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06 novembre, 2007




 
 

Prodotto interno lordo, Prodotto nazionale lordo (Pil e Pin),Reddito interno lordo (Ril), Reddito nazionale lordo (Rnl),

Reddito personale, Reddito personale disponibile, Prodotto interno lordo nominale, prodotto interno lordo reale e deflatore del Pil

 

 

 

 

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  PIL: Il prodotto interno lordo. Cos'è?

Per Prodotto interno lordo (Pil) si intende "il valore della produzione di beni e servizi finali effettuata durante un certo periodo di tempo all'interno di un determinato Paese". Se dal Pil escludiamo il valore del contributo produttivo dei lavoratori stranieri o di quello delle imprese di cui la proprietà (in tutto o in parte) appartiene a cittadini non italiani e includiamo, simmetricamente, il valore della produzione che cittadini italiani o imprese, che in tutto o in parte appartengono a cittadini italiani, effettuano all'estero, otteniamo un aggregato diverso, il Prodotto nazionale lordo (in inglese Gross National Product, o GNP). Il reddito interno lordo (Ril) può essere definito come la somma dei redditi di varia natura erogati in un sistema economico durante un certo periodo ai fattori della produzione.

Poiché il Pil viene di solito calcolato sommando i valori aggiunti che si formano nelle diverse fasi produttive e dato che il valore aggiunto consiste nelle remunerazioni dei vari tipi di servizi prestati, il Pil risulta uguale al Ril. Il reddito nazionale lordo (Rnl) differisce dal Ril per il fatto che una parte di quest'ultimo viene in definitiva distribuita a cittadini stranieri e che i cittadini italiani percepiscono quote di reddito prodotte all'estero; la differenza tra la seconda voce e la prima misura i redditi netti dall'estero. Se questi vengono aggiunti al Ril otteniamo appunto il Reddito nazionale lordo.

Il reddito personale dovrebbe invece misurare quale parte del reddito nazionale è effettivamente percepita dal settore famiglie (cioè distribuita a persone fisiche o percepita da imprese non costituite in società). Per ottenere questo aggregato partendo dal reddito nazionale è necessario sottrarre a quest'ultimo quanto è guadagnato dalle società o dal settore pubblico e aggiungervi i trasferimenti netti al settore famiglie (quali pensioni, sussidi di disoccupazione ecc.). Se al reddito personale sottraiamo le imposte personali sul reddito e sul patrimonio otteniamo il reddito personale disponibile, un aggregato che, meglio degli altri, sembra in grado di mostrare qual è l'ammontare di reddito sulla cui allocazione le famiglie prendono decisioni. E' chiaro, quindi, come le imposte pagate non possono esservi incluse, poiché quanto dovuto per imposte non è oggetto di decisioni (in termini di consumo o di risparmio) da parte delle famiglie. La variazione del Pil da un anno all'altro pone il problema di sapere quanta parte della variazione del Pil sia dovuta a variazioni nei prezzi e quanto peso vada invece attribuito alla variazione delle quantità prodotte. Il problema è quello di calcolare il Pil reale (o a lire costanti) a partire dal Pil nominale (o a lire correnti) ed è di solito risolto utilizzando, nel calcolo del Pil di un certo anno, i prezzi di un anno diverso scelto come anno base. Così, se, per esempio, il Pil del 1989 è più alto del Pil del 1988 si pone il problema di sapere se questo fatto riflette un aumento nel livello generale dei prezzi, o è dovuto a più elevate "quantità" prodotte nel secondo dei due anni considerati. Un modo per risolvere questo problema è quello di valutare le produzioni dei due anni ricorrendo a un sistema di prezzi comune, per esempio quello prevalente nel 1980. In questo modo, deflazionati i due valori del Pil, il confronto viene adesso fatto tra valori in cui è eliminata l'influenza della variazione dei prezzi.

Normalmente i valori del Pil sono deflazionati in base a un indice dei prezzi noto come deflatore del Pil: esso non è altro che il rapporto tra il Pil a prezzi correnti e il Pil ai prezzi di un anno base.

 

 
   

 

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