Il diluvio di Ut-napishtim

In Mesopotamia sulle rive dell’Eufrate c’era un antica città abitata dagli dei chiamata Shuruppak. Gli uomini erano esseri immortali, lavoravano la terra per i padroni divini e si moltiplicavano; divennero però così tanti da disturbare il sonno del dio Enlil, il quale decise di convocare tutti gli dei in riunione e stabilì insieme a loro di mandare sulla terra un diluvio. Tutti gli dei (compreso Ea) giurarono di non aiutare gli uomini. Ea, però, con un espediente riuscì ad avvisare Ut-napishtim. Quest’ultimo costruì una nave e abbandonò le sue ricchezze per salvare l’anima: l’arca avrebbe dovuto contenere tutti gli animali e, ad eventuali domande sugli altri uomini, Ut-napishtim avrebbe dovuto parlare di un litigio personale con Enlil che lo obbligava ad abbandonare la città.
Quando l’arca fu terminata Ut-napishtim vi salì con la famiglia e gli animali: rapidamente il cielo si oscurò e iniziò un uragano. Gli stessi dei ne erano impauriti. Dopo sei giorni e sette notti il diluvio si calmò. Ut-napishtim riuscì ad attaccare la nave al monte Nizir e rimase lì per sei giorni. Il settimo giorno liberò una colomba che ritornò poco dopo e così fece con altri uccelli nei giorni successivi. Infine mandò un corvo che non tornò: le acque si erano ritirate. Enlil si arrabbiò perché nessuno avrebbe dovuto sopravvivere al diluvio, ma Ea gli fece comprendere che la decisione del diluvio era esagerata e che, comunque, non aveva avvisato personalmente Ut-napishtim. Gli dei si accordarono: la terra si sarebbe ripopolata, ma solo gli dei sarebbero stati immortali, mentre gli uomini vennero destinati ad essere mortali, tutti salvo Ut-napishtim e sua moglie che divennero simili a dei.