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Origini

obile famiglia originaria Dalmata di Zara, assursa al patriziato della citta’, gia’ nel dodicesimo secolo.
Molte le aggiunte e le abbreviazioni che alcuni membri della Stirpe usano in otto secoli:

Gallellus, Galletus, Gallellis, Gallelli, de Gallelli, Gallelli.

l Casato compare nel volume secondo de Codex Astensis qui de malabaya communiter nucupatur, pars prima, seconda, et termia, edidit Quintinu Sella, Lynceorum Accademiae consulto. Romae 1880.
Di questa stirpe si hanno prove certe e documenti notarili, nei quali sempre vengono mensionati come nobili e patrizi.
In otto secoli la famiglia dono’molti uomini al campo degli studi, in quello ecclesiastico, militare, diplomatico, e giuridico.
Da questa antica famiglia discendono molti uomini illustri, tra i quali i vescovi Zaratini Petrus Gallis, Gallellis 1138.
E Lampridio Gallellus, arcivescovo il 1141 e vescovo il 1154- 1178.
Tra gli antenati anche Kolan, conte di Pago e Nona, che riceve nel 1343 dal Re di Polonia Ludovico I il podere nella zona di Krusevo, con le fonti di acque minerali, territori che la famiglia tenne fino alla fine del sedicesimo secolo, quando con un Franciscus si trasferirono in Calabria.
Giunta in Calabria, a Stilo prima, e Badolato poi, la Casata nobile di Zara gode del possesso di beni, privilegi, impieghi civili, e prestigiosi gradi militari, usando ab immemorabili il titolo di barone in atti pubblici e privati.
In Stilo il 1631 il notaio Francesco Barbaro conferisce nel palazzo dell’eccellentissimo barone don Pietro Gallello, confinante con la casa do Domenico Caldarone, per redigere il testamento nuncupativo, alla presenza dei testimoni, domenico Caldarone, Laurenzio Catrambone, don Pietro de Alessio, Iulio Conforto, Fabio de Paula, e Camillo Tallarico.
Il barone don Pietro Gallelli, patrizio di Stilo, vuole essere sepolto nella chiesa di S. Nicola, e lascia al suo legittimo figlio, Antonio, erede universale, tutte le sue proprieta’ site in Stilo Badolato e S. Caterina, come i palazzi e le terre.
Il 26 novembre 1658 sotto il regno di Filippo IV di Spagna, e il vicereame di Garcia di Avellaneda Jharo, Don Daniele Domenico Ravaschieri, principe di Belmonte, e utile signore della terra di Badolato, e dei territori ad essa annessi militarmente, alla presenza del notaio Antonio Nobile
Infranscriptus, e dei testimoni, barone don Giovanni Batta, don Giuseppe Bulotta, Plinio Anilio, Filippo Bascio, e Carlo Pagano, concesse privilegi, doni, franchezze, e facolta’ feudali, al barone don Luca Gallelli, per se e i suoi discendenti.
(archivio di stato di Catanzaro, notaio N.A. Cundo’, volume 6201, busta 971. Anno 1770.
Con questo atto i rapporti tra i nobili Gallelli, e il principe Ravaschieri, divennero politici poiche’ feudali.
Ai baroni Gallelli veniva cosi dato entro i territori loro concesso, il potere di amministrare per conto dei Ravaschieri, la giustizia, riscuotere i dazi, adunare il popolo, indire i mercati, e muovere guerra.
Filantropica ed illuminata quella dei baroni Gallelli e’ un aristocrazia colta e imprenditoriale, storicamente tra le piu’ importanti di Calabria.
In 350 anni si sono prodigati per la difesa della popolazione di Badolato e l’economia del paese.

Prof. Antonio Gesualdo.



RIVISTA ARALDICA DEL COLLEGIO ARALDICO COLONNELLO BERTINI FRASSONI.



LINEAMENTI PER UNA STORIA DELL’ANTICA FAMIGLIA GALLELLI. ( articolo del1991)


on pochi e’ tutti di sicura affidabilita’ gli elementi di cui disponiamo e che, soccorrendoci ci incoraggiano nel tentativo di tracciare i lineamenti per una storia dell’antica famiglia dei baroni Gallelli di Badolato.
Per la quasi totalita’ li abbiamo tratti dall’accurato studio di Antonio Gesualdo, noto e serio ricercatore, che con il titolo storia di Badolato, e’ apparso nel luglio 1989 per i tipi della frama Sud.
Intanto va subito detto che, come avremo agio di constatare in dettaglio, proprio alle vicende della nota cittadina di Badolato, fiorente nella provincia di Catanzaro, alla terra di S. Caterina e alla citta’ di Stilo, e’ strettamente connessa la vicenda dei baroni Gallelli.
I quali tuttavia, sarebbero di non remota agniazione Calabrese, se e’ vero, come e’ vero, quanto asserisce Angelo de Benvenuti, in storia di Zara dal 1409 al 1797, Milano 1944, che li colloca tra le famiglie nobili di quella citta’ viventi nel 1283, ricordando anche che a un don Michele de Gallello fu nel 1410 concesso di rientrare in Zara per premiarlo della fedeltà sua a S. Marco, e che un Benedetto de Gallello, fu ambasciatore di Zara presso la Serenissima nel 1469 ed ancora quanto afferma vittorio Poggi, in Cronatassi dei principali magistrati che ressero ed amministrarono il comune di Savona, Torino, 1905, che menziona appunto un Giovanni Gallello nel 1286 tra gli antichi magistrati Savonesi.
Ad occuparsi dei nostri Gallelli, fu il Paproki, Armoriale de la noblesse Polanoise,che attribuisce al canonico Bernardino Gallelli, vicario generale di Cracovia (1509-15179 apparteneva al ramo ligure, o al ramo Zaratino della famiglia?-Un arma parlante, vale a dire un gallo d’argento, ovviamente presente, del resto, come figura centrale, anche nell’arma tutt’ora alzata dalla famiglia che ci interessa, che e’ troncato, nel primo d’oro, all’aquila spiegata di nero coronata nel campo; nel secondo d’oro alla volpe assalente di rosso, con la testa rivolta verso il gallo dello stesso, fermo sulla terrazza erbosa di verde.
I primi individui di cui si ha notizia, sono don AntonioGallello, e il figlio suo don Luca, entrambi enunciati come Partizi di Stilo, nello strumento di procura che D. Antonio da al figlio per rogito redatto dal notaio Vincenzo Natale, il 6 settembre 1665, giust’appunto nella citta’ demaniale di Stilo, che non molto dista da Badolato.
Amplissimo il tenore della procura (il rogito, conservato nella sezione dell’archivio di stato di Locri, si trova in quel fondo notarile busta n. 56 di quell’anno): l’atto di grafia chiara e agevole, reca che don Antonio a tanto si dice mosso, “non potendo egli esser presente di persona, nella citta’ di Napoli come pure nella Terra di Badolato e S. Caterina, per le sue condizioni di salute, e costituisce il figlio come spciale procuratore, vero et legittimo e possa fare negozio, obbligarsi et a suo nome comparire tanto presso la Maesta’ del Re quanto del Regio tribunale Misto, et in qualsiasi altra Corte in Napoli, ne basta nello stato di Badolato e S. Caterina, dovra’ vedersi li fondi di sua proprieta’, sia l’uliveti che vigne e terreni seminativi.
Possa inoltre esigere feudali et si obbliga per le some sic dovute che il padre abbia da pagare o rwestera’ di pagare in qualsivoglia Corte, Foro o tribunale di pagare in moneta d’oro et in moneta d’argento del regno di Sicilia.
Dal che ricaviamo noi, con indiscussi indizi di opulenta abbienza, che i nostri signori Gallelli, a meta’ del seicento stanziati stabilmente nella citta’ demaniale di Stilo, godevano di quel prestigioso patriziato al quale erano ascritti da epoca precedente.
Partendo dai predetti don Antonio e don Luca, padre e figlio, il filo genealogicoprocede con don Antonio junior,a sua volta figlio del nostro don Luca, che vide la luce nel 1650 e impalmo’ nel 1670 donna Isabella Fiorenza.
Da costoro nacque Pietro poi disposato a donna Discreta Troiano o Tropeano, che lo rese padre nell’aprile del 1725 di un Vincenzo, sindaco dei nobili di Badolato nel 1764, che era passato a nozze nel novembre del 1751 con donna Vittoria Sgro’, figlia di don Gabriele.
Da loro ebbe nascimento don Antonio (1757- 1825), che nell’aprile del 1790 toglieva in moglie donna Rosa Menniti, figlia di don Matteo.
Antonio e Rosa generarono nell’aprile del 1791 Pascquale, che nel febbraio del 1823 si univa in matrimonio con la congiunta donna Giovanna Gallelli, che apparteneva che apparteneva ad un altro ramo della famiglia di cui ci occupiamo, ed era figlia di don Domenico, nel 1794 sindaco dei nobili di Badolato(R. Udienza di Catanzaro, cart. P. 367-31 fascicolo X)
Da Pasquale e da Giovanna nacque nel gennaio del 1830 un Giuseppe, poi luglio 1864 marito di donna Marianna Campisi, di Caulonia, con la quale procreo un Pasquale, nato nel gennaio 1866, e nel dicembre 1904 sposato a donna Lucia dei marchesi Alemanni di Catanzaro.
Il 26 novembre 1658 don Daniele Domenico Ravaschieri, Principe di Belmonte, alla presenza dei testimoni don Pietro Cosenza, don Bartolo Naimo, allora sindaco dei nobili, e di Tommaso Paretti, tutti nobili di questo stato di Badolato di concedeva a don Luca Gallello, privilegi, grazie, immunita’, franchezze e doni, e dichiararono expressis verbis, come e’ a tutti cognito che i baroni di Badolato, da don Luca a don Vincenzo, vissero tutti nobilmente, come nella stessa maniera, vissero l’altri loro antenati.
La loro illustre ed antica famiglia ebbe feudi nobili, gradi militari, impieghi civili,cappelle gentilizie.
Segue l’accurata descrizione dello stemma da noi riportata.
Concludono i comparenti:”quanto sopradetto fu negli atti passati bene cognito in questo Stato e negli altri stati avendo gia’ detta famiglia provveduto in quel tempo a fornire prove della propria Nobilta’ e tutto questo venne a noi tramandato dai nostri Avi.”

isteriose le motivazioni per le quali come abbiamo constatato, in atti pubblici, di sostanziale rilevanza si conferisce espressamente la qualifica di Baroni di Badolato, ai nostri signori Gallelli, che del resto ne fanno uso pacificamente in atti pubblici e privati, per non meno di duecenticinquanta anni di titolo baronale, quale a noi risulta dalla documentazione disponibile, (10), che reca, almeno per quanto di nostra conoscenza, siffatta infeudazione.

Franz von Lobstein

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