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Speciale Birmania

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MYANMAR: APPELLI E INIZIATIVE DI AMNESTY INTERNATIONAL

Alcuni Links importanti per seguire l'evolversi della situazione in Myanmar/Birmania:
Irrawaddy News
Mizzima News
Peace Reporter pubblica un notiziario in diretta
BBC Burmese.com
Assistance Association for Political Prisoners (Burma)

niknayman.blogspot.com
BurmaDictatorWatch
Asia-Pacific Peoples' Partnership on Burma
ko-htike.blogspot.com
Cbox
kadaung.blogspot.com
myochitmyanmar.blogspot.com
Sophie's Choice
Bloggers for Burma

Daw Aung San Suu Kyi's pages
Democratic Voice of Burma
BNI online
Progetto Birmania con iniziative per aiuti umanitari
Action Birmanie in francese
Alternative Asean Network on Burma
Burma Campaign
Us campaign for Burma.org
Comunità Solidarista Popoli ONLUS
Don't forget Burma
Free burma ... lancia la protesta dei bloggers !!

Dossier , articoli e schede sulla situazione birmana:
Myanmar, che altro dobbiamo aspettare? (lettera di Paolo Pobbiati)
Contro i generali servono sanzioni, intervista a Zaw Tu (dal Manifesto)
Birmania: va bene il 'fiocco rosso', ma i nostri affari col regime? (articolo su unimondo.org)
Rapporto annuale per il Myanmar
Scheda sulle violazioni dei diritti umani
"Doe versus Unocal", storia di una complicità (articolo da Il Manifesto)
Sul sito Amnesty.org filmati, articoli ed appelli in inglese
Elenco delle 355 imprese italiane che hanno affari in Birmania (in formato excel, dal Sole24Ore )
L'export italiano nell'ex-Birmania (in formato excel, dal Sole 24-Ore)
Reclutamento e utilizzo dei bambini-soldato in Birmania (in inglese)
13/11/2007: Amnesty diffonde la testimonianza oculare dell'attacco al monastero di Myitkiyna
Quello che i telegiornali non dicono sulla Birmania di Antonella Randazzo.

Nuovi Comunicati

MYANMAR: UN ANNO DOPO IL CICLONE NARGIS, 21 PERSONE ANCORA IN CARCERE PER
AVER AIUTATO LE VITTIME

A un anno di distanza dal ciclone Nargis che devasto' Myanmar, Amnesty International ha chiesto al governo del paese asiatico il rilascio immediato e incondizionato di 21 persone imprigionate per aver portato soccorsi alle vittime.
Nelle prime ore successive al ciclone (che fece oltre 84.500 vittime e quasi due milioni e mezzo di sfollati), privati cittadini si misero al lavoro per distribuire aiuti e ricostruire le aree devastate. Per tre settimane, il governo rifiuto' l’assistenza internazionale. Decine di migliaia di persone risultano ancora disperse.
Venti delle 21 persone arrestate un anno fa sono state condannate al termine di processi irregolari e sei di esse a pene che vanno da 10 a 35 anni. Tutte sono state incriminate per aver portato aiuti alle vittime, aver dato notizia del ciclone o aver seppellito i morti.
'Questa e' la parte sconosciuta delle conseguenze del ciclone Nargis: il governo di Myanmar che si accanisce contro le persone che portano i soccorsi' – ha dichiarato Benjamin Zawacki, ricercatore di Amnesty International su Myanmar.
Sette dei 21 detenuti, come ormai pare la regola per i prigionieri politici, si trovano in carceri lontane dai luoghi di residenza e in alcuni casi i loro familiari devono intraprendere un viaggio di nove giorni per visitarli. A causa della poverta' diffusa e della carenza di cure mediche nelle carceri, i prigionieri politici spesso fanno affidamento esclusivo sulle famiglie per ricevere medicine essenziali, cibo e vestiti.
Tra i 21 detenuti figura il noto attore Zarganar, condannato a 35 anni per aver guidato un movimento privato di donatori. e' stato arrestato il 4 giugno 2008 per aver concesso interviste alla stampa estera in cui criticava la gestione dell’emergenza da parte del governo. Zarganar aveva aderito gia' nel 1988 all’opposizione contro il regime militare ed era stato arrestato per aver chiesto riforme democratiche. e' in cattive condizioni di salute e non gli vengono fornite cure mediche adeguate.
Nay Win e sua figlia Phyo Phyo Aung, Aung Kyaw San, Lin Htet Naing (conosciuto anche come Aung Thant Zin Oo), Phone Pyeit Kywe e Shein Yazar Tun sono stati condannati a pene varianti da due a quattro anni di carcere per aver aiutato a seppellire le vittime del ciclone nella citta' di Bogale, nella zona del Delta dell’Irrawaddy, completamente devastata.
I 21 detenuti fanno parte di un totale di oltre 2100 prigionieri politici.
FINE DEL COMUNICATO 
Roma, 4 maggio 2009

Myanmar: Amnesty International diffonde la testimonianza oculare dell’attacco al monastero di Myitkiyna. Un monaco pestato e ucciso.

Amnesty International ha diffuso oggi la sconvolgente testimonianza di un monaco che ha assistito all’attacco al monastero di Myitkyina, una città nel nord di Myanmar, avvenuto il 26 settembre. Il giorno prima i monaci di Myitkyina avevano preso parte a una manifestazione pacifica. Nel corso dell’attacco, U Thilavantha, un monaco di 35 anni molto rispettato e conosciuto nella zona, è stato picchiato e arrestato. Il giorno dopo, è morto in carcere. Il monastero di Myitkyina, prima del raid, ospitava 142 monaci. Oggi ne rimangono solo 11.

Gli altri sono agli arresti oppure sono entrati in clandestinità. Segue la testimonianza diretta dell’attacco: “Intorno alle cinque del pomeriggio del 25 settembre, le autorità hanno tagliato le linee telefoniche. Poco dopo le nove di sera hanno sfondato l’ingresso principale del monastero coi carri armati, come se avessero circondato e stessero assalendo un obiettivo nemico. Alcuni soldati si sono appostati fuori dall’edificio, altri hanno fatto irruzione all’interno. Non c’erano solo i soldati. Ad aiutarli c’erano i poliziotti e i membri di Swan Arrshin e dell’Usda [formazioni paramilitari filo-governative]. Hanno iniziato a picchiare i monaci. Appena ne incrociavano uno lo pestavano. Ci hanno ordinato di metterci contro il muro, picchiando chi non obbediva. Diciotto di noi sono riusciti a fuggire attraverso il tetto del monastero e a nascondersi nei dintorni. Solo la mattina dopo abbiamo avuto il coraggio di rientrare.

I militari avevano abbandonato l’edificio dopo l’irruzione ma sentivamo ancora dei rumori venire dall’interno. Quando siamo entrati, abbiamo visto la devastazione: porte rotte, sangue sui pavimenti. I monaci che non erano stati portati via si erano riuniti al secondo piano. Io ho continuato a girare… c’era devastazione ovunque. Poi ho saputo che uno dei monaci arrestati era morto per i pestaggi subiti durante l’interrogatorio. Lo abbiamo saputo il 27 o il 28 settembre, non ricordo il giorno esatto…” .

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 13 novembre 2007


MYANMAR: DA AMNESTY INTERNATIONAL NUOVE PROVE SU ARRESTI DI MASSA, PRESA
DI OSTAGGI, MORTI IN CARCERE E SPARIZIONI

Amnesty International ha inviato oggi alle autorita’ di Myanmar un documento in cui denuncia le gravi violazioni dei diritti umani, tuttora in corso dopo la svolta repressiva di settembre.

L’organizzazione per i diritti umani ha preparato questo documento alla vigilia della visita nel paese, prevista la prossima settimana, del relatore speciale dell’Onu sui diritti umani, Paulo Sergio Pinheiro.

‘Le prove su arresti arbitrari di massa, presa di ostaggi, sparizioni, percosse e torture ai danni dei detenuti smentiscono senza ombra di dubbio qualsiasi pretesa del governo di Myanmar che la situazione sia tornata alla calma’ – ha affermato Catherine Baber, direttrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International. ‘Anziche’ denunciare le interferenze nella sovranita’ del paese, le autorita’ di Myanmar dovrebbero onorare l’impegno a ‘collaborare pienamente’ con le Nazioni Unite, dando pieno accesso al relatore Pinheiro e attuando le richieste del Consiglio Onu dei diritti umani e del Consiglio di sicurezza’.

Il documento diffuso oggi da Amnesty International denuncia tra l’altro:

- la perdurante detenzione di circa 700 prigionieri politici, tra cui almeno 15 persone che stanno scontando condanne fino a 9 anni e mezzo di carcere;
- la politica ufficiale di prendere in ostaggio familiari e amici di persone ricercate, per convincere queste ultime ad arrendersi; - la morte in carcere di prigionieri, a seguito di pestaggi brutali e altre forme di tortura;
- condizioni di prigionia agghiaccianti, comprendenti il diniego di acqua, cibo e cure mediche e la reclusione dei detenuti in gabbie per cani;
- la sparizione di almeno 72 persone, di cui si e’ persa ogni traccia dopo il giro di vite di settembre e su cui le autorita’ non stanno fornendo informazioni;
- la mancata comunicazione, da parte del governo, del numero esatto delle persone uccise durante la repressione;
- la presenza di tiratori scelti a bordo dei carri armati e lungo i ponti, dotati di armi letali, la cui azione durante le manifestazioni di settembre ha provocato la morte di almeno due studenti e il ferimento grave di altri dimostranti;
- il divieto di transito alle ambulanze e l’ordine agli ospedali privati di non prestare cure mediche ai feriti.

Amnesty International ha chiesto al governo di Myanmar di fornire informazioni sul numero dei dimostranti uccisi e delle persone scomparse dopo l’arresto. Le autorita’ del paese dovranno inoltre consegnare al relatore Pinheiro l’elenco delle persone arrestate e di quelle condannate e garantire a quest’ultimo pieno accesso a tutti i centri di detenzione e ai crematori.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 9 novembre 2007


Fidenza (PR) - mercoledì 3 ottobre 2007 - ore 21 Centro giovanile ex-Macello - via Mazzini 3
INCONTRO CON ZAW TUN, sindacalista del Myanmar (da studente ha partecipato alle manifestazioni per la democrazia del 1988), ospite del comune di Fidenza nell'ambito del progetto "Adotta un popolo" - ONU dei Popoli 2007 (1-2-3 ottobre, mattina: incontri con le classi delle scuole superiori)
info: AI Gruppo Italia 208 Fiorenzuola d?Arda PR - e-mail: gr208@amnesty.it


















le vignette sono liberamente tratte da Irrawaddy News
... e inserite in ordine decrescente di pubblicazione.


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ultimo aggiornamento 09 Mar. 2011