Di una di due soli Iugeri fa menzione Giovenale (21) <<Tandem pro multis vix jugera bina dabantur: Vulneribus merces bæc sanguinis atque  laborum; Nulli svisa unquam meritis minor>>.Di poi segue a dire <<Nunc modus hic agri nostro non sufficit horto: Inde fere scelerum causa>>.

Né già i Consoli, e i Tribuni erano soli a porre ogni lor cura possibile nell’Agricoltura, ma v’invigilavano anco i Censori con pene pecuniarie, come riferisce Agellio : (22) <<Si quis agrum suum passus fuerat sordescere, eumdemque indiligenter curabat, ac neque araverat, neque purgaverat, sive quis arborem suam, vineamque babuerat derelictui, non is sine pæna fust; fed erat opus censorium, censoresque ærarium faciebant>>.

 

10- Con questi economici provvedimenti in tempo della Repubblica, e degl’Imperadori si mantennero frequente, e coltivate le “Campagne Latine”, e si vide ornato il Lazio delle più amene, e deliziose ville, che mai fossero altrove, come furono quelle di Metello, e di Lucullo mentovate da Varrone; (23) il Pontino di Marco Emilio Filemone presso il Foco Appio, (24) e il Tuscolano, situato dove oggi è il Monastero di Grotte Ferrata, (25) luoghi tanto celebrati da Cicerone: il quale dice ancora, come fu incontrato in Velubri, città del Lazio, da gran numero di cittadini: e altrove fa pur menzione della villa Alsiense che credesi essere stata dove oggi è Palo; come altresì di quella di Cajo Valgio Ippiano nell’Agro Fregellano ne’ Volsci (26) altre e tante altre, riferite dal P. Kirchero nel suo trattato del Lazio.

 

11- Plinio il giovane ancora in più luoghi delle sue lettere loda le delizie del suo “Laurentino”, descrivendolo lungi da Roma 17 miglia, e vicino al mare, forse dove oggi è la Torre di S. Lorenzo.

E la sola sua testimonianza basterebbe per prova, che la “Campagna di Roma” fosse allora tutta coltivata, e adorna di ville deliziose sino alla spiaggia del mare:(27) <<littus ornant (dice egli) variegate gratissima nunc continua, nunc intermissa tecta villarum, quæ præstant multarum urbium facies, sive ipso mari, sive ipso littore utare>>.

Mà di queste famose ville del Lazio non si ristringono le testimonianze, che abbiamo, solamente ai tempi di Cicerone, e di Plinio; imperciocchè non ce ne mancano delle riguardevoli anche del quarto secolo, in cui fiorì Simmaco Prefetto di Roma, il quale nelle sue lettere spesso ragiona delle ville, e de’ poderi Delle « Campagna di Roma », nominandone una fra le altre presso la via Appia, in cui (28) <<magnas ædes (dice egli) in agrestis finibus collocavi>>. Ne nomina pure un'altra lungo il Tevere. (29) <<Auger autem,qui me interim tenet, Tiberim nostrum juncto aquis latere prospectat. Hinc libens video quid frugis æternæ Urbi in dies accedat, quid Romanis borreis Macedonicus adjiciat commeatus>>.

 

(21)  Sacr. 14 circa med.

(22)  Noel. actic. Lib.4 cap.12

(23)  De re rustic.lib.1 cap.13

(24)  Lib.7 epist. Famill. 11-13

(25)  Doni infra. Pag. 109 Kircher. Par.

(26)  Lib.13 epistol.76

(27)  Lib.2 Epistol.17

(28)  Lib.2 Epistol.59

(29)  Lib. 3 Epistol.55