Sangue di condor (Yawar MaIIku)
Regia di Jorge Sanjines (1969)
Sc.: Oscar Soria, Jorge Sanjines; fot.: Antonio Eguino; mus.: Alberto Villalpando, Alfredo Dominguez, Gregorio Vana, lgnacio Quispe; prod.: Ricardo Rada per la Ukamau Limitado; o.: Bolivia; dur.: 74’.
Interpreti: Marcelino Yanahuava, Benedicta Mendoza Huanca, Vincente Salinas, la popolazione della comunità rurale di Kaata.


Sangue di condor è un film sconvolgente. Realizzato nel 1969, prese spunto da una notizia di cronaca riguardo a un programma di sterilizzazione portato avanti da un’équipe di medici americani sulle donne indie di una regione delle montagne boliviane e attuato a loro insaputa. Senza indulgere in raffinatezze tecniche, il regista Jorge Sanjines narra di getto, in un impeto di indignazione e di disgusto, la ricostruzione immaginaria degli eventi. Durante tutto il film, gli avvenimenti del villaggio sono raccontati con insistente realismo e immagini impressionanti. In una delle prime sequenze in flash-back vediamo un’équipe medica americana distribuire agli abitanti di un villaggio quechua un bizzarro quanto inadeguato assortimento di scarpe e indumenti made in Usa, che gli indios riportano silenziosamente alla clinica durante la notte. La sterilizzazione delle donne del villaggio è una variante più drastica della stessa strategia di brutale e ingiustificata interferenza, che dovrebbe essere interpretata come un programma di sterminio. La furiosa vendetta dei mariti che castrano i medici americani è un atto di giustizia simbolica. La struttura a flash-back del film consente a Sanjines di incorniciare la narrazione dolorosa e incalzante in una storia esplicitamente politica: la graduale presa di coscienza di Sisto, fratello del capovillaggio, che ha lasciato la sua terra e lavora per un misero compenso in una fabbrica di La Paz. Battendo le vie della città alla ricerca di aiuto per salvare la vita del fratello, Sisto acquista consapevolezza di come il ripudio delle proprie origini indie non lo garantisca dall’insulto razziale da parte dei ricchi, Immagini del fratello morente si alternano a immagini che evidenziano il grottesco contrasto osservato da Sisto tra i modi di vita americanizzati dei facoltosi bianchi e dei loro tirapiedi ‘mestizos’ e quello dei miserabili indios. Egli comincia a capire che il suo futuro è tra la sua gente, a lottare con loro per la giustizia sociale.