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ROMAGNA PREROMANA

La celtizzazione della Valle padana

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Organizzazione romana del territorio bolognese
I Romani, fra Rimini e Piacenza, fondarono a distanze regolari degli insediamenti militari e civili, alternandone uno di coloni romani, l'altro di coloni latini. Ciascun insediamento era posizionato a una giornata di cammino (a passo di legione) dal successivo. Per tenere saldamente controllati i territori celtici, il console Gaio Flaminio, nel 220 a. C. fece costruire una strada di comunicazione fra Roma e Rimini: la via Flaminia. Questa strada proseguì poi, con pista battuta ed attrezzata, verso Nord. Negli anni 189-187 a. C. il console Marco Emilio Lepido tracciò definitivamente la strada che prese il suo nome, il quale l'allineò meglio che fu possibile tangenzialmente agli angoli delle depressioni paludose intercalate ai conoidi dei terreni. Nello stesso anno 189 il Senato romano, con proprio senatus consulto, ovvero con un decreto, stabilì che a Bologna fosse fondata una colonia di diritto latino. Poiché, per la sua posizione equidistante fra Piacenza e Rimini, la città avrebbe dovuto avere una importante funzione di cardine, il Senato di Roma fece le cose con molta precisione: indicò con cura il luogo ove il centro doveva sorgere, stabilì l'estensione dell'agglomerato urbano, un preciso piano regolatore ed il numero degli abitanti: tremila capifamiglia, con le loro mogli, i figli, i servi, gli schiavi. Il che significa, complessivamente, circa ventimila persone. Tutta questa gente doveva stanziarsi in parte nel centro urbano, in parte nelle campagne circostanti. La nuova città avrebbe quasi conservato il nome originale, mutandolo leggermente da Bona in Bononia. "Bononia" deriverebbe, attraverso -on-ia dalla voce celtica Bona, che valeva il latino 'oppidum'. È interessante notare che a Bologna non sia stato assegnato un nome affatto nuovo (forse per evitare richiami pericolosi ai precedenti abitanti celtici), né sia stato ripristinato l'antico toponimo di Felsina, dato che a Roma, Bologna era ancora nota con quel nome.
La conservazione del nome forse è anche indizio che i Galli Boi nostrani si erano arresi e non erano stati sterminati. Si erano adeguati alla nuova (e per loro amara) realtà, avevano ceduto le terre migliori agli occupanti, ma avevano mantenuto un pur minimo ruolo ed il diritto alla conservazione del nome della città capoluogo. Una ipotesi, questa, ma non da sottovalutare perché, a ben pensare, il nostro ingresso nel mondo romano, non ha cancellato alcune tradizioni celtiche che ancora permangono nelle nostre zone.

 

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