Duilio De Vincentis (detto Duiglje), nato a San Benedetto dei Marsi (AQ) il 16 agosto 1927 in una modesta famiglia contadina.
È sempre rimasto legato alla sua Marsica, alla sua terra del Fucino. Ex dipendente dell'E.R.S.A. (già Ente Fucino; oggi A.R.S.S.A.), non avendo seguito corsi regolari di studio, è un autodidatta.
Nel primo periodo degli anni cinquanta fu corrispondente, da S. Benedetto, del giornale "IL FUCINO" quindicinale di vita e di problemi marsicani; dal 1967 al 1995 corrispondente del "TEMPO". Appassionato cultore del proprio dialetto, nel dicembre del 1991 ha pubblicato "ZITTE ZITTE CA MO TE RACCONTE"; nel 1993 è stato dato alla stampa "SAMBENEDITTE PRIME IMMO "; poemetto di oltre mille versi endecasillabi in rima sciolta; pubblicato nell'agosto 1998 "GLOSSARJE SAMBENEDITTESE" (spijgate pulite) con oltre dodicimila vocaboli e la coniugazione di 25 verbi. e nel gennaio 1999 "LA STORJE DE FUCENE (cumme me l'ha raccuntate tatone)

Di Duilio De Vincentis (semplicemente Duiglje, a S. Benedetto e per i molti che lo conoscono) è noto ai più soprattutto per la sua appassionata militanza politica in un partito... di maggioranza relativa, che gli ha procurato stima, rispetto e... anche altro da parte di amici e avversari. Ex dipendente dell'E.R.S.A. (già Ente Fucino!), è rimasto sempre legato alla sua terra del Fucino e ai suoi problemi, non disdegnando ancora qualche "affacciata" in campagna, nella quale da giovane lavora duramente come quasi tutti, all'epoca!
Le sue poesie in dialetto sono al tempo stesso la prova del suo amore per la terra, il paese, le tradizioni, il dialetto e il frutto, finalmente dell'"otium" pensionistico che gli ha permesso di riordinare e scegliere fra il vasto meteriale che in tanti anni di militanza poetica ha accumulato, e a non pochi già noto, perchè alcune di esse sono state pubblicate su giornali locali a sul Parnaso d'Abruzzo (Ed. dell'Urbe, 1980) curato dal Prof. V. Esposito.

 

"... Lo srittore avvocato Dario Di Gravio così scrive:" Scrivere il dialetto è sempre un atto di coraggio. Il dialetto, è risaputo, è la lingua parlata per eccellenza ma il problema bisogna guardarlo da un angolo visuale meno scolastico perché la particolarità delle espressioni dialettali sta nel loro potere di evocare personaggi, ambienti e fatti che appartengono al nudo mondo delle prime impressioni dell'individuo.
Chi é nato da queste parti ha parlato in dialetto fino all'età di scuola, poi ha dovuto subire da docenti l'abitudine di parlare in lingua, ma quando le classi sono vuote e il mondo è quello di sèmpre, dei popolani, dei vicini, dei commercianti, dei vecchi, dei contadini e dei ragazzi è il paese inzomma,ognuno sente il bisogno di una rivincita. "La mia non vuole essere una rivincita perché i docenti non mi hanno imposto di parlare in lingua in quanto non li ho mai conosciuti, perché nei banchi di scuola mi ci sono seduto per pochissimo tempo, purtroppo non ho avuto questa fortuna e me ne dispiace molto.
Il mio colloquiare e un parlare con tutti di tutto quello che ci circonda nel ristretto arco del nostro paese, del nostro Fucino."

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