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             SOGNO E RIFLESSIONI AL CHIARO DI LUNA

di Jorge A. Di Iorio

E’ l’ora del crepuscolo. La natura intera si arresta un momento nella sua corsa. Il vento calma.Sul mare si stende un manto argenteo. I gabbiani tacciono. Tutto è pace e serenità.

Le barche, come pecore smarrite, tornano all’ovile. I pescatori, in esse, non discutono più. Presi da una soave, piacevole languidezza non riescono a dir parola. Una forza vaga, imprecisa, misteriosa, domina tutto.

Il marinaio, allora, non pensa più a cose di questo mondo... non appartiene più a questo mondo; quella calma, quel silenzio (che il rumore dei motori non rompe), la luna, le stelle... tutto si unisce per immergerlo in un’estasi divina.

E il pensiero si eleva; si fa ampio, profondo, ardente; si ferma solo quando incontra Dio.

Oh, come è facile incontrare Dio nell’immensità dell’oceano, all’ora del crepuscolo!...La terra, gli uomini, le passioni...cose senza più significato!

Con una mano stretta alla barra del timone, in piedi, lo sguardo innanzi, mentre la barca corre veloce, anch’io sento l’effetto estasiante del momento. Siamo lontani, molto lontani dalla terra; neppure si intravede la luce del faro; ma non mi do pena! Perché sospirar tanto per la terra?

Non è in essa che gli uomini smarriscono il loro retto cammino e si azzuffano e si uccidono? Non è in essa che tutto ciò che di bello e di buono Dio diede loro si trasforma in malvagità e cattiveria?...Non è pazzia sospirar per essa?...

Di qui mi sembra di vedere tutti quelli che gli uomini chiamano ricchi, lottare a oltranza, perché quelli che son chiamati poveri non gli tolgano le ricchezze, che, essi credono,appartengono soltanto a loro. Vedo anche questa moltitudine di “poveri” che si affannano per strappare ai ricchi il predominio e i beni che essi credono che quelli detengono ingiustamente. Vedo i demagoghi agitarsi e gridare dai loroalti seggi al mare umano che li ascolta; odo le loro parole: Odio! Lotta! Morte!...L’eco risuona per tutti gli spazi.

E la saggezza degli uomini dove sta? Vedo il “saggio”, dai capelli bianchi, servirsi della propria intelligenza, che è dono di Dio, per negare lo stesso Dio e imporre nel mondo i suoi bassi sofismi...Vedo il padre che non vuole esser padre; il figlio che non vuole esser figlio; l’uomo che non vuole esser uomo...Tutto questo vedo dalla minuscola barca!...Oh, terra, terra!

Si fanno nuove scoperte; si sanzionano nuove leggi; si inventano le cose più inverosimili. L’umanità lancia un grido di giubilo: finalmente ha trovato il modo di essere felice!...

Ma questa gioia è passeggera. Le scoperte e le leggi non servono per questo scopo!

La notte è sopraggiunta col suo nero manto. La luna rotonda diffonde la sua pallida luce come con disdegno. E le stelle indifferenti la lasciano passare.

Il sogno è finito. il sospiro che sale dal petto dei marinai lo conferma. Stiamo per arrivare a terra, in quel turbine di passioni sfrenate, dove, poco fa, abbiamo incontrato tanta miseria!...

Oh, se potessi far capire a quelli che non si sono mai allontanati da essa, come cambiano le cose vedendole di lontano!

Che bellezza e che gran consolazione per l’umanità potersi allontanare un giorno dalla terra per vederla nella sua meravigliosa piccolezza!

Di lontano il panorama si abbraccia totalmente. Allora gli uomini vedrebbero come camminano senza una rotta...senza fede e senza speranza...con la morte nel cuore!...Vedrebbero come si sforzano di procurarsi cose che faranno loro del male, sdegnando e mettendo da parte quelle che Dio gli offre per il loro bene...

E certamente cambierebbero parere. Comprenderebbero finalmente che la felicità non si trova su questa terra, ma molto più lontano; e quanto più lontano, tanto più grande e duratura.

(Da: Jorge A. Di Iorio, Desde la barca mia...Memorias de un pescador, Buenos Aires 1951, traduz. dallo spagnolo di Giorgio Vuoso)

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