Il cinema sudamericano


I registi

Glauber Rocha

Miguel Littin

Raùl Ruiz

Jorge Sanjines

Fernando Solanas

 
Fra gli anni '60 e l'inizio degli anni '70 una delle più interessanti «aperture » del cinema in paesi prima poco sviluppati cinematografìcamente si è avuta nell’America Latina, e non solo con il «cinema nôvo » brasiliano ma in Cile, in Bolivia, in Argentina. E’ da rilevare come l’emergere di queste nazioni all’orizzonte di una produzione qualificata sia avvenuto di pari passo con l’esistenza, in quelle singole nazioni, di una congiuntura politica almeno parzialmente democratica, e come invece l’assunzione del potere da parte di dittature formali o larvate abbia segnato la fine delle nuove scuole, disperdendo all’estero e cioè costringendo a un sostanziale esilio i registi più qualificati. Infatti il cinema latino-americano appare costantemente legato, nelle opere che contano e cioè che non si limitavano a imitare superficialmente i modelli europei o nordamericani, a uno scandaglio delle singole situazioni socio-politiche locali, magari viste in una luce globale di rivendicazione indipendentistica dalle influenze politiche economiche e culturali dell’occidente. Si tratta di un cinema costantemente politico, in maniera diretta o mediata, che intendeva dare ai latino-americani la consapevolezza delle proprie tradizioni autoctone e quindi si poneva come un cinema volutamente nazional-popolare e democratico, talvolta apertamente rivoluzionario.

Approfondimenti

Cinema nôvo

Il cinema cileno

I film
Sangue di condor
La tierra prometida
El chacal de Nahueltoro
Non basta più pregare

L'ora dei forni