Commenti, valutazioni, discussioni dalla/sulla/per la società del XXI° secolo

In Laguna di Venezia ai degradi, ai dissesti, e alle acque alte si continua a pensare solo esclusivamente con grandi e pesanti interventi ingegneristici che non rendono giusta informazione agli importanti risultati ottenuti con le opere di manutenzione della citta'.

Da anni strenuo oppositore di queste modalità di intervenire nel delicatissimo tessuto storico, culturale e naturale di Venezia e della sua laguna, il prof. Boato, architetto docente di Pianificazione del territorio all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, in un recente convegno sulla salvaguardia della citta' lagunare, aggiorna lo stato delle conoscenze e delle progettazioni sulle contrapposte concezioni della tutela della laguna e della citta' di Venezia.

RIEQULIBRIO NON DIGHE
di Stefano Boato

Nel marzo 1995 il Consiglio Comunale di Venezia "ritiene che l'ambito lagunare e l'opera ipotizzata (Mo.S.E.) abbiano, sotto ogni punto di vista, una rilevanza tale da rendere indispensabile una Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.), condizione preliminare per poter esprimere un parere e una decisione in merito sull'opportunita' o meno di tale intervento."
La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale disciplinata con un decreto del 1997 si e' conclusa con un decreto congiunto dei Ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali in data 24 dicembre 1998.
Il decreto valuta negativamente le tematiche relative all'inquinamento, il rischio di afflusso di acque dolci da terra, l'adeguatezza del progetto agli scenari di crescita del livello del mare, l'influenza sui livelli di marea dei sovralzi dovuti ai venti, l'impatto delle attivita' di cantiere, gli impatti diretti dell'opera, l'aumento significativo delle crisi anossiche, l'inquinamento da zinco, le attuali condizioni dell'ecosistema, il modello previsionale delle maree, il rischio di risonanza delle paratoie mobili. Conseguentemente "esprime un giudizio di compatibilita' ambientale negativo sul progetto" (Mo.S.E.).
Il decreto afferma inoltre che "al fine di un riesame del progetto nel suo insieme o di sue parti sperimentali appare comunque indispensabile attuare e valutare:
a) la revisione del Piano generale degli interventi e l'adeguato avanzamento di un progetto integrato degli interventi prioritari e preliminari secondo la legge del 1992;
b) l'adeguato avanzamento del progetto di disinquinamento delle acque;
e) la realizzazione delle difese locali dalle acque alte fino alle massime quote compatibili con il contesto tendendo alla quota di 120 cm; valutando l'opportunita' di sperimentare e realizzare tecniche avanzate di sollevamento territoriale-geologico superficiale e/o profondo;
d) la fissazione di espliciti obiettivi di riequilibrio della morfologia lagunare, la valutazione degli interventi necessari a raggiungerli;
e) il raggiungimento di una adeguata affidabilita' dei modelli di previsione dell'altezza di marea;
f) la realizzazione preventiva, con modalita' sperimentali e graduali, di interventi riequilibrio morfologico della laguna tramite opere ed azioni sui fondali, sui canali, atte a conseguire l'attenuazione dei livelli di marea ed un'adeguata reimmissione di sedimenti in laguna;
g) il riequilibrio morfologico delle bocche attraverso interventi sulle sezioni, sui fondali, sui moli e con eventuali opere accessorie in bocca o nel mare antistante, con l'obiettivo di ridurre la portata d'acqua e i gradienti di marea, aumentando l'effetto dissipativo e di azzeramento del deficit di bilancio dei sedimenti; h) la verifica degli scenari di eventi mareali estremi dovuti a fenomeni metereologici anche al fine della individuazione e realizzazione degli interventi di regimazione del bacino scolante;
i) la previsione delle caratteristiche peculiari regionali degli scenari di eustatismo provocati dai cambiamenti climatici.

Il Comitato di coordinamento e indirizzo nella riunione del 8.3.99 recepisce solo alcuni aspetti del decreto e, imponendo una scadenza volutamente impossibile, ritiene che il Magistrato alle acque debba provvedere entro il 31 dicembre 1999.
Per l'operativita' il Comitato "raccomanda la rapida istituzione di uno specifico Ufficio di piano come soggetto unico di programmazione cui concorrano le amministrazioni competenti, in tempi tali da permettere la partecipazione dell'Ufficio del piano all'attivita' di revisione del Piano generale degli interventi".
A seguito di tale delibera "in attesa della costituzione dell'Ufficio di Piano" a fine marzo '99 viene costituito un "Gruppo di lavoro" che svolga l'attivita' del costituendo Ufficio.
I tempi estremamente ristretti concessi non hanno consentito l'espletamento di tutte le attivita' programmate, ma vi e' stata comunque una intensa esperienza che ha portato ad alcune significative verifiche.

VERIFICA DELLA POSSIBILITA' DI ELEVARE L'ATTUALE QUOTA DELLE DIFESE LOCALI DI 100 cm A QUOTE SUPERIORI TENDENDO A 120 cm.
L'importanza di questa verifica si desume da alcuni dati elementari.
Nell'ultimo secolo (dal 1897 al 1999) il livello complessivo del mare si e' elevato di circa 23 cm (11 cm eustatismo, 2-3 cm subsidenza naturale, 9-10 cm di abbassamento della citta' per estrazione di acqua dal sottosuolo), rimanendo pero' pressoche' stabile negli ultimi trent'anni: le spiegazioni di questa stasi sono controverse, ma e' prevedibile una qualche ripresa dell'innalzamento nei prossimi decenni. Nell'ultimo decennio i fenomeni di alta marea si sono verificati con una frequenza media pari a 10,3 casi all'anno per quote superiori ai 100 cm sul medio marino, 4,4 casi per quote superiori ai 110 cm e infine 1,4 casi all'anno per quote superiori al 120 cm (tempo complessivo di permanenza 2 ore e 25 min., altezza massima di 11 cm). L'area della citta' storica potenzialmente interessata (con quote inferiori a 120 cm) e' quantificabile in circa 34 ettari pari al 31 % della superficie pubblica totale.
Ne consegue che se, contestualmente alla manutenzione urbana, si riesce a elevare la quota delle difese locali tendendo a 120 cm sul medio mare si elimina gran parte delle acque alte, per questa fase storica.
Le prime osservazioni e conclusioni della Sovraintendenza recitano: "Gli interventi realizzati si sono basati su analisi punto per punto e si sono concretizzati in progetto esecutivo dopo approfondite valutazoni"."Il risultato di questo lavoro e' che si sono gia' rialzatl - difesl oltre tre ettari di superficie calpestante partendo da quote che stavano tra 0,90 e 1,00 raggiungendo quote tra 1,10 e 1,20 (m s.l.m.m. - n.d.r.)." "Dunque il progetto di difesa tendenziale a quota 1,20 e' una strada che va percorsa, nonostante non esista, allo stato attuale delle ricerche, sicurezza in tale direzione, soprattutto per l'insufficienza dei dati.".
Gli interventi sono successivamente proseguiti per tutto l'anno 2000. In particolare, lo stato di avanzamento dell'attivita' di manutenzione urbana connessa all'azione di sovralzo della Societa' Insula (braccio operativo dell'Amministrazione Comunale) documenta che l'innalzamento giunge nell'1,4 % delle superfici a quote 106-110 cm, nel 66% delle superfici a quote di 111-115 cm e nel 32,6 % delle superfici a quote di 116-125 cm sul medio mare.
Le verifiche quindi dimostrano che e' possibile difendere le parti basse della citta' sino, a quote di 115-120 cm sul medio mare (negli altri casi a quote ben superiori), con il che e' possibile ridurre le acque alte anche In queste aree a uno o due eventi all'anno con un Impatto molto contenuto (per durata e altezza massima).


VALUTAZONE DELLA EFFICACIA DEGLI INTERVENTI DI RIDUZIONE DELLE BOCCHE E DI APERTURA DELLE VALLI DA PESCA: IL RIEQUILIBRIO IDRAULICO E FISICO DELLA LAGUNA
Ma le acque alte possono essere ulteriormente ridotte con interventi alle bocche di porto, nel canali portuali e in laguna che riducano l'eccessiva idrodinamica abbassando le punte delle acque alte: le punte delle maree piu' ripide e veloci alzatesi a seguito degli interventi operati nell'ultimo secolo con aumento della portata alle bocche e nei canali portuali e riduzione delle superfici lagunari aperte alle espansioni delle maree. Nel 1999 sono filati nuovamente verificati gli effetti dei possibili interventi, concordando tra gli esperti del Gruppo di lavoro gli scenari di riferimento; in particolare ipotizzando quanto segue (vedi figura 1) :


=> riduzione della profondita' dei fondali alle bocche di porto a quote massime, medie e minime rispettivamente per Lido di 12,10 e 8 m, per Malamocco di 14,12 e 10 m, e per Chioggia di 10,8,5 e 7 m;
=> pennelli traversali alle bocche per ridurre ulteriormente la portata idraulica
=> curvamento dei tratti terminali del moli e scogliere a mare di fronte alle bocche per ridurre il "set up" (l'onda montante) da vento di scirocco (concausa importante delle acque alte);
=> riduzione degli impatti del canali portuali;
=> riapertura al flusso delle maree delle valli da pesca. Gli studi di verifica hanno portato ad una ennesima conferma della possibilita' e dell'efficacia degli interventi ipotizzati. In particolare la relazione finale presentata dal Ministero dell'Ambiente nel gennaio 2000 recita:

Effetti sulla riduzione del livelli di marea
Complessivamente le elaborazioni svolte segnalano la possibilita' di ottenere (senza MoSE e senza irrigidimento e rivestimento del fondale, con una configurazione dei varchi intermedia tra l'ipotesi larga e l'ipotesi stretta) una riduzione delle punte di marea mediamente di 20 cm.
Si evidenzia infine che per il caso di Burano l'efficacia media dell'apertura delle valli da pesca e' di quasi 10 cm.

Efficacia sulla riduzione degli allagamenti: l'eliminazione di fatto delle acque alte

Nell'ipotesi di un intervento alle bocche con una configurazione intermedia le simulazioni segnalano che si possono ottenere riduzioni delle punte di marea (dell'ordine di oltre 20 cm) che combinate con il massimo rialzo possibile (difese locali orizzontali) e le difese verticali e a macroinsula possono ridurre II numero degli allagamenti a Punta della Salute (con esclusione dell'evento alluvionale con tempo di ritorno plurisecolare) mediamente ad 1 evento ogni 56 anni (per una durata media di 2 h 40' e una altezza massima di 9 cm)."



LE DECISIONI DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

II Consiglio del Mlnistri il 15 marzo 2001 decide:
" A) che si debba procedere in modo contestuale, prima di passare alla definitiva progettazione esecutiva delle opere mobili alle bocche di porto per la regolazione dei flussi di marea in laguna:



1) a un ulteriore stadio progettuale degli interventi necessari per aumentare le capacita' dissipative dei canali alle bocche di porto, tendendo al ripristino delle condizioni esistenti prima delle costruzione dei moli foranei e dei grandi canali di navigazione e al connesso adeguamento del progetto delle opere mobili di regolazione delle maree.
2) all'aggiomamento del Piano degli interventi per il recupero morfologico della laguna al fine di conseguire i seguenti obbiettivi prioritari:

=> definizione degli interventi necessari per conseguire l'ottimizzazione del ricambio mare-laguna in relazione al nuovo assetto dei canali di bocca;
=> potenziamento degli interventi diretti alla riattivazione dei dinamismi naturali della laguna;
=> contrasto delle azioni attualmente riscontrate come direttamente distruttive dell'ambiente naturale e del patrimonio storico artistico e archeologico;
=> realizzazione delle opere necessarie al riequilibrio idrogeologico e morfologico della laguna e per la difesa locale del centro storico di Venezia e delle isole minori;

B) che, esauriti gli approfondimenti progettuali, il Comitato esprima, sulla base delle relative risultanze, il parere sulla Verifica di Impatto Ambientate."

Con il che si recepiscono (pero' solo con generici indirizzi) le risultanze delle verifiche e del dibattito successivo, ma da un lato si riduce l'adeguato avanzamento degli interventi prioritari e preliminari alla sola attivita' progettuale e di aggiornamento del Piano generale (in contrasto con le leggi speciali del 1973, 1984 e 1992) e dall'altro si blocca il ricorso contro la pretestuosa sentenza del TAR di Venezia che (contestando proprio il richiamo al rispetto delle leggi vigenti e le specifiche competenze di valutazione scientifica e tecnica) ha annullato il decreto interministeriale di Verifica di Impatto Ambientale.
Il 21 marzo successivo un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri istituisce finalmente l'Ufficio di Piano composto da nove tecnici designati dagli enti che costituiscono il Comitatone.


LE PROPOSTE DEL CONSORZIO VENEZIA NUOVA

Nel novembre 2001 vengono presentale le valutazioni del Consorzio Venezia Nuova, in risposta alla delibera del Consiglio dei Ministri del 15.3.2001. Le nuove proposte tengono pochissimo conto degli approfondimenti progettuali del 1999.

Le elaborazioni alla base sono state fortemente contestate sul piano metodologico e scientifico dai tecnici che avevano partecipato ai confronti precedenti per l'Amministrazione Comunale e per il Ministero dell'Ambiente.

La proposta alle bocche presenta una configurazione (prolungamento dei moli, quote dei fondali, pennelli trasversali, dighe foranee) molto diversa da quelle che nelle simulazioni del 1999 avevano mostrato di ottenere notevolissimi risultati in termini di riduzione del livelli di marea in laguna (circa 20 cm); i risultati così ottenuti sono estremamente modesti (3-4 cm).

In particolare alla bocca del Lido si approfondiscono i fondali sino a quota -12 m mentre ancora nel 1901 (dopo la realizzazione dei moli ma prima delle escavazioni) erano a -8 m (quota riproposta dal Comune di Venezia e dal Ministero dell'Ambiente nel 1999; persino il Ministero dei Trasporti -Autorita' Portuale avevano formalizzato una richiesta di fondali a -10 m). Alla bocca di Malamocco si propongono fondali a -14 m mentre ancora nel 1901 erano a quota -10 m, e gli indirizzi governativi (del 1975) fissano la quota a -12 m.

Le scogliere a mare sono talmente laterali rispetto all'asse e alle bocche dei moli foranei da non poter fornire contributi utili allo smorzamento dell'eccessiva idrodinamica e alla riduzione del sovralzo di marea dovuto al vento di scirocco (vedi figura 2).

Figura 2:  La proposta del Consorzio Venezia Nuova (2001): MoSE senza rlequilibrio.
Figura 2 La proposta del Consorzio Venezia Nuova (2001): MoSE senza rlequilibrio.

I singoli interventi proposti per la ricostruzione delle barene, per il mantenimento della biodiversita' e per il contrasto delle azioni direttamente distruttive non considerano nemmeno la rimozione delle cause, non sono riferiti ad alcun quadro strategico di riequilibrio e non di rado sono addirittura controproducenti (copertura in sabbia per alterare la profondita' dei fondali lagunari, strutture morfologiche da realizzare attorno alle zone di pesca per il loro sconfinamento).
Anziche' rinaturalizzare si progredisce nella alterazione a artificializzazione della laguna. Invece di affrontare l'eccessiva idrodinamica e la gravissima erosione, si propone di "delimitare" il canale dei petroli con un cordone di strutture denominate "barene" (in realta' argini).

Resta quindi completamente aperto il prioritario problema del ripristino dei dinamismi naturali di formazione delle barene e di riequilibrio morfologico per il quale era stato richiesto un piano d'azione con interventi immediati e azioni a piu' lungo periodo.

Sulla questione dell'eustatismo sussiste la possibilita' che in un arco di tempo relativamente breve (cinquant'anni) l'innalzamento del livello dei mare renda il progetto obsoleto.
I problemi di interferenza delle dighe mobili con l'attivita' del porto, drammatizzata dalla prospettiva della crescita del numero delle chiusure, ha portato ad enfatizzare la proposta di realizzare anche "conche di navigazione" gia' bocciate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e stralciate dal progetto esaminato nella procedura di V.IA..


LE DECISIONI DEL COMITATO DEL DICEMBRE 2001

II "Comitatone" si riunisce il 6 dicembre e all'unanimita' (nonostante il parere diverso votato dal Consiglio Comunale di pochi giorni prima) "prende atto che":
- " la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del giugno 2000 che ha annullato il Decreto di Verifica di Impatto Ambientale (giudizio negativo sul Progetto di Massima del sistema di dighe denominato "MoSE") e' passata in giudicato" (dato che il Consiglio dei Ministri ha impedito al Ministero dell'Ambiente di presentare il ricorso, gia' predisposto, contro tale sentenza).
Con il che, giuridicamente, si dovrebbe ripresentare le stesso Progetto di Massima o una sua nuova definizione alla Verifica di Impatto Ambientale (V.I.A.) prima di passare al Progetto Esecutivo (elaborato tecnico che prelude all'attuazione delle opere); ma le decisioni (come vedremo tra poco) sono di diverso avviso.

- " il Consorzio Venezia Nuova (concessionario dello Stato) ha effettuato le verifiche e gli approfondimenti richiesti sui quali si e' positivamente espresso il Comitato Tecnico (organo locale del Magistrato alle Acque)";

"Osserva che"
" il Comitatone si possa avvalere di un Collegio di esperti affinche' sia garantita l'integrazione , la congruenza e la massima efficacia di tutte le attivita'".
Si preannuncia un controllo di "esperti" (di analoghe posizioni pro-Mose e pro-Consorzio come quelli nominati nel 1997-'98?) o l'elaborazione autonoma da parte dello Stato delle attivita' di Pianificazione e Programmazione? Le attivita' che dovevano essere svolte dallo "Ufficio di Piano", struttura istituzionale pubblica, restano invece delegate in monopolio al Consorzio Venezia Nuova?

"E' del parere che"

1. "si dia corso al completamento della progettazione delle opere di regolazione delle maree".

Con il che, senza citarlo, si da il via libera al progetto esecutivo (cosa ben esplicitata negli allegati alla delibera).

Questa decisione e' illegittima non solo perche' sta evitando il procedimento di VIA. ma anche perche' e' in contrasto con la legge (del 1992) che prescrive il preventivo "adeguato avanzamento" delle opere prioritarie e preliminari tra le quali le "difese locali dalle acque alte degli abitati insulari" (neppure iniziate proprio a S. Marco), il "ripristino della morfologia lagunare", l'"arresto del processo di degrado della laguna", la "sostituzione del traffico petrolifero in laguna", l'"apertura delle valli da pesca all'espansione delle maree".


2. " debbano essere progettate le opere finalizzate ad aumentare le capacita' dissipative dei canali alle bocche di porto lagunari da realizzarsi anche in momenti diversi."

Queste opere vengono quindi studiate e progettate ma non anche e preventivamente realizzate e verificate sperimentalmente sui campo (la delibera del marzo 2001 chiedeva addirittura di riportare l'idrodinamica alle bocche a situazioni simili a quelle di un secolo fa).


3. "si debbano progettare ed eseguire le opere fendenti al ripristino geomorfologico della laguna".

Con il che, dato che non si affrontano e rimuovono preventivamente le cause dei dissesti e del gravissimo processo erosivo in atto (profondita' e idrodinamica alle bocche e nei canali portuali, pesca, navigazione lagunare,...) si fa un lavoro spesso sbagliato (si sono "costruite " barene artificiali in modi, forme e materiali come e dove non erano mai esistite, in realta' semplici discariche di materiali di scavo), soprattutto si fa un lavoro costosissimo e inutile; gia' oggi i lavori di qualche anno fa sono da rifare.


4. 'Vengano effettuale ulteriori verifiche in ordine alle questioni prospettate dalla Regione Veneto e dal Comune di Venezia".

Le verifiche verranno effettuate autonomamente dal Consorzio Venezia Nuova o si aprira' finalmente il confronto scientifico e tecnico di merito che si e' sin qui evitato sin dalle conclusioni dei lavori svolti nel 1999?


5. "Si continuino gli interventi di rialzo delle pavimentazioni fino alle quote massime compatibili con il contesto tendendo alla quota 120".
La pretestuosa e miope polemica sulle difese locali dalle acque alte sembra finalmente superata (innanzitutto dai lavori comunali in corso) manca pero' in particolare ancora proprio l'intervento (che doveva essere il primo) sull'insula di piazza S. Marco, delegato al Consorzio Venezia Nuova.


6. "Si proceda ad una revisione del Piano Generale degli interventi... anche a tal fine debba darsi impulso alla costituzione di un Ufficio di Piano con decreto del Presidente del Consiglio sentite le amministrazioni rappresentate in questo Comitato... dovra' verificare l'adeguatezza degli interventi programmati dalle singole Amministrazioni".

Dato che il decreto esiste gia' dal marzo del 2001 e non ha avuto applicazione, e' da presumere che si voglia costituire una struttura diversa da quella preventivata: occorrera' verificare se sara' in grado di garantire in confronto scientifico e tecnico realmente "neutrale" rispetto agli interessi in campo ed elaborazioni autonome in grado di confrontare le varie ipotesi alternative.

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