IL FIGLIO
PRIMOGENITO ED UNIGENITO












COLOSSESI 1,15 - GIOVANNI 1,18


Primogenito perché nessuno fu generato dal Padre prima di Lui

Unigenito perché nessuno fu generato dal Padre dopo di Lui

[Ambrogio, La Fede, I, 14, 89]





 

 

 

Gesù Cristo fu generato e non creato dal Padre prima della creazione del mondo e collaborò attivamente all'opera creatrice, tanto che "tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Giovanni 1,3).

 

Sebbene la Bibbia chiami figli di Dio anche esseri creati come gli angeli (Giobbe 1,6; Salmo 29,1; Salmo 89,7) e gli uomini (Galati 4,5; Efesini 1,5; Romani 8,14), la loro figliolanza è adottiva. Gesù Cristo è l'unico vero figlio di Dio, generato e non creato, della stessa natura del Padre, unigenito e primogenito: la sua figliolanza è pertanto naturale.   

 

Sta infatti scritto:

·        "Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato" (Ebrei 1,5);

·        "Egli è l'immagine del Dio invisibile, generato prima di tutte le creature" (Colossesi 1,15);

·        "Nessuno ha mai visto Dio, l'unigenito Figlio che è nel seno del Padre è colui che lo ha rivelato" (Giovanni 1,18) [1].

 

Sebbene le parole unigenito (μονογενής) e primogenito (πρωτοτοκος) possano essere talora usate in greco senza uno stretto riferimento alla generazione o all'ordine della generazione, non si deve negare (come fanno alcune chiese protestanti) che il Figlio di Dio sia stato realmente generato dal Padre prima di tutti i secoli. Non sono pertanto conformi a verità né le posizioni estreme di coloro che fanno della Parola di Dio un essere creato né gli argomenti di coloro che arrivano a negare la generazione del Verbo di Dio

 

Unitari, neoariani ed antitrinitari hanno spesso considerato la differenza tra generare e creare come puramente teorica e speculativa, risentendo soprattutto di alcuni condizionamenti filosofici e patristici emersi durante i primi secoli dell'Era Volgare. Dal rifiuto di ogni differenza tra i concetti di azione creativa ed azione generativa, sono così scaturite inevitabili conseguenze logiche e teologiche alquanto eterodosse e del tutto discutibili. Il Logos di Dio è così, per alcuni, diventato un essere spirituale prodotto dal Padre allo stesso modo degli Angeli, con l’unica prerogativa di esser venuto all’esistenza prima delle altre creature celesti. La condizione divina del Verbo, chiaramente attestata dalle Sacre Scritture (Giovanni 1,1; Giovanni 1,18; Filippesi 2,6; Colossesi 2,9) è venuta quindi a coincidere solo con la sua gloriosa esistenza preumana. I concetti di Figlio Primogenito ed Unigenito sono stati poi reinterpretati in senso riduttivo per evitare ogni riflessione sull’ontologia del Verbo. Colui che è il Primo ed Unico Generato dal Padre è diventato l’Unico nel Genere, cioè l’unica creatura prodotta direttamente da Dio. Il chiaro insegnamento secondo cui Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui neppure una delle cose fatte è stata (Giovanni 1,3) è stato relativizzato, includendo la Parola di Dio tra le cose create, quale unica eccezione alla regola chiaramente enunciata dall’apostolo Giovanni. Si è trattato (e si tratta) evidentemente di un’analisi cristologia alternativa, che volutamente prescinde dalla tradizione della chiesa, dalla fede dei cristiani dell’antichità, dalle riflessioni dei Padri e dalle decisioni dei primi Concili, rifiutando e precludendo ogni possibile indagine sulla natura del Figlio. L’accettazione di tale schema interpretativo è evidentemente legata alle scelte logiche, filosofiche e teologiche di coloro che lo hanno costruito, elaborato ed adottato.

Se comunque pensiamo che la creazione vada intesa in senso ampio, comprendendo la produzione diretta del Logos (prima) e la creazione dell'Universo tramite il Logos (dopo) non dobbiamo cercare spiegazioni teologiche o linguistiche particolari. L'errore di molti è pensare che si possano separare i due eventi: Dio produce prima la sua Parola e tramite essa crea il Mondo e tutto questo fa parte di un'unica opera creatrice. La generazione del Verbo è diversa dalla creazione perché sgorga direttamente dalla mente dell'Eterno, senza artefici, architetti, collaboratori o intermediari.

 

 

 

PROTOTOKOS IN COLOSSESI 1,15

 

primo generato o leader?

prototokos o protoktistos?

genitivo partitivo o genitivo di relazione?

 

 

 

 

Primo generato o leader?

La parola prototokos (πρωτοτοκος) indica nel Nuovo Testamento sia il primo nato di donna (Matteo 1,25; Luca 2,7; Ebrei 11,28) sia il primo per ordine, rango e dignità senza stretto riferimento alla nascita e all'ordine della generazione (Romani 8,29; Colossesi 1,15-18; Ebrei 1,6; Apocalisse 1,5).  Anche la parola monogenes (μονογενής) è usata nelle scritture greche-cristiane sia nel senso di figlio unico (Luca 7,12; Luca 8,42; Luca 9,38) che nel senso di figlio unico prediletto e molto amato (Giovanni 1,14; Giovanni 1,18; Giovanni 3,18; Ebrei 11,7; 1 Giovanni 4,9).  Isacco, figlio d’Abramo, venne detto “yachid” (cioè unico) nel testo ebraico di Genesi 22,2. La Bibbia dei Settanta tradusse approssimativamente con “agapetos” (cioè diletto o molto amato), tenendo forse conto dell’esistenza di Ismaele. Nel Nuovo Testamento fu però ristabilita la forma “monogenes” a totale conferma dell’unicità d’Isacco secondo la promessa.

 

Nella Bibbia il termine primogenito, tradotto con πρωτοτοκος nella Settanta, veniva usato anche per chi era il capo degli altri, anche se non necessariamente il primo nato. Per esempio sta scritto: Tu dirai al faraone: "Così dice Jahvé: Israele è mio figlio, il mio primogenito " (Es 4:22) Ora qui il termine primogenito vorrebbe dire che Israele come popolo fu il primo popolo generato da Dio nella storia dell'umanità oppure che Israele era il primogenito della famiglia di Giacobbe ma sappiamo tutti che il primogenito era Esaù che vendette in modo vergognoso la sua primogenitura (Genesi 25,29-34). Sta anche scritto "sono diventato un padre per Israele, ed Efraim è il mio primogenito" (Geremia 31,9) ma sappiamo tutti che il primogenito di Giuseppe fu Manasse e non Efraim. Sta pure scritto del re messianico: "Io inoltre lo costituirò mio primogenito, il più eccelso dei re della terra " (Salmo 89,27) ma sappiamo che il messia per i cristiani fu uno solo e non il primo di una serie di altri messia, anche se qui è chiamato primogenito. Se poi vogliamo applicare, come fanno gli ebrei, la profezia ad un discendente di Davide, l'unico re eccelso su tutta la terra fu Salomone, mentre tutti gli altri re che vennero dopo furono tutto meno che eccelsi. Se poi il confronto è fatto tra il re Messia e gli altri re della terra pare che non sia neppur lontanamente possibile pensare che il re Messia possa fare, in qualche modo, parte del gruppo dei re pagani ed idolatri che governavano le nazioni.

 

 

Protoktistos o prototokos?

Occorre notare che per "primo creato" il greco ha protoktistos (πρωτοκτιστος) e non prototokos (πρωτοτοκος). Secondo Basilio di Cesarea, Apollinare di Laodicea, Teodoreto di Ciro, Didimo ed Ambrogio[2] se l’apostolo Paolo avesse voluto dire “primo creato” e non “primo generato", avrebbe pertanto sicuramente usato πρωτο (primo) κτιστος (creato) e non πρωτο (primo) τοκος (generato), visto che conosceva in profondità le sfumature della traduzione greca dei Settanta (si vedano, a tal proposito, i casi emblematici di Ebrei 1,6 e di Ebrei 10,2-5).

 

Il termine πρωτοκτιστος non è contenuto nel Nuovo Testamento ma era già conosciuto ed utilizzato nei primi secoli dell'Era Volgare. Nel Pastore d'Erma testo paleocristiano di genere apocalittico composto verso il 120 d.C. il termine “protoktizo” è presente al plurale ben due volte ed è chiaramente applicato agli angeli... Οι προτοι κτισθεντες.... creati per primi. Clemente Alessandrino (153-207) usò poi, per Gesù Cristo, il termine πρωτοκτιστος σοφια (sapienza creata per prima) su influenza della traduzione greca di Proverbi 8,22 proposta dalla Settanta, mentre Atenagora, nel 177 in una supplica all'imperatore Marco Aurelio, parlò di "Primogenito (πρωτοτοκος) del Padre, non creato, ma dal principio presente nella mente eterna del Padre". A proposito del Logos di Dio, Giustino parlò, invece, semplicemente di "Primogenito (πρωτοτοκος) di Dio". "[3].

 

Sebbene in Genesi 1,1 la Settanta avesse tradotto correttamente l’ebraico barà (ברא) = creare con il verbo greco epoieo (εποιεω è una variante di ποιεω), in Proverbi 8,22 la Versione dei Settanta tradusse l'ebraico quanah (קנה) = comprare, possedere e generare con il verbo greco ektiseo (εκτισευ è una variante di κτιζω) che vuol dire fare, fondare, costruire, fabbricare, edificare, partorire, dare alla luce. Pur essendo tale verbo molto efficace dal punto di vista figurato, la Settanta aprì la strada ad interpretazioni carnali e giustificò  traduzioni errate (mi creò), peraltro presenti in alcuni Padri della Chiesa (Tertulliano, Clemente Alessandrino, Origene, Eusebio di Cesarea) e in non poche recenti autorevoli versioni bibliche.

 

 

Genitivo partitivo o genitivo di relazione?

Anche interpretando πρωτοτοκος di Colossesi 1,15 nel senso di "primo", "capo" e "leader", non si ha per forza un genitivo partitivo come sostiene qualche autorevole commentario biblico[4]. "Primogenito della creazione" come “Principio della creazione” (Rivelazione 3,14) sono infatti genitivi di relazione, dove nulla prova che "Primogenito" e “Principio” siano parte della creazione stessa [5].

 

Per comprendere ciò basta infatti considerare che un leader è tale anche in relazione ad un gruppo di elementi rispetto a lui eterogenei: il capo degli schiavi è infatti spesso un liberto (o un uomo libero) e non uno schiavo, il capo dell'esercito un politico e non un militare, il capo dei medici un dirigente amministrativo e non un tecnico, il capo dei muratori un geometra (o un architetto) e non un capomastro. Un esempio biblico di genitivo di relazione è contenuto in Esodo 12,29 dove si parla del "primogenito del prigioniero": qui si parla certamente di "uno dei figli del carcerato" ma è estremamente difficile che anch'egli sia "un prigioniero" [6].

 

 

Primogenito della nuova creazione

 Per amor del vero va comunque detto che i cattolici, sebbene siano profondamente convinti che il Logos non risulti legato alla creazione come entità creata, non escludono affatto che i termini “Primogenito di tutte le creature” (Colossesi 1,15) e “Principio della creazione di Dio” (Apocalisse 3,14) possano mettere in rapporto l’uomo Gesù Cristo con la creazione, della quale egli è, a tutti gli effetti, entrato a fare parte. Tale tesi è sicuramente legittima soprattutto se si riconosce che alcuni accenni alla generazione del Figlio (Salmo 2,7 e Ebrei 1,5) si riferiscono, molto probabilmente, all’entrata di Gesù uomo nella storia e nel mondo creato e che lo stesso Cristo è detto "Primogenito tra molti fratelli" (Romani 8,29) e "Primogenito dai morti" (Colossesi 1,18)    

 

 

 



[1] L'apparato critico oggi disponibile permette di scegliere tra due alternative. A favore della lezione O Monoghenes Uìos (l'Unigenito Figlio) sono: il Codice Alessandrino, la Vulgata ed il Textus Receptus, mentre la seconda lezione O Monoghenes Theos (l’Unigenito Dio) è attestata da P45 , P66, dal Codice Vaticano e dal Codice Sinaitico La nuova traduzione CEI (2008) segue qui la New American Bible statunitense, che giustifica la mescolanza tra le due lezioni, notando come a favore della seconda lezione sarebbe l’evidenza dei manoscritti più autorevoli ma osservando anche come il Logos, pur essendo “Unigenito Figlio” e “Dio”, non vada confuso con “Dio Padre”. Da un punto di vista teologico il ragionamento non fa una piega, ma dal punto di vista testuale il compromesso risulta alquanto discutibile.

 

[2] Vedasi, ad esempio, Pseudo Basilio, Contro Eunomio, IV, 701; Didimo, De Trinitate, III, 828;  Ambrogio, De Fide, I, 7, 48.

 

[3] Pastore d'Erma, XII, 1 e LVIII, 3; Clemente Alessandrino, Stromata, V, 14; Atenagora, Supplica per i cristiani, X, 3; Giustino, Apologia, I, 21.

 

[4]  The New Thayer's Greek-English Lexicon, IV edizione, Maggio  2000, pag. 555.

 

[5] Sebbene nella Settanta e nel Nuovo Testamento il termine "primogenito" sia spesso usato in riferimento ad un gruppo omogeneo di persone, non esiste alcuna evidenza linguistica che permetta di accettare in modo acritico il fatto che "primogenito di tutte le creature" abbia un valore semantico intrinseco di genitivo partitivo, così da poter affermare che "prototokos" vada per forza incluso nella classe degli esseri creati. La tesi che “primogenito della creazione” sia un genitivo di relazione e non un genitivo partitivo è condivisa da studiosi autorevoli. Vedasi, ad esempio, John Henry Newman, Select Treatises of St. Athanasius: Discours II, Cap. XXI, nota M. [It would be perhaps better to translate "first-born to the creature," to give Athan.'s idea; [tes ktiseos] not being a partitive genitive, or [prototokos] a superlative, (though he presently so considers it,) but a simple appellative and [tes kt.] a common genitive of relation, as "the king of a country," "the owner of a house." "First-born of creation" is like "author, type, life of creation." As, after calling our Lord in His own nature "a light," we might proceed to say that He was also "a light to the creation," or "Arch-luminary," so He was not only the Eternal Son, but a "Son to creation," an "archetypal Son." Hence St. Paul goes on at once to say, "for in Him all things were made," not simply "by and for," as at the end of the verse; or as Athan. says here, "because in Him the creation came to be." On the distinction of [dia] and [en], referring respectively to the first and second creations, vid. In illud. Omn. 2. Wessel understands Athan.'s sense of [prototokos] somewhat differently, as shall be mentioned presently.]

 

[6]   A sostegno di questa tesi si veda anche: D. B. Wallace, Greek Grammar Beyond The Basic: An Exegetical Syntax of The New Testament, 1997, pp. 103-104. Wallace interpreta  prwtotokoς  pashς  ktisewς come genitivo di subordinazione cioè come “primogenito sopra tutte le creature”. Casi simili citati da Wallace sono "il principe dei demoni" (Matteo 9,34), "il re d'Israele" (Marco 15,32) e "il dio di questo mondo" (2 Corinzi 4,4).