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Movimento Comunista Federalista Padano 

 

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M. BAKUNIN

 

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IL Perchè

 

Finalità

 

 Fondamentali

L i n k s

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La dignita' di un popolo,si misura dalla sua 

cultura morale e da come i suoi rappresentanti

 sono capaci difenderla nell'ambito di una

 societa'dalle varie sfaccettature ,che

 rappresentano le diversita'

economiche-politiche-sociali-religiose.

...diversi popoli,diverse morali,diverse dignita'..!?

a

contro: ...ogni potere centralista,

il globalismo capitalista,

la massificazione dei popoli,

la multietnia forzata,

la degenerazione della famiglia,

l'annullamento dell'identità personale,

ADERISCI al

M.C.F.P

 a

   

   

  numero  visitatori

  da 18/marzo/2001

a

 

L'OPINIONE

 

 

Dopo 2 anni di silenzio, dovuto a sconforto, perché credevo inutile l’inserimento sul web delle mie opinioni, che volevano essere di aiuto per far cambiare le idee obsolete che tenevano l’idea comunista ai margini della società, che velocemente era cambiata nel suo modo di vivere, riprendo a scrivere.

Non voglio dire che il comunismo doveva cambiare il suo ideale, cioè quella di elevare il proletariato ad un sistema di vita migliore, ma cambiare il modo di come questo aiuto poteva realizzarsi in questi nostri tempi.

Dopo la pubblicazione del sito “MoCoFePa”, da un mondo rosso radicato ancora nell’idea rivoluzionaria, benché ipocriticamente si definisse riformatore, mi arrivarono solo degli improperi senza accettarne il confronto.

Ora dopo 16 anni dalla nascita di queste mie idee e da 7anni pubblicate sul web, l’idea federalista e il decentramento dalla classe dirigente del partito, che fuori dalle realtà territoriali aveva continuato a emanare direttive senza tener conto delle esigenze di esse, queste mie idee, per i dirigenti attuali del mondo rosso sono diventate di un’esigenza da non più rimandare.

Oggi 19/12/2008 mentre è riunita la Direzione Nazionale del PD, mi auguro che questa Direzione abbia il coraggio di non essere più la direzione di un potere centralista  che si è adagiata sugli affari più o meno o per niente sporchi, ma sempre affari, dimenticando le esigenze dei territori che in questa Italia che per più di 1000 Km si estende per la sua lunghezza, contiene in se numerose culture che benché marginalmente uniformate dall’unità d’Italia mantengono con ostinata volontà le loro differenze.

La sinistra si dice riformista, ma dato che personalmente penso che queste riforme per modernizzare il Paese, non ha mai tentato di farle, penso sia riformista solo per ottenere con le riforme quello che il comunismo Marxista non è riuscito ad ottenere con la rivoluzione armata inimmaginabile nel modo occidentale, quindi se non cambia radicalmente le sue ideologie nascoste, non farà mai riforme liberali e di decentramento dei poteri, a meno che la paura di perdere consensi (quello che sta accadendo oggi ) non la porti a cambiare le modalità di comportamento per governare in un paese democratico.

Speriamo!!!

  

 


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il pensiero

 

Esultate popolo di eroi,
non avrete più profeti.
sarete ricordati in tutte le ere come gli invincibili
guerrieri del nulla.
non avrete più cause nobili,
non avrete più ideali,
non avrete più gloria,
non avrete più illusioni
MA SOLO POTERE

(Terzoli)

estratto da

 

Compagni, Bakunin ha avuto ragione , il comunismo centralista Marxista è fallito,di conseguenza basta con l'attuale    dirigenza italo-europea della sinistra che cambia i nomi ,ma non il suo essere "centralista burocratico".  

Rinnoviamoci in un comunismo federalista per una Europa dei popoli e non degli stati

...la necessità di distruggere l'influenza d’ogni dispotismo in Europa, mediante l'applicazione del diritto d’ogni popolo, grande o piccolo, debole o potente, civile o non civile, di disporre di se stesso e di organizzare spontaneamente, dal basso in alto, attraverso la via di una completa libertà, al di fuori d’ogni influenza e d’ogni pretesa politica o diplomatica, indipendentemente da ogni forma di stato, imposta dall'alto in basso, da un’autorità qualunque, sia collettiva, sia individuale, sia indigena, sia straniera, e non accettando per basi e per leggi che i principi della democrazia socialista, della giustizia e solidarietà internazionali”.  

 

Michail Bakunin

Michail Bakunin 
(30/5/1814- 1/7/1876)  
Il maggior rappresentante del movimento anarchico internazionale nell’Ottocento e, allo stesso tempo, il primo agitatore che cercò di dare una giustificazione teorica alla sua azione rivoluzionaria è stato Michail Bakunin, nato in Russia (a Tver, l’odierna Kalinin) nel 1814. La sua vita si svolse prevalentemente in Occidente (in Svizzera, in Francia ed in Italia), alla cui cultura si era formato studiando la filosofia tedesca particolarmente di Fichte e di Hegel.
Il pensiero di Bakunin, apparentemente privo di sistematicità, è in realtà caratterizzato da una forte coesione intorno ad alcune tesi fondamentali
: la liberazione totale dell’uomo attraverso l’abolizione dello stato, il rifiuto di qualunque socialismo di stato, la valorizzazione di quelle forze sociali che il processo d’industrializzazione tendeva ad emarginare. L’opera principale nella quale ha trovato espressione il suo pensiero è “Stato e anarchia” pubblicata in russo nel 1873, alla quale si devono aggiungere le lunghe lettere indirizzate agli amici e i numerosi opuscoli che venne componendo per le esigenze dell’azione rivoluzionaria, scritti in lingue (il francese o il tedesco) che non erano la sua e pubblicati occasionalmente.Nei suoi scritti Bakunin prende decisamente posizione contro Mazzini il cui rivoluzionarismo, alla metà dell’Ottocento, non faceva più paura ai governanti europei. Di Mazzini non condivide la concezione teocratica dello stato, la “teologia politica” che pone al suo centro lo “Stato-Chiesa”, per usare le parole dell’anarchico russo: per Bakunin l’impegno di un vero rivoluzionario non deve proporsi la riforma o la separazione delle due istituzioni, ma la loro abolizione. Anche il dissenso con Marx ha trovato ampia espressione negli scritti di Bakunin, secondo il quale il nucleo centrale del pensiero marxiano sta nella conquista dello stato, nella centralizzazione del potere per emancipare il proletariato (ma anche l’accusa per il sostegno di Marx per l’unificazione della Germania sotto la guida dei socialdemocratici)
Significativo è quanto scrisse ai compagni italiani nel gennaio del 1872:
“Marx è un comunista autoritario e centralista. Egli vuole ciò che noi vogliamo: il trionfo completo dell'eguaglianza economica e sociale, però, nello stato e attraverso la potenza dello Stato, attraverso la dittatura di un governo molto forte e per così dire dispotico, cioè attraverso la negazione della libertà”. Ciò che lo divide da Marx, quindi, è la concezione decisamente pessimistica che egli ha dello stato, fondato esclusivamente sul principio d’autorità, concepito come oppressione dell’uomo, identificato con quelle strutture repressive (la polizia, la magistratura, il carcere, l’esercito) che, nell’Ottocento, la borghesia capitalistica utilizzava per imporre il proprio dominio di classe al proletariato. Lo stato, sostenne per tutta la sua vita Bakunin, dovunque sia presente e in qualunque forma istituzionale operi (borghese, socialista o comunista), non è altro che “sinonimo di costrizione, di dominazione attraverso la forza, camuffata se possibile, ma, al bisogno, brutale e nuda
.Per attuare pienamente la sua libertà, l’uomo non ha altra via che la lotta a fondo contro lo stato e contro quella che, secondo Bakunin, ne è la prima conseguenza: la proprietà privata ereditaria (mentre può essere consentita la proprietà privata non trasmissibile ereditariamente). Una vera rivoluzione deve porre termine definitivamente a quello stato d’assoggettamento in cui sono vissute fino ad oggi le masse popolari, sempre guidate dall’alto “metafisicamente” (cioè per quanto concerne la visione della vita) dalla religione, politicamente dal governo, psicologicamente dalle leggi ed economicamente tramite la ricchezza e la proprietà. Lo stato è contrario alla natura dell’uomo, che è un essere sociale e non può fare a meno di vivere in società, ma senza alcun bisogno di una struttura statale, che non è altro che tirannia ed oppressione. Combattendo lo stato, Bakunin ovviamente prende posizione anche contro la chiesa e la religione in tutte le loro manifestazioni, considerandole oppressive ed autoritarie allo stesso modo, se non in misura peggiore.
La società futura a cui l’uomo approderà è descritta da Bakunin in termini ottimistici, che mostrano chiaramente quale influenza egli abbia subito da parte degli utopisti a lui precedenti di qualche decennio. In questo senso giunse a proporre una modificazione delle risoluzioni del Congresso Internazionale dei Lavoratori di Ginevra, del 1866 sostenendo,
la necessità di distruggere l'influenza d’ogni dispotismo in Europa, mediante l'applicazione del diritto d’ogni popolo, grande o piccolo, debole o potente, civile o non civile, di disporre di se stesso e di organizzare spontaneamente, dal basso in alto, attraverso la via di una completa libertà, al di fuori d’ogni influenza e d’ogni pretesa politica o diplomatica, indipendentemente da ogni forma di stato, imposta dall'alto in basso, da un’autorità qualunque, sia collettiva, sia individuale, sia indigena, sia straniera, e non accettando per basi e per leggi che i principi della democrazia socialista, della giustizia e solidarietà internazionali”. Bakunin non ha sentito l’esigenza, presente invece in Marx, di approfondire i concetti di classe e di capitalismo come produttore o condizionatore della condizione d’oppressione e sfruttamento in cui l’uomo vive. Infatti per lui è lo stato la causa principale d'ogni forma di oppressione e di tirannia, per cui il capitalismo non è altro che lo strumento di cui questo ente superiore, burocratizzato e gerarchizzato, si serve per attuare i suoi disegni.
Sono queste le considerazioni che portano Bakunin a guardare più che alla classe operaia, nel senso marxiano del termine, alle masse popolari: invece di agire sul proletariato, che si serve della lotta di classe, egli propone di trasformare lo stato usando la violenza del sottoproletariato e quindi di rinviare ad un momento successivo l’attuazione di quei mutamenti sociali da cui scaturirà la società anarchico-egualitaria. Al centralismo soffocante e burocratico, nato con l’assolutismo e affermatosi ovunque con la rivoluzione francese, Bakunin contrappone il comune popolare, dove il cittadino ha la possibilità di manifestare il proprio patriottismo, identificandosi col libero sviluppo della collettività di cui fa parte. A loro volta i comuni si riuniscono in una libera federazione su scala regionale e in seguito le regioni si uniranno in una federazione ancora più ampia, che, al limite, potrà estendersi a tutta l’umanità. Per queste idee federalistiche Bakunin è influenzato dal pensiero di Proudhon, con il quale condivide la convinzione che per questa via l’umanità possa garantirsi non solo il progresso, l’armonia e la solidarietà, ma anche la pace. Le tesi libertarie di Bakunin comportano un’ulteriore conseguenza: il rifiuto dell’organizzazione politica dei lavoratori, pur nel riconoscimento della necessità di muoversi entro il movimento operaio. Per questo Bakunin propone di lasciare all’azione spontanea dei lavoratori la possibilità di agire in senso rivoluzionario, usufruendo della violenza e dello sciopero politico e facendo leva sugli strati più miseri della popolazione. La guida delle masse popolari deve essere assunta da una ristretta minoranza di rivoluzionari, interamente dediti alla causa anarchica e impegnati totalmente nella lotta per abbattere l’attuale ordinamento politico. In questo modo Bakunin anticipava la tesi bolscevica, sostenuta da Lenin, che rese possibile il successo della rivoluzione in Russia nell’ottobre del 1917. Bakunin aveva molta fiducia nei contadini, che sono portati naturalmente al federalismo e all’antiautoritarismo. Per questo raccolse proseliti, più che in mezzo al proletariato operaio, in mezzo al sottoproletariato delle campagne, composto da braccianti e da lavoratori precari e stagionali, cui affidava, specie in paesi arretrati economicamente e socialmente come la Spagna e l’Italia, il compito di guida rivoluzionaria. Gli obiettivi a cui la rivoluzione deve tendere sono riassumibili, per Bakunin, nell’emancipazione universale, che consisterà nella liberazione dal bisogno, nell’eguaglianza economico-sociale di tutti gli uomini e nella libertà politica. Quest’ultima però non deve essere confusa con la libertà politica borghese, che in realtà per il proletariato è schiavitù ed oppressione, ma deve essere identificata con “la grande libertà umana che, distruggendo tutte le catene dogmatiche, metafisiche, politiche e giuridiche, da cui tutto il mondo è oggi oppresso, restituirà a tutti, collettività quanto individui, la piena autonomia dei loro movimenti e del loro sviluppo, liberati per sempre da tutti gli ispettori, direttori e tutori”. L’anarchismo bakuniniano si affermò nell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, in particolare in Italia e in Spagna, e costituì la principale corrente di pensiero che disputò al marxismo la guida del movimento operaio nella seconda metà del secolo scorso. (Testo preso da vari siti di internet)

 

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