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Tovo deriva dal toponimo "tuvu" (tufo), lo strapiombo tufaceo che sovrasta la contrada Bronati, il primo e sicuramente più antico agglomerato di case situato a levante del paese. |
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Tovo San
Giacomo si trova a nord di Pietra Ligure, a circa 3 km dal mare,
a 47 m di altitudine. Paese atipico perché il suo
territorio si estende su due vallate parallele (Maremola e
Bottassano), ha una superficie complessiva di 9.6 kmq ed una
popolazione di più di 2000 abitanti. |
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Il territorio tovese fu dapprima possedimento dei vescovi Conti di Alberga, poi di Bonifacio Del Vasto (1091) e quindi del marchesato Del Carretto di Savona e Finale (1212). Successivamente, fu sottoposto all’amministrazione spagnola (1598), alla dominazione austriaca (1707) e infine fu annesso alla Repubblica di Genova (1713). |
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Dopo il
regime napoleonico e la costituzione del Regno d’Italia, il
toponimo Tovo fu unito al nome del patrono San Giacomo per
distinguere il paese da altre località omonime. La
parrocchiale di San Giacomo è stata rimaneggiata nel
secolo successivo la costruzione (XVI); l’interno è
affrescato dal pittore genovese Gerolamo Graffigna. |
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Bardino Vecchio: fonti storiche riferiscono la dedizione dei suoi abitanti al casato Del Carretto per la difesa ad oltranza contro gli attacchi genovesi del 1451. Il massiccio campanile gotico a due piani di bifore è incastonato nella chiesa di San Giovanni del XIII sec. |
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Bardino Nuovo: è nota l’attività collettiva per abbellire la parrocchiale di S. Sebastiano, per costruire il campanile alto 30 m (le campane più grandi della vallata) e per dotarsi, autotassandosi, dello sferisterio riservato ad una disciplina sportiva di tradizione ligure-piemontese: il pallone elastico. |
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Notevole la raccolta degli orologi da torre della famiglia Bergallo alla quale è dedicato il Museo Civico; in esposizione sono meccanismi completi e parti di orologi prodotti dai Bergallo, artigiani orologiai dagli inizi dell’800. Su una parete della casa officina, ormai inattiva per la morte dell’ultimo artigiano della famiglia, è posizionata una meridiana del 1877, con numeri romani e arabi. |
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Il fiume principale che lambisce il capoluogo e scorre al centro della valle omonima (valle Maremola) è sempre stato fonte di lavoro e benessere per il paese: nei primi decenni del ‘900 l’energia idrica dava propulsione a due centrali idroelettriche, a sei mulini, a due segherie e due frantoi (seguendo il suggestivo sentiero a lato del torrente, è possibile vedere i resti di tali attività). Inoltre una fabbrica del ghiaccio e l’artigianato calzaturiero, diedero all’economia della vallata l’impronta industriale complementare alla produzione agricola di pesche e albicocche. |
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