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08 ottobre, 2007




 
 

 

 

 

 

 

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GLI INDICATORI DI REDDITIVITÀ

Alcuni indicatori di redditività e di liquidità dell’impresa sono spesso analizzati ai fini di valutare le potenzialità economiche, finanziarie e patrimoniali della stessa. In particolare, tra gli indicatori di redditività una attenzione particolare viene rivolta al ROI e al ROE. Il primo, dato dal rapporto tra utile operativo e capitale investito netto, indica la capacità di produrre reddito di un’impresa nell’ambito della propria attività caratteristica con riferimento al capitale impiegato in tale area di attività. Tale valutazione viene effettuata a prescindere dalle modalità di finanziamento attuate dall’impresa e, dunque, dall’ammontare di debito in proporzione al capitale proprio. Il ROE definito dal

rapporto tra utile netto e capitale proprio è, invece, un indicatore di redditività dei mezzi propri in relazione non soltanto all’attività peculiare dell’impresa, ma anche a quella non caratteristica, tenendo conto degli oneri e proventi finanziari eventualmente generati e dell’incidenza del carico fiscale.

Effettuando alcune trasformazioni, è possibile definire la seguente relazione tra ROE e ROI:

ROE=ROI+(ROI-rd)Db/Eq

dove Db è il capitale di debito, rd il costo medio dell’indebitamento ed Eq i mezzi propri. Sulla base di tale relazione si può evincere che la redditività del capitale proprio supera la redditività del capitale investito nell’ambito della gestione caratteristica nella misura in cui è possibile, attraverso la sola gestione caratteristica, ottenere rendimenti rispetto al capitale investito superiori al costo dell’indebitamento. Il secondo termine alla destra dell’equazione indica l’effetto di “leva finanziaria”: con un ROI superiore al costo dell’indebitamento, aumentando la quota di capitale di terzi è possibile innalzare la redditività dei mezzi propri. Attraverso un confronto tra redditività di imprese presenti in uno stesso settore o l’analisi dell’andamento del ROI e del ROE di una medesima impresa nel tempo è possibile avere alcune indicazioni circa la capacità di reddito di un’impresa. Occorre, tuttavia, prestare una certa cautela nell’estrapolare indicazioni sulla base di questi confronti. Innanzitutto, le grandezze contabili su cui si fonda la costruzione di questi indici sono soggette a manipolazioni e ad elaborazioni in cui spesso predominano elementi di discrezionalità e tali spesso da inficiare l’indicatività del dato raccolto. Se il reddito operativo, grandezza a numeratore del ROI, potrebbe essere influenzato dalla politica di ammortamento utilizzata, il valore totale dell’utile netto, grandezza al numeratore del ROE, oltre ad essere funzione dei piani di ammortamento selezionati, dipende anche da altre scelte di tipo contabile quali i metodi di valutazione delle rimanenze e di capitalizzazione delle spese di R&S, nonché dall’esistenza di eventuali plusvalenze e minusvalenze scaturenti dalla gestione non caratteristica. Gli effetti distorsivi delle politiche contabili sono ancora più evidenti nel caso in cui all’obiettivo di offrire un quadro oggettivo della situazione della società agli azionisti, il management sostituisce altre priorità quali ad esempio quella di minimizzare il carico fiscale ovvero di rassicurare i creditori sulla solvibilità del debito. Anche la grandezza al denominatore del ROE può presentare problemi poiché l’ammontare del capitale proprio è, infatti, influenzato dalla struttura finanziaria dell’impresa, rendendo poco significativo il confronto tra società dotate di un tipo di patrimonializzazione non sufficientemente omogeneo.

 
   

 

Finanza ed Economia Editoriale

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