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Indice  

 

San Rocco da Montpellier        (Montpellier, 1295 - Angera 1327)

 

La chiesa  

Bacheca  

 

 

La Patria

La famiglia

L'adolescenza

Il Pellegrinaggio

Permanenza in Italia

Dimora in Piacenza

La prigionia 

La morte

La venerazione

 

 

 

È uno dei quattordici santi ausiliatori. Il suo culto conobbe una diffusione straordinaria in tutta l'Europa occidentale a partire dalla seconda metà del Quattrocento. È tuttora uno dei santi più venerati nella tradizione popolare italiana.

Nell'iconografia abituale è raffigurato in abito di pellegrino, mentre mostra una piaga provocata dalla peste sulla propria coscia. È sempre accompagnato da un cane, in ricordo di una leggenda secondo cui l'animale l'avrebbe soccorso mentre egli giaceva malato, portandogli del pane sottratto quotidianamente dalla mensa di un nobile.

Nel corso del Quattrocento, il culto di questo santo si diffuse rapidamente prima nel Nord d'Italia e poi, a seguito del propagarsi di terribili pestilenze, nel Centro e nel Sud. Un po' dappertutto sorsero Confraternite di carità intitolate a San Rocco.

Caduto in declino nel Settecento, il culto di San Rocco rifiorì poi nel corso dell'Ottocento, col diffondersi delle epidemie di colera.

San Rocco è patrono dei pellegrini e dei viaggiatori. È anche protettore dei selciatori (lastricatori) e dei cavatori di pietre. È venerato come protettore degli invalidi ed è invocato contro la peste, il colera, le epidemie, le malattie contagiose in genere, le catastrofi naturali, le epizoozie e la filossera. È anche patrono della Turchia europea, di Montpellier e della diocesi di Scilla.

Secondo alcuni biografi, probabilmente è proprio il Giubileo del 1300 a segnare la vita di Rocco.

Pare, infatti, che siano stati i racconti del padre, che aveva visitato le basiliche romane in quell'occasione e che al suo ritorno aveva raccontato al figlio le grandezze della Roma cristiana, ad accendere la fantasia del fanciullo, prima, e la vocazione dell'adulto, poi, come Santo degli appestati.

I racconti del padre, insieme a quelli di altri pellegrini che celebravano le meraviglie dei santuari visitati e delle sofferenze patite in letizia per Cristo, fanno maturare in Rocco la scelta: "Ha deciso, sarà pellegrino di Messer Iddio e di Madonna, la benedetta madre di Gesù".

In seguito, proprio per l'importanza che Rocco assume come pellegrino, anche l'abbigliamento del pellegrino acquista un significato particolare e simbolico e deve attenersi alle regole di una vera cerimonia: ogni penitente pellegrino (o romeo) deve sottostare ad un rito che comprende anche la consegna, da parte dei suoi familiari, del suo abbigliamento.

La Patria

Sulla vetta di ubertosa collina, nel Mezzodì della Francia, precisamente nella contrada, che una volta si chiamava "Bassa Linguadoca" o "Gallia Narbonese" , presso la sponda destra del fiume Leti (Lez), sorge una Città, distendentesi dall'est all'ovest, verso il mare. Il suo nome e Mompellieri (Montpellier, da Mons puellarum, cioè delle jeunesfilles, secondo alcuni geografi, o Mons Pessulanus, secondo altri); dista 8 km dal Mediterraneo e meno di 800 km da Parigi per la via di Lione; conta oggi 50 mila abitanti, è il capoluogo del dipartimento dell'Herault.  su

La famiglia

Alla fine del secolo XIII, per censo e per virtù, risplendeva fra tutte le altre in Montpellier la famiglia dei Signori della Croce, i quali da tempi antichi esercitato il dominio su molte terre della Gallia Narbonese, e , secondo alcuni storici, discendevano direttamente dai Re di Francia . Nel giugno 1295, da Giovanni della Croce e da Liberia (o Libera), sua moglie, nasceva festeggiatissimo un bambino; figlio unico, che veniva al mondo quando i Signori della Croce, già avanti negli anni, speravano di avere un erede del casato antico il cui compito sarebbe stato quello di governare i possedimenti del suo casato.

I Montpelliensi, che rispettavano quella famiglia sopra ogni altra , lieti si addimostrarono anch'essi del fausto avvenimento.

Il bambino fu battezzato Rocco ; nome comunemente portato in quella Città , ma del tutto nuovo tra le genti italiane.  su

L'adolescenza

Crescendo nell'età, Rocco veniva educato dalla più modesta e pia fra le Dame di Montpellier, da Libera, sua madre; ed il sentimento religioso sviluppatosi in lui era superiore di qualsiasi altro affetto. Aveva frequenti visioni nei sogni; sognava anche sveglio; per lunghe ore rimaneva assopito in dolce estasi; lo si sorprendeva solo, nella sua camera; le ginocchia piegate, le mani conserte al seno, o levate al cielo; il viso trasfigurato da tanta e instancabile calorosa preghiera.
Il suo fisico era delicatissimo; ma nell'estasi, cui abbandonava spesso la sua mente, si assoggettava volentieri al digiuno ed alla veglia; al rigore del freddo, ed di frequente si esponeva alle intemperie. Alla distanza di un secolo si ripetevano in Rocco della Croce quei medesimi fenomeni, che si erano verificati in Francesco d'Assisi, che era vissuto dal 1182 al 1226. Ed entusiasta era Rocco per il culto del Serafico d'Assisi. Vi era a Montpellier il grandioso convento dei Cordiglieri fondato dallo stesso Francesco d'Assisi; e Rocco frequentava molto volentieri quell'ordine di mendicanti, viventi di elemosina raccolta per la Città e per la campagna, che suscitava nel giovanetto la tendenza ad avversare le ricchezze e gli agi della vita.

Rocco della Croce frequentava, alla tenera età di sedici anni, l'Università di Montpellier, alla quale affluivano giovani già adulti da ogni angolo della Francia; ed i progressi nelle lettere e nelle scienze apparivamo in lui tanto rapidi , che i suoi compagni come anche il maestro, lo ritenevano di siffatta superiorità .

Così venne educato Rocco della Croce sino all'eta di anni 20 quando, a breve distanza di tempo l'uno dall'altro, entrambi i genitori gli vennero a mancare (1315).  su

Il pellegrinaggio in Italia

Con la fine del secolo XIII, si chiudeva il periodo di entusiasmo per le Crociate e se ne apriva un altro col secolo XIV, quello dei Giubilei.

Nata per caso e sparsasi rapidamente la voce che grandi indulgenze si guadagnerebbero visitando la Città dai sette colli, la sede degli apostoli. Papa Bonifacio VIII pubblicò e bandì che otterrebbero la remissione di tutti i peccati i visitatori delle Chiese romane. Tutta la Cristianità concorse a Roma, d'ogni età, d'ogni sesso, di ogni ordine e condizione, per ottenere il perdono dei peccati e guadagnarsi la salute eterna.

In un secolo, in cui la gente era predominata dal desiderio del pellegrinaggio a Roma ed invasa dalla brama di offrire ricchezze ed assistenza personale ai poveri, si spiega come Rocco della Croce, giovanetto, fosse rimasto preso dallo stesso entusiasmo e dalla stessa tendenza, ambedue alimentati in grado supremo dalla mitezza dell'indole, e più ancora dall'ambiente, in cui era stato allevato. Triste, all'annunzio che era scoppiata in Italia la peste, Rocco sentì svegliarsi nell'anima la vera sua vocazione; ed alla cura degl'infermi volle dedicarsi del tutto. Egli allora contava venti anni ; delicatissima era la sua persona: la statura piccola, la pelle bianca e rosea, le mani sottili ed eleganti, i capelli biondi ed arricciati, i grandi occhi dolci e pensosi, la testa piccola e regolare; eppure egli si sentiva forte, idoneo ad affrontare il grave pericolo di un lungo viaggio, perché fin da fanciullo a si era abituato a privazioni d'ogni genere.  su

La permanenza nella Penisola

Col secolo XIV si apriva in Italia un periodo storico di grandi calamità pubbliche e private.

Alla guerra seguì una miseria spaventevole ed anche il rapido e violento espandersi della peste, importata nella Penisola dai Galli. Il contagio mieteva a migliaia le sue vittime; i colpiti non si contavano più, tanto era scarso il numero delle persone, che ne restavano immuni.

Nelle città invase del morbo, succedevano scene orribili; il contagio si propagava con la rapidità del fulmine; i colpiti, quasi tutti perivano;

I medici non osavano accostarsi agl'infermi; i sacerdoti erano insufficienti a prestare i conforti della religione; persone ancora agonizzanti erano gettate giù dalle finestre; i cadaveri ammonticchiati per le vie rimanevano insepolti; e nelle piazze si accendevano grandi fuochi di notte per purificare l'aria dai miasmi.  su

La dimora nella Città di Piacenza

In Piacenza Rocco rivelò tutto l'eroismo di cui fosse capace, essendo il Piacentino la terra più travagliata dal contagio. Nello slancio della prodigiosa attività, mentre era lieto che il morbo si fosse tanto mitigato da lasciare la speranza che da un giorno all'altro sarebbe del tutto scomparso, Rocco venne lui stesso colpito.

Lo scacciarono nella campagna; ed egli non ne mosse lamento. Trascinandosi a stento per sentieri solitari , venne nel villaggio di Sarmato, un castello di Gottardo Palastrelli; e fermatosi in una selva si rifugiò in un piccolo capanno, presso il quale sgorgava una fonte di acqua purissima. Mentre, estenuato di forze, giaceva sull'erba, un cane gli si apprestò deponendo ai suoi piedi un pezzo di pane; nei giorni seguenti ritornò a portargli alla stessa ora il cibo consueto. Era uno dei cani della stessa casa Palastrelli, che all'ora del pranzo, rubava un pane dalla mensa del suo padrone e correva rapido per la selva. Sorpreso Gottardo da questo insolito atteggiamento del suo cane, lasciò che la svelta bestiolina ripetesse la scena, la segui per i tortuosi sentieri e tenendosi sempre dietro al suo cane, giunse anche lui in quella romita capanna, dove prostrato per terra giaceva Rocco.

Ecco due figure inseparabili "San Rocco" ed il "Cane", e tutta una leggenda si è formata attorno a questa indivisibilità delle due figure. La leggenda si spiega per poco che si tenga a mente la permanenza di Rocco nella selva di Sarmato e l'aneddoto del cane di casa Palestrelli.

Gottardo fu talmente commosso alla vista di quel mendicante e così affascinato dalle sue parole, che s'indusse anche lui a cedere ai poveri il suo patrimonio, e ritornare in quella capanna da pellegrino lui stesso.

La peste riapparve di nuovo, violenta, in Piacenza; e Rocco, già guarito, ritornava in Città sul campo dell'azione, dove lo chiamava la voce della coscienza ; ed infine feceritorno nella selva, quando il morbo fu del tutto scomparso in Piacenza e nei villaggi circostanti.

E quando pensò che il suo compito fosse finito Rocco decise di ritornare in patria. Gottardo lo accompagnò sino alla vetta delle Alpi dove restò anche quando Rocco passò sul territorio di Francia.  su

La prigionia

Abbandonato in tetra prigione sotto l'accusa di spionaggio e ritenuto pubblico nemico, languiva Rocco della Croce, più come un sepolto vivo che come un condannato comune. Ma nessun lamento egli ne sospirava; anzi sembrava che non risentisse per nulla della sorte a lui toccata. Nessuna parola, che rivelasse la sua personalità , le sue alte aderenze in Citta o le opere straordinarie compiute su terra straniera; a causa di un voto fatto nella sua città natale con il quale giurava di non rivelare ad alcuno la sua vera identità onde a ritornare in possesso del suo casato e dei suoi possedimenti.

E , dopo tre giorni d'infermità, Rocco moriva, avvolto in una dolce estasi . Nessuno raccolse l'ultimo sospiro di quell'Uomo, che aveva prestato assistenza a migliaia di moribondi (16 agosto 1327).  su

La morte

Quando si diffuse in Montpellier la notizia della morte di quel pellegrino, un dolore intenso invase la popolazione; dolore che si rifletteva sul volto di ciascun cittadino .

Fu un accorrere di gente alla prigione; il popolo ottenne che tutti venissero ammessi a visitare la salma del giovane estinto; alte risuonavano le grida di imprecazione contro le Autorità costituite.

La commozione raggiunse il colmo, quando a fianco della salma fu rinvenuta una tavoletta, sulla quale erano incisi a caratteri d'oro il nome di Rocco della Croce e le seguenti parole: "Chiunque m'invocherà contro la peste sarà liberato da questo flagello ".

Alla salma furono resi onori solenni .

Le spoglie mortali di Rocco della Croce vennero deposte nella principale Chiesa di Montpellier: era l'attestato della più alta ammirazione resa alla sua memoria. Giovanni Mingro Bucicaldo, maresciallo di Francia, portò alcune reliquie di Rocco ad Arles, con l'autorizzazione della Santa Sede (l372); e le consegnò in deposito ai Frati dell'Ordine della SS.Trinità della Redenzione dei Cattivi, volgarmente chiamati Maturini. Da Arles si diramarono le reliquie di Rocco nelle Chiese di diversi paesi. Ma in gran parte le reliquie restarono ancora a Montpellier per molti anni.  su

La venerazione universale

Il sacrificio dell'uomo, che non per ambizione di gloria, non per sete di guadagno, non per vertigine di comando, ma per fede invitta nel pensiero di sollevare l'umanità sofferente, trascura dovizie, onori, la fiorente giovinezza, rappresenta nella storia della Civiltà il gradino più alto a cui può ascendere lo sviluppo dello spirito umano, oltre il quale non arriva nessun'altra grandezza. Ed un Uomo straordinario divenne Rocco della Croce per la prodigiosa attività dispiegata in Italia. L'apoteosi ebbe luogo.

Il nome di Rocco da Montpellier rimase come il simbolo della carità, dell'abnegazione individuale in vantaggio dell'umanità sofferente; e nelle successive generazioni egli apparve come un Nume, che all'epoca sua fosse sceso dal Cielo a sollievo degl'infermi. Attorno al nome di Rocco si formò la leggenda, che nell'invocazione del suo nome vi fosse la possibilità di scongiurare il terribile contagio della peste; ed attorno a questa leggenda si riaffermò il convincimento della santità di Rocco. Cosi venne a diffondersi presso tutti i Popoli il sentimento di venerazione per Rocco da Montpellier, a misura che si verificavano nuove invasioni della peste. Come anche venne a stabilirsi ed a consolidarsi la leggenda intorno alla sua santità , molto tempo prima che la Chiesa se ne fosse ufficialmente occupata.  su