Storie di miniera

Storie di miniera

La storia delle miniere è anche la storia di tanti incidenti e di condizioni di lavoro, e quindi di vita, molto dure e difficili.

Uno sciopero dei lavoratori delle miniere di Fluminimaggiore


DA: "Il pozzo Zimmerman"- Storia di un minatore- Autori: Marco Corrias con Franco Farci

Tra passato e presente. Il libro racconta la storia di Franco, che tutto avrebbe voluto fare tranne che finire a lavorare sotto terra.

-Un pezzo d'Italia (ma anche di mondo) che scompare: e con esso si estingue una parte di memoria, di storia del lavoro e di noi. La sicurezza in miniera è sempre stata l'ossessione di noi operai. Ci puoi morire come niente in miniera,e se non muori perché ti frana addosso la montagna puoi finire stritolato dagli ingranaggi della laveria oppure saltare in aria per una mina difettosa o dimenticata tra le rocce . Nel pozzo di Zimmerman questi rischi c'erano tutti. Da anni la silicosi era scomparsa, ma un nuovo veleno si annidava nei nostri polmoni . I gas di scarico dei grandiosi camion o dei Jumbo che percorrevano senza sosta il ventre della montagna, rendevano l'aria irrespirabile. Persino dopo ore, tornati a casa, sputavamo una saliva nera impastata di questa sostanza scura insapore e inodore che si raggrumava in gola . Un giorno mi recai all'ufficio miniere di Iglesias, L'ente che dovrebbe occuparsi dei problemi di salute e sicurezza. Mi feci annunciare al direttore , quando me lo trovai davanti mi soffiai il naso in un fazzoletto bianchissimo, lui rimase sconvolto ,senza parole alla vista di quel muco nero . Gli dissi: la silicosi non c'è più ma il cancro che questo schifo può procurarci non è molto meglio. Dopo mesi vennero gli ispettori, pensavamo di aver vinto, che la società avrebbe posto rimedio a quegli scarichi. Invece l'ufficio ci comunicò che le norme prevedevano una soglia di pericolosità che qui non si raggiungeva e che quindi potevamo lavorare tranquilli. Quella notte non riuscii a dormire, pensavo di proporre uno sciopero immediato, articoli sui giornali, ripensandoci non proposi nessuno sciopero. Sapevo che la maggioranza dei miei compagni non avrebbero accettato, il bisogno di lavoro era troppo importante anche a rischio della morte. Mi limitai a convocare un'assemblea ed aggiornarla su quell'ennesima ingiustizia. -

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Il pozzo Zimmerman è un vecchio budello in disuso che prendeva il nome dall'ingegnere belga che l'aveva progettato e che sprofondava per centocinquanta metri tra pareti rocciose fradice di umidità. Il protagonista ci arriva dopo un lungo itinerario che lo sposta da miniera in miniera man mano che le stesse chiudono e i diversi enti proprietari se ne scaricano la scomoda proprietà. Il buio dei pozzi è fondo. Ci sono voragini dove anche pezzi di ferro cadono senza far rumore .Pero' nel libro domina un'atmosfera a suo modo solare è la grande luce delle estati fluminesi, il respiro della grande campagna dove matura vicino a sa fogaia del padre carbonaio, l'infanzia del protagonista, la solidarietà degli abitanti del paese che fanno a gara per far trovare dei viveri per gli operai in sciopero, ma soprattutto la salda forza dell'amicizia e della famiglia. (dalla Nuova Sardegna del 04.06.1999)

Marco Corrias riscrive un pezzo di storia, quello meno epico e che tutti vogliono dimenticare e cancellare, racconta tramite la storia di Franco Farci gli ultimi trent'anni delle miniere . Partendo dal 2 aprile 1979 (tragica giornata in cui persero la vita due Fluminesi) descrive la vita di Franco e l'essere minatore .
Marco Corrias ha reso giustizia ad un pezzo di storia di Fluminimaggiore.
Franco Farci raccontandosi ci ha raccontato un pezzo di verità.
I Fluminesi che non hanno paura della storia devono raccontarla alle generazioni future per non dimenticare, per far si che non si disperda quel patrimonio di insegnamenti e fatica che è ancora oggi l'unico vero freno alla emigrazione. La polvere che avevano nei polmoni i minatori deve servire da monito per tutte le generazioni future, con la speranza che il nuovo lavoro quando ci sarà , venga ricordato perché ci ha reso veri uomini. ( da L'Altra Provincia 01.07.1999)

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Troppi morti nelle miniere

E' sempre vivo nei fluminesi il ricordo dell'incidente che la mattina del 23 novembre del 1926 costò la vita ai minatori Raimondo Frau e Antioco Congia, ambedue di 23 anni, che furono investiti da una massa di fango nella galleria Pietro.
I due sfortunati furono travolti da una massa di argille sensibili, che solitamente hanno una consistenza solida, ma per effetto di particolari sollecitazioni, come ad esempio quelle provocate dalle perforatrici o dalla semplice percussione di un martello, diventano liquide all'istante.
Quel giorno nel filone Cuccuru mena al livello 180, dove era in corso l'avanzamento in una diramazione della galleria Pietro, c'erano 10 uomini, compresi i dirigenti. A partire dalla progressiva di 650 metri lo scavo era passato dallo scisto al calcare metallifero molto resistente, percorso da fratture ed inglobante cavernosità a volte acquifere, che fino ad oggi, data dell'incidente, non avevano dato inconvenienti. Ma quella mattina la galleria fu invasa all'improvviso da una melma finissima e ferruginosa per la lunghezza di circa 70 metri e…due operai sono rimasti dentro il materiale melmoso.
A Flumini ebbero notizia dell'incidente poco dopo le nove: a quell'ora un dipendente di Su Zurfuru era nell'Ufficio postale per trasmettere alle Autorità questo laconico telegramma: "Stamane ore 8,40 improvviso stacco di fango riempì galleria Pietro Su Zurfuru - Mancano 2 0perai - Ingegner Sitia." Nessun'altra parola di spiegazione. La tragedia si era ormai consumata!

Purtoppo questo non fu nè il primo nè l'ultimo degli incidenti in miniera. Si ha notizia che intorno al 1920, 20 cernitrici che lavoravano nella miniera di Baueddu vennero sepolte dal crollo di una parete che da allora si chiama "sa tupa 'e sa disgrazia"

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Funerali dei due minatori deceduti a "Su Zurfuru (Galleria Pietru) il 23 novembre del 1926


Nel 1960 ci fu un grande sciopero: il sindacato riprese le redini della lotta, riscattando la vecchia sconfitta. Una fra le tante motivazioni delle agitazioni era l'abolizione delle gabbie salariali. Lo stesso Consiglio Regionale impegnò la Giunta su un progetto per l'attività mineraria che garantisse ai lavoratori migliori condizioni di lavoro, con particolare riguardo alla retribuzione. Gli operai vinsero la lunga battaglia e l'aumento della retribuzione fu ancor più consistente grazie al premio di produzione, legato al prezzo del piombo stabilito dal mercato di Londra.


Sciopero del 1960




Brani tratti da
PICCOLE ANTICHE CARE MINIERE …da Gutturu Pala a S'Acqua Bona
di Alberto e Bruno Murtas

 

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Storia

Miniere

Donne e miniere

Foto di miniere


Condizione dei minatori

La manutenzione

Il premio assiduità

Gli incidenti


Condizione dei minatori

Molti contadini abbandonarono il lavoro dei campi per andare a lavorare in miniera, perché facendo i contadini non si guadagnava molto mentre in miniera ogni quindici giorni si riceveva il salario. Quando le miniere erano molto lontane i minatori appiedati non potevano tornare a casa ogni volta allora si costruivano delle capanne nella montagna dove vivevano, tornando a casa solo nel fine settimana per poi ritornare lunedi'. Alcune volte se la strada da percorrere non era molto lontana si percorreva anche a piedi. Nelle capanne in cui si viveva si stava molto male, l' igiene era molto poca e si dormiva spesso in terra. Le persone si ammalavano spesso, ma quelli che ne risentivano di piu'erano i bambini che si ammalavano e morivano in gran quantità. Dove lavoravano molti operai continentali le miniere in primavera chiudevano e riaprivano in autunno, per paura di una epidemia di malaria. . Nelle miniere erano molto frequenti gli scioperi, per avere migliori condizioni di lavoro e di vita. Anche a Buggerru ci fu un grande sciopero dove i militari uccisero 4 minatori. Il comune di Fluminimaggiore alle famiglie degli operai morti diede un sussidio di 150 lire. Nel documento del consiglio comunale che dava un sussidio ai famigliari delle vittime si è letto:
"con l' augurio che gli atti di violenza deploratori mai piu' abbiano a ripetersi in questo comune".


Da un verbale ufficiale del luglio del 1933

Andiamo a vedere lo stato di manutenzione negli scavi sotterranei nel 1933: l'impressione avuta è stata di una situazione a dir poco allarmante. La Galleria Pietro e il fornello che conduce al livello 173 sono in buono stato. Vi lavorano due compagnie di operai cottimisti con 9 e 4 uomini, ma in condizioni penose, perché sono pagati in conto produzione e seguono le piccole concentrazioni di minerali, lasciando sul posto lo sterile.
Chi conosce il lavoro nelle gallerie sa che in quel modo si creano dei cunicoli irregolari e molto stretti, ove a mala pena si può penetrare strisciando sulla roccia! Quegli operai vengono pagati 125 lire la tonnellata al 50% minimo di PbS messo nel piazzale. Il legname, la dinamite e quant'altro loro occorre, che viene fornito dalla società, è a carico dei lavoratori!
C'è ancora da dire che i cottimisti solitamente venivano distribuiti nelle zone povere, che interessano alle società per fare le ricerche: lì a mala pena in una giornata riescono a guadagnare 7 o 8 lire, lavorando 10 ed anche 12 ore al giorno!


Il Premio assiduità

Nella vita delle nostre miniere erano molto importanti le agitazioni sindacali; possiamo dire che in Sardegna le manifestazioni dei minatori, di solito bene organizzate, impressionavano la popolazione ed incidevano sulle decisioni delle istituzioni. Non possiamo dimenticare lo sciopero del 1949, quando il cantiere di Su Zurfuru rimase occupato per 48 giorni.
Le aziende, cioè il padronato, accusarono gli operai di sostenere una lotta politica che nulla aveva a che fare col lavoro della miniera. I minatori persero quello sciopero e firmarono un contratto che non tollerava quelle forme di protesta. Le assenze che non trovavano una chiara giustificazione potevano causare il licenziamento! E fu in quel tempo che qualche grande società istituì il premio di assiduità: per ottenerlo occorreva la presenza mensile in cantiere di almeno 25 giornate, cosa molto difficile, infatti solo pochi riuscivano a percepirlo!
Per tutelare le condizioni economiche dei lavoratori una legge regionale del 1959 faceva obbligo alle imprese di praticare, a favore dei lavoratori dipendenti, condizioni di lavoro non inferiori a quelle risultanti dai contratti di lavoro collettivi di categoria vigenti nella provincia e, in assenza, di applicare i contratti nazionali…

Brani tratti da
PICCOLE ANTICHE CARE MINIERE …da Gutturu Pala a S'Acqua Bona
di Alberto e Bruno Murtas

FLUMINIMAGGIORE  -  PROGETTO SARDEGNA 2000 - Corsi di alfabetizzazione Informatica