Un'altra sua villa accenna aver avuta nella via Ostiense (30) e in più luoghi rammemora il suo ritiro Predestino (31) ad esempio d’Augusto, che <<ex  secessibus frequentavit Prænestem>>.

Io sarei lungo di soverchio, BEATISSIMO PADRE, (32) tutte quelle memorie, che mi vengono

avanti, per far vedere la coltivazione d’ogni parte, e sto per dire, di ogni angolo del Lazio, praticata di tempo in tempo: fra le quali non dovrebbero annoverarsi nell’ultimo luogo le reliquie non ancora finite di consumarsi da tanti secoli, d’innumerabili edificj, che si vedono sparse, e quasi seminate per tutta questa nostra “Campagna” .(33)  Pure non mi rimarrò d’avvertire, che anco dopo le ruine de’ Goti, e de’ Longobardi la “Campagna di Roma” era piena di fondi, e di poderi coltivati e fruttiferi, come oltre alla testimonianza di Anastasio Bibliotecario, si raccoglie da una tavola marmorea, che tuttavia si conserva sotto il Portico della Basilica Vaticana, essendone perite sei altre, nelle quali non meno, che in questa, erano i nomi de’ poderi, tutti fruttiferi e coltivati, che Papa Gregorio II° donò liberalmente a S. Pietro, e ad altre chiese del Lazio, come osserva Giambatista Doni nel suo erudito Trattato “De restituendo salubritate Agri Romani” (34).

 

12-  Così di tempo in tempo la campagna del Lazio produsse tutto quello, che si poteva attendere da un terreno felice, infino che le genti l’abitarono, e la coltivarono: la qual cosa  giusta il parere del Doni (35) cessò verso la metà dell’ottavo secolo per gl’incendj e desolazioni, fatte da Aistulfo Re de’ Longobardi, e successivamente dagli Ungari, e molto più, secondo il mio parere, da’ Saracini, che tutto riempirono di spavento, e di stragi: imperciocchè presa da essi Gaeta, e annidatisi presso il fiume Girigliano con fiere e continue incursioni marittime per <<quadraginta ferme annos>> (come ha lasciato scritto Lione Ostiense nella sua “Cronica” (36) <<innumera circumquaque mala gesserunt, multumque Christicolarum sanguinem effuderunt>>.

Lande in questi tempi incominciò l’aria a divenir grave per l’abbandonamento delle terre, rimaste vote di abitanti:e così mancando la coltura de’ campi si rese insalubre il Lazio per le acque stagnati e putride, e per li boschi, i quali occuparono la maggior parte di esso. Né si potè mai pensare a riparare tanto male, per cagione delle continue guerre e invasioni, e più anco per la dimora de’ Sommi Pontefici in Avignone: i quali però, dopo ritornati a rallegrare l’Italia e Roma, cominciarono, benché tardi, a riflettere al modo di ristorare questa “Campagna”, con restituirci l’intermessa coltura.

 

 

(30)  Lib.6 Epistol.66 -72

(31)  Lib.1 Epistol.2 Lib.3 Epistl.50 Lib.7 Epistol.55 Lib.9 Epistol.78

(32)  Suet in Aug. cap.72

(33)  Kircher. In præfat ad lectorem domine infra pag.52

(34)  Pag. 64

(35)  Pag. 68 sequen.

(36)  Cap.40 pag.179 Cap.43 pag.180 cap.52 pag. 192