Attualità dall'ambiente del Veneto

CHIOGGIA, SENTINELLA DEI FIUMI VENETI TRA BRENTA E ADIGE

di Pier Giorgio Tiozzo

Assessore alla cultura e all’ambiente del Comune di Chioggia

Recenti notizie apparse sulla stampa hanno riproposto con urgenza la questione dell’inquinamento dei fiumi veneti e la necessità della loro salvaguardia.

La situazione dei fiumi e i progetti in corso, tra cui la deviazione sul Bacchiglione delle acque di scarico dell’alto vicentino o sul Brenta di scarichi perilagunari, hanno mobilitato categorie economiche, associazioni ambientaliste e del tempo libero, enti locali, autorità e forze politiche, fortemente preoccupati della situazione che si sta creando.

I dati raccolti dall’Arpav e quelli individuati direttamente dal Comune di Chioggia, rivelano un grave stato di salute dei fiumi, dove si verificano apporti inquinanti che vanno oltre i limiti consentiti, in particolare in area vicentina e padovana.

E’ arrivato il momento di fare il punto della situazione e di promuovere un’ampia azione, tesa ad una programmazione complessiva e integrata di recupero e di salvaguardia. Vi è bisogno di un salto qualitativo degli interventi sui fiumi attento alla sostenibilità delle acque, di un disegno complessivo che risulti dal coordinamento degli sforzi e da un monitoraggio permanente della situazione.

Per la sua posizione geografica e caratteristiche territoriali, dove confluiscono i principali fiumi veneti (Brenta, Bacchiglione, Adige) e le relative reti idriche, Chioggia deve giocoforza assumere un ruolo di "sentinella" dei fiumi.

Alle foci arriva infatti tutto ciò che viene rilasciato a monte, e i problemi si ingarbugliano.

Il convegno promosso a Chioggia il 22 febbraio 2002 ha inteso affrontare pubblicamente queste questioni e si è posto i seguenti obiettivi, con riferimento al raggiungimento degli standards fissati dalla legge sulla qualità delle acque.

Proposta di "Protocollo d’intesa" per un programma integrato

di risanamento e di recupero dei fiumi veneti tra Brenta e Adige

0. Premessa.

L’acqua è un bene di tutti: la sua salubrità e il suo corretto uso è lo specchio della capacità delle comunità di saper vivere o meno insieme, di come si riesce a "fare società". La situazione dei nostri fiumi è, purtroppo, un esempio della difficile, molto spesso scorretta, modalità di tutela ed utilizzo di questa risorsa. Di pari passo con la perdita di conoscenza diffusa dell’importanza dei corsi d’acqua (fiumi, canali, fossi) si è andata affermando un’idea quasi esclusivamente strumentale di questa risorsa, intesa sempre più come una delle tante merci commerciabilizzabili per più utilizzi (idraulici, turistici, irrigui ecc.). Intanto la condizione dei fiumi, in particolare di quelli del Veneto, monitorata recentemente dall’ARPAV, risulta in maggior misura "scadente", con molti picchi "pessimi".

La presente Carta di Chioggia, promossa in occasione dell’iniziativa "Chioggia sentinella dei fiumi. Convegno sulla qualità delle acque tra Adige, Bacchiglione e Brenta" (22 febbraio 2002) partendo dalle valutazioni sommariamente esposte, intende proporre e favorire il coordinamento ed un maggiore collegamento di territori, di comunità locali, di organismi, di competenze diverse attorno a linee programmatiche comuni di intervento sui fiumi, con specifico riferimento all’area tra Brenta e Adige.

Essa intende costituire un primo importante momento di un percorso più complessivo di attenzione alle acque e ai fiumi, nell’ambito di una campagna regionale per uno sviluppo che tuteli i fiumi e i corsi d’acqua del Veneto. Per questo motivo si è inteso denominare tale campagna "Dalla sorgente al mare tanti i fiumi da salvare", in una lettura dei fiumi come corpo complessivo, unico e vivo.

Finalità di fondo è quella di porre all’attenzione degli operatori pubblici e della società civile nel suo complesso la centralità dei fiumi, salvaguardandone la qualità delle acque, lo stato dei loro corsi, i valori di cui sono espressione e risorsa.

La tutela delle acque costituisce infatti uno degli aspetti più rilevanti della sfida attuale per un futuro sostenibile e per un corretto utilizzo del territorio.

1. Valore dell’area.

L’area in oggetto costituisce una parte importante della Regione Veneto. Per questo motivo, pur auspicando un allargamento delle iniziative alla complessità fluviale del Veneto, abbiamo deciso di focalizzarci su questa fascia, in quanto bacino su cui è possibile agire con politiche e pratiche integrate, coinvolgendo una pluralità di soggetti attivi, sia pubblici, sia della società civile.

Essa ha avuto nel tempo notevoli modificazioni del corso dei fiumi e del sistema di canalizzazione. I territori sono stati oggetto di secolari interventi in funzione dell’utilizzo dell’uomo, dalle opere benedettine intorno al Mille, alle bonifiche meccaniche dell’Ottocento, alla crescita di presenze ed utilizzi antropici del Novecento.

Attorno ai fiumi, ai canali, alle opere di bonifica realizzate si è strutturata una cultura di notevole pregio, ricca di elementi ambientali ed idraulici (quali conche di navigazione, idrovore, volte). La cultura dei fiumi ed il patrimonio di cui sono espressione è stata emarginata nel nostro tempo, dimenticando che costituisce una risorsa decisiva per il futuro, il riferimento privilegiato per conoscere e per valorizzare quest’area, posta a cavallo tra province diverse.

Una parte del territorio considerato fa parte del bacino scolante lagunare, con il quale entra in simbiosi e dal quale, per altro, sono previsti pericolosi sversamenti sul Brenta.

Il valore dell’area è accentuato dagli stretti legami e dalla contiguità con siti particolarmente sensibili e di riconosciuta importanza mondiale quali la Laguna di Venezia, il Delta Po, il litorale Adriatico compreso tra questo con le foci dei fiumi.

2. Situazione attuale.

Nei decenni scorsi, caratterizzati da profonde trasformazioni economiche e sociali della nostra società, la consapevolezza del ruolo dei fiumi e delle acque è andata scemando. Troppo spesso sono stati visti come collettori, come scarichi, o come semplici fonti idriche per utilizzi diversi, senza preoccuparsi del loro significato e del loro futuro.

Ogni territorio tende a scaricare a valle i problemi ambientali, limitandosi, nei casi migliori, a salvaguardare la propria zona. Si è arrivati in questo modo ad una situazione grave e insostenibile.

Appare decisivo, oggi, rivedere completamente questo approccio, nel quadro di una strategia complessiva di intervento.

È indispensabile ripensare radicalmente ai fiumi e ai canali, che vanno letti conseguentemente come parte vitale e significativa del territorio, rivolgendo una maggiore attenzione alla creazione di un rapporto tra uomo e fiumi in grado di reimpostare correttamente e coerentemente le attività che si svolgono attorno ai corsi d’acqua. Questo reticolo costituisce un ecosistema complesso, verso il quale l’approccio deve essere complessivo ed integrato, riconoscendo, salvaguardando e valorizzando la biodiversità di cui è espressione.

Cambiare modelli d’uso significa modificare i livelli insopportabili raggiunti; riconquistare la centralità culturale, sociale, economica che è stata persa diventa strategicamente importante per riappropriarsi delle risorse del nostro territorio.

3. Ruolo di Chioggia.

Per la sua collocazione geografica alla foce dei più importanti fiumi veneti (Adige, Brenta, Bacchiglione, Fratta-Gorzone, che raccolgono un ampio reticolo di canalizzazioni) e per le caratteristiche territoriali (tra mare, laguna e rete di navigazione interna) Chioggia assume giocoforza un ruolo chiave del sistema fluviale e idrografico indicato. Questo ha comportato nel passato più il subire i danni provocati a monte che non la capacità di assumere un ruolo rilevante in un sistema integrato di azioni di tutela e di governo di questo insieme complesso di reti fluviali: pensiamo alle deviazioni del Brenta in Laguna nell’Ottocento, all’inquinamento biologico e chimico dei fiumi nei decenni scorsi.

Superando le contraddizioni del passato individuare un ruolo specifico di Chioggia "a sentinella" dei fiumi costituisce un valore strategico nella prospettiva di un programma coordinato di recupero e di risanamento dei fiumi dalle sorgenti al mare,

Senza voler sostituirci alle competenze ed alle responsabilità dei diversi attori istituzionali, riteniamo che una città come Chioggia possa e debba avere un ruolo attivo di riferimento, e che l’appello che qui viene lanciato possa trovare riconoscimento, sstegni e forme di parternariato.

4. Attori.

Partendo dalla Città di Chioggia il Protocollo di intesa si rivolge programmaticamente a tutta la rete di istituti che hanno competenze, interessi e ruoli in rapporto alle acque dei fiumi e dei canali della rete individuata.

Indubbiamente un riferimento fondamentale è costituito dagli Enti locali che si affacciano sulle aste fluviali (Comuni, Province e Regioni), in rapporto anche agli enti sovralocali ed agli attori istituzionali di coordinamento (Ministero, Magistrato alle acque, Autorità di Bacino, AATO).

Ad essi si affiancano gli organismi tecnici e territoriali (strutture del Genio Civile, Consorzi di Bonifica), le categorie economiche collegate alle acque fluviali a vario titolo (agricoltori, pescatori, operatori turistici), nonché le associazioni ambientaliste, sportive e ricreative.

Un ruolo importante possono giocare inoltre gli organismi tecnici e scientifici, dall’ARPAV alle Università, agli Istituti scientifici, riviste e centri di documentazione.

Organizzativamente possono essere individuate specifiche modalità di adesione, e vi possono essere tempi e modi diversi di partecipazione.

Decisive sono le modalità democratiche di partecipazione alle politiche di salvaguardia e governo del reticolo fluviale di quest’area e quelle della trasparenza informativa e della promozione culturale del valore di questo patrimonio. Intendiamo dire che, a fianco o insieme ai "tavoli di coordinamento" tra attori tradizionali ed istituzionali della gestione delle politiche di tutela e governo del patrimonio fluviale, vanno collocate le forze attive della società civile (associazioni, comitati, singoli) attraverso la definizione di appositi istituti e momenti partecipativi di interlocuzione orizzontale con le comunità locali.

Si tratta di mettere in moto un processo complesso di adesioni, forme ed istituti nuovi della partecipazione, a partire dai presupposti di coordinamento sopra esposti.

5. Qualità delle acque e piani di valorizzazione.

La qualità delle acque costituisce l’elemento imprescindibile di un recupero più complessivo. In questo senso vanno individuate azioni coordinate di tutela, attraverso un articolato e coordinato sistema di depurazione delle acque e di rinaturalizzazione.

Tali interventi vanno collegati inoltre a piani coerenti di assetto idrogeologico, il tutto alla luce di quanto dispone e indica la recente normativa ed in particolare il Decreto Legislativo n. 152 del 1999 e successive modificazioni ed integrazioni.

A partire da questo elemento è importante sviluppare politiche globalmente più complessive di attenzione e di valorizzazione degli ambiti fluviali, con una strategia che può essere integrata e sviluppata attraverso programmi comuni, definizione di progetti complessivi, accordi di programma.

Gli obiettivi di qualità ambientale posti dal legislatore e la precisa scansione temporale di realizzazione deve trovare piena ed efficace attuazione, a partire dai piani di tutela delle acque fino al conseguimento dei requisiti di stato ambientale "sufficiente" e "buono" rispettivamente entro il 2008 e il 2016.

6. Indirizzi di programma.

Sulla base di quanto indicato, i sottoscrittori della presente proposta di protocollo d’intesa si impegnano a promuovere e favorire un coordinamento finalizzato ad una maggiore conoscenza dei fiumi, delle loro caratteristiche ambientali, e al perseguimento di un programma integrato di risanamento e di recupero delle acque venete tra Brenta e Adige.

Con questo approccio si impegnano a:

a) Collaborare alla raccolta e scambio di informazioni inerenti i fiumi, i canali, i fosssi e scoli (dalla situazione delle acque ai progetti di recupero), favorendo il coordinamento fra tutti gli interessati e la trasparenza nell’accesso alla documentazione.

b) Partecipare a momenti di confronto e di attenzione fra tutti coloro che sono coinvolti e interessati da queste problematiche

c) Collaborare alla realizzazione più coerente ed efficace del monitoraggio coordinato e continuo delle acque.

d) Collaborare attivamente alla individuazione, mappatura e controllo degli apporti, sia pubblici che privati, che si innescano nelle acque, al fine di avere un quadro aggiornato e controllato delle fonti di pressione sulla rete fluviale. In questo senso si tratta di mettere a disposizione l’informazione sugli scarichi censiti e di operare un più stretto controllo delle pressioni diffuse nel territorio, finalizzato anche alla individuazione di scarichi non regolari.

e) Collaborare alla stesura e pianificazione di interventi in essere ed in progetto.

f) Inserire i propri interventi in un quadro complessivo di difesa, tutela e valorizzazione delle acque.

g) Individuare e proporre forme ed occasioni incentivanti finalizzate ad incoraggiare un rapporto corretto e sostenibile con i corpi idrici superficiali.

Questi intenti devono promuovere una nuova attenzione diffusa e nuove culture rivolte alla problematica dei fiumi e dell’acqua (compreso il suo utilizzo e le prospettive legate ai processi di "privatizzazione" di questa risorsa). Decisivo è la trasparenza e la facilità all’accesso dei dati, delle informazioni, dei progetti posti in essere, cioè le forme della partecipazione diffusa e democratica della società civile a fianco dei momenti di ricerca, monitoraggio, promozione di eventi e coordinamento delle azioni.

Specificatamente vanno perseguiti in modo deciso gli obiettivi che il Decreto Legislativo n.152 del 1999 pone in riferimento alla classificazione ambientale delle acque ed alla loro tutela secondo parametri e indicazioni che si dovranno portare allo stato di qualità ambientale almeno "sufficiente" e "buona" rispettivamente entro il 2008 e il 2016.

In questo quadro di riferimento, i sottoscrittori si impegnano concretamente a:

1. Realizzare negli ambiti di propria pertinenza quanto previsto per lo stato di qualità e la tutela delle acque.

2. Attuare un coordinamento permanente sulla situazione ambientale delle acque e sull’avanzamento degli obiettivi di qualità, da realizzare anche attraverso:

A) la partecipazione ad un costituendo Centro di documentazione sui fiumi dell’area tra Brenta e Adige, finalizzato alla realizzazione di uno sportello informativo e di riferimento, obiettivo fondamentale attorno al quale sviluppare processi di coordinamento e partecipazione;

B) la realizzazione di un incontro annuale sui fiumi, da promuovere verso la fine di ogni anno.

3. Promuovere programmi integrati di risanamento e di recupero dei fiumi veneti e il raggiungimento di parametri ottimali della salute del sistema complessivo della rete fluviale.

4. Promuovere e favorire attività di educazione ambientale legata ai fiumi.

5. Promuovere l’educazione alle legalità, favorendo un corretto approccio da parte delle fonti di pressione e l’attenzione e rispetto della normativa vigente.

6. Favorire specifici processi di recupero ambientale, quali sistemi e tecniche biologiche e di fitodepurazione, stimolando la creazione di progetti e proposte provenienti anche dalla società civile.

7. Favorire la valorizzazione delle caratteristiche storiche ed ambientali dei bacini fluviali, attraverso:

A) processi di conoscenza e di valorizzazione degli ambiti, delle caratteristiche e delle risorse acquee;

B) la difesa del patrimonio storico, ambientale, sociale e culturale legati ai corpi idrici superficiali;

C) una maggiore fruizione degli ambiti fluviali nel quadro della realizzazione di processi di sviluppo sostenibile, stimolando la crescita di progetti locali in questo senso.

I promotori della campagna sono convinti che su quest’area sia possibile "segnare un punto" visibile della possibilità di promuovere progetti locali integrati che facciano da esempio concreto per altre iniziative. I tempi sono maturi per dare un segnale di cambiamento. La situazione dei fiumi lo richiede, pena l’implosione drammatica a breve, medio termine di questo sistema fluviale. Nella società civile, tra molti amministratori si avverte questa necessità.

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