Relazione viaggio in Serbia
( a cura di Adriano Orizio )
Giovedì 8 giugno 2007 ore 6.00 partenza da Brescia destinazione
Kragujevac.
La nostra comitiva è composta dall’onnipresente Ugo,
Domenico e dal sottoscritto Adriano, che per la prima volta si accinge
a varcare l’italica frontiera alla volta dei paesi dell’est.
Dopo aver stipato gli ultimi pacchi sulla “nostra “
autovettura partiamo;
direzione confine con la Slovenia!
Il viaggio è tranquillo, la macchina comoda e ne approfitto
per approfondire la conoscenza della Serbia alla luce delle esperienze
vissute da Ugo e Domenico.
Dopo circa tre ore di viaggio siamo in prossimità della frontiera
italiana dove ci attendono presso un bar Gilberto e un amico per
offrirci come da consuetudine un caffè, consegnarci dei medicinali
e ragguagliarci circa l’intervento chirurgico (in Italia)
subito da un bambino serbo con grossi problemi di salute.
Ci rimettiamo in viaggio, attraversiamo la Slovenia dove ci fa da
contorno un bellissimo paesaggio che ricorda l’Alto Adige
e proseguiamo senza intoppi verso la Croazia.
Dopo una breve sosta per rifocillarci e fare gasolio ripartiamo
alla volta del confine con la Serbia.
Appena attraversato il confine fra la Croazia e la Serbia, si percepisce
subito d’essere giunti in un altro posto; si nota immediatamente
la differenza con le altre autostrade, cambia il manto stradale
e la segnaletica; si iniziano ad intravedere i villaggi con le case
sparse senza un ordine urbanistico definito e soprattutto ciò
che colpisce è il colore rossastro delle abitazioni. Da un’analisi
più attenta si capisce che la bizzarra colorazione non è
data da una strana usanza slava o da funzione “ambientale”,
ma più semplicemente le case non sono state finite a causa
della guerra per cui hanno i forati a vista.
Arriviamo a Belgrado (sono ca. le 18.00) e Domenico è un
po’ preoccupato per l’attraversamento della città
in quanto rappresenta uno snodo cruciale del traffico, ma ne usciamo
egregiamente ed in poco tempo.
Dopo circa 12 ore di viaggio giungiamo a Kragujevac. Il primo impatto
è positivo, la città si staglia all’interno
di una conca circondata da rigogliose colline. I colori che predominano
sono il “solito” rosso ed il verde dei boschi tutti
attorno.
Dopo un attimo di smarrimento all’interno della città
raggiungiamo la sede del sindacato dove ci attendono Delke, Dragan
e RaijKa.
Baci e abbracci, “cafà” e rakja, e poca acqua,
due parole sul viaggio e ci mettiamo subito al lavoro, prepariamo
le buste con i soldi da consegnare alle famiglie. Ci mettiamo un
po’ di tempo ma una controllata in più non fa male
e segniamo i pacchi da distribuire.
Dopo aver sistemato il tutto ci accompagnano all’albergo e,
dopo un veloce rinfrescata, andiamo a mangiare presso un tipico
ristorante serbo. Devo ammettere che la cucina è veramente
gustosa e la “pivo” (birra) è niente male. L’indomani
ci aspetta una giornata densa di impegni per cui decidiamo di andare
a nanna senza troppi indugi.
Oggi (venerdì 9) è il grande giorno; conoscerò
la “mia famiglia”, ma prima ci aspettano presso l’istituto
tecnico di Kragujevac per mostrarci come hanno sistemato la mensa
con i fondi dell’associazione.
L’ istituto tecnico di meccanica, ingegneria e trasporti di
Kragujevac è fra i più antichi di tutti i balcani,
fondato nel 1854 ha appena compiuto i 150 anni di vita ed è
stato per moltissimo tempo serbatoio di menti e “mani”
per tutta la Jugoslavia ed ora sta lentamente riappropriandosi del
proprio ruolo.
Ci accolgono all’ingresso il preside con alcuni dirigenti
scolastici ed il segretario.
Dopo una scambio di convenevoli ci invitano a seguirli in una stanza
adibita a museo nella quale sono esposti numerosi cimeli, fotografie,
trofei e molto altro ancora.
La dirigenza, dopo una breve introduzione ci propone di vedere un
video che racconta la storia della scuola dalle origini fino ad
oggi. Dall’enfasi del racconto si capisce quanto questo popolo
sia legato alle proprie radici e tradizioni e quanto impegno e dedizione
mettano nel loro lavoro.
Nel primo pomeriggio andiamo a casa della “mia” famiglia,
che è composta da cinque persone Milisav e Dragica, papà
e mamma, e tre figli Vesna (14), Nataša (13) e Marko (10).
La loro situazione famigliare rappresenta una costante fra i nuclei
familiari di Kragujevac. Il padre, l’unico che lavora, percepisce
uno stipendio di ca. 200 € al mese per 5 persone (ricordo che
un litro di benzina costa 1 €), la madre iscritta all’ufficio
di collocamento della zastava e i tre ragazzi studenti.
Mentre ci approssimiamo alla casa dove vivono comincia ad assalirmi
una certa ansia ed emozione.
Devo ammettere che sono molto nervoso, nonostante che Ugo e Domenico
mi abbiano preparato all’evento, ma comunque credo che sia
umanamente comprensibile. Conoscere delle persone che hanno vissuto
il dramma della guerra, nella quale il tuo Paese ha avallato la
scelta di bombardarli consci del fatto che quelli che subiscono
le maggiori conseguenze sono i cittadini comuni; ritengo che sia
più che legittimo essere tesi.
Comunque ci accolgono a braccia aperte e finalmente riesco a conoscere
Nataša e la “nostra famiglia”. Mi colpisce subito
la grande forza d’animo e la dignità che traspare dai
loro occhi; poche parole ma concrete. La loro cordialità
mi imbarazza e a stento trattengo l’emozione (mi faccio aiutare
da qualche bicchierino di rakja). Davvero una gran bella famiglia,
molto serena e armoniosa.
Come è nella loro tradizione, mentre noi mangiamo, loro ci
assistono in tutto e per tutto. Scambiamo ancora qualche parola
sulla loro condizione, che è al limite questo si sa, ma senza
mai sfociare nella autocommiserazione, anzi quando ci chiedono come
va in Italia e noi gli rispondiamo, sono proprio loro a tenerci
su il morale.
Facciamo qualche foto ricordo e ci salutiamo dandoci appuntamento
per (forse) il prossimo anno.
La situazione generale è delicata anche se si inizia a intravedere
qualche piccolo segnale di ripresa. C’è molta voglia
di vivere e di ricominciare, i giovani hanno voglia di fare nonostante
i pochi mezzi che ci sono; hanno voglia di sapere che cosa succede
nel mondo, di informarsi.
Il giorno 10 (sabato) è la giornata della consegna delle
buste. Entrando nella sala siamo accolti da applausi e dopo i convenevoli
e gli interventi di rito iniziamo la distribuzione delle buste e
dei pacchi dono. Tutto si svolge con ordine ed in poco più
di un’ora il tutto è finito.
È finito così come il nostro viaggio che è
stato breve ma intenso, non solo per le cose che abbiamo fatto e
visto (non vi ho raccontato tutto), ma soprattutto per le emozioni
e i sentimenti che ha scatenato in ognuno di noi.
Adriano
Associazione
Zastava Brescia per la solidarietà internazionale
- ONLUS
c/o Camera del Lavoro Territoriale di Brescia Via
Folonari, 20 - 25100 - BRESCIA |
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