HOMEPAGE | GAS-O-LINE | BOMBA-BLOG | BOMBA-BOOK | MAILING-LIST | LA REDAZIONE

L'Editoriale | Pietruzze | Ddt | La ri-creazione del mondo | Dicotomici Furori | Limoni | Bar Atlantide | Il racconto | Tacchi a spillo

 

Scintille

Uno scrittore è essenzialmente un uomo che non si rassegna alla solitudine.
François Mauriac

 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

IL CIELO CHE FU DELL'AQUILONE

Vidi venire su dalla valle un aquilone, e lo seguii con gli occhi passare sopra a me nell'alta luce, mi chiesi perché, dopotutto, il mondo non fosse sempre, come a sette anni, Mille e una notte.

Udivo le zampogne, le campane da capre e voci per la gradinata di tetti e per la valle, e fu molte volte che me lo chiesi mentre in quell'aria guardavo l'aquilone. Questo si chiama drago volante in Sicilia, ed è in qualche modo Cina o Persia per il cielo siciliano, zaffiro, opale e geometria, e io non potevo non chiedermi, guardandolo, perché davvero la fede dei sette anni non esistesse sempre per l'uomo.
 

O forse sarebbe pericolosa? Uno, a sette anni, ha miracoli in tutte le cose, e dalla nudità loro, dalla donna, ha la certezze di esse, come suppongo che lei, costola nostra, l'ha da noi. La morte c'è, ma non toglie nulla alla certezza, non reca mai offesa, allora, al mondo Mille e una notte dell'uomo.

Ragazzo, uno non chiede che carta e vento, ha solo bisogno di lanciare un aquilone. Esce e lo lancia; ed è grido che si alza da lui, e il ragazzo lo porta per le sfere con filo lungo che non si vede...

 

Elio Vittorini

 Conversazione in Sicilia

 

 

 

4 L'Editoriale

Antonio Spadaro
La poesia che prese il posto di un monte

 

 

La poesia può prendere il posto di una montagna. E' l'esperienza del poeta statunitense Wallace Stevens.

Scrivere infatti è come scalare un monte, avere una direzione, ricordare che c'è una meta, una exact rock, cioè una «roccia esatta», da raggiungere, nonostante tutte le nostre inesattezze. Questa è la scrittura umana, vera, ricca di senso, quella che procede affilata e dritta come una freccia e sa così persino spaccare le rocce e spostare i pini, pur di non perdere la forza della sua direzione. Una scrittura senza una «roccia esatta» da raggiungere è una macchia su carta porosa, stagno inutile e sciolto.

Ecco la domanda da porsi davanti a una poesia o a una narrazione: qual è la sua «roccia esatta»? Dove sta andando? Dove mi porta? Quale meta mi indica? E con quale forza? Con quale sguardo? Lo scrittore autentico sa spostare le rocce e trovare sentieri tra le nuvole per guadagnare la vista giusta, il giusto punto di osservazione dove si ottiene una pienezza, una completezza che, dice Stevens, resta inspiegabile.

Solo «affacciandoci» dalla vera poesia possiamo guardare in basso e riconoscere la nostra casa.

La poesia che prese il posto di un monte
di Wallace Stevens

Era là, parola per parola,
La poesia che prese il posto di un monte.

Egli ne respirava l'ossigeno,
Perfino quando il libro stava rivoltato nella polvere del tavolo.

Gli ricordava come avesse avuto bisogno
Di un luogo da raggiungere nella sua direzione,

Come egli avesse ricomposto i pini,
Spostando le rocce e trovato un sentiero fra le nuvole,

Per giungere al punto d’osservazione giusto,
Dove egli sarebbe stato completo di una completezza inspiegata:

La roccia esatta dove le di lui inesattezze
Scoprissero, alla fine, la vista che erano andate guadagnando,

Dove egli potesse coricarsi e, fissando in basso il mare,
Riconoscere la sua unica e solitaria casa.

| Archivio Editoriali |

| BombaSicilia 4.0 # 2 - agosto 2003 |

| Arretrati .:.  BS #1 |  

| sitemastering, sitedesign, site content manager Tonino Pintacuda |

| RISOLUZIONE CONSIGLIATA 800X600 |