Quanto danaro, contra ogni regola di buon governo, si vede uscire ogni anno da Roma per li vini navigati e forestieri a uso non meno della Città,che della “Campagna”, dove suole smaltirsi copia grande de’ vini Greci d’Ischia, e d’altri più ignobili! A questi forse non si potrebbe supplire co’ vini della medesima “Campagna”, dove sono colline e siti attissimi a produrre in abbondanza, e d’ogni qualità ? Marziale (54) celebra il vino de’ campi Nomentani <<In Nomentanis, Ovidi, quod nascitur agris, Accepit quoties tempora longa merum ?>>E altrove (55) <<Nomentana meum tibi dat vindemia Bacchum>>.

 

22- Plinio parimente loda il medesimo vino : (56) e Marziale pone quelli di Sezze nel Lazio a paragone del famosissimo Masso (57) << Tu Setina quidam sempre vel Massica ponis, Pamphile>>. E altrove ne parla pure nello stesso tenore (58).

 

23- Mario Catone fa menzione de’ vini cotti, che in quei tempi si facevano per uso della famiglia rusticane : (59) <<Cum vinum cottumerit, facito, ut servetur familiæ primum>>. Sono ripieni i suoi libri, e quelli di Marrone, di Columella, e degli altri antichi Scrittori, d’infiniti precetti per piantar viti, coltivar vigne, potarle, vendemmiarle, e per fare e conservare i vini : e perciò, al dir dell’istesso Varrone, i Romani non meno adoravano Cerere per l’abbondanza della messe, che Bacco per quella della vendemmia, astratte l’una e l’altra da i medesimi fondi :(60) <<Tertio Cererem Liberum, quod horum fructus maxime necessariiad victum : ab bis enim cibus potio venit è fundo>>. E Virgilio dopo aver nel primo della sua famosa Georgica insegnato <<Quid faciat lætas segetes, quo sidere terram Vertere, Mæcenas, ulmisque adiungere vites Conveniat>>, passa poi nel secondo ad insegnar la coltivazione delle viti e degli ulivi :<<Nunc te, Bacche, cænam, nec non silvestria tecum Virgulta, prolem tarde screscentium olivæ>>.

 

24- Chi può ridere la quantità del danaro, uscito in questi ultimi anni da Roma per le provviste degli olj forestieri di Genova, di Calabria, edi altri luoghi ancora? Forse il terreno della “Campagna” non alimenta gli ulivi, e anticamente non vi erano uliveti? Veggansi i sopradetti Autori, i quali in più luoghi insegnano il modo di fare il seminario, la coltivazione, e la raccolta

delle ulive (61) e come debbano essere costrutte le celle vinaie, e olearie, le quali aveano le finestre in siti opposti, acciocchè l’olio ricevesse aria calda, e il vino fredda (62).

 

 

(54)  Lib.1 epigr.106

(55)  Lib. 13 epigr.119

(56)  Lib.14 cap.71

(57)  Lib.4 epigram.79

(58)  Lib.13 epigram.112

(59)  De re rust. Cap.25 cap.58 -104

(60)  De rustic. Lib.1 cap.

(61)  M. Cato de re rustic. Cap.10-13-31-44-46-69 ; M. Varro cap.13-24-60-61; Pallad.tit.18 lib.3 tit.8-10 lib.11 tit.5 lib.11  tit.5 lib.12  Columell. 5 cap.8 – 9

(62)  M. Varro lib.1 cap.13 circa finem  Pallad. Lib.I tit. 20