LA BIBBIA VIETATA AI CRISTIANI
La Chiesa Cattolica ha
sempre incoraggiato le anime pie e devote alla lettura e alla meditazione del
Vangelo e della Bibbia ma ha sempre sospettato che la lettura delle
Sacre Scritture fosse poco utile agli spiriti increduli, superstiziosi,
ignoranti o instabili (Matteo 7,6 ; Tito 3,10-11; 2 Pietro 3,16). Ciò che la
Chiesa ha con forza affermato nel passato è che la lettura della Bibbia non è
strettamente necessaria per tutti né è sempre conveniente per le persone
impreparate o caratterialmente volubili, visto che queste persone sono più
facilmente esposte al rischio di fraintendere le Scritture, travisandone il
significato e scivolando nel dubbio o nell'eresia.
Nel Medioevo più volte la Chiesa operò controlli sulla
lettura delle Bibbie in lingua volgare (spesso poco affidabili perché tradotte
da persone prive di una adeguata preparazione), sulla indiscriminata diffusione
delle versioni dialettali e sull'utilizzo delle Sacre Scritture da parte degli
eretici. In realtà, fino al 1500, per circa 15 secoli, i cristiani hanno sempre
e comunque avuto modo di leggere la Bibbia, gli scritti dei Padri, quelli dei
religiosi, quelli dei laici, dei profani, dei cristiani, dei non cristiani, dei
classici greci e latini e dei pensatori arabi ed ebrei. Fu soprattutto grazie
alla lungimiranza ed alla cultura della Chiesa che, nel Medioevo, gli
amanuensi ed i monaci ricopiarono e
salvarono da distruzione un immenso patrimonio di libri classici, religiosi,
filosofici, scientifici spesso ereditati dalla cultura pagana, giudaica ed
islamica. Vietati furono solo quei libri contrari alla fede ed alla salute
spirituale e materiale dei fedeli.
Il Sinodo di Tolosa (1299) proibì, nel Sud della Francia,
la lettura personale della Bibbia in lingua volgare per limitare la diffusione
delle eresie catara, gnostica e valdese. Il divieto dell'uso di versioni non
autorizzate venne poi formalmente sancito, per tutti i cattolici, quando Papa
Paolo IV, terrorizzato dall’avanzata del protestantesimo in Europa, istituì l'Indice
dei libri proibiti (1559), nel quale erano vietate ben 45 versioni della
Bibbia in lingua volgare, tradotte da autori sospetti, non cattolici o anonimi,
nonché la traduzione in italiano del veneziano Francesco
Brucioli (alla quale nel 1540 i protestanti italiani avevano
peraltro aggiunto un commento estremamente polemico contro la chiesa
cattolica). La lettura di bibbie in lingua volgare fu quindi permessa solo su
licenza del Sant'Uffizio e su autorizzazione del Vescovo locale, mentre la
lettura della Vulgata non fu mai vietata. Di fatto,
la Chiesa non si oppose mai alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue
moderne, ma combatté solo quelle versioni che, a suo giudizio, potevano
diffondere tra il popolo errori ed eresie. Tra le principali bibbie e
traduzioni volgari la cui lettura fu sempre permessa ai cattolici è il caso di
ricordare:
·
in latino
la Vulgata di San Gerolamo;
·
in
italiano, la Bibbia del Malermi (1471);
·
in
italiano, la Bibbia del Martini (1778);
·
in
spagnolo, la Bibbia Alfonsina (1280);
·
in
tedesco, la Bibbia di Rellach (1450);
·
in
francese, la Bibbia di Jacques Lefèvre d'Étaples (1528);
·
in
inglese, la Bibbia di Douai-Reims (1609).
·
in formato
interlineare, la Poliglotta Complutense (1437-1517).
Anche la diffusione di traduzioni dai testi originali fu merito soprattutto della chiesa cattolica. Nel
1520 Papa Leone X approvò infatti la
cosiddetta Poliglotta Complutense, fatta stampare dal Cardinale Primate
di Spagna Francisco Ximenes de Cisneros (1437-1517) e contenente il testo greco
del Nuovo Testamento e ben quattro volumi dell'Antico Testamento in latino,
greco, aramaico ed ebraico.
La condanna al rogo di William Tyndale
(1494-1536), autore di una autorevole traduzione inglese del Nuovo Testamento,
viene di solito falsamente attribuita alla Chiesa Cattolica, nemica dei lumi e
del libero pensiero. Tyndale fu fatto imprigionare ad Anversa da Enrico VIII
nel 1534, quando il re di Inghilterra aveva già apostatato dal cattolicesimo:
il suo successivo assassinio (venne bruciato al rogo già morto) ricade pertanto
tra i crimini più orrendi del sovrano inglese (nel 1531 Enrico VIII si fece
riconoscere capo supremo della Chiesa di Inghilterra, nel 1533 divorziò da
Caterina d'Aragona e sposò Anna Bolena, nel 1534 venne confermato dal
Parlamento inglese come capo assoluto della chiesa anglicana, nel 1535 fece
uccidere Tommaso Moro che rifiutava di rinnegare la fede cattolica e nel 1536
si occupò personalmente dell'eliminazione fisica di William Tyndale e di Anna
Bolena).
Anche un famoso documento, da secoli citato contro la
chiesa dai liberi pensatori, dagli acattolici e da alcune frange del
protestantesimo più duro e reazionario, è molto probabilmente apocrifo. Si tratta
del cosiddetto "Consilium
quorundam episcoporum Bononiae congregatorum quod de ratione stabilendae Romane
ecclesiae", meglio noto come "Avvisi sopra i mezzi più
opportuni a sostenere la Chiesa romana", pubblicato nel 1553 e
tuttora conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. Secondo la
moderna critica storica e testuale, il testo sarebbe un falso storico inventato, prodotto e spacciato da Paolo Pietro
Vergario (1498-1565), vescovo di Mondrusch e di Capodistria, apostata dalla
fede cattolica nel 1549 per adesione alla riforma protestante. Il documento,
con toni volgari e tracotanti, mette in scena tre incogniti cardinali cattolici
che, nel 1550, avrebbero consigliato Papa Giulio III di vietare quasi
totalmente la Bibbia al popolo, al fine di sbarrare il passo al libero esame
delle scritture, di tenere i fedeli nell'ignoranza e di ristabilire l'autorità
della chiesa.
Dopo il Concilio di Trento[3]
(1545-63) maggiori controlli vennero sicuramente introdotti, nei paesi
cattolici, sulle Sacre Scritture, sulle
versioni in lingua volgare e sulla diffusione di Bibbie tradotte da ignoti o
stampate da anonimi editori[4]. Il Textus Receptus, cui facevano costante
riferimento le bibbie protestanti, risultava poi meno sicuro della Vulgata in
quanto ricostruito da Erasmo da Rotterdam utilizzando alcuni manoscritti poco
affidabili [5].
Tutte le versioni nelle lingue nazionali furono tratte dalla Vulgata
(considerata, a quei tempi, la versione più attendibile), inclusero i libri deuterocanonici
(definitivamente accettati come ispirati dopo il Concilio di Trento) e vennero
liberamente lette dal popolo cristiano. Le autorità ecclesiastiche proibirono,
invece, la lettura delle versioni protestanti in quanto spesso ricavate da
manoscritti scarsamente attendibili[6],
talora segnate da stili polemici ed anticattolici e sempre prive di note
esplicative (indubbiamente utili in presenza di bassissimi livelli di cultura).
I timori legati alla diffusione della Bibbia in volgare si fondavano anche sul
grave precedente di Lutero che, traducendo, facendo stampare e diffondendo la
Bibbia in tedesco, aveva utilizzato la Bibbia come strumento per portare a
termine il distacco della Germania dalla comunione con la Chiesa Cattolica.
Dopo un iniziale diffidenza verso le traduzioni nelle varie
lingue nazionali (innescata soprattutto dal timore del protestantesimo), la
Bibbia venne integralmente tradotta in lingua inglese verso il 1610 (celebre è
la versione Douay-Rheims) ed in
lingua italiana verso il 1780 (famosissima è la traduzione in lingua italiana
della Vulgata curata dall'arcivescovo di Firenze Antonio Martini che peraltro ebbe grande diffusione fino al XX
secolo). Tutto il protestantesimo continuò però ad accusare la Chiesa cattolica
di attaccamento superstizioso e bigotto alla Vulgata e di immotivato rifiuto
delle traduzioni dai testi
originali
In Inghilterra, il re protestante Giacomo I diffuse, nel
1611, la famosa Authorized Version (meglio nota come King James Bible),
facendo ampio ricorso alla traduzione cattolica di Douay-Rheims,
iniziata nel 1568 ed ultimata nel 1610, ed al Nuovo Testamento tradotto da
William Tyndale nel 1534. Anche qui, nonostante il gran parlare di riforma, di
libero esame e di libero accesso ai testi originali, tutte le bibbie diverse
dalla King James divennero "versioni non autorizzate" e la
persecuzione infuriò contro i cattolici ed i puritani.
La Riforma protestante
rigettò senza esitazione e con fragili motivazioni l’autorevole Vulgata Clementina, adottando
per almeno tre secoli nelle cosiddette traduzioni dai testi originali il
discutibile e lacunoso Textus Receptus. I libri deuterocanonici furono gradualmente
sradicati dalle Sacre Scritture perché conservati solo nella Versione greca dei
Settanta, perché non accettati dagli ebrei e perché favorevoli ad alcuni
insegnamenti cattolici (opere buone, elemosine, digiuno, preghiera per i
defunti, …), non compatibili con i
dogmi protestanti della “predestinazione” e della "salvezza per
sola fede". La Bibbia tedesca di Lutero (1522), pur riconoscendone
l’utilità ed il carattere edificante, li pose in appendice. Anche la prima
versione della Bibbia di Re Giacomo (1611) inserì i libri deuterocanonici in
appendice, salvo poi stralciarli definitivamente dopo la confessione di fede di
Westminster (1647). Nella dichiarazione di fede della Rochelle (1559) gli
ugonotti francesi dichiararono che tali libri "benché utili, non possono
essere usati per fondare alcun articolo di fede", incoraggiando così la
progressiva espulsione dei libri deuterocanonici dalle bibbie protestanti
francesi. Nel 1826, su pressione dei presbiteriani e dei calvinisti, anche la Società Biblica Britannica e Forestiera
cessò di stampare bibbie contenenti i libri deuterocanonici, favorendo
inevitabili critiche, sospetti, rifiuti e condanne da parte della chiesa
cattolica.
Fu comunque Papa Clemente XI che, nell'enciclica Unigenitus del 1713, per primo considerò
sospette di eresia alcune categoriche affermazioni dei giansenisti (movimento
cattolico fortemente affascinato dalla speculazione filosofica, da forme di rigorismo morale esasperato, dalla teoria luterana del libero esame, dalle dottrine calviniste sulla predestinazione e dalla totale sfiducia nella libertà umana) riguardanti l'indiscriminata libertà di lettura e di interpretazione delle Sacre Scritture. L'enciclica, considerate le reali difficoltà di separare il grano dallla zizzania, condannò in blocco tutte le 101 proposizioni del teologo francese Quesnel, evitando di procedere ad una sottile distinzione tra affermazioni eretiche, affermazioni in sospetto di eresia, affermazioni temerarie ed affermazioni accettabili ma facilmente manipolabili per diffondere le tesi di Giansenius, di Arnauld e di Saint Cyran.
Nel 1820 Pio VII vietò la lettura della Bibbia del Martini.
Laici, liberali, protestanti e massoni da quasi due secoli continuano sdegnati a denunciare il fatto, marchiandolo come momento infame di grave intolleranza religiosa.
Da un’analisi accurata dei fatti emerge che l’iniziativa nacque dalla diffusione, da parte di alcuni predicatori protestanti, di un Nuovo Testamento del Martini, realizzato senza note e introduzioni da alcuni editori a Londra dalla stamperia "Bensley e Figli" nel 1818.
Alcuni missionari colportori si presentavano francamente proponendo la lettura della Bibbia del Diodati, mentre altri più ingegnosi aggiravano il rifiuto dei cattolici di leggere la Diodati, offrendo una Bibbia cattolica famosa e regolarmente autorizzata.
A questa erano poi combinate ad arte pubblicazioni anticattoliche polemiche ed intolleranti ma infarcite di riferimenti corretti tratti dall’autorevole testo del Martini.
In pratica la Martini senza note era diventata in non pochi casi il cavallo di Troia con cui i più spregiudicati apostoli anticattolici tentavano aggirare le difese di larghe parti della popolazione, quasi sempre impreparata al confronto ed alla discussione.
Dopo pochi anni, la lettura della Bibbia del Martini venne comunque nuovamente autorizzata
(e fu ripubblicata con imprimatur a Venezia nel 1822 e nel 1830, a Prato nel 1832 e a Firenze nel 1836 e a Milano nel 1840), grazie all’azione di alcune case editrici che, comprimendo i margini di profitto, la ripresentarono sul mercato arricchita delle note, delle introduzioni e delle appendici originali.
Nel 1870 le note, le introduzioni e le appendici della Bibbia del Martini furono tagliate, ridotte, rivedute e compattate dall’opera di G. Ippolito e L. Nazari. I cattolici del nuovo regno d’Italia ebbero così a disposizione la Parola di Dio in soli sette volumi e ad un costo relativamente contenuto ma molte informazioni storiche, teologiche e testuali andarono perdute.
Andarono perdute soprattutto le preziose lezioni (contenenti numerosi paragoni tra la Volgata ed i testi originali greco ed ebraico) poste in fondo ai vari libri della Sacra Scrittura, rendendo impossibile ogni confronto testuale critico.
Nell'enciclica Inter praecipuas del 1844, il Papa Gregorio
XVI mise poi in guardia vescovi e fedeli dalle Società Bibliche
protestanti, dall'attendibilità delle molteplici versioni in lingua volgare e
dagli effetti della propaganda biblica anticattolica sugli infedeli, sugli
ignoranti e sulle anime instabili. Permise invece la lettura della Bibbia in
lingua volgare a tutte le persone in grado di trarre benefici in termini di
"aumento della fede e della pietà", purché si trattasse di
"traduzioni approvate dall'autorità ecclesiastica e corredate da note
esplicative di Padri della Chiesa o di altri dotti e cattolici studiosi".
Le Società Bibliche protestanti
furono quindi condannate ripetutamente da Papa Pio IX che, nell’enciclica Qui
pluribus (1846), mostrò di temerle almeno quanto le società
carbonare, liberali e massoniche, evidentemente terrorizzato dagli attacchi
sferrati contro l’autorità civile e religiosa della chiesa cattolica.
In tempi più recenti la lettura e la ricerca biblica furono
comunque promosse soprattutto da:
·
Leone XIII che, nel 1893 con l’enciclica Providentissimus Deus, incoraggiò lo studio delle lingue orientali e l’impiego della
critica testuale e, con decreto del 13/12/1898, offrì ai cattolici devoti ben
500 giorni d'indulgenza per 15 minuti giornalieri di lettura del Vangelo e l'indulgenza plenaria per una lettura regolare di
tutta la Sacra Scrittura;
·
Pio X che, nel 1907, commissionò ai monaci benedettini
l'incarico di fare ricerche e preparativi per una edizione riveduta della
Volgata;
·
Pio XII che, nel 1943, con l’enciclica Divino Affilante Spiritu caldeggiò
vivamente lo studio delle lingue antiche e la preparazione di nuove traduzioni dai testi
originali.
PER UN GIUDIZIO EQUILIBRATO
Molte misure adottate dalla Chiesa Cattolica possono oggi
sembrare eccessive: si bollarono con parole veementi tutte le società bibliche,
si vietò il possesso di bibbie protestanti e si bruciarono bibbie cattoliche
ristampate senza note e libri deuterocanonici. Prima di condannare senza
appello, occorre considerare che le posizioni dure dei riformati (il papa era
stato ufficialmente definito “anticristo”
nei canoni di Dordrecht del 1618, nella confessione di fede di Westminster del
1648 e nella confessione di fede Battista del 1689)[7] e
soprattutto la scarsa disponibilità di
informazioni rendevano giustamente
circospette le autorità religiose. Oggi sappiamo che alcune Bibbie protestanti
(come la Riveduta del Luzzi, la Nuova Riveduta, l’American Standard Version, la Revised
Standard Version e la
New American Standard Bible)
sono fortemente affidabili, risultano frutto di un onesto lavoro di
revisione sui testi originali e vengono stampate da autorevoli case editrici
(come l’American Bible Society, la Società
Biblica Britannica e Forestiera, la Società Biblica di Ginevra e la Nelson
Publishers). In passato però, in assenza di informazioni e di controlli,
qualsiasi tipografo o libero pensatore avrebbe potuto manomettere le scritture
e spacciare bibbie contraffatte, diffondendo tra il popolo errori, dubbi ed
eresie.
Occorre poi onestamente riconoscere che molti evangelici
sostenevano e sovvenzionavano le Società
Bibliche con il nobile intento di diffondere la conoscenza della Parola di
Dio tra il popolo inglese e nelle colonie britanniche. È questo il caso, ad
esempio, di Granville-Sharp (primo presidente della British and Foreign
Bible Society), ricordato per i profondi studi biblici e linguistici, per
lo zelo missionario in Gran Bretagna, in Nord America, in Africa ed in Asia,
per il fervore nella diffusione della Bibbia, per la lotta alla schiavitù in
Inghilterra e per l'impegno a favore dell'indipendenza religiosa e politica
degli Stati Uniti.
Come nel Medioevo, però, molti spiriti settari e libertini
si servivano delle traduzioni delle Sacre Scritture in lingua volgare (o
dialettale) per contendere con credenti spesso analfabeti, per confondere gli
ignoranti, per seminare il dubbio tra le anime semplici, per diffondere
perniciose eresie, per spingere all'apostasia larghe masse di persone, per
disprezzare l'autorità e le tradizioni, per diffondere critiche velenose, idee
agnostiche e scetticismo religioso, per deridere dogmi, devozioni e
consuetudini, per far trionfare l'ateismo ed il libero pensiero, per sostenere
società massoniche e per appoggiare movimenti rivoluzionari. Anche il confronto con i missionari protestanti era poi difficile da sostenere,
soprattutto dal popolo italiano, spesso analfabeta e quasi sempre privo di
cultura religiosa: la chiesa cattolica sapeva che molte anime semplici non
avrebbero saputo rispondere alle domande di persone culturalmente molto
preparate, che molti deboli sarebbero stati turbati e scossi nella fede e che
non pochi instabili avrebbero potuto cadere nell'apostasia. In attesa di un
innalzamento del livello culturale della popolazione (compito delle autorità
civili e non solo dei poveri parroci di campagna), la soluzione più semplice
era pertanto controllare le versioni bibliche in circolazione (possedere una
bibbia protestante voleva dire aver già avuto contatti e rapporti con gli
acattolici) e permettere la lettura delle Scritture solo a coloro che avessero
un minimo di cultura (cioè non fossero analfabeti), che fossero disposti a
ricevere un minimo di istruzione (lettura di note storiche, culturali e
religiose a piè di pagina) e che fossero mossi da un minimo di devozione (cioè
non leggessero le Scritture per
torcerle e calpestarle) [8].
La severità delle autorità
religiose era poi poca cosa se confrontata al dispotismo ed al totalitarismo
delle autorità civili. Fino a mezzo secolo fa valori come la libertà di
pensiero, di stampa, di riunione, di associazione, di religione erano quasi del
tutto sconosciuti. I sovrani assoluti ed i dittatori avversavano infatti
tutte le libertà (religiosa, filosofica, scientifica, politica, economica e
sindacale) nel timore di perdere i propri privilegi, di vedere criticato il
proprio operato e di lasciar spazio ad idee divergenti o rivoluzionarie. Non
mancarono poi sovrani (come Enrico VIII, Carlo V, Filippo II, Caterina
dei Medici, Luigi XIV, Vittorio Amedeo II di Savoia) che perseguitarono con
zelo maniacale ebrei ed eretici, tentando di guadagnare la stima, l'amicizia ed
i favori dei cattolici, dei vescovi e del papa, salvo poi infischiarsene della
fede e della religione quando la ragion di stato lo consigliava. Evidentemente
valori come la democrazia, il dialogo, la libertà di coscienza, il rispetto
delle opposizioni, la tolleranza religiosa si affermeranno a fatica soltanto in
epoche più recenti.
[2] Tommaso
Moro accusò Tyndale di corrompere il testo sacro e di cambiare il senso
delle Scritture. Di fatto, Tyndale si divertì soprattutto a sostituire alcuni
termini tradizionali (cari alla liturgia ed alla tradizione) come “Church”,
“charity”, “baptism”, “scripture”, “Holy Spirit”, “bishop”, “priest”, “deacon”,
“martyr”, “evangelist” e “heresy” con la loro traduzione letterale dal
testo greco “congregation”, “love”, "washing", “writing”, “Holy
Wind”, “overseer”, “elder”, “minister”, "witness" "bearer of
good news" e “choice”. Il Re d’Inghilterra condannò comunque Tyndale
soprattutto perché, nel suo lavoro, aveva introdotto note e commenti eretici,
in larga parte tratti dagli scritti di Martin Lutero. Di fatto, quasi tutti gli
storici ipotizzano che Tyndale abbia effettuato le sue traduzioni sulla base
della Vulgata, del Textus Receptus di Erasmo da Rotterdam e delle opere di Martin
Lutero, anche se non mancano argomenti
a sostegno della tesi di una versione tratta direttamente dai testi originali
greci ed ebraici. La prima Bibbia di Tyndale venne pubblicata a Colonia nel 1526, mentre la revisione finale
della Tyndale venne pubblicata nel 1534. Nel 1535 Tyndale venne arrestato a Bruxelles,
e l'anno seguente fu condannato a morte con l'accusa di diffondere il
luteranesimo. Venne legato ad un palo, strangolato e il suo corpo venne, in
seguito, bruciato sul rogo. Si narra che le sue ultima parole siano state: “Signore,
apri tu gli occhi al Re d'Inghilterra!”. Del resto Enrico VIII, oltre alle bibbie eretiche di Tyndale, Coverdale e Matthew, mandò al rogo un gran numero di antichi volumi della Vulgata latina, distruggendo, soprattutto in Irlanda, chiese, monasteri, biblioteche e scuole cattoliche. Elisabetta I si divertì, invece, a confiscare e a distruggere una quantità industriale di Nuovi Testamenti stampati a Reims dai poveri cattolici, mentre Giacomo I impose l'"Autorized Version" a tutto il Regno Unito, condannando alla clandestinità la famosa versione cattolica di "Douay Reims".
[3] Riportiamo qui il primo decreto sui libri
sacri del Concilio di Trento, Sessione IV (8 Aprile 1546).
Il sacrosanto, ecumenico e generale concilio tridentino,
legittimamente riunito nello Spirito Santo, sotto la presidenza dei medesimi
tre legati della sede apostolica, ha sempre presente che, tolti di mezzo gli
errori, si conservi nella chiesa la stessa purezza del Vangelo, quel Vangelo
che, promesso un tempo attraverso i profeti nelle scritture sante, il signore
nostro Gesù Cristo, figlio di Dio, prima promulgò con la sua bocca, poi comandò
che venisse predicato ad ogni creatura per mezzo dei suoi apostoli, quale fonte
di ogni verità salvifica e della disciplina dei costumi.
[4] Riportiamo
qui il secondo decreto sui libri sacri del Concilio di Trento, Sessione IV (8
Aprile 1546).
Lo stesso sacrosanto sinodo,
considerando, inoltre, che la chiesa di Dio potrebbe ricavare non piccola
utilità, se si sapesse quale, fra tutte le edizioni latine dei libri sacri, che
sono in uso, debba essere ritenuta autentica, stabilisce e dichiara che questa
stessa antica edizione volgata, approvata nella chiesa dall’uso di tanti secoli,
si debba ritenere come autentica nelle pubbliche letture, nelle dispute, nella
predicazione e che nessuno osi o presuma respingerla con qualsiasi pretesto.
[5] Si trattava, più precisamente, dei seguenti
manoscritti: 1eap (XII secolo), 1r (XII secolo), 2e (XII-XIIIsecolo),
2ap (XII secolo), 4ap (XV secolo) e 7p (XIV-XV secolo).
[6] Secondo Wescott e Hort sarebbe possibile identificare
ben quattro grandi famiglie testuali: il testo occidentale, il
testo cesariense, il testo bizantino ed il testo neutrale.
[7] Riportiamo
qui alcune dichiarazioni di fede dei fratelli evangelici che, durante la
Riforma, generarono il panico nella Chiesa Cattolica:
·
“È così che, con un simile atto, il nostro fedele Salvatore ha
fatto sentire in questo tempo la sua presenza favorevole nella chiesa olandese
da anni dolorosamente afflitta. Poiché dopo essere stata liberata dalla mano
potente di dio dalla tirannia dell'anticristo romano e dell'orrenda idolatria
del papato e conservata spesso miracolosamente dai pericoli di una lunga
guerra, questa chiesa, molto fiorente grazie all'accordo che vi si vede in
verità di dottrina e disciplina, a lode del suo Dio, per il mirabile accrescimento
della Repubblica e la gioia della cristianità riformata fu, da Jacobus Arminius
ed i suoi seguaci - avendo essi preso il nome di Rimostranti - prima
subdolamente sollecitata, poi apertamente attaccata con diversi errori sia
antichi che nuovi”. [Canoni di Dordrecht, IV capoverso, 1618-1619].
·
“Non v'è altro capo della chiesa se non il Signore Gesù Cristo.
Il Papa di Roma non può essere in alcun senso il capo della chiesa, ma è
l'anticristo, quell'uomo di peccato e figliolo di perdizione, il quale si
innalza nella chiesa contro Cristo, e contro tutto quello che è chiamato Dio”. [Confessione
di Fede di Westminster XXV, 6, 1646].
·
“Il Papa di Roma non può essere in nessun senso capo della
chiesa, ma è l'anticristo, l'uomo del peccato ed il figlio della perdizione il
quale si innalza nella chiesa contro Cristo e contro tutto quello che è
chiamato Dio e che il Signore annienterà con l'apparizione della sua venuta”. [Confessione
di Fede Battista, XXVI, 4, 1689]
[8] Riportiamo alcuni punti tratti
dal Catechismo Maggiore di San Pio X (1905). Tali posizioni possono essere criticate o condivise,
possono essere considerate opportune o inopportune, oscurantiste o illuminate,
prudenti o severe, attuali o superate. Vanno comunque conosciute e rispettate
come di solito si rispettano le scelte
educative di una buona madre nei confronti dei propri figli.
·
883 D. È necessaria a tutti i cristiani la lettura della
Bibbia?
·
884 D. Si può leggere qualunque traduzione volgare della
Bibbia?
·
885 D. Perché si possono leggere le sole traduzioni della
Bibbia, che sono approvate dalla Chiesa?
·
886 D. Per mezzo di chi possiamo noi conoscere il vero
senso delle Sacre Scritture?
·
887 D. Che dovrebbe fare il cristiano se gli venisse
offerta la Bibbia da un protestante o da qualche emissario dei protestanti?
·
888 D. Perché la Chiesa proibisce le Bibbie protestanti?