Sul poggio dove ora sorgono i ruderi del torrione
malaspiniano si crede che in quel punto il castello sia sempre esistito.
In quel sito infatti, durante gli scavi effettuati nel
1951, sotto la guida del Prof. Monaco affiorarono interessanti reperti che
furono fatti risalire all'epoca pre-romana.
La posizione strategica, che domina le valli Trebbia e
Boreca oltre a tutte le strade che a quei tempi venivano percorse per
rifornire l'entroterra, indusse i Liguri ad edificare una serie di
fortificazioni dislocate nelle valli Trebbia, Aveto, a loro volta
collegate con altre dell'Appennino ligure/emiliano, tese a formare una
linea difensiva che li preservasse dalle invasioni dei romani
avanzanti da sud.
Di questa linea difensiva di fortificazioni quello di
Zerba era considerato tra i più importanti.
Tuttavia le prime notizie storiche risalgono al 1164, data
in cui l'Imperatore Federico Barbarossa infeudava il luogo ad Obizzo
Malaspina.
Nel 1266, a seguito della divisione patrimoniale tra i
vari rami della allora potente famiglia, Zerba venne aggregata ai beni
compresi nella vicina Val Staffora, ossia al marchesato di Pregola.
Nel 1361 Azzo e Federico Malaspina, figli di Alberto di
Pregola, donavano il castello a Galeazzo Visconti duca di Milano, il
quale, in data 26 ottobre 1367 lo investiva, unitamente a Brugnello e ad
altre terre della zona, ad un Savoiardo: Simone di Novanton detto "Lo
Scudiero Verde".
Questi, infedele ed ingrato, avendo congiurato contro il
duca, moriva decapitato nel 1371. I suoi feudi confiscati vennero concessi
al Consigliere ducale Stefanolo Porri.
Il Porri, dopo poco tempo rinunciò alle prerogativa per
cui Zerba passò ad un altro ministro ducale: Pinotto Pinotti di
l'attuale aspetto
della casa-forte citata nel testo
Reggio
Emilia, che nel 1377 affittò il feudo per quattro anni al marchese
Riccardo Malaspina della linea di Pregola.
Il Pinotti morì nel 1384 non lasciando eredi e i beni
ritornarono ai Visconti che ne reinvestirono Antonio e Galeazzo Porri,
figli del già nominato Stefanolo.
Quando, nel 1404 pure questi due fratelli vennero decapitati
sotto l'accusa di tradimento, i Malaspina di Pregola ne approfittarono per
impadronirsi di Zerba e Pej, luoghi questi che i Porri, malgrado i
molteplici tentativi non riuscirono mai più a riavere.
Nelle intricate divisioni che si susseguirono, nel 1453 il
castello di Zerba passò con altri feudi al marchese Moroello Malaspina i
cui discendenti lo terranno fino verso il 1670.
A quella data il feudo di Zerba risulta alienato ad altri
Malaspina, ramo di Pregola.
Il Castello, è bene precisare, non fu mai un maniero vero e
proprio, probabilmente si trovava già allora in rovina sopratutto per le
lotte sorte tra gli stessi rami dei Malaspina per il suo possesso.
Giova ricordare che il marchese Gian Maria lo incendiò nel 1575
e devastò il territorio di Zerba e Belnome, non essendo riuscito ad
impadronirsi della zona con la forza.
Infatti, verso la metà del XVII secolo i feudatari dimoravano in
una casa-forte situata nella parte alta del paese e tuttora esistente,
anche se, ad onor del vero, gli attuali proprietari, pur eseguendo una
eccellente recente ristrutturazione, non hanno saputo rispettare le
vetuste linee architettoniche che rispecchiavano la tipica struttura
medievale.
Nel 1745 erano condomini di Zerba, oltre ai Malaspina di Pregola,
anche quelli di Santa Margherita Staffora e Pozzolo che mantennero il
possesso fino alla soppressione della feudalità, avvenuta in epoca
Napoleonica.