbiamo puntualmente formulate, anche se invano, in varie manifestazioni e in collaborazione con altre associazioni di tutela ambientale.

Però adesso siamo convinti che la risoluzione si può intravedere solo se si persegue l’idea di un rapporto funzionalmente e logisticamente nuovo con la laguna, dove l’acqua, ancor più di una volta, riconquista un ruolo di unione e di collegamento (Passo = passaggio) e non più di frattura e ostacolo fra i due poli di una unica città.

Concedetemi una sola ed amara considerazione digressiva rispetto ai temi della proposta e del dibattito; concernente il comportamento delle Autorità verso quel senso di illegalità diffusa che si è stratificato negli anni: che le Autorità preposte, inadempienti da anni, per ristabilire la legalità amministrativa, siano costrette ad abbassarsi in trattative con chi per anni ha speculato e prevaricato in aperto dispregio dei diritti comuni, ambientali e sociali, è sconcertante e deprimente: perché copre responsabilità di chi doveva intervenire e toglie risorse alla comunità. I gestori del tiro al piattello e del cantiere nautico pretendono dal Comune di Venezia concrete e gratuite alternative di trasferimento per garantire le loro furbesche attività. Questo non è tollerabile né dal cittadino né dalle associazioni locali che rimangono così inascoltate nei loro appelli e demotivate nell’ intraprendere nuove iniziative di recupero sociale e ambientale.

Comunque l’accesso alla laguna del Passo Campalto dovrà avere connotati diversi da quelli del Terminal di Tessera che nascerà per la gestione degli afflussi turistici di massa, e altresì diversi da quelli del parco di San Giuliano che, per la scomparsa quasi totale degli elementi naturalistici, assumerà prevalentemente funzioni di intrattenimento, di ricreazione, di presentazione di uno scenario tra i più invidiati al mondo.

Passo Campalto dovrà essere un’alta cosa: una "porta" del "parco della laguna di Venezia, con tutte quelle funzioni e strutture che questo comporta. Potrà essere attrezzato con percorsi didattici sull’ambiente naturale della laguna, con un osservatorio faunistico, con una piccola realtà museale da allestire in un edificio demaniale, gli approdi per le imbarcazioni tipiche lagunari, le barche a servizio dei visitatori, ecc..

Non sono sogni, utopie, ma modelli collaudati e realistici per rilanciare un agglomerato dell’anonima periferia di Mestre, in un’impresa che è riuscita anche ai più sperduti paesi del parco d’Abruzzo.

Questa idea di ripristino urbanistico - ambientale, ma anche sociale, è stata concepita e perseguita a piccoli passi e con piccoli progetti con gli amici dell’Associazione "La Salsola" di Campalto (stiamo infatti regolarizzando con il Genio civile regionale la posizione di numerosi posti barca di altrettanti utenti abituali della laguna).

Adesso deve ottenere finalmente l’attenzione del Comune di Venezia, del suo Assessore all’urbanistica in primo luogo, dell’Assessore ai lavori pubblici che coordina gli interventi di riqualificazione urbana, ma anche della intera Giunta Municipale e del nostro Sindaco.

CONCLUSIONI

Occorre predisporre e adottare, con questo nuovo piano regolatore, strumenti di pianificazione mirati alla valorizzazione della risorsa ambiente (il parco della laguna, l’oasi delle barene di Campalto, il centro visita della laguna, ecc.); e attraverso necessarie intese con le Amministrazioni e gli Enti preposti (Intendenza di Finanza, Magistrato alle acque, Genio Civile Regionale, Consorzio di Bonifica Dese- Sile, ecc.,) progettare strategie e modalità di interventi che eliminino favoritismi, soprusi, illegalità, più volte denunciate, ma sempre ignorate, per aprire finalmente prospettive sociali, economiche ed ambientali nuove, che consentano alla popolazione di riaffacciarsi sull’argine della laguna con rinnovato interesse e compiacimento.

Grazie dell’attenzione.

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NOTE

(1) La recente (giugno 2004) sospensione delle trasmissioni radio della terza rete su determinazione delle autorità sanitarie ha confermato le preoccupazioni dei residenti e il superamento dei limiti di legge previsti per l'intensità del campo elettromagnetico.

(2) Nel giugno 2004 si ultima il progetto di messa in sicurezza della ex discarica delle barene di Campalto. Si tratta di una conterminazione do palizzate e diaframmi di cemento e una ricopertura con vari rivestimenti di geotessili per impedire la penetrazione di acque meteoriche e la diffusione delle sostanze nocive fra cui i metalli pesanti. In questo periodo le autorità sanitarie stanno verificando anche le emissioni radioattive delle fosforiti residue. Comunque l'area è attualmente interdetta.

(3) Il gestore ha tentato una opera di bonifica fallita miseramente per le inadeguatezze del progetto per il quale comunque ha ricevuto 100.000.000 £ dalla Regione Veneto. Dal 2002 l'impianto è stato chiuso dopo una ulteriore diffida del Magistrato alle acque su pressione del Comitato per la salvaguardia dell’ambiente di Campalto "LA SALSOLA", ma le strutture abusive non sono state smantellate.

(4) Nel febbraio 2005 un ricorso presentato dai cittadini residenti in prossimità dell'impianto di riciclaggio del vetro dopo le denuncie dello stesso Comitato per la salvaguardia dell’ambiente di Campalto "LA SALSOLA", ha ottenuto una definitiva sentenza dal Consiglio di Stato contro la liceità dell'ampiamento decretato dalla Giunta Regionale del Veneto nel 1992. Anche in forsa di questa determinazione il Comune sta trattando con la proprietà il trasferimento dell'attività industriale in zona adeguata alle attività produttive.

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L’autore  è biologo, cofondatore del Comitato per la salvaguardia dell’ambiente di Campalto "LA SALSOLA".

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