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I racconti del castello:

Delitto al castello
La Fonte della giovinezza
Quattro ragazzi e un fantasma


Seconda giornata

Il mattino seguente Gianni svegliò molto presto i suoi amici per raccontare loro del fantasma e di quanto lo aveva incaricato di fare.
- Ma sei proprio sicuro di non aver fatto un brutto sogno?- dissero in coro gli amici alquanto sbigottiti. - Sono sicuro di averlo visto!- replicò Gianni convinto di quel che diceva.
- Dai ragazzi, diamoci da fare, che ci costa!- esordì Federico, eccitato di poter vivere un'avventura in quei luoghi.
A quel punto il gruppo di amici  si mosse, nella speranza di  raccogliere informazioni più dettagliate del castello. Inizialmente cercarono in biblioteca dei testi di storia locale, ma ce n’erano pochi e nessuno di essi riportava notizie del pozzo.


Improvvisamente Federico, nel tentativo di prendere un libro sullo scaffale in alto, scivolò dalla scaletta sulla quale era salito e inavvertitamente toccò una mensola. Di scatto s'aprì  tra gli scaffali della libreria un passaggio.
I ragazzi non persero tempo e, ad uno ad uno, si infilarono nel corridoio che si era aperto dinanzi a loro.
In fondo alla strettoia scorsero, adagiato su di un leggio, un grande libro che si intitolava “La leggenda della fonte dell’acqua eterna”. Chiara si sentì mancare, e, mentre Giovanna le infondeva coraggio, i ragazzi aprirono cautamente il libro, non senza la sensazione strana e la paura che potesse accadere qualcosa…
Federico incominciò a sfogliare  le pagine leggendo qua e là delle frasi, che si riferivano tutte, per l’appunto, ai poteri benefici dell’acqua.
Ad un tratto si sentì un tonfo. - Cosa sta succedendo!- disse sbigottito Gianni.
Gli scaffali si stavano richiudendo. Di scatto gli amici si precipitarono fuori dalla camera abbandonandovi il libro.
Appena fuori, udirono Elena :- Ragazzi! È pronto il pranzo!- e subito, confabulando tra loro circa lo scampato pericolo, si precipitarono in sala da pranzo.
A Giovanna venne un’idea:- Che ne dite oggi pomeriggio di intervistare qualcuno dei residenti?
- Brava! È una bella  idea! - replicò Chiara, che si era riavuta dall'emozione.
Così, finito di pranzare, i ragazzi  si recarono di casa in casa a interrogare gli abitanti del complesso castellario. Per tutto il pomeriggio rivolsero domande ai residenti circa il pozzo, ma le risposte erano alquanto vaghe e imprecise.
Quando, delusi, stavano per rientrare in casa, videro un’abitazione isolata e malandata che li incuriosì.
- Ehi! Non siamo entrati in quella casa!- affermò Federico.
- Hai ragione! - proviamo a suonare - disse Chiara.
Il padrone di casa, un anziano signore dall'aspetto curato, ma alquanto sinistro, lì invitò ad entrare.
Rimasero stupiti dall’eleganza della casa: una vera e propria reggia!
- Wow! Che bella casa, credo che mi  abituerei facilmente a questo lusso - disse Gianni,  aggirandosi per la stanza molto incuriosito.
Il vecchio li fece accomodare in salotto.
- Voi aspettate qui. - disse il vecchio. -  Intanto io andrò in cucina a prendervi qualcosa  da bere.
Guardandosi in giro con fare sospettoso, Gianni notò una scala che scendeva verso un piano interrato e subito gli tornarono in mente le parole del fantasma: “Il vecchio
protegge le scale che conducono al pozzo".
- Dai ragazzi, forse ci siamo - bisbigliò agli amici.
Federico, seguito dagli altri,  si alzò di scatto. - Andiamo, che aspettiamo - disse, facendo trapelare una certa emozione.
Pian piano, scesero le scale e si ritrovarono  in un locale semi oscurodove, sul fondo, intravidero l’imboccatura del pozzo.
- E’ proprio come pensavo- sospirò Gianni.
- Allora il vecchio è… - disse Federico. Forza, torniamo su o l'uomo si accorgerà che siamo spariti!
Pochi istanti dopo i ragazzi, eccitati per la scoperta fatta e nel contempo molto spaventati, furono tutti di sopra, seduti sul divanetto di pelle nera, nascondendo  un certo imbarazzo. Avevano fatto appena in tempo: il vecchio stava tornando in salotto con il vassoio delle bevande in mano.
Il gruppetto di amici sgolò le aranciate tutte d’un sorso e si precipitò fuori, congedandosi frettolosamente dal vecchio, con la scusa dell’ora tarda.
Senza accorgersene, di fatto si era fatta proprio l’ora di cena.
- Ehi ragazzi, com’è andato il giretto?- chiese Elena, che aveva colto nei volti dei ragazzi una certa inquietudine.
- Tutto bene. - annuì Giovanna, un po’ preoccupata che la signora potesse scoprire tutto.
- C’è qualche problema?- replicò Elena, che non si capacitava di quegli sguardi.
-  Ehm…- sospirò Federico.  - No, niente signora, tutto bene.
- Va tutto bene, zia - disse ad alta voce Chiara per sovrastare le parole di Federico che non le parevano persuasive.
Gli amici si sedettero a tavola, ma  non si abbuffarono come erano soliti fare,  perché  erano troppo eccitati  e non vedevano l'ora  di rivedere nella notte  il fantasma.
Terminata la cena, i ragazzi si precipitarono tutti  nella  camera di Gianni, ma non riuscivano a chiudere occhio. Il pendolo scandiva le ore: le dieci, le undici…  Giunta mezzanotte, mentre stavano ormai  per prendere sonno, l’Abate Gisalberto apparve loro avvolto da un bagliore accecante.
Chiara , spaventata, si nascose dietro le spalle di Federico.
- Ciao!- esclamò Gianni e continuò -  oggi abbiamo scoperto dove si trova il pozzo dei coltelli e  abbiamo visto uno strano libro sui poteri benefici  dell'acqua. Pensiamo anche di sapere chi sia  il guardiano che protegge il pozzo.
- Avete fatto un buon lavoro, siete sulla strada giusta!- disse sorridendo il fantasma e puff… svanì.
La notte passò in fretta per i nostri amici, tra i racconti concitati dei piani da effettuarsi il giorno successivo, e solo all’alba i ragazzi riuscirono ad addormentarsi.

 

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