Per sapere il motivo di queste integrazioni, oltre la mia
esperienza,
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Per sapere cosa è il PRIMO FLAGELLO umano che si chiama
CAFFE'
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MEDICHE "area medica" della
CAFFEINA Clicca
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inoltre è un
INSETTICIDA Clicca
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ZUCCHERO: dannoso e
tossico come il
CAFFE', l'ALCOOL
ed il TABACCO Clicca
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DICE: "lo possiamo sapere soltanto con un dosaggio", E' FALSO, PER SAPERE I
VALORI SI DEVE FARE UN ESAME DEL SANGUE, QUESTO:
Fatti
fare l'esame del sangue per il controllo della
vitamina D
PARATORMONE
CALCIO
POTASSIO
FERRO
FOSFOREMIA
vitamina B12
MAGNESIO ERITROCITARIO (O INTRAERITROCITARIO)
OMOCISTEINA
Se hai la OMOCISTEINA alta sei a rischio infarto o ictus, quindi alle
malattie cardiovascolari legate.
Questa OMOCISTEINA è nei cibi, ma sopratutto è aumentata dalle DROGHE come il
TABACCO ed il CAFFE'. Quindi evitarle è TANTA SALUTE.
Una vitamina e precisamente la vitamina B9 (ACIDO FOLICO) è quello che te la fà
abbassare. Questo ACIDO FOLICO è nei vegetali, sopratutto nelle verdure a foglia
verde che vanno ingoiate CRUDE.
http://digilander.libero.it/anna945/Immagini/omocisteina.htm
Insieme agli esami del sangue, per avere una fotografia completa della tua
SALUTE, è IMPORTANTISSIMO il valore del pH delle urine. L'interpretazione è
semplicissima, con il pH sotto il 5.5 (ACIDO) il corpo è a disposizione delle
malattie, mentre il valore uguale e sopra il 6 (BASICO) le malattie stanno
lontano da quel corpo.
Ma insieme non deve mancare una ECOGRAFIA ai RENI per avere la certezza che non
vi siano delle CISTI, le quali, come abbiamo visto, possono creare dei disturbi
senza dare alcun segnale poichè ASINTOMATICHE. Primo fra questi la IPERTENSIONE,
di cui ormai troppe persone ne soffrono.
"I reni, inoltre, producono sostanze che aiutano a tenere sotto controllo la
pressione e a fabbricare i globuli rossi."
http://digilander.libero.it/genfranco5/Immagini/cistirenalipressione.htm
mentre l'altra dice:
"QUALI I SINTOMI DI MALATTIA RENALE?
I sintomi sono precisi. Si parla di sete insistente, di mancanza di appetito, di
gonfiori alle mani e ai piedi, di dolori all’inguine e allo stomaco, segnalatori
di disordine renale. Si parla di dolori lombari alla bassa schiena o ai fianchi.
Si parla di ematuria, ovvero di sangue nelle urine per rottura di qualche ciste.
Si parla di ipertensione arteriosa. Si parla di nausea e vomito. Si parla di
urine scarse, torbide e colore rosso cupo (anziché acquose trasparenti o giallo
paglierino). Le irritazioni hanno come causa comune la presenza nel sangue di
sostanze estranee introdotte con nutrizione sballata per via nasale, orale e
cutanea.
http://digilander.libero.it/genfranco5/Immagini/reniilcentro.htm
e sono certo che oltre che avere il COLESTEROLO ALTO hai anche CARENZA di
vitamina D poichè questi hanno un legame imprenscindibile, data la necessità del
COLESTEROLO per AUTOPRODURRE questa vitamina D. Te lo dice la dottoressa e lo
trovi sopra.
MENTRE PER I VALORI 30 E 50 ng/ml è FALSO, POICHE' QUESTI VALORI SONO STATI
FISSATI DALLA MEDICINA SPERIMENTANDO SU PERSONAGGI SCORBUTICI E CIOE' "CARENTI"
DI ACIDO ASCORBICO IL QUALE METTE IL CORPO IN CONDIZIONE DI ESSERE AL TOP E
QUINDI COME STABILITO DA MADRE NATURA E LA EVOLUZIONE. Il valore nel sangue di
massimo deve essere 70 ng/ml come indicato: "In persone in buona salute, i
livelli di calcidiol sono normalmente fra 32 - 70 ng/mL (80 - 175 nmol/L)"
LA PROVA E' SU QUESTO LINK:
http://digilander.libero.it/anna945/Immagini/vitaminadintossicazione.htm
"che però STRIDONO con i valori rilevati alla sign.ra Maria che
sono esattamente 780 ng/ml.
VITAMINA D TOTALE (25-OH D)
780 ng/ml
(30.0-74.0)"
ED I NOSTRI, DI FRANCA E ME CHE ABBIAMO DEI VALORI PIU' O MENO SIMILI:
"Esami in data 17-07-2015
COLESTEROLO TOTALE
180 mg/dl
(110-200)
PARATORMONE INTACT(1.84 PTH) 27.5 pg/ml
(6.5-42)
VITAMINA D TOTALE (25-OH D)
121 ng/ml
(30.0-74.0)"
http://digilander.libero.it/genfranca/Immagini/esamemariucciapal.htm
dalla pagina:
http://acidoascorbico.altervista.org/VolontariWEB.com_files/consigliotumorea.htm
«Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni - si chiese Luigi De Marchi - in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale. Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?”.
Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi
conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del
Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si
sentì rispondere: «Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle
autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho
trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta
gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause,
del tutto indipendenti dalla patologia tumorale»[1].
«Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi
decenni - si chiese Luigi De Marchi - in tutto l’Occidente avanzato fosse solo
un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori
che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? E se il tanto
conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia
dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante
degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte
dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale.
Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i
danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione
dei tumori?”.[2]
Con quanto detto da Luigi De Marchi - confermato anche da autopsie eseguite in
Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia - si arriva alla
sconvolgente conclusione che moltissime persone hanno (o avevano) uno o più
tumori, ma non sanno (o sapevano) di averli.
In questa specifica indagine autoptica (autopsie) fatta in Svizzera, ed eseguita
su migliaia di persone morte in incidenti stradali (quindi non per malattia), è
risultato qualcosa di sconvolgente:
- Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al
seno;
- Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla
prostata;
- Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ)
alla tiroide.[3]
Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non
invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire.
Nel corso della vita è infatti "normale" sviluppare tumori, e non a caso la
stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni
giorno dall’organismo.
Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se
l’organismo funziona correttamente.
Molti tumori regrediscono o rimangono incistati per lungo tempo quando la Vis
Medicratix Naturae (la forza risanatrice che ogni essere vivente possiede) è
libera di agire.
Secondo la Medicina Omeopatica , la “Legge di Guarigione descrive il modo con
cui tale forza vitale di ogni organismo reagisce alla malattia e ripristina la
salute”.[4]
Cosa succede alla Legge di Guarigione, al meccanismo vitale di autoguarigione,
se dopo una diagnosi di cancro la vita viene letteralmente sconvolta dalla
notizia del male?
E cosa succede all’organismo (e al Sistema Immunitario) quando viene fortemente
debilitato dai farmaci?
Ulteriori dati poco conosciuti
Poco nota al grande pubblico è la vasta ricerca condotta per 23 anni dal prof.
Hardin B. Jones, fisiologo dell’Università della California, e presentata nel
1975 al Congresso di cancerologia presso l’Università di Berkeley. Oltre a
denunciare l’uso di statistiche falsate, egli prova che i malati di tumore che
NON si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia)
sopravvivono più a lungo o almeno quanto coloro che ricevono queste terapie. [5]
Il prof. Jones dimostra che le donne malate di cancro alla mammella che hanno
rifiutato le terapie convenzionali mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e
mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si
sono invece sottoposte alle cure complete.[6]
Un'altra ricerca pubblicata su The Lancet del 13/12/1975 (che riguarda 188
pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi), dimostra che la vita
media di quelli trattati con chemioterapia è stata di 75 giorni, mentre quelli
che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 120
giorni.[7]
Se queste ricerche sono veritiere, una persona malata di tumore ha
statisticamente una percentuale maggiore di sopravvivenza se non segue i
protocolli terapeutici ufficiali.
Con questo non si vuole assolutamente spingere le persone a non farsi gli esami,
gli screening e i trattamenti oncologici ufficiali, ma si vogliono fornire
semplicemente, delle informazioni che normalmente vengono oscurate, censurate e
che possono, proprio per questo, aiutare la scelta terapeutica di una persona.
Ma ricordo che la scelta è sempre e solo individuale: ogni persona sana o malata
che sia, deve assumersi la propria responsabilità, deve prendere in mano la
propria vita. Dobbiamo smetterla di delegare il medico, lo specialista, il mago,
il santone che sia, per questo o quel problema.
Dobbiamo essere gli unici artefici della nostra salute e nessun altro deve poter
decidere al posto nostro.
Possiamo accettare dei consigli, quelli sì, ma niente più.
I pericoli della chemioterapia
Il principio terapeutico della chemioterapia è semplice: si usano sostanze
chimiche altamente tossiche per uccidere le cellule cancerose.
Il concetto che sta alla base di questo ragionamento limitato e assolutamente
materialista è che alcune cellule, a causa di fattori ambientali, genetici o
virali, impazziscono iniziando a riprodursi caoticamente creando delle masse
(neoplasie).
La Medicina perciò tenta di annientare queste cellule con farmaci citotossici
(cioè tossici per le cellule). Tuttavia, questa feroce azione mortale, non
essendo in grado di distinguere le cellule sane da quelle neoplastiche
(impazzite), cioè i tessuti tumorali da quelli sani, colpisce e distrugge
l’intero organismo vivente.
Ci hanno sempre insegnato che l’unica cura efficace per i tumori è proprio la
chemioterapia, ma si sono dimenticati di dirci che queste sostanze di sintesi
sono dei veri e propri veleni. Solo chi ha provato sulla propria pelle le famose
iniezioni sa cosa voglio dire.
«Il fluido altamente tossico veniva iniettato nelle mie vene. L’infermiera che
svolgeva tale mansione indossava guanti protettivi perché se soltanto una
gocciolina del liquido fosse venuta a contatto con la sua pelle l’avrebbe
bruciata. Non potei fare a meno di chiedermi: ‘Se precauzioni di questo genere
sono richieste all’esterno, che diamine sta avvenendo nel mio organismo?’. Dalle
19 di quella sera vomitai alla grande per due giorni e mezzo. Durante la cura
persi manciate di capelli, l’appetito, la colorazione della pelle, il gusto per
la vita. Ero una morta che camminava».
[ Testimonianza di una malata di cancro al seno ]
Un malato di tumore viene certamente avvertito che la chemio gli provocherà
(forse) nausea, (forse) vomito, che cadranno i capelli, ecc.
Ma siccome è l’unica cura ufficiale riconosciuta, si devono stringere i denti e
firmare il consenso informato, cioè si sgrava l’Azienda Ospedaliera o la Clinica
Privata da qualsiasi problema e responsabilità.
Le precauzioni del personale infermieristico che manipolano le sostanze
chemioterapiche appena lette nella testimonianza, non sono una invenzione.
L’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto stampare un fascicolo dal
titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per tutti gli
addetti ai lavori, cioè per coloro che maneggiano fisicamente le fiale per la
chemio (di solito infermieri professionali e/o medici). Fiale che andranno poi
iniettate ai malati.
Alla voce Antraciclinici (uno dei chemioterapici usati) c’è scritto che dopo la
sua assunzione può causare: “Stomatite, alopecia e disturbi gastrointestinali
sono comuni ma reversibili. La cardiomiopatia, un effetto collaterale
caratteristico di questa classe di chemioterapici, può essere acuta (raramente
grave) o cronica (mortalità del 50% dei casi). Tutti gli antraciclinici sono
potenzialmente mutageni e cancerogeni”.[8]
Alla voce Procarbazina (un altro dei chemioterapici usati) c’è scritto che dopo
la sua assunzione può causare: “E’ cancerogena, mutagena e teratogena
(malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di
leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.
In un altro documento, sempre del Ministero della Sanità (Dipartimento della
Prevenzione – Commissione Oncologica Nazionale) dal titolo “Linee-guida per la
sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in
ambiente sanitario” (documento pubblicato dalle Regioni e Province Autonome di
Trento e Bolzano) c’è scritto: “Uno dei rischi rilevati nel settore sanitario è
quello derivante dall’esposizione ai chemioterapici antiblastici. Tale rischio è
riferibile sia agli operatori sanitari, che ai pazienti”.
Qui si parla espressamente dei rischi per operatori e pazienti.
Il documento continua dicendo: “Nonostante numerosi chemioterapici antiblastici
siano stati riconosciuti dalla IARC (International Agency for Research on Cancer)
e da altre autorevoli Agenzie internazionali come sostanze sicuramente
cancerogene o probabilmente cancerogene per l’uomo, a queste sostanze non si
applicano le norme del Titolo VII del D.lgs n. 626/94 ‘Protezione da agenti
cancerogeni’. Infatti, trattandosi di farmaci, non sono sottoposti alle
disposizioni previste dalla Direttiva 67/548/CEE e quindi non è loro
attribuibile la menzione di R45 ‘Può provocare il cancro’ o la menzione R49 ‘Può
provocare il cancro per inalazione’”.
Quindi queste sostanze, nonostante provochino il cancro, non possono essere
etichettate come cancerogene (R45 e R49) semplicemente perché sono considerate
“farmaci”.
Questa informazione è molto interessante.
Andiamo avanti: “Nella tabella 1 [vedi sotto, ndA] è riportato un elenco, non
esaustivo, dei chemioterapici antiblastici che sono stati classificati dalla
IARC nel gruppo ‘cancerogeni certi per l’uomo’ e nel gruppo ‘cancerogeni
probabili per l’uomo’. L’Agenzia è arrivata a queste definizioni prevalentemente
attraverso la valutazione del rischio ‘secondo tumore’ che nei pazienti trattati
con chemioterapici antiblastici può aumentare con l’aumento della sopravvivenza.
Infatti, nei pazienti trattati per neoplasia è stato documentato lo sviluppo di
tumori secondari non correlati con la patologia primitiva”.
Tabella 1
Cancerogeni per l’uomo: Butanediolo dimetansulfonato (Myleran) - Ciclofosfamide
- Clorambucil - 1(2-Cloretil)-3(4-metilcicloesil)-1-nitrosurea (Metil-CCNU) -
Melphalan - MOPP (ed altre miscele contenenti alchilanti) -
N,N-Bis-(2-cloroetil)-2-naftilamina (Clornafazina) - Tris(1-aziridinil)fosfinsolfuro
(Tiotepa)
Probabilmente cancerogeni per l’uomo: Adriamicina - Aracitidina -
1(2-Cloroetil)-3-cicloesil-1nitrosurea (CCNU) - Mostarde azotate - Procarbarzina
Certamente si tratta di un elenco incompleto perché, sfogliando una trentina di
bugiardini di chemioterapici, mancano diverse molecole cancerogene per
ammissione stessa dei produttori.
In conclusione, il documento sulle “linee guida” riporta alla voce
“Smaltimento”: “Tutti i materiali residui dalle operazioni di manipolazione dei
chemioterapici antiblastici (mezzi protettivi, telini assorbenti, bacinelle,
garze, cotone, fiale, flaconi, siringhe, deflussori, raccordi) devono essere
considerati rifiuti speciali ospedalieri. Quasi tutti i chemioterapici
antiblastici sono sensibili al processo di termossidazione (incenerimento), per
temperature intorno ai 1000-c La termossidazione, pur distruggendo la molecola
principale della sostanza, può comunque dare origine a derivati di combustione
che conservano attività mutagena. È pertanto preferibile effettuare un
trattamento di inattivazione chimica (ipoclorito di sodio) prima di inviare il
prodotto ad incenerimento. Le urine dei pazienti sottoposti ad instillazioni
endovescicali dovrebbero essere inattivate prima dello smaltimento, in quanto
contengono elevate concentrazioni di principio attivo”.
Queste sostanze, che vengono sistematicamente iniettate nei malati, anche se
incenerite a 1000°C “conservano attività mutagena”.
Ma che razza di sostanze chimiche sono mai queste?
La spiegazione tra poche righe.
L’amara conclusione, che si evince dall’Istituto Superiore di Sanità, è che
l’oncologia moderna per curare il cancro utilizza delle sostanze chimiche che
sono cancerogene (provocano il cancro), mutagene (provocano mutazioni genetiche)
e teratogene (provocano malformazioni nei discendenti).
C’è qualcosa che non torna: perché ad una persona sofferente dal punto di vista
fisico, psichico e morale, debilitata e sconvolta dalla malattia, vengono
iniettate sostanze così tossiche?
Questo apparente controsenso - se non si abbraccia l’idea che qualcuno ci sta
coscientemente avvelenando - si spiega nella visione riduzionista e totalmente
materialista che ha la Medicina , ma questo è un argomento che affronteremo più
avanti.
In Appendice sono stati pubblicati alcuni degli effetti collaterali (scritti nei
bugiardini dalle lobby chimico-farmaceutiche che li producono) di circa trenta
farmaci chemioterapici.
Uno per tutti: l’antineoplastico denominato Alkeran® (50 mg/10 ml: polvere e
solvente per soluzione iniettabile che contiene come eccipiente: “acido
cloridrico”) della GlaxoSmithKline. “Un alchilante analogo alla mostarda
azotata”. Alchilante è un farmaco capace di combinarsi con gli elementi
costitutivi della cellula provocandone la sua alterazione.[9]
Dal bugiardino si evince che questa sostanza chimica (usata nei malati
tumorali), oltre a provocare la leucemia acuta (“è leucemogeno nell’uomo”),
causa difetti congeniti nella prole dei pazienti trattati.
Alla voce “Eliminazione”, viene confermato quanto riportato sopra:
“L’eliminazione di oggetti taglienti, quali aghi, siringhe, set di
somministrazione e flaconi deve avvenire in contenitori rigidi etichettati con
sigilli appropriati per il rischio.
Il personale coinvolto nell’eliminazione (dell’Alkeran) deve adottare le
precauzioni necessarie ed il materiale deve essere distrutto, se necessario,
mediante incenerimento”.
Incenerimento, come abbiamo letto prima, alla temperatura di 1000-1200 gradi!
La spiegazione è che queste sostanze sono analoghe alle “mostarde azotate”.
Il sito del Ministero della Salute italiano, alla voce “Emergenze Sanitarie”, si
esprime così: “Le mostarde azotate furono prodotte per la prima volta negli anni
’20 e ’30 come potenziali armi chimiche. Si tratta di agenti vescicatori simili
alle mostarde solforate che si presentano in diverse forme e possono emanare un
odore di pesce, sapone o frutta. Sono note anche con la rispettiva designazione
militare HN-1, HN-2 e HN-3. Le mostarde azotate sono fortemente irritanti per
pelle, occhi e apparato respiratorio. Sono in grado di penetrare nelle cellule
in modo molto rapido e di causare danni al sistema immunitario e al midollo
osseo (…) che si manifestano già dopo 3-5 giorni dall’esposizione, che causano
anche anemia, emorragie e un maggiore rischio di infezioni. Quando questi
effetti si presentano in forma grave, possono condurre alla morte”.[10]
Per “curare” il tumore oggi vengono utilizzati degli ‘agenti vescicanti’:
prodotti militari usati nelle guerre chimiche.
Anche se la ”guerra al cancro” viene portata avanti con ogni mezzo
dall’establishment, ritengo che ci sia un limite a tutto.
Mi asterrò dal recar danno e offesa.
Non somministrerò ad alcuno,
neppure se richiesto, un farmaco mortale.
[ Giuramento di Ippocrate ]
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