archivio

mail me

homepage

 

GLI INSEGNAMENTI

DELLA CAMPAGNA D'ITALIA

 

 

 

LA "AUFTRAGSTAKTIK",

O "TATTICA DEL COMPITO"

GLI INSEGNAMENTI

DELLA CAMPAGNA D'ITALIA

DA VALMONTONE ALL'ARNO

IL "PUNTO DI FORZA"

DELLA LINEA GOTICA

 

 

 

 

 

 

 

 

Quali furono gli ammaestramenti o le conferme tattico-strategiche della campagna d'Italia? E generale von Senger ha esaminato profondamente questi aspetti sintetizzandoli magistralmente in osservazioni che la mia esperienza approva totalmente come base di addestramento alla Auftragstaktik dei tempi moderni - o almeno della 2a Guerra Mondiale, dato per assodato che nessuna guerra assomiglia alla precedente.
La sua prima osservazione riguarda lo sfruttamento del successo:
"La legge della guerra esige che l'inseguimento non abbia sosta, che esso continui fino «all'ultimo respiro dell'uomo e del cavallo». Ciò comporta attacchi notturni, marce forzate di giorno e di notte, senza soste, per mantenere il contatto con il nemico. Le distruzioni effettuate dall'avversario in ritirata rendono sempre più difficile l'afflusso dei rifornimenti. Infine, la crescente scarsità di carburante costringe l'inseguitore ad affidare l'inseguimento alla cavalleria, meno vincolata ai rifornimenti, che è bensì più mobile nel terreno vario, ma in compenso anche meno efficace in combattimento".

Questa legge di guerra non è mai stata applicata dagli alleati durante la campagna d'Italia.
Le divisioni corazzate, organizzate in origine solo come formazioni d'attacco, erano diventate le migliori formazioni di difesa. La difesa moderna viene sempre organizzata entro determinati spazi e zone, e non segue un andamento lineare.

Ma la difesa mobile richiede la presenza di formazioni mobili, cioè motorizzate. Solo riserve motorizzate possono spostarsi rapidamente da un'ala a un'altra, o essere scagliate dal retroterra nella zona di combattimento. Solo le fanterie di queste divisioni sono abituate alla lotta a fianco dei carri che ne fanno organicamente parte. Solo retroguardie costituite da formazioni corazzate possono tenere fino all'ultimo momento posizioni molto avanzate perché hanno la facoltà di sganciarsi rapidamente e di sorpresa dall'avversario.
Dal novembre '43 al giugno '44 combatterono in Italia 6 divisioni mobili (la 3 ª Panzer Grenadieren o Granatieri Corazzati, la 29ª Pz. Gren, la 15ª Pz. Gren., la 90ª Pz. Gren., la 26ª corazzata e la divisione di paracadutisti corazzati "Hermann Goering").

Poi rimasero soltanto 3 divisioni mobili, la 26ª, la 90ª e la 29ª a cui si aggiunse per il periodo dal giugno all'ottobre '44 la 16ª divisione SS di granatieri corazzati. Tutte le altre divisioni tedesche in Italia erano divisioni di fanteria il cui sistema di difesa mobile era affidato alla capacità dei rispettivi comandanti. Si veda l'esempio della 362ª divisione di fanteria, un'unità povera con un organico 6 battaglioni di 250 uomini ciascuno a cui era stato affidato il compito di logorare le divisioni americane davanti a Bologna.

Il generale Greiner adottò il sistema della "Zentimeter Krieg" ("guerra del centimetro") all'insegna del "perdere il terreno ma non perdere le truppe", arroccandosi su successive linee di difesa (14 in tutto).

Egli rese note alle truppe queste linee di difesa in modo di facilitare l'occupazione e organizzazione delle linee stesse; eseguì i movimenti di truppe necessari anche di giorno, sfidando l'aviazione alleata, approfittando del vantaggio del terreno montagnoso; poiché i contrattacchi portavano grandi perdite egli ordinò che l'occupazione delle posizioni di sbarramento era più importante dei contrattacchi; impiegò la Flak (Artiglieria contraerea) nei combattimenti terrestri, i cannoni da 88 mm. contro i carri armati, le mitragliere quadruple da 20 mm. contro le fanterie. Il successo difensivo della divisione venne facilitato dalla tattica degli americani che non fecero quasi mai attacchi notturni, dando così ai tedeschi la possibilità di riorganizzarsi durante la notte.

Alla fine le perdite della divisione dal 19 settembre al 20 ottobre '44 furono alte, 420 caduti di cui 12 ufficiali, 1.614 i feriti, 603 i malati, 1.362 i dispersi, ma lo scopo era stato raggiunto.
La scarsità di informazioni sul nemico fu un handicap notevole per i comandanti tedeschi ai vari livelli. Scrive von Senger:
"Dell'avversario sapevamo poco. Il capo dell'ufficio informazioni veniva tenuto al corrente sulla situazione dal comando d'armata che, in genere, sapeva quali divisioni avevamo di fronte Direttamente non riuscivano a raccogliere praticamente alcuna informazione sull'avversario o quasi. Soltanto occasionalmente facevamo qualche prigioniero che veniva interrogato al comando del corpo prima di essere inoltrato al comando d'armata.
L'avversario sapeva invece che non eravamo in grado di attaccare. Aveva la possibilità di sguarnire completamente determinati tratti del fronte per creare punti di forza (Schwerpunkt) e scaglionarsi in profondità nei punti in cui intendeva attaccare. Poteva dare il cambio ai suoi battaglioni e riportare al pieno organico nelle retrovie i reparti erano sempre ben riposati per il primo attacco.
Oggi sappiamo, anche grazie alle fonti dell'avversario di allora, che gli errori tattici commessi da quest'ultimo ci facilitarono il compito, errori che noi avevamo imparato a evitare, seppure in altra maniera, dopo Stalingrado. Al lento ritmo del primo attacco scatenato dalla fanteria corrispose la titubanza nel far affluire rincalzi là dove sarebbero stati necessari per alimentare l'attacco
".
Il mancato sfruttamento del successo fu infatti una costante della tattica alleata, come ha rilevato anche Montemaggi citando l'incredibile lentezza dell'avanzata nemica, il rovinoso sbarco di Anzio/Nettuno, il monotono dissanguarsi a Cassino, il mancato accerchiamento di Valmontone, il mancato sfruttamento della vittoria nell'inseguimento nell'Italia centrale, A mancato sfondamento del fronte appenninico in Toscana. "Se avessi i loro mezzi conquisterei l'Italia in una settimana" - diceva Kesselring, educato alla Auftragstaktik.
Concludo con alcune osservazioni sul morale delle truppe e l'importanza che il valore di un comandante ha su di esse. Von Senger elogia la mia divisione, la 29ª di granatieri corazzati, una delle nostre migliori divisioni, dice del nostro generale Fries (che ne tenne il comando fino al 31 agosto '44) "che aveva l'abitudine di valutare obiettivamente le situazioni, di restare aderente alla realtà, di esercitare la sua azione di comando in maniera pacata e di non ambire allori personali: voleva bene ai suoi soldati e poteva perciò contare su di essi in ogni occasione. Tutti avevano fiducia in lui".
E' tutto esatto. Anche se veniva da noi chiamato familiarmente "Der letzte Preusse" ("L'ultimo Prussiano") egli ci dava sempre l'esempio di un soldato combattente; arrivava inaspettato in prima linea, al posto di comando di qualche comandante di compagnia aiutando così noi, comandanti a basso livello, a tener alto A morale dei nostri combattenti di prima linea.
Von Senger ha fatto un'altra profonda osservazione sul morale dei soldati in Italia, parlando della 3 a divisione Granatieri Corazzati, la più esposta alla pressione del nemico nella prima metà del '44. Egli ricevette l'impressione che anche il morale delle truppe fosse scosso dai numerosi rovesci e dai continui ripiegamenti. Né la cosa poteva meravigliare perché per quanto i soldati credessero alla propaganda e fossero fedeli a Hitler, a un certo punto dovevano pur rendersi conto che i continui insuccessi non potevano portare alla vittoria.
Certo, io sono stato sempre convinto che se noi abbiamo combattuto fino all'ultimo, lo abbiamo fatto perché abbiamo sempre combattuto per il compagno ("Kamerad") di destra, a fianco di quello di sinistra, o forse per 2 nostro comandante diretto che stimavamo o forse perché abbiamo creduto di combattere per A nostro onore, compiendo il nostro dovere di soldati fino all'ultimo giorno. Nel 1944/45 era molto difficile convincere il soldato di prima linea a combattere ancora per Hitler o anche per la Germania.

Abbiamo anche cantato canzoni satiriche contro Hitler, canzoni che rafforzavano il nostro spirito combattivo e che nessuno ci contestava perché non si contesta il soldato di prima linea, il cosiddetto "Front-soldat".

 

 

 

released and webmastering by M@rcoweb®2011 - all rights reserved