"Apirolio"

il delitto cui assisto ogni mattina mi disidrata la bocca. l'anima.
è nero e matematico il terrore:
se perdo la magia, i mobili si sfalderanno
corrosi da intemperie di litigi e noncuranza.

è questo che è accaduto tempo fa nella tenera cittàdeiduemari:
crollano palazzi e buonavolontà.
è il veleno Apirolio. è nato con me?

il poeta dichiara le sue intenzioni
e fantasmi inutili di muse lo deridono.
questo agli dei non piacerà.
molto meno a costosi farisei intonacati:
scrivere dell'odio e dell'amore,
di candidi veleni, sanguigni sentimenti;

del frutto turgido e succoso che mi hai offerto,
dell'aria celeste strappata e infangata,
del mare di bile che innaffia le nostre tavole,
della vita sognata con te.

Apirolio è un veleno antico:
l'antidoto è la Parola?
c'era una volta, ventisette anni fa, un giovane padre.
quattordici anni fa, un uomo che possedeva un'idea.
dieci anni fa, un'idea sfinita e dolente.

la città odorava ancora di mare.
è l'acqua che non ha mai mostrato i suoi desideri.


un mantello densorosso si sparge,
placa le voglie, si incancrenisce tra le trame dell'asfalto.
malfatto. lavoro veloce predisposto dall'alto.
le voci cadute, schiacciate, bruciate,
le voci di ghisa, sotto lapidi lente di marmo:
qualcuno le ascolta?
le voci indennizzate di amianto politico.
chi le pronuncia?

c'era una volta e scriveva richiami denunce intrecciate nel ferro,
scavate di volantini, riunioni, compagni di burro
- bianco burro, biacca pallida su guance false;
nessuno ricorda. qualcuno.
se tracci un confine, perché lo oltrepassi? fu questo l'errore?

[Sviluppava le mie fotografie nella stanza da pranzo.
Tutti i copriletto a chiudere la luce di fuori.
Posso entrare? Chiedevo. cerco la musica giusta. cosa ascoltavi?
ricordo qualche cassetta consumata dalle feste dell'unità: piccoli garofani
rossi.
tutto si è spogliato di significati nascosti a troppi.
ci rotoliamo nella melma per capirne meglio la viscosità. il tempo.
la fermezza la costanza della cancrena che ci sta tagliando via dal cielo
azzurro.
il colore dei tramonti di fuoco è il sangue di una colata di acciaio fuso.
la confusione. il caldo.
"era un rumore incommensurabilmente solenne e trascinante... era sopra la
città... era la voce della città!
erano le macchine di Metropolis che ruggivano!"

il cibo alla mensa sa di poco e niente. la notte cala istupidita sui
commensali dirigenti: altri paesi.
ora ti accompagno: il guard rail ferroso lungo la statale
e chilometri di binari nastri trasportatori ponti monti di minerali morti e
cavi elettrici e alberi curvi.
raccontami della demagogica scolastica festa del verde
delle foglie acide e inconsapevoli che piantai quel giorno del 1986.]

la città è in silenzio, si inginocchia e prega. chi?

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