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ROMAGNA PREROMANA

La progressiva colonizzazione romana della Valle padana

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La prima centuriazione riminese

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Nel 232 a.C., con la Lex de agro Gallico et Piceno viritim dividundo ("Legge sul territorio gallico e piceno da dividersi individualmente"), il territorio dell'ager Gallicus venne sottratto ai Senoni e concesso ai coloni romani. Tutta l'area fu quindi sottoposta a un piano di centuriazione, avviandola ad una radicale trasformazione rispetto al passato.
Il primo storico ad aver studiato la prima centuriazione riminese fu il Mansuelli (1943), che dimostrò come i suoi assi centuriali ignorassero del tutto l'andamento della Via Emilia. L'orientamento della limitatio riminese-cesenate ne attestava dunque la maggiore antichità. Il Mansuelli ipotizzò anche che la centuriazione fosse stata avviata subito dopo la fondazione di Ariminum e sostenne che cominciò dal territorio cesenate, data la sua maggiore ampiezza rispetto all'ambito riminese.
Susini (1957 e 1982) ritiene invece che la centuriazione fu tracciata dapprima attorno a Rimini, fra Rubicone e Marecchia, mentre solo in un secondo tempo si sarebbe provveduto alla sistemazione agraria del settore più settentrionale, compreso fra Rubicone e Savio, probabilmente su impulso di Gaio Flaminio, censore nel 220 a.C.
Dopo Gaio Flaminio, la centuriazione riminese sarebbe stata organizzata in due settori: uno alla riva sinistra del Savio e l'altro alla riva destra del fiume. A questo scopo venne costruita l'attuale Via del Dismano.
Le strade della prima centuriazione riminese-cesenate

La Via del Dismano è un asse viario perfettamente verticale che congiunge Ravenna con Cesena e la cui origine risale al III secolo a.C. La strada doveva essere utile ai coloni della prima centuriazione che prendevano possesso delle terre a sinistra del Savio. Ma era anche la naturale continuazione, in pianura, del percorso di antica origine umbra che si snodava lungo la valle del Savio, attraverso il quale venivano trasportati da Sarsina i prodotti provenienti dall'alto bacino del Tevere. Tale strada ebbe una grossa fortuna commerciale e infatti si conserva ancora oggi. Il suo nome attuale è invece di origine medievale.

Dall'estremità nord-occidentale del reticolo partiva un lungo rettifilo in direzione Sud-est, parallelo alla strada pedemontana preesistente, ma posto 15-20 chilometri più a nord. Esso rappresentava inzialmente solo la linea di confine della centuriazione. Su di esso alla fine del III secolo venne costruita una strada, che esiste ancora oggi e si chiama, non a caso, Via del Confine. Divide storicamente il territorio di Forlì da quello di Ravenna. Oggi Via del Confine segna anche il limite tra i Comuni di Cesena e di Cervia. Nel cervese, fra le frazioni di Villalta e Pisignano, la strada attuale ripete esattamente il tracciato romano per una lunghezza di oltre 10 km. Secondo G. Uggeri (1984) Via del Confine doveva giungere fino a Rimini.

Un'altra via di comunicazione costruita contemporaneamente al primo impianto centuriale riminese-cesenate fu la Via Cervese, che congiungeva gli abitati preromani di Caesena con Phycocle (Cervia). La strada taglia obliquamente le maglie della centuriazione per congiungersi in modo ortogonale con Via del Confine. Questo tipo di strade, che attraversano diagonalmente i reticoli centuriali, aveva la funzione di collegare in maniera diretta e nel modo più veloce possibile due località di una certa importanza.
Le strade della seconda centuriazione: la Via Emilia e la Via Popilia

Sventato il pericolo di Annibale e sottomesse definitivamente le popolazioni celtiche, i romani ripresero la loro opera di sistematizzazione del territorio cispadano. L'asse generativo della seconda centuriazione venne però spostato a sud-ovest, in coincidenza col percorso pedemontano. La pista già esistente venne pavimentata sotto il consolato di Marco Emilio Lepido (189-187 a.C.) e il suo tragitto venne prolungato fino a Placentia, per dare modo alle truppe di raggiungere speditamente la testa di ponte romana sita in territorio boico, in caso di pericolo imminente. La via Emilia partiva dal punto in cui terminava la via Flaminia, l'asse viario fondamentale per la presenza romana in Gallia. Rimini diventava così il luogo di giunzione delle due strade.

Quando terminarono i lavori di bonifica lungo la linea costiera tra Ravenna e Rimini, venne costruita la Via Popilia (132 a.C.), la terza via di comunicazione che attraversava l'area, dopo la via del Dismano e la via Emilia. Un miliario rinvenuto ancora in situ nel 1844 nei pressi di Adria (Rovigo) riporta una distanza di LXXXI miglia, circa 120 km, con il punto di partenza della strada. Tale misura corrisponde esattamente alla distanza tra Adria ed Ariminum; ciò significa che Rimini era il punto di partenza anche della via Popilia. Un altro miliario della via Popilia è stato ritrovato nei pressi del fiume Savio in territorio ravennate. Raffigura due imperatori del III sec. d.C., Massimiano e Diocleziano.


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