"Non Capire Ancora"

un milione di anni è il tempo che voglio per evolvermi,
un milione di anni:
per la curva della spalla, la lingua rosa fra i denti bianchi,
l'arguzia. un milione di attimi furenti, settecentomila unità astronomiche:
afferrare gli dei e commuovermi.

io sono dentro l'anello del Tempo, nello strato di roccia,
nella goccia di magma. dieci milioni di anni e sarò il Sole.
io sono l'essere umano giunto per primo.

un milione di anni è il Tempo che voglio:
dalla curva della spalla, indietro, per vedere meglio e non capire ancora.


























"980 Anni Senza Jules - due"


Jules ha provato: adesso è sola;
nella stanza accanto al mio Sole,
dopo il labirinto nel monitor, lungo la notte,
in mezzo ai campi battuti dal vento del nord.

ha cercato, lontano, su Marte, nel sonno,
in viaggio verso Milano, nell'inverno del '94,
al tavolo della cucina, nella primavera del '78,
dentro l'acqua, molto in fondo, tra i capelli, le api.

ha parlato, ha scritto, ha detto. nel tunnel scuro,
infine, sotto terra, tra le foglie marce;
quindi ho chiuso gli occhi e i discorsi:
non ha più incubi per me?


"Is There Life On Mars?"

punti di luce e buio: un whisky e i tuoi ricordi al tavolo rozzo.
l'abisso è il mio cielo: vieni a vivere su Marte!
c'è un ritornello che mi perseguita e cognomi che non ricordo.
è la mia storia preferita, lascia che la racconti;
è la mia storia, lascia che non dimentichi.
punti di luce e buio: ci danno un passaggio: vieni!
c'è vita su Marte?


(ispirata alla canzone di David Bowie Is There Life On Mars? dall'album
Hunky Dory anno 1971)

"Mi Affaccerò Dalla Mia Nuova Casa"


mi affaccerò dalla mia nuova casa
e guarderò lontano:
le genti (agglomerati urbani in progressione geometrica)
non mari, oceani, splendidi continenti,
traiettorie e parsec.

e la mia casa sarà un pianeta intero
dall'orbita ellittica e perfetta,
avrò tre lune e un fuoco sempre acceso.

guarderò lontano
e sarò vecchia due miliardi di unità astronomiche,
sarò il vento di migliaia di stelle
e non avrò ricordi:
le genti, gli oceani, splendidi continenti.

traiettorie e parsec e stelle,
mucchi di sonagli che sanno ridere,
cinquecento milioni di fontane,
un serpente, un fiore, Essere senza radici.*




*per gli ultimi tre versi vd. Il piccolo principe
di Antoine De Saint-Exupéry: il serpente e il fiore
sono due incontri del Piccolo Principe, gli esseri
senza radici li nomina il fiore, siamo noi esseri umani,
i mucchi di sonagli e le cinquecento milioni di fontane
sono le "promesse" che si scambiano il P.P. e lo scrittore
per dirsi addio.

"Ogni Filo d'Erba"

i gelsi freschi e zuccherini,
lungo i campi, filari,
col cane accanto, goloso.
io, non voglio parlare.
ogni filo d'erba è principio di solletico.


"980 Anni Senza Jules"

Jules ha provato: adesso è sola;
nella stanza accanto al mio Sole,
dopo i labirinti dei tubi multipli,
nel suono delle macchine elettroniche,
lungo la notte,
in mezzo ai campi battuti dal vento del nord.

ha cercato, lontano, su Marte, nel sonno,
in viaggio verso Milano durante l'inverno del 1994,
in quell'estate folgorante del 1988,
nel portone di casa, quello con le mattonelle verdi,
dentro l'acqua, molto in fondo, tra i capelli, le api.

ha parlato, ha scritto, ha detto.

infine, nel tunnel scuro, sotto terra, tra le foglie marce;
quindi ho chiuso gli occhi e ho terminato i discorsi:
Jules non ha più incubi per me?


nel 2954 avrò 980 anni. il sistema migliore per comunicare fra tutte le specie conosciute sarà un linguaggio elaborato su base matematica anche se la postura e il gesto saranno ancora sistemi di comunicazione validi, mentre l'emissione di suoni codificati in Significanti non sarà necessaria.


i sogni

e

le paure

saranno altri.         parafrasando Rimbaud, io sarò un altro.

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nel tempo spento ho tre desideri:
l'aria di fuori, il mare e il Futuro.
ma il Genio è in ferie.
io non ho che una finestra: oltre il vetro
sono la foglia ingiallita, un grano d'asfalto, un ragno,
il volo rapido.

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D'inverno le case, davanti – esili forme – filari di alberi
e una strada. Grigio e un po' di verde è l'odore dell'aria:
castagne e mandarini: ed è sempre uguale, noioso, freddo.

D'inverno le finestre, dietro – stanche le luci – le ombre, le donne
e un uomo: il gomito puntato sul bracciolo, blu e penombra
la natura dell'aria di ieri.

Ho aperto una scatola oggi, d'inverno, rotto una chitarra.
Se hai segreti e fotografie di me dieci milioni di Adesso fa,
è lì che devi seppellirli. Altrimenti li troveranno, vedrai,
senza inizio né fine, lungo l'immota retta cartesiana.
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